Non servono miglia e porti lontani. Gli odori forti di spezie, di vita sono qui, dietro di te. In cammino verso l'oltre, terre così vicine e inesplorate. Passo dopo passo.
venerdì 7 agosto 2015
Prima, dopo
Non c'è esempio più chiaro di come il tumore modernista, crescitista, tecnoprogressista sia semplicemente incompatibile con bellezza e natura. L'artificiale morto e orribile che cresce a detrimento del vivo e bello.
W la crescita!
Già.
Sono stata a Venezia al rientro in patria. In Piazzale Roma ci siamo passati solo a tarda notte e in piena corsa per prendere il treno, e tale scempio non l'ho notato. Certo, almeno potevano fare un po' meglio e costruire nello stile appropriato... ...Venezia, tra parentesi, e' bellissima (e assaltata dai turisti).
> e tale scempio non l'ho notato. Pare che abbiamo tolto dei teloni o similia solo ieri.
> fare un po' meglio e costruire nello stile appropriato... No Proprio no. Non c'è da costruire proprio nulla a Venezia, men che meno 'sti merdosi, orripilanti parallelipedi razional-modernisti. Anche considerando la quantità enorme di edifici da recuperare.
Venezia è anche aree vuote e verdi (foto a sinistra, albero, muratura con rampicanti) e le aree verdi e non occupate / vuote contribuiscono alla qualità di un paesaggio urbano (si veda il caso orribile dell'ex ex bosco di Gioia a Milano. Il fill-in è infatti uno dei segni della peggiore antiurbanistica crescitista. Come ecoplogista ed esteta sottolineo ancora che il cemento e il nuovo non solo non deve crescere ma, in gran parte, andrebbe abbattuto e rinaturalizzato. Togliere parallepipedi e cubi orribili e fare parchi, campi, boschi, campielli.
Uno non prende un Tiziano, un Duerer o un Monet e lo fa crescere, appicicicando a fondo tela una "crescita" della tela, no!?
Sì, la questione è se vogliamo conservare una delle città più belle del mondo o ... se non la vogliamo conservare.
Poi uno può anche prendere un Guarneri del Gesù e poi credere che sia opportuno "farlo vivere", sostituendolo con una Stratocaster Ah, ma non si può mica suonare il rock con un Guarneri del Gesù. Già.
> Se intendiamo l'aumento di dimensione, una questione quantitativa, ovviamente in Italia non c'è spazio.
Sì, questo è proprio un caso di nefasta crescita quantitativa. E' stato distrutto per sempre un giardino per aumentare volumi, capienza, etc. Poiché gli spazi sono finiti, distruggi una area verde, viva, con capacità fotosintetica, con capacità di decoro, di raffrescamento e ci metti un orribile parallelepipedo modernista. Lo spazio che non c'era è stato recuperato a spese della distruzione di un terreno biologicamente vivo.
Ovviamente mi rifiuto di credere che i proprietari di quell'albergo rischiassero l'indigenza e il morir di fame per l'albergo Santa Chiara come nelle condizioni precedenti. Ora ci sarà meno capacità fotosintetica, più carico antropico, più produzione di CO2, meno verde in città, effetto isola di calore aumentato. Tutte "crescite" di cui c'era straordinariamente bisogno.
Crescita da... ingordigia.
"La logica economica vi direbbe di investire sul fattore limitante. La vecchia politica economica di costruire più pescherecci ora è antieconomica, quindi dobbiamo investire in capitale naturale [la ricostituzione della fauna marina / stock ittici, NdUUiC], il nuovo fattore limitante."
Si può anche concepire una realtà nella quale alcune cose le usi e altre le metti da parte per godertele con amore e cura, oppure le metti proprio da parte e le dimentichi (anche per il loro bene). In questa similitudine, immagina le aree da antropizzare come le "cose da usare" nel quotidiano, le aree "monumentali" [1] come le cose da tenere in maggiore considerazione e da godere come se fossero "gli abiti della domenica", le aree naturali [2] come le cose da mettere da parte e dimenticarsi [3]. Ogni territorio amministrato come si deve, a mio avviso, dovrebbe tenere conto d'un approccio di questo genere.
