Col furbofono non riesco: dovrò differire l'inserimento di un collegamento a "Un giro insolito", pagina di ieri nel diario di Lisa Miller.
Avrebbe voluto essere un commento là, poi è diventato impegnativo se non ingombrante.
I luoghi insoliti. Sì, imbarazzo e inquietudini che essi evocano tendono spesso a farci volere di sfuggirli. Poi, quando affetti ci lasciano, veniamo precipitati in riti funerari desueti. Io mi sento goffo in quelle cerimonie, non ricordo se bisogna stare seduti o in piedi, il testo di quella preghiera.
L'aver abbandonato la frequentazione, come può succedere con l'oblio che tutto sbiadisce con la mancata frequentazione di amici una volta cari, ce li rende desueti, estranei, non più intimi.
Ci sono cimiteri e cimiteri.
Come antimodernista tanto detesto i "condomini" a loculi con fiori di plastica a bruttezza imperitura -la nefasta presenza di Le Corbusier e dell'artificiale plasticato modernista di massa arrivano anche nei luoghi di Thanatos a distruggere il "e terra ritornerete" in una sinergia al peggio colle dimensioni dei grandi numeri, tanto rimango affascinato dai cimiteri nei quali arte e natura e l'umanità della misura a uomo celebrano il Mistero.
No, non sei l'unica, Lisa.
Quando ho tempo e il luogo ne è degno, minuscoli cimiteri persi nei boschi d'Appennino, i <i>Friedhof</i>, luoghi di pace intorno a chiesette bavaresi o tirolesi (ai quali i precetti e le disposizioni napoleoniche non arrivarono), i cimiteri monumentali di alcune città, quelli giardino e parco, cappelle funerarie barocche in chiese silenziose, anche lapidi sui sentieri che la montagna chiama tanto amici a sé, sono luoghi per meditare, commuoversi, abbandonarsi al <i>Memento mori!<> e alla contemplazione della Vita Morte.
Leggo, su lapidi sbiadite e sbrecciate, lì dove il diciotto iniziale, ad esempio, ti porta là al limite dove il quotidiano dell'esistenza e delle.emozioni cede e si trasforma nella storia asettica, leggo di brevi vite, di dolori grandi per lutti improvvisi e disgrazie abbattutesi su vite ancora in fiore o grame per asprezza di vite misere di risorse, piacere e sicurezza.
Del dolore sommo che è la morte della figlia o del figlio, il timore cupo e terrificante che di tanto appare nella mia condizione di padre e di padre unico.
Nelle nostre vite longevi e sicure abbiamo perso contatto e comprensione, ci siamo sterilizzati nella illusione artificiale e orribile del lineare senza fine.
Così lasciare ritmi frenesia rumori modularizzazione plastica là fuori, andare ad annusare il profumo di bosso, di cipresso è un concedere all'anima spazio e carezze e il terrificante e struggente affacciarsi sull'orrido.
Uno dei cinque luoghi insoliti, templi per il Mistero.
I cimiteri sono luoghi tristi e occupano spazio. Io voglio farmi incenerire e vorrei che le mie ceneri fossero inumate sotto un bell'albero. Poi vorrei che i miei cari si riunissero una volta l'anno all'ombra di quel grande albero e facessero un bel picnic tutti insieme. Mi piacerebbe essere ricordata in un contesto simile che davanti a una fredda lapide di marmo.
RispondiEliminaIo vorrei tornare terra e poi da terra betulla o quercia o romiglia.
EliminaL'artificializzazione i grandi numeri hanno portato a non sense ovvero che milioni di cadaveri non tornano più alla terra.
Blasfemo.
Grazie Uomo :) mi è piaciuto tanto.
RispondiEliminaGrazie a te.
Elimina:)
non ti offendi se questo post lo salto? :-)
RispondiEliminaNessun obbligo di commwnto. Quedta pagina non fa evcexione.
EliminaMi chiedo come mai, nel mezzo di questa vacanza, 'sta faccenda mi abbia così preso. Mah.
Immagino Francesco che, mentre leggeva, si toccava "i gioielli di famiglia", scaramanticamente. :-D
EliminaNon tutti percepiamo allo stesso modo, è normale.
puoi dirlo forte Lisa
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