lunedì 19 ottobre 2015

I vuoti per fomentarle

Venerdì ho ballato con gioia e piacere e bene, ho ricevuto apprezzamenti da un pio di tanghere che reputo autorevoli che mi hanno fatto piacere. Una terza ( di quelle su di livello) ha accettato per la prima volta una seconda tanda. Oh!
E' qualche mese che per varie ragioni (prima agosto, poi il buco settembrino, poi altri impegni) ho potuto ballare poco. Per me, si sviluppa una sorta di libido milonghera. Ieri ho ringraziato due dei miei maestri che mi seguono di più in questo momento. Ogni tanto trovo alcuni che esagerano, ballano tutti i giorni o quasi per un alcune stagioni e poi si nauseano, si saturano e vanno via, chiudono, spariscono. Come per l'amore, o la gastronomia o ogni passione, bisogna giocare anche sul vuoto, sulla distanza, sul digiuno che crea potenziale, voglia, voluttà.
In quella milonga artistoide che a me_mi piace tanto, quella periodica una volta al mese, c'è un tango salon di buon livello, colorato, abbastanza creativo, fluido, direi ricco. Lei, una artistessa beniamina che lovo parecchio una delle madrine. C'era la  bella gente e tango-vipparoli di mezza regione, venerdì. E anche Claudia Codega. La cosa buffa è che io non sapevo chi fosse, mi è stato detto solo di seguito.
Alcune cose mi hanno fatto riflettere:
  1. Claudia Codega, che è una grande artista del tango a livello mondiale, una maestra di uno dei miei maestri, era lì in un angolo a conversare. Come se in un club rock arrivasse Mike Jagger o in centro di atletica Usain Bolt e si mettessero in un angolo tranquilli in mezzo agli altri a pigliarsi da bere.
  2. Non l'ho vista ballare. Direi che quando arrivi a quei livelli il rischio (elevato) è di rompersi le ovaje con gente (direi quasi tutta) che non è a quei (tuoi) livelli, uno dei contro principali nel migliorare.
  3. Non c'era Esteban Moreno  (non so se siano coppia nella vita). Mi ricordo le lamentele di Geraldine Rojas (in La Confiteria Ideal, uno dei migliori documentari sul tango, a 1h 00' 28"): ella si lamenta(va) della noja del fare tutto insieme (probabilmente era già satura e dopo poco ci fu la rottura della coppia più innamorata e bella del tango che comportò una sorta di psicodramma milonghero planetario).
Penso che qualche buco, qualche vuoto sia proprio bene lasciarlo. Bisogna giocare di astuzia, con le passioni, per fomentarle, acuirle, tormentarle.
Ora cerco il pelo nell'uovo: questi due sono bravissimi ma... mi manca un po' di pathos o ironia.  O qualcosa che ci devo pensare.



15 commenti:

  1. Come per l'amore, o la gastronomia o ogni passione, bisogna giocare anche sul vuoto, sulla distanza, sul digiuno che crea potenziale, voglia, voluttà.

    Lo si capisce solo con l'esperienza.
    E talvolta l'esperienza non basta, finché il tuo essere biologico spinge, scalcia, pretende, e recicla ( si recicla ) energia e materia con facilità "stupida" ...
    tu non lo capisci.
    E' con il progressivo calo della tua capacità ri-generativa che lo vedi, ed inizi ad apprezzarlo.
    Se lo capisci da giovane ... significa che non sei mai stato davvero "giovane".

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    1. Sì, ci vuole una certa maturità.
      Io penso anche una certa volontà di eccellenza.
      Guarda, la metafora del cibo è stringente e abbastanza semplice.
      Eppure un numero troppo alto di volte io vidi ho visto e vedo gente che mangia / smangiucchia prima di un pasto di una certa importanza.
      Quindi arrivano a tavola con molta meno "libido"
      Direi che è una processo piuttosto semplice, diretto che può essere compreso anche da piccoli / giovani. Eppure...
      Infatti io ho educato mio figlio a NON mangiare/merendare/spiluccare etc. un tempo congruo prima del pasto.
      Intuisco che ciò sia, oltre che un esaltatore estetico e quindi edonistico, anche salutare, visto che è bene che anche il sistema digerente abbia delle pause.

      La volontà dell'eccellenza, la volontà edonistica si nutre di contrasti. Più tu li attenui, maggiori le emozioni, il piacere, l'estetica che andranno perse.