[1] da capire anche bene e con larga condivisione di intenti cosa è da considerarsi "monumentale" e cosa no, anche tenendo ben presente fin dove ci si può spingere nel sostenere i costi di mantenimento, che obbligheranno a restringere il raggio della conservazione. [2] che nella nostra condizione territoriale non si può fare a meno di considerare prioritario ampliare, al costo d'una riduzione dell'antropizzazione [3] anche perché costituiscono un "serbatoio di sicurezza" del quale oggi stupidamente crediamo di poter fare a meno
In effetti non se po' guarda'. Buttate subito giù quel vecchio hotel che rovina l'estetica futurista di quello splendido cubo dal design minimalista.. ;)
C'e' una pagina di FB dove il sarcasmo su questa devastazione ha trovato un canale in cui sfogarsi. In una delle foto hanno preso piazza San Marco e sostituito il PalazzoDucale con un robo modernista. Oh, molto piu' efficiente, piu' capiente, persino in classe A++. Una operazione... di ecologia del fare. :)
L'alternativa è tra continuare a importare in modo del tutto intenzionale e pianificato (come si sta sciaguratamente facendo) milioni di persone ogni pochissimi anni, oppure lasciare che le spinte etologiche facciano il loro corso (ovvero che la popolazione presente in Italia possa decrescere spontaneamente come stava timidamente iniziando a fare [1] e come avrebbe continuato a fare a velocità crescente quando noi figli dell'incosciente baby boom degli anni '50-'60-'70 saremmo giunti alla fine del nostro ciclo vitale, mediamente tra venti o trent'anni).
[1] anche, se non in massima parte, in conseguenza dei mutamenti comportamentali determinati dallo stress del sovraffollamento, sono convinto
Aggiungo che ci sono diversi livelli di "antropizzazione" -- un prato da sfalcio, un castagneto... sono un tipo di antropizzazione ben diverso da quello d'un condominio o d'un'autostrada.
Ti avevo gia' risposto sopra. L'abergo Santa Chiara andava benissimo come era e non era certo nelle condizioni di dover chiudere per fallimento per assenza di clienti se non avessero costruito quell'orripilante superfetazione modernista accanto. Immagino che l'unico spaventoso problema del Santa Chiara sara', quasi certamente stato, quello di avere il tutto esaurito per un numero elevato di settimane all'anno. E' stato posisbile perche' si e' distrutto un piccolo giardino residuale e un pezzettino secolare di paesaggio e "fatto crescere" il coso per l'ingordigia di proprietari/azionisti e altri pochissimi interessati all'operazione. Classica operazione di distruzione di un bene comune e di trasferimento di utili e lucro nelle mani di pochi devastatori.
Venezia vive cosi' come e'. E' la mistica del fare: le persone vivrebbero meglio se facessero meno (problemi, disastri e scempi).
> Gli immigrati non li collocano certo nel cubo a Venezia
Si tratta di migranti ricchi a tempo. Il Club di Roma & MIT (v. qui) e altre scuole / laboratori (come si traduce in italiano think tank?) ci hanno allertato da tempo sul fatto che l'esplosione demografica (nuovi ricchi e benestanti compresi) avrebbe portato all'usura, al collasso monumenti, parchi naturali, citta' d'arte, etc. . La crescita della domanda qui e' diventata crescita dell'artificiale, orribile e morto proprio a scapito.... di un parco, di una zona biotica, di un angolo di bellezza, etc.
> Riguardo al prato, al castegneto, eccetera, sono tutte cose prodotte dall'uomo, quindi già antropizzate.
Ora, m chiedo se sia una fregnaccia provocatoria oppure che senso ha questa frase? Ci sono livelli biologici assai diversi tra un giardino, con albero, forse vite americana e un parallelepipedo con struttura in CA che, non solo distrugge la zona biotica/fotosintetica ma su di essa pone una struttura che aumenta ulteriormente il carico antropico.
Poi, Lorenzo, poi anche scrivere che un ailanto che cresce ai margini di un parcheggio di un centro del consumismo commerciale e' una pascolo contornato dfa beti e faggi in appennino sono ... parimenti umani. Il fatto che il Grande Programma prevede la crescita senza fine del tumore, senza fine e senza confini non significa che oltre all'alienazione della periferia costipata padana, ad esempio, si deva procedere all'alienazione, al degrado e alla crescita della merda anche a Venezia.
Lorenzo, Sei tu che non VUOI arrivarci. Nel caso specifico non c'era nessun pezzo vecchio da sostituire. Non c'era da approntare una fogna, o da mettere la banda larga. Nessuna opera indispensabile. E' stato un Ampliamento, capisci? Solo un fottutissimo ampliamento. E comunque certi architetti andrebbero buttati giú dai loro stessi edifici.
