Dunque nella mia disciplina autoimposta di limitare i tempi dedicati allo studio e alla pratica del tango, sabato sera me ne sono andato a vedere la pellicola di Martone. Conosco poco l'opera di Leopardi: di riflesso per le citazioni di mio padre, suo appassionato estimatore e... talvolta per le citazioni di _nni, il mio maesto di tango "dei colli". Socraticamente so di ignorare quasi tutto del letterato recanatese (anche solo scrivere letterato mi pare diminutivo).
Il romanticismo esistenzialista già precursore di un antimodernismo, di uno scetticismo aspro e tagliente sulle meraviglie (per ingenui a quel tempo, per allocchi ora) delle future sorti progressive mi avvince.
"Non credo a masse felici di individui infelici" rispose Giacomo Taldegardo Francesco di Sales Saverio Pietro ai sostenitori milanesi del progresso, primi apostoli del tecnoteismo.
Giacomo Leopardi vive nelle proprie membra il risultato di uno studio parossistico che innalzò il suo talento ai vertici della letteratura mondiale e ad una salute precaria e un corpo debilitato, malconcio. Nonostante le sue piccate risposte sul fatto che le sofferenze fisiche non fossero causa del suo travaglio, nella pellicola emerge chiaramente la sofferenza per la privazione del femminile che egli desidera fino allo struggimento, unitamente ad una incapacità, riconosciuta da Leopardi. di intessere conversazioni seduttive con le donne.
Allora mi riprendo e... torno a leggere A Silvia alle superiori era una pallosa roba inerente le lezioni e i compiti di italiano e... mi accorgo delle saracinesche emotive che si aprono, di un incredibile capacità evocativa, di domande che fan ribollire, grandi e senza risposta e tutto prorompe, passa per i varchi aperti.
Penso che ci sia un'età anche per iniziare a intuire la meraviglia dell'opera leopardiana. Non puoi tanguear a venti o trent'anni, si dice nelle milonga, puoi solo essere un bravo ballerino, non un tanguero. E così è anche per il fermento esistenziale, la malinconia e la dolcezza struggente da capogiri e la ferocia disincantata del poeta marchigiano, forse devi passare il Grande Crinale ed esserti già inoltrato almeno un po' verso valle per avere intuizione, per comprendere con cuore, mente, anima.
Ho apprezzato la ricostruzione degli ambienti interni ed esterni (girare in esterno riuscendo a riprendere vie e borghi - eccezion fatta delle viste su Firenze in cui il tumore cementizio-antropico attuale è ampiamente riconoscibile - senza la presenza invasiva di oggetti, materiali e congegni moderni è un più in sé) e l'omaggio discreto a La Grande Bellezza di questo paese di arte, parole, natura, giardini, architetture che si intrecciano in una tessitura estetica fantasmagorica, unica.
Ho notato le citazioni di tammurriata negli scorci anche trasgressivi di vita partenopea di Leopardi peraltro, già consapevole delle drammatiche differenze (e con giudizio tagliente) sulle differenze nei modi di vita tra le Italie, differenze terribili che, peraltro, lo ravvivarono.
Io lo vidi due settimane fa e mi piacque tantissimo.
RispondiEliminaUna cura straordinaria nella fotografia, nei costumi, nei dialoghi, nella ricostruzione dell'epoca in cui viveva.
Ottima regia, ottima interpretazione.
Così come trovo straordinaria la contemporaneità di Leopardi, quel suo palesare il malessere profondo che segna l'uomo e che l'uomo cerca di nascondere sotto impalcature prive di valore (masse felici composte da individui infelici: una definizione meravigliosamente vera)
leopardi era un visionario, aveva capito tutto dell'esistenza. Egli era esposto al dolore della comprensione dei limiti dell'umanità (nella accezione di esistenza umana), ai suoi paradossi, al conflitto tra ideale e reale.
EliminaScetticismo, disincanto (cause ed effetto della purezza dell'osservazione della realtà, un qui e ora straordinario) che ne furono gioia, elevazione e afflizione, sconforto.
Lo zio Giacomo era straordinariamente attuale e imperituro, occidentale e orientale, romantico e distaccato.
Beh, in effetti vivere al massimo livello queste (apparenti) contraddizioni deve essere stato squassante. Ecco, forse gli mancava l'idea (cara ad Osho) di elevare il paradosso a soluzione di metalivello.
Martone è bravo. Dovrò accontentarmi di vederlo per vie traverse
RispondiEliminaCome già ribadito da me "Leopardi se li godeva vorace quegli anni curiosi, i sogni solo assaggiati e la mente spalancata a una Visione Totale che, a noi altri, non ci sfiorerebbe neanche se campassimo cent'anni alle Maldive" . Buona prova di cinema italiano in mezzo al praticamente nulla (cui non sfugge troppo neanche la citata Grande Bellezza... )
RispondiEliminaCome scrivevi - mi è scappato - anche la colonna sonora di Sasha Ring è notevole e da menzionare.
EliminaGrazie, Man. Bella recensione.
RispondiEliminaLa creativita' ne' spesso il rifugio rpediletto delle anime ipersensibili, proprio per l'eccesso di riflessivita' e la ricchezza di pensiero che le caratterizza. Egli aveva in piu' un'intelligenza sopraffina, e la combinazione delle due cose, come dici tu, dev'essere stata squassante ed aver acuito all'inverosimile la consapevolezza dei suoi limiti fisici e caratteriali. Un po' come rendersi conto di essere un motore ferrari nella carrozzeria di una 500.
RispondiEliminaE' il dilemma.
EliminaHa sofferto di mancanza d'amore ma il sacrificio (studio e impegno a detrimento di corpo e salute) per cui divenne genio e grande della letteratura e pensiero mondiali lo ha reso imperituro.
Grande il recanatese, il mio poeta preferito di sempre!
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