sabato 4 marzo 2017

Nello spazio, nel tempo

Nelle culture della Micronesia e Polinesia  a risorse estremamente limitate suicidio e aborto erano pratiche morali che garantivano la prosecuzione della comunità: ultimo e primo metro del giusto e del bene era la sostenibilità. L'esperienza aveva insegnato loro che la carestia era Il Male, che il valore della sopravvivenza comunitaria era superiore a quella del singolo. Quegli arcipelaghi furono invasi dalla morale cristiana e con essa la popolazione e il deficit ecologico sono esplosi. La morale cristiana e quella dei monoteismi originatisi in deserti in cui le tribù semitiche rischiavano la sparizione per esiguità numerica (*), il "giusto" che si crede universale nello spazio e nel tempo, ha la crescita della popolazione come valore assoluto: quindi, rispetto all'evoluzione, ha continuato ad usare quel metro anacronistico, anatopico anche quando arriva la tecnologia: antibiotici sì, anticoncezionali no.
Il metro di misura morale si accanisce contro tutto ciò che non va verso l'aumento, la crescita "senza se e senz ma", suicidio, aborto e produce le aberrazioni, le devianze dell'accanimento terapeutico e delle tecnoestensioni forzate se non coercitive di barlumi di vita.
E così per il bene, la morale ha realizzato Il Male. Se si osserva il tumore demografico in Africa e Asia propugnato da cattolici e islamici, la morale di queste due religioni si rivela infernale, diabolica: le probabilità che le forme di vita superiori scompaia dal pianeta e quindi da questo angolo di universo aumentano di giorno in giorno colla creazione dal nulla, dio giorno in giorno, di una città di 219k homo. Giorno per giorno.
L'esperienza la morale la censura: la morale si "dimentica" delle carestie da milioni di morti (in Europa) o da decine di milioni di morti (in Asia).
La derivata dell'evoluzione è y^t, y > 1 e questo non è gestito, dal punto di vista cognitivo e psicoevolutivo.
L'etica che relativizza (rende "relativo a", un raziocinio qui e ora), riporta al contesto, spaziale e temporale e pone soluzioni che entrano in conflitto colla morale che ha creato i problemi. Anche il sistema morale tende alla propria conservazione, a scapito del resto, compreso ciò di cui dovrebbe essere strumento, la comunità umana: la morale si impegna massimamente al problema, come in questa brutta storia,  un nulla rispetto all'abominio dell'imposizione sistematica, in territori drammaticamenrte sovrappopolati,  di milioni di invasori, attuata dai neosoviet e supportata dai loro zeloti moralisticheggianti.
Un moralista (cretino è pleonastico) ti darà prima dello scientista e quasi subito passerà alla Reductio ad Hitlerum (quelle a Stalinum o a Polpotum, stranamente, non vengono mai usate, i cretini non possono essere non faziosi).
Tutto ciò che ora è bandito, condannato, rimosso ideologicamente e anche censurato ferocemente nelle nuove dittature politicamente corrette rossastre è la realtà, l'ecologia. Esse torneranno a imporre le loro leggi i limiti, ciò che è noto, secondo scienza e conoscenza, e ora bandito come politicamente scorretto.

13 commenti:

  1. Il metodo delle "mezze verità" sistematico negli approcci religiosi si evidenzia anche qui: il fatto ovvio che l'esiguità numerica era dovuta ad eseguità nelle risorse fu, è stato ed è ancora omesso.

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    1. Il termine di "teratoma" non è mio ma di un tale Fra (che commentò qui per un certo tempo e che commenta ancora in Effetto Cassandra, è un medico).
      E' un termine preciso perché indica l'andamento numerico che è tipico di un tumore, con una crescita esponenziale e impazzita del numero di cellule che porta rapidamente al collasso l'intero essere vivente ospite.
      Osservare, prego, la curva nel grafico a corredo di questa pagina.

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  3. Il "posso" più importante e a disposizione di chiunque è il potere di controllare le proprie gonadi. In base a quella oggettiva possibilità della quale tutti dispongono, si definiscono le responsabilità di ciascuno, in termini quantitativi ma anche qualitativi, per il futuro ma anche per il passato (passando attraverso il presente).

    La realtà d'ogni giorno ci insegna che, anche in merito a questa responsabilità, raramente viene presentato il conto a chi dovrebbe pagarlo in prima persona, preferendo scaricarlo sul groppone della collettività. Vedere The Tragedy of the Commons.

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    1. No, la "conseguenza" di quel ragionamento è che uno decide come e se controllare o non controllare le proprie gonadi, rendendosi così responsabile di quel che ha fatto, di quel che fa e di quel che farà, ricadute incluse.

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    2. Se tu sei in condizioni di infastidire qualcuno stai certo che c'è qualcun altro, a monte, che ha generato il problema, ovvero te che infastidisci e colui/colei che viene infastidito/a.

      La responsabilità risale la catena anello per anello, fintanto che uno degli anelli decide che è ora di non aggiungere ulteriori anelli. Se decide di aggiungerlo, quell'anello, con esso aggiunge la propria fetta di responsabilità a quella di chi l'ha preceduto.

      Per quel che ne so, tu quella responsabilità non ce l'hai. Non so se per volontà o per fatalità, ma il dato non cambia.

      E con questo chiudo il discorso perché non ho voglia di annoiarmi e di annoiare oltre. Ciao.

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    3. > E' un po' la logica del vecchio Inuit che si allontana nel ghiaccio per morire da solo e liberare la comunità di un peso inutile

      Non sapevo che anche nella cultura Inuit ci fosse la pratica morale del suicidio per allontanamento volontario. Come in Polinesia e in Micronesia.

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  4. L'Uomo, che è in cammino, sfida da sempre la Natura (matrigna) e prova a superarne i limiti.
    Può darsi che perda, può darsi sopravviva (anche a se stesso).

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    1. Col tempo ho appreso che l'Uomo, quello con la "U" maiuscola, è un'astrazione. Assai più concrete sono le persone, ciascuna con il suo carico di responsabilità che deriva dalle scelte compiute individualmente.

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    2. Ma no, a Uomo piace l'arena e la sfida darwiniana.
      Anche a te dovrebbe piacere.

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    3. Si, vabbè, adesso pure il discorso della periferia dove si sa cosa è la vita, perchè dietro le tastiere ci sono gli uomini veri.
      Io non ho gli strumenti per capire, però c'è il famoso filtro e passo pure io, che sono beato.
      Il Marxismo.
      E vabè. Mi cala la palpebra.

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  5. Non è la morale che per il bene ha realizzato il male, ma la morale trasformatasi in moralismo che ha fatto tutti questi danni e che ancora continua a produrne.

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  6. Un post complesso...L'uomo sente il bisogno di esistere costantemente in un mondo totale e organizzato. La scienza ha sostituito il nostro mondo che consideravamo un mondo di qualità e percezione sensoriale: il mondo in cui viviamo, amiamo e moriamo; con un altro mondo, quello della quantità; un mondo in cui, sebbene ci sia posto per tutti, non c'è nessun posto per l'uomo.
    Sempre più l'uomo è psicologicamente disadattato a questo modello di mondo...così come lo ha definito la scienza. Tutto questo necessita che l'umanità si desti dal suo sogno atavico per scoprire il labirinto della solitudine in cui si tenta di ricollocarlo
    Da questo si evince come e quanto la società scientifica ha distrutto l'anima del mondo.

    Grazie UUIC e buona domenica.

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