Sul punto (b) sono d'accordo. Aggiungo che ad ogni aumento della possibilità di carico inevitabilmente (e stupidamente) segue un identico aumento del carico fino a nuova saturazione. Vediamo questo insano principio all'opera in ogni campo, quasi che il concetto di "margine" (magari pure "di sicurezza") sia diventato qualcosa di cui vergognarsi. Quando poi la saturazione viene raggiunta per perseguire obiettivi idioti si aggiunge idiozia all'idiozia.
P.S. Al momento in cui scrivo, il sorgente html di questa pagina conta la bellezza di 3768 righe di codice, ed annovera una quantità smodata di collegamenti a file da caricare "in parallelo" (a spanne, ne ho contati più di 75). Ora, guardate i contenuti di questa pagina e ditemi se non siamo di fronte a uno sperpero di banda da fuori di testa: gli stessi contenuti potrebbero stare in un file di poche centinaia di righe e i file "paralleli" essere ridotti a una risibile porzione di quelli attuali senza modificare d'un pelo la sostanza.
Sì, lo so che questo tipo di pagine sono "assemblate" in modo dinamico. Ciò non toglie che il programma che le assembla può essere di un tipo che genera pagine "snelle" (e dunque rapide a caricarsi e che impiegano poca banda) o pagine "elefantieche" (per caricare le quali, con tutta la zavorra, se non hai una connessione veloce ti viene il latte alle ginocchia). Ora, dieci anni fa i programmi di gestione dei blog assemblavano pagine che erano parecchio più leggere, tant'è che "navigavo" tranquillamente con una connessione 56k. Nel giro di tre/quattro anni, la connessione 56k si è fatta inconcepibile, nel senso che ce l'avevo ancora ma ero continuamente "piantato". Sono dunque passato a una di quelle "chiavette USB" per la connettività mobile. I primi tempi era una scheggia, ora comincia ad "arrancare" pure lei. Eppure, nel frattempo, i blog restano blog, e i servizi offerti pure, MA il carico di banda lievita, e lievita, e lievita, e sentiamo dire che "c'è bisogno di investimenti". Oh, già! Invece, come in così tanti altri ambiti, quello che serve sono degli standard seri che impongano di tenersi al di sotto dei limiti, possibilmente prescritti con intelligenza e non con lo scopo di "fare mercato". Ora mi dirai che sono fuori dalla realtà. Guarda che lo so. La realtà è ben peggiore.
@ lorenzo quindi un sindaco che impronta la sua politica sul concetto #no al consumo di territorio# tu lo giudichi un idiota? per me è invece una idiozia pensare che una città per vivere ha bisogno di cemento. Sulla banda larga posso aver detto una cazzata, visto che non so neanche cos'è e l'avevo usata come esempio •pensavo fosse una cosa utile, mi dite di no e va bene• ma il concetto rimane quello.
Infatti anche per il cosiddetto "sviluppo" sarebbe cosa buona e giusta definire degli standard e dei limiti e imporre di attenersi. Se a un certo punto quegli standard e quei limiti diventano troppo "stretti" significa che da qualche parte, a monte, è stato fatto un errore e che quell'errore bisogna correggere, magari limitando proprio quel "qualcosa" a monte (e qui chi mi conosce sa bene a cosa faccio riferimento).
Leggo un sacco di assurdità Allora, Lorenzo, quell'albergo, in quello che tu consideri un edificio "decadente", è un albergo in stato "funzionale" molto buono. Il "decadente" è una speculazione dialettica puerile. Del resto Venezia è una città delle più visitate al mondo proprio perché è "decadente"/"decrepita"/"vecchia"/"inefficiente" / altre possibili critiche. Nessuno si sposta da Dubai, dal Brasile, dal Davos o da Bergen per venire a visitare il novotel di Crema o di Forlì, per quanto essi siano efficienti, moderni, etc.
Venezia vive e lo fa piuttosto bene. Nel senso che lascio a te l'onere di dimostrare che la qualità della vita a Venezia o le difficoltà o i problemi della città siano peggio di quelli di Marsiglia, di Brighton, di Malaga o di Vienna o Bucarest.
> Il "consumo" del territorio non presuppone la demolizione degli edifici esistenti per sostituirli con altri oppure con un parco > presuppone solo di costruire altri edifici, di aggiungerli all'esistente.
