Sabato sera mi sono preso una pausa nel tango (me la impongo da un po' di tempo, per fare anche altro) e sono tornato al cinema. Questo
lavoro franco-australiano me lo sono visto con _nni, mio maestro di tango "dei colli" e sua moglie _mia (che ha un certo debole per me, era lei che quando arrivavo al corso mi abbracciava e salutava dicendo ad alta voce "il mio uomo, il mio uomo"). Entrambi i loro figli ora sono in Australia e così essi hanno arricchito la visione dell'opera con commenti e aneddoti.
La trama è interessante e la rappresentazione della psicologia e delle relazioni been fatta. La pellicola non mi ha mai appassionato, il pathos è rimasto lontano: lo spirito australiano,
new british, direi compassato, molto pacato se non algido, è stato efficacemente rappresentato. Unica nota: a tratti l'ho trovato inutilmente patinato.
Potrei intessere uno zibaldone su morale, eros, rapporti edipici, incestuosi, omosessuali. Non lo farò di certo; ho apprezzato dell'opera un distacco da ogni connotazione morale e moralistica. Veramente non c'è nulla da dire sulla sociologia e sull'eros, nel 2013 non c'è nulla di nuovo, tutto, veramente, tutto è così da sempre, baby squillo, orge ed orgette, triangolo e quadrilateri, bellezza prostituzione e potere; solo che ora emergono un po' di più, la cortina viene fortunatamente squarciata.
L'eros stravolge le convenzioni: le due amiche, madri e poi amanti del figlio
toy-boy dell'altra hanno la saggezza di lasciarsi andare, di abbandonarsi al corso degli eventi, ma non passivamente, nuotandoci; la loro maturità le rende consapevoli della dimensione del tempo e che esso porterà (quasi) tutto nell'oblio. La dimensione del tempo contraddistingue l'opera ed è ben rappresentata: essa diventa quasi una biografia di clan fino alle terza generazioni (finale).
Mi diceva, _mia, che glil Aussies lavorano poco, sono bravi nel tango, vanno in milonga presto e finiscono presto e lavorano poco. Aggiungo: bevono come degli ossessi, sono specialisti nel cacciarsi nei casini come sposarsi, fare figli presto e separarsi e divorziare presto.
Anne Fontaine è stata molto brava nel connotare
Harold, il marito di una delle due donne: uno stimato intellettuale del mondo del teatro che in alcune scene iniziali emerge come insofferente al tran tran della routine familiare; egli "scappa" a Sidney dove ha ottenuto una cattedra di ordinario di scienze del teatro (o qualcosa del genere). Beh, cosa fa l'intellettuale
radical chic? Dopo poco si accasa con una tizia e... sforna un pargolo. Alcune scene sue con in mano il bebè sono pateticamente ridicole. Ho trovato così fine lo sfottò dissacrante di ciò che rimane, a dispetto delle apparenze, il reiterarsi della piccola borghesia e il soccombere di un ideale intellettuale di superficie alla banalità della biologia più semplice.
P.S.
Detto come va detto, tutto quel biondame (spesso finto), lo trovo algido e mi attizza pochissimo.