lunedì 6 novembre 2017

La settimana enigmistica

Dunque sono alcune settimane che sono (anche troppo) piacevolmente, appassionatamente travolto dal lavoro. Anche a casa, questo fine settimana mi sono divertito a usare algebra e ingegneria per modellare una parte di sistema. che è gestita, senza voler essere cattivi, un po' alla buona, con ciascuno che si reinventa tutto da zero ogni volta.
Uno scienziato col quale lavorai e dal quale imparai molte cose, ai tempi nei quali ero ai vertici mondiali (azienda precedente) osservava questa modalità un po' naif. Per spiegare la povertà concettuale di alcuni strumenti usava una metafora efficace: è come voler scrivere un romanzo avendo a disposizione un vocabolario con venti o trenta lemmi.

Nessuno penserebbe di costruire, oggi, un edificio complesso (pensate ad un nuovo edificio civile o industriale, o commerciale) presentandosi con
  • carriola
  • badile
  • acqua
  • betoniera
  • cemento e mattoni
  • doppino di rame
  • tondini
  • interruttori per la luce
  • prese elettriche
  • tubi di varia natura
  • assi di legno.
Anche oggi sono qui a risolvere un problema, in un sistema che funziona bene ma è privo di componenti ben definite e con un livello concettuale riconoscibile. Insomma, come entrare in una centrale elettrica e cercare di capirla avendo a disposizione un libro basato solo su termini come contatore, rame, accumulatore, condensatore, ... . Si diventa matti a capire cosa faccia una certa parte. Immaginate la manutenzione. E la qualità complessiva di un grande sistema realizzato così.

Sono letteralmente sparito, da sabato pomeriggio, in un appassionante vortice di algebra e ingegneria, appunto, che ho cavalcato e domato ieri verso le 17. Poi alcune cose un po' più ordinarie, ho sistemato piccole mancanze in mio lavoro precedente.
Alle persone perplesse di come si possa avere piacere in un lavoro così cercavo di spiegare che l'ho fatto per diletto, per pura passione. Ecco, come se mi fossi passato i due giorni di fine settimana a giocare con la settimana enigmistica, travolto dalla settimana enigmistica. Sì, una sorta di settimana enigmistica matematica, ingegneristica.
Mi dà molta soddisfazione lavorare per trovare soluzioni brillanti. Ecco, io non so se questo lavoro verrà apprezzato, in azienda.
Non mi interessa neppure.


4 commenti:

  1. Lavorare con soddisfazione é un'ottima cosa. Ma se non viene apprezzato si perde in motivazione...

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    1. Diciamo che io ho fortuna e sfortuna di non essere granché influenzato dall'esterno.

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  2. Nell'edilizia c'è ancora un approccio artigianale.
    I prodotti artigianali hanno un'ampiezza, sui livelli qualitativi, molto più ampi, nel male e nel bene, rispetto a quelli industriali. L'eccellenza e la qualità sono ad un estremo della gaussiana.

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  3. Io resto dell'idea che regalare il frutto del tuo lavoro (per di più, da quel che dici, irriso e deriso) a chi poi ci lucra e ci si lustra sia un modo poco sensato di comportarsi. Se davvero lo fai per soddisfazione, tientelo poi per te. Al limite, mostralo a chi ha in mano la dirigenza della tua azienda, poi rimettilo in tasca e portatelo via se non sono disposti ad un acquisto alle tue condizioni. Assicurati, prima, di averlo realizzato in modo interamente non riconducibile all'azienda stessa, se no potrebbero accampare dei "diritti".

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Rumore, robaccia fuori posto, pettegolame, petulanze, fesserie continuate e ciarpame vario trollico saranno cancellati a seconda di come gira all'orsone.