Infatti. E' ciò che è stato fatto qui. Aggiunta di roba all'esistente distruggendo, consumando territorio (biotico/con capacità fotosintetica, se rimaniamo sul piano ecologico, poi ci sarebbe paesaggio, decoro urbano, etc.).
> Tutto il resto degli edifici, dovendo rispondere alle esigenze delle persone che ci abitano, DEVE essere demolito e ricostruito.
Cosa mi tocca leggere. Io conosco molti edifici antichi o vecchi di pregio o anche solo in parte di pregio che sono stati restaurati e recuperati e offrono una qualità di vita e di viverci dentro molto alta. Certamente molto più alta dei robi modulari-funzionali modernisti e quel ciarpame orribile più o meno efficiente che sempre ciarpame è. Infatti nessuna persona sensate prenderebbe una credenza di pregio del settecento e la scambierebbe con uno scaffale o una cassettiera Ikea "più efficiente".
Lo sviluppo è una questione qualitativa, appunto e non c'entra nulla con la merdosa crescita quantitativa che ancora una volta tutto fa per violare i limiti dell'esistente e degradare il sisttema. Ecco, buttiamo giù i 3/4 della "fatiscente" edilizia veneziana sostituendola con della roba nuova e vedrai che ottimo risultato sarà. Verranno a vedere lo skyline a quadtati, rettangoli e vetrocemento in Calle dei Fabbri o in Rio terrà Colonne come quello della periferia di Lione o della 50a strada di Chicago.
La decadenza della cultura italiana è, in primis nella distruzione del patrimonio e nell'accettazione acritica di tutto ciò che sia nuovo, moderno, etc. specie se estero.
Ma quante bisogna leggerne tutti i giorni...quante...
Ma nel computo della densità americana entrano anche i deserti ?? Ma ti sarai chiesto perchè gli abitanti americani si concentrano tutti nei soliti posti o no?
Se poi Pompei fosse in America, e ci fosse a fianco un giacimento di scisto, l'avrebbero già trivellata per estrarre idrocarburi e poi l'avrebbero ricostruita finta, in plastica e vetroresina da un'altra parte. Tanto è lo stesso, e tu saresti contento di andartela a visitare bevendo litri di beveroni gassati e zuccherati, con panino di carne pompata di estrogeni e berrettino colorato. Figata.
Hehe...ma cazzo, Renzo, proprio l'Oregon sei andato a prendere??
E' occupato per buona parte da altipiani desertici e catene montuose. Ma non potevi prendere uno stato nella zona delle praterie ?
Non sei nemmeno furbo, non sei...e ci credo che a 50 anni sei così, con quella foto da ripresa al videocitofono e la prateria del midwest alle spalle...
Dai, aspetta che ti apro, così ci fai divertire...
> se Pompei fosse in america accanto ci darebbero Disney world
Ecco, ci mancava pure una Pompei World di plastica. Questa è proprio una mentalità crescitista e modernista. Infatti io non guardo affatto alla plastica stelle strisce che noi importiamo acriticamente con giulivo nuovismo esterofilo. A proposito, quella roba world di plastica di parigi pare sia in crisi nera. Evidentemente la plastica e il finto viene a noja dopo un po'.
Ah, sei sempre tu che suoni ? E che ci dici, stavolta?
...come...?? Vuoi insegnarci a terrazzare un altopiano desertico fatto di roccia lunare ? Ma no, no...te l'ho detto anche l'altra volta, non conosci il mestiere del contadino, non sai cosa è una zappa, come si fa una caciotta...
Devi spegnere il PC, devi uscire da casa...lassa stà, dai...
Aspetta, Renzo, adesso chiamo il Dipartimentimento dell'Agricoltura americana e faccio presente il tuo piano: facciamo movimento terra e spostiamo le zolle fertili dell'Oklahoma e del Nebraska sull'altopiano di Oregon e Nevada. Terrazziamo tutto in 6 mesi, non ti agitare.
Aspetta che chiamo, eh, dammi cinque minuti...anzi, forse dieci. Sai, anche laggiù il Ministero è statale, che ce voi fà...
Renzo, secondo me sei sprecato in Italia. Ma che dico in Italia...in Europa! Perchè non fai una start up in Oregon, per terrazzare il deserto? Ma sai quanti soldi puoi fare ?
