Su fino a Populonia, poi. C'era vento teso di scirocco e di mezzogiorno e il mare era azzurro, increspato di bianco, carico di umidità. Camminavo lungo vecchi muri così magnificamente storti, lungo esplosioni di oleandri, di capperi, di allori, di cipressi e di mirti, di gerani e bouganville. In quelle corti entro mura, nel borgo fortificato, di rocce e selciati, di angoli storti, di fiori, di piccolo tempio e di mare blu.
Osservavo, nella dolcezza un po' stanca dell'euforia residua, la Grande Bellezza. Ancora un ingorgo di bellezza.
Ho avuto nostalgia. Ero stato lì anni addietro con i miei due grandi amori. Sentivo la mancanza di un'anima femmina da abbracciare e di baciare voluttuosamente di bellezza, seni e labbra con il quale celebrarla, preghiere tenere a quell'inno alla gioia estetico che ci accoglieva.
Poi la bellezza è tornata a cullarmi.
Titolo del post, semplicemente sublime.
RispondiElimina:)
A volte devi concentrare in poche parole tutta la pagina.
RispondiEliminaEscono delle robe linguisticamente bislacche.
Forse con qualche capacità evocativa. Grazie.