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    2. Vabbè ...
      bisogna incontrare il maestro Myagi, per capirlo. Ma fuori dalla finzione del film, scommetto che il 90+% dei giovani lo avrebbe mandato a fare delle pugnette, il maestro Myagi.
      E' che una certa quota di superbia è connaturata all'organismo giovane, che genera e ri-genera sé stesso con generosità che permea l'individuo di sconfinata fiducia in sé.
      E' fisiologica.

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    4. Che però la gioventù sia sinonimo di non avere freni, di non conoscere la misura nelle cose, è VERO nella situazione di default, e dovrebbe progressivamente diventare FALSO col trascorrere del tempo.
      Energia rigenerante intrinseca, esperienza, educazione ... sono entità che interagiscono tra loro.
      Ma una visione più lucida e distaccata ( indispensabile per tramare una strategia ) la ottieni più avanti, nella vita.

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    5. in riferimento a Marco Poli primo commento " lo si capisce con l'esperienza" scrivo: per questo l'esperienza è spudoratamente affascinante.

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    7. Io dissento Lorenzo, la mancanza di pane o la privazione di denti del veritiero proverbio si percepiscono già molto prima della vecchiaia purtroppo.
      In merito alla lucida visione e a timbrare il cartellino sono invece d'accordo.

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    8. Le stagioni della vita sono una realtà.
      Irruenza e poca saggezza nella gioventù
      Più avanti hai meno impeto, meno forza, anche qualche ferita dalle esperienza, qualche timore, forse un po' di saggezza in più.

      La vita maestra ottenga negli alunni un qualche risultato e poi il maggior solo quando essi sono pronti a spegnere la luce.
      Come sottolinea Lorenzo - e la psicolgia evolutiva - sono le asperità, i doveri, il dolore che migliorano le persone.
      Non è granché, non è bello, non è intelligente (sapiens) ma è proprio così.

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  2. "Come per l'amore, o la gastronomia o ogni passione, bisogna giocare anche sul vuoto, sulla distanza, sul digiuno che crea potenziale, voglia, voluttà."

    Voila'. Ecco il punto.

    Parlavo l'altra sera con un'amica che mi ha detto che da quando convive con il suo lui, la passione si e' spenta. Lei ha fatto di tutto per averlo accanto, e lui si rifiutava ostinatamente. Ma quando si vedevano erano scintille di pasisone. Ora, tutto sembra sopito nella routine quotidiana, fatta di qualche certezza in piu'...ma adios passione.
    Penso che anche nel tango sia cosi'. Le coppie di ballerini, che siano anche coppie nella vita o meno, sono soggette a questo genere di alti e bassi. Ballare troppo insieme...anche se si e' sublimi...prima o poi ti satura...e devi staccarti per ritrovare lo slancio e la passione di prima. Mi sa che e' quello che sta accadendo anche a me e A. Distaccarsi per ritrovarsi.

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    1. prima o poi ti satura...

      Ecco il punto.
      Che spesso non viene capito da tanti partner di relazioni in crisi, affetti ( ossessivamente ) dall'inclinazione più umana che ci sia : il cannibalismo.

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    2. > Penso che anche nel tango sia cosi'.

      Sì e no.
      Lo studio insieme ti permette di fare cose che con altr* semplicemente non puoi fare (pensate alla musica, non è che i grandi concerti sono fatti da grandi musicisti che si trovano un quarto d'ora prima bevono il caffè e si mettono sul palco a suonare... c'è del lavoro insieme prima).

      Ma anche nel tango c'è il piacere della novità - se dovessimo usare un termine dell'eros - della promiscuità.

      > Ballare troppo insieme
      Il mio pensiero era più generale, si riferiva al ballare troppo più che al ballare troppo insieme con uno specifico partner.

      Marco..siamo tutti potenziali cannibali.
      Ahaha!

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    3. Siamo tutti cannibali intrinsechi e strutturali ... sfaccettiamo in poligoni, embeddiamo ed interpoliamo gli altri esseri umani nel nostro personale modello di Realtà ... che differisce ( poco / tanto ) da quello di ciascun altro.
      Perché non possiamo fare altrimenti : il Nulla non esiste nella vita quotidiana, il cervello umano è un calcolatore che lavora 24/7 per riempire i vuoti - anche le aree di ciò che non abbiamo esperito direttamente - basandosi sulle informazioni acquisite e le congetture elaborate secondo le inclinazioni personali.

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