Eccerto, perchè questo è un Paese dove non vanno avanti i più meritevoli, i più capaci, i più intelligenti e preparati come te, Renzo...
E' un Paese per i furbi, i raccomandati, gli ammanicati. Ma se solo venissero valorizzati i veri valori, quelli come te meriterebbero subito di essere ai vertici di tutto...nevvero?
Questa è una nota che attira il mio interesse e la mia critica. Questo è un mondo in cui i filtri passamerda sono sempre più efficienti. Nei mille fenomeni della crescita c'è anche la crescita dei filtri passamerda e della loro efficienza.
In altre parole, il valore di una persona NON dipende dalla topologia sociale, dalla posizione. Già Zygmunt Bauman ha osservato il fatto che più persone fanno danni e più hanno potere, fama, denaro, etc.: ad esempio nella grande maggioranza dei casi il reddito delle persone è indice della loro nocività.
ehi ragazzi, non vi accapigliate troppo in discussioni su Venezia: Purtroppo fra non moltissimo verrà sommersa da un riscaldamento globale totalmente fuori controllo. Con tutte le antiche bellezze insieme alle oscenità dei nuovi edifici. http://ugobardi.blogspot.it/2015/08/arriva-il-mostro-del-metano.html Amen
La questione è che il cataclisma è stato proprio creato con mille mila miliardi di azioni di degrado, antiecologiche. Lo scempio di cui si occupa questa pagina è una di queste. In un mondo che necessità di aumentare esponenzialmente la capacità fotosintetica biotica e di diminuire esponenzialmente la pressione antropica si è distrutto per sempre un pezzo di terreno "verde" per metterci su un aborto modernista per "più crescita" di impronta ecologica/homo/ e altri aspetti del teratoma umano.
> tu hai dei riflessi condizionati per cui Venezia = bello e buono, Rozzano = brutto e cattivo, > quindi meccanicamente cala un filtro selettivo per cui solo quello che non ti piace è "scempio"
Hai scritto delle stupidaggini. Prima di tutto perché nella colonna consumo di territorio ho affrontato un tot di pagine sulle devastazioni anche nei centri medio-piccoli, nelle altre grandi e brutte città. Secondo perché io ho avuto per le mani proprio il caso paradigmatico, scolastico, il caso studio di abominio crescitista-modernista. Se avessi parlato dell'ecomostro capannone vuoto o campo solare a terra fatto a Vattelapescano, non avrebbe sollevato il benché minimo interesse.
L'ecologia è incompatibile con il consumismo. Anche se ti metti a bere 11 litri di birra al giorno e scarichi la composta fermentata sempre sullo stesso giardinetto lo fai schiattare. => l'ecologia è incompatibile col tuo birrismo
Certamente potrei vivere in maniera molto più austera. Ma anche questo ha una parte di antiecologità. Più sno le risorse a cui rinuncio, meno inquinanti produco, più risorse rimangono per altri homo, magari per altri loro figli, etc.
> Venezia o Roma come parte integrante della tua "ecologia" ma in realtà sono SCEMPIO esattamente come le città contemporanee.
Lorenzo, perdi punti quando spingi acriticamente i ragionamenti al contorno. Venezia non è Quarto Uggiaro né una banlieue della Ile de France. Venezia è ambita proprio perché NON è un moderno insieme di cubi e parallelepipedi. Ogni passo nel trasformarla in questa direzione è un azione che ne altera l'essenza. Poi pure prendere un'opera di gioielleria, sostituire un brillante con una pallina di metallo al nichel saldata sul platino o sull'oro "molto più resistente, non hai problemi che si "disincastoni") e poi guarda cosa succede al tuo gioiello. Quando hai sostituito tutti i brillanti con efficienti e ben saldate palline di metallo al nichel, prendi e vai a rivenderlo. Prego.
> L'unico atto "ecologico" sarebbe quello di demolire l'esistente e ripristinare le condizioni pre-urbane.
Tu scrivi questo per sostenere un atto, documentato qui sopra, di costruzione di orribile ciarpame modernista inesistente e di peggioramento delle condizioni (scarse) relative a terreni biotici.
Venezia da sola con i suoi abitanti o con decine di milioni di visitatori portatori di denari e di stronzi, di plastica?
