domenica 13 maggio 2018

Alpini a Trento, 2018

Quando ero piccolo, su dalla nonna, sentivo molti veci, ancora nostalgici di Cecco Bepi. E'quello che ricorda Paolo Primon, in qualche modo. Erano, sono italiani, con una sorta di amore e qualche volta odio, con i todes'ci. Vi ho raccontato delle differenze culturali notevoli in pochi chilometri, tra i trentini e i sud tirolesi: persino le malghe sono diverse, in muratura le nostre, tutte in legno le loro. Ci sono cose come queste  che ancora mi fanno dichiarare idealmente asburgico tirolese e io non so... sono un po' di qua e un po' di là.
Ieri avevo ascoltato un servizio così non so se definirlo pagliaccesco, grottesco. Mah. Anche se, a dire il vero, prima della germanizzazione di Mainardo, erano tutti ladini, romanzi. I neofascisti, ascoltano Alain De Benoist ma appena egli anticipa il piccole alle patrie gli voltano le spalle.

Ho osservato in rete, un po' di sfilata degli Alpini a Trento. Io ho sempre avuto molta difficoltà con lo stare in gruppo. Penso che sia un mia grosso limite, con i contro e i pro che comporta. Eppure io so quanto è amato questo Corpo degli Alpini. Quando c'erano sciagure, terremoti, disastri, alluvioni, i bocia alpini c'erano, in Abruzzo, in Polesine,a Firenze, in Friuli, in ogni disastro piccolo e grande. Ammiro e invidio un po' il loro spirito di corpo, cameratesco che osservo anche in mio fratello, alpino. E la loro generosità e abnegazione gratuite. Gratuita è una parola che non esiste, oggi.
In quanti sono morti, lassù, per questa unità d'Italia? Chi non è alpinista, non può sapere della durezza della montagna: e ora poco o nulla è, ci aspetta un rifugio caldo o un buon pasto al ritorno a valle, non ci sono la sofferenza di spilli nell'anima per i geloni, per le schegge di granata, per gli stenti, la fame, la morte e il non sapere come stanno i cari.

E col sereno ci tocca riposar
Se avete fame guardate lontano
Se avete sete la tazza alla mano
se avete sete la tazza alla mano
che ci rinfresca: la neve ci sara'

Monte Canino

Era mille volte più aspro, più duro.
Certo, ci fu la guerra, la violenza con le sue cause che ancora, pervicacemente, non si vogliono ammettere. Osservo la completa perdita di senso, la grossolana, orribile iniziativa anarchica, che incolpa questo corpo popolare, poveri dementi derelitti figli di papà, la roba radical chic a sputare sentenze morali, okkupando l'uni tra un selfie e l'ape. Questi non capiscono un cazzo e più sono sradicati, artificializzati, più trombonano l'output della loro peristalsi moralistoide.
Scusate, mi sono fatto distrarre da 'sta merda.
Allora, osservo uno striscione, nella sfilata, penso che fosse la sezione furlana, in cui appare la parola dovere, il senso del dovere.
Penso a un tentativo di resistere alla liquefazione, a stare insieme e a fare cose per la comunità. E anche morire a migliaia e migliaia per fare una nazione, che gli invasori erano qui non per il bene degli italiani - forse anche, visto il lascito civile e di civiltà degli austroungarici - ma per i loro interessi.
Io trovo quindi un vero e proprio tradimento di quel sangue versato, delle classi popolari che misero il sangue e la carne maciullata, il tentativo pervicace di svuotate la sovranità democratica per trasferirla lontano, un Europa con troppi burocrati, zecche, pervertiti, corrotti, invasati, razzisti anti, un allungare criminoso la filiera del potere e trasferire le redini a castalie parassitarie transnazionali (uno dei grandi sacerdoti di tutto ciò è il più grande speculatore finanziario di ogni tempo), autoreferenziali e ai loro demoniaci piani di progressista ingegnerizzazione umane, sociale, planetaria.
solo si sentono gli uccelli rapaci

Io non capivo, ero imbevuto di pacifismo peace&love, feci il servizio civile e col mio senso del dovere lo feci al massimo, lavorando duramente come cuoco in una piccola casa famiglia, rivoltando da capo a piedi la mensa che propinava ai ragazzi cose facili per gli educatori-obiettori lavoranti in cucina e insalubri, poco gradevoli per i ragazzi, una cucina diseducativa anche. Penso che feci del bene, mi fecero molte feste quando finii.
Ma se tornassi indietro farei l'Alpino. Per il mio amore per la Montagna e l'ammirazione per le sue genti.
E perché solo ora, ho lasciato la vetta alle spalle, inizio a comprendere la morte, il senso del fare sacro, del sacrificio, il sangue, la sofferenza. Con tutti i limiti dell'umanità e dei grandi numeri, nei grandi sacrifici ci possono essere chiazze, crimini, cose poco nobili. E tu, tu come ti saresti comportato?
Ecco perché essere forti tra pari è la massima garanzia di pace.
E di là c'erano altre genti di montagna, gli austroungarici, con le loro sofferenze, i loro strazi, le loro macchie. Sono loro i fratelli, coloro con i quali trovare il senso di una nuova koinè europea, di forza, fratellanza, di identità forte e di autodeterminazione e sovranità nelle proprie terre.



5 commenti:

  1. Nessun gruppo di artificializzati urbani potrebbe fare, resistere e copmbattere oggi come fecero gli Alpini.
    Sono persone che vanno in crisi se ci sono meno di 24 gradi e più di 24 gradi, che se non hanno il furbofono sclerano.
    Mah.

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  2. Nessun gruppo di artificializzati urbani potrebbe fare, resistere e copmbattere oggi come fecero gli Alpini.
    Sono persone che vanno in crisi se ci sono meno di 24 gradi e più di 24 gradi, che se non hanno il furbofono sclerano.
    Mah.

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  3. I figli dei vertici che lavorano contro la base.

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  4. Forse qualcuno ha dimenticato i cari kompagni anarchici di Parma

    "I kompagni della roba antifascista di Parma hanno stuprato una kompagna. Leggevo in vari loro posti che quello è un gesto fascista (qui una interessante raccolta dei deliri di questi invasati fondamentalisti)."

    http://unuomoincammino.blogspot.it/2016/12/perdita-della-ragione.html

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  5. Sono poi le kompagne radical chic, le stesse che lavorano zelotamente all'importazione di milioni di machi islamici supertestosteronici che le degnano, settimanalmente, delle loro carinerie.
    Sono le femministe di plastica alla boldrini che vanno a salameccarli, velate, in moschea.

    Già, ci sono, su seicentomila, tre che hanno guardato le zizze, sette che hanno palpato le chiappe, alpini brutti e cattivi.

    Sono proprio patetiche!

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