I problemi più grandi non sono venezia ma Mestre, Porto Marghera, il carico antropico del Veneto. Ancora: dimensione e impatto della crescita antropica e del modernismo: la laguna ha vissuto per secoli bene poi sono arrivati, col modernismo, e tot milioni di homo in più, poi i fanghi rossi, poi i canali approfonditi e ampliati per le navi di grande stazza. Il sistema fognario a Venezia ha funzionato relativamente bene per secoli.
Nota che il depuratore a Quarto Oggiaro è una finzione. I depuratori depurano molto poco, la maggior parte del carico inquinante rimane, In altre parole la finzione depuratore di Quarto Uggiaro sta scaricando nei corsi d'acqua, quindi nel Po', quindi nell'Adriatico, quindi nella laguna di Venezia, molteplici inquinanti non biodegradabili per formula chimica o per quantità eccessiva.
La maledizione di Quarto Oggiario è proprio che fino ad alcuni decenni fa era campagna e ora è un pezzo di ciarpame modernista, che produce inquinanti e consuma energia, un pezzo del teratoma della conurbazione costipata ambrosiana quindi lombarda quindi italiana quindi. Q.O. dentro il sistema di svincoli e di roba in mezzo agli svincoli? Come è stato fatto quel tumore? Come un tumore ovvero con una cellula alla volta moltiplicatesi esponenzialmente, un cubo e un parallelepipedo cementizi, un metro di asfalto catramitico alla volta.
Se l'edificio storico del Santa Chiara ha valore zero, le milioni di case , capannoni e robi hanno valore negativo. Anche tu vieni da direzioni e nel tuo immaginario modernismo e crescita erano e in parte ancora sono, roba positiva. Io mi rendo conto che non posso essere così ecologico e antimodernista, io non so se tu ti renda conto della tua apologia di crescita, modernismo.
Qui esce un tuo limite. Il bello è apparentemente senza utilità. Come li considerano, "inutili" per masse di idioti, il vuoto, il selvatico e tutto ciò che non è finalizzato ad una immediata produzione di roba (spesso inutile se non nociva) a uso personale.
Quanto affermo, dell'utilità di ciò che viene considerato inutile, è che l'edificio "valore ZERO" del Santa Chiara, come altri "decrepiti edifici non modernisti" di Venezia, attirano anche troppi turisti. L'inutile che si rivela fin troppo utile. Ecco uno dei paradossi che fanno strame della tua logica irrazionale, Lorenzo.
> e il costruttore invece di fare un "cubo" avesse replicato pari pari l'edificio "pittoresco"
No, la comunità veneziana avrebbe dovuto semplicemente impedire qualsiasi costruzione, neppure un "pittoresco" clone kitsch dell'edificio esistente. ovvero semplicemente lasciare un giardino e relativo verde dove era. Recupero e restauro dell'esistente o abbattimento e rinaturalizzazione, ovvero decrescita dell'edificato e dell'impronta ecologica e della capacità di generare impronta ecologica.
A volte ti trovo orribilmente sovietico, nelle tue posizioni. Il fatto che tu sia così antikomunista potrebbe essere un segno che su molte cose competete sullo stesso spazio ideologico, concettuale, ideologico.
A ri daje... L'abergo Santa Chiara funzionava quasi certamente anche troppo bene. Non c'era alcuna necessita' di aumentarne la cubatura che non sia quella di fare piu' sghei per prorpietari, costruttore, a danno di tutto il resto. Peraltro le architetture veneziane erano assai funzionali e l'abbondanza di vuoto era proprio per tenere gli edifici leggeri considerata la cedevolezza dei terreni (fondi lagunari) sui quali si appoggiavano. I veneziani, nei secoli, avevano trovato un modus vivendi, un certo equilibrio tra citta' - laguna - mare. Ovviamente con ordini di grandezza due o tre volte minori rispetto all'attuale. Se non sei o sette ordini di grndezza, se consideriamo la massa antropica che potenzialmente puo' o potrebbe gravitare sulla citta'.
Si' una volta i palazzi erano moderni ai tempi nei quali vennero realizzati. Con tutt'altro tipo di architettura e di materiali e tecniche costruttive. Io non voglio vedere architetture modulari, lineari, parallelepipediche, lecourbusiane, vetrocemento e vetroponti (vedere la porcata di calatrava) e altro schifo razionalista, internazionalista a Venezia. Venezia deve rimanere quello che e'. Uno non prende uno stradivari e inizia a trapanarlo o a metterci sopra con del bostik un amplificatore eletronico di plastica. Anche se questo ha molta piu' potenza. Che si fotta la potenza, io non voglio la quantita', io voglio la qualita' del suono dello stradivari, i profili dei palazzi secolari di una citta' Tanto male non devono essere fatti. Osserva invece lo stato pietoso in cui versano le strade e altre innfrastrutture in CA: dopo alcuni decenni tutti i ferri a vista, ossidati, consumati marci. Visto i piloni della E45 dalle parti di Vedeggheto, se nel giro di un dieci/quindici anni uno o piu' piloni non verranno giu' sara' un miracolo. E quasi tutte le opere in CA sono cosi', anche sull'A1 e in altri contesti. I ponti dei romani e dei veneziani sui loro canali sono durati millenni e secoli, quelli nostri decenni.
E' risaputo che il cemento armato è un materiale "a scadenza". Lessi da qualche parte che se ne stima la durata media in sicurezza per un lasso compreso tra i cinquanta e i settant'anni. Tempo addietro, accompagnando una visita d'istruzione, ebbi modo di conversare con un anziano che era stato un addetto alla fabbricazione semi-manuale del cemento in una vallata a qualche decina di km dalle mie zone. Mi raccontò del procedimento di frantumazione della pietra calcarea con maglio idraulico (nel senso proprio di azionato dall'acqua), quindi della cottura in fornace e della vagliatura del materiale di risulta. Mi spiegò che i vecchi muri in cemento e pietra calcarea della zona sono tutt'ora in piedi perché la tecnica d'impiego del cemento "antico" era totalmente diversa da quella attuale: il cemento di qualità non si mescolava con sabbia o ghiaia qualsiasi, ma con il "setacciato grossolano" estratto dopo la cottura, in fase di vagliatura; inoltre, anche se "a crudo", anche i blocchi di pietra da costruzione erano dello stesso materiale. In pratica, sabbia/ghiaia, pietra e cemento diventavano come una specie di tutt'uno, laddove oggi il cemento è tra i grani di sabbia e ghiaia (non ne fa parte) che restano solo parzialmente coesi. Non so quanto ci fosse di vero o non vero in quanto mi venne raccontato, perché le mie conoscenze in materia sono pressoché nulle e quel signore era davvero molto, molto vecchio e magari un po' "svanito" (sicuramente molto chiacchierone), però apparentemente la storia è credibile.
Quando i nostri antenati facevano quello che facevano le condizioni erano radicalmente diverse. Il particolare che più si fa notare è che vivevano in meno di dieci milioni su un territorio che offriva ancora un sacco di possibilità. Vivevano inoltre in piccole comunità omogenee al loro interno e ben distinte le une dalle altre.
Particolare non secondario: le energie dell'intero corpo sociale venivano spese a beneficio d'una risibile minoranza. Quella che oggi consideriamo monumentalità è solo il segno tangibile della sofferenza della collettività d'un tempo a vantaggio dello sfarzo d'un gruppetto di tagliagole d'alto bordo. Il resto, quello che era "vita ordinaria" (generalmente, vita di merda per colpa esclusiva dei suddetti tagliagole), è andato distrutto, generando l'illusione che "i tempi andati" fossero un tutt'uno con quei monumenti e solo con essi.
In realtà, ritengo che non ci sia nulla di monumentale in un'opera come il castello sforzesco di Milano (per fare un esempio), solo l'oscena testimonianza degli effetti dell'etologia tipica della nostra specie quando i corpi sociali si organizzano. La grandezza dei monumenti di allora, come quelli di oggi (gli edifici "di pregio", le grandi opere e altro, fino alla sonda mandata in culo ai lupi per scattare quattro foto a una cometa o l'acceleratore di particelle di xyz km di diametro), rappresenta in modo direttamente proporzionale il livello di vergogna che dovrebbero provare le dirigenze che ne hanno imposto la realizzazione alla faccia di chi è stato costretto a rovinarsi la vita giorno per giorno per realizzarle.
Lo so che è un modo di vedere le cose un po' fuori dalle righe, ma così è come la penso. Volare basso e tenere i piedi per terra dovrebbero essere imperativi un po' più diffusi di quel che in effetti sono.
Devo ammettere che non ho aperto la pagina collegata. Sul perché siamo portati a pensare che una piazza antica sia un "capolavoro irripetibile" potrei fare delle ipotesi, ma sarebbero pura illazione.
Non posso che osservare la straordinaria bellezza e funzionalità delle piazze dei centri storici italiani, una bellezza unica e irripetibile che nessuno potrà mai delocalizzare.
Ora semplicemente, nelle periferie moderniste non si fanno piazze perché esse sottraggono metri quadrati alla speculazione. Per crescita e speculazione quel vuoto, e la funzione per la polis che esse assolvono, è non solo inutile ma dannosa rispetto agli scopi prefissi. Piazze e parchi assenti sono infatti connotazioni frequenti della peggiore antiurbanistica. L'ingordigia privata ha tentato di creare quegli orribili luoghi fintoplasticati come gli outlet farsa, di sostituire alla piazza le gallerie commerciali nei tempi del consumismo di massa finto-democratico, sì global. Le piazze sono irripetibili perché non ci sono più le condizioni, l'ambiente favorevoli alle piazze.
Se c'è la volontà, si possono creare piazze ed è stato fatto anche in tempi moderni (nella galleria che hai citato,immagine 9 (RC), immagine 26 (BG) ma poi citare belle piazze moderne in altre città, come LI, BS, etc.). Ma la questione è che siamo involuti, ovvero la massa ora vuole andare al Merdonald in auto e comprare spazzatura con dentro cibo spazzatura, poi arrivare nell'autorimessa sotto casa, salire in ascensore 4 piani e infilarsi a mangiarlo davanti ad uno schermo piatto gigante da cui assumono spazzatura mentale che rinforza la dipendenza dalle altre.
La relazione tra autossidipendenza, antiurbanistica, abbruttimento e abrutimento generali sono fortissime. Il risultato è anche l'antiurbanistica in cui le piazze non esistono più, sostituite da centinaia di migliaia di ettari di territorio dsitrutto per sempre per iperdiffusori (ipermercati, centricommerciali) di spazzatura.
Rumore, robaccia fuori posto, pettegolame, petulanze, fesserie continuate e ciarpame vario trollico saranno cancellati a seconda di come gira all'orsone.
Quando si dice...
RispondiEliminaSono stata a Venezia al rientro in patria. In Piazzale Roma ci siamo passati solo a tarda notte e in piena corsa per prendere il treno, e tale scempio non l'ho notato.
Certo, almeno potevano fare un po' meglio e costruire nello stile appropriato...
...Venezia, tra parentesi, e' bellissima (e assaltata dai turisti).
> e tale scempio non l'ho notato.
EliminaPare che abbiamo tolto dei teloni o similia solo ieri.
> fare un po' meglio e costruire nello stile appropriato...
No
Proprio no.
Non c'è da costruire proprio nulla a Venezia, men che meno 'sti merdosi, orripilanti parallelipedi razional-modernisti.
Anche considerando la quantità enorme di edifici da recuperare.
Venezia è anche aree vuote e verdi (foto a sinistra, albero, muratura con rampicanti) e le aree verdi e non occupate / vuote contribuiscono alla qualità di un paesaggio urbano (si veda il caso orribile dell'ex ex bosco di Gioia a Milano.
Il fill-in è infatti uno dei segni della peggiore antiurbanistica crescitista.
Come ecoplogista ed esteta sottolineo ancora che il cemento e il nuovo non solo non deve crescere ma, in gran parte, andrebbe abbattuto e rinaturalizzato. Togliere parallepipedi e cubi orribili e fare parchi, campi, boschi, campielli.
Uno non prende un Tiziano, un Duerer o un Monet e lo fa crescere, appicicicando a fondo tela una "crescita" della tela, no!?
a Venezia ci sono altri casi così
RispondiElimina> Se vogliamo conservare Venezia
RispondiEliminaSì, la questione è se vogliamo conservare una delle città più belle del mondo o ... se non la vogliamo conservare.
Poi uno può anche prendere un Guarneri del Gesù e poi credere che sia opportuno "farlo vivere", sostituendolo con una Stratocaster
Ah, ma non si può mica suonare il rock con un Guarneri del Gesù.
Già.
> Se intendiamo l'aumento di dimensione, una questione quantitativa, ovviamente in Italia non c'è spazio.
Sì, questo è proprio un caso di nefasta crescita quantitativa.
E' stato distrutto per sempre un giardino per aumentare volumi, capienza, etc.
Poiché gli spazi sono finiti, distruggi una area verde, viva, con capacità fotosintetica, con capacità di decoro, di raffrescamento e ci metti un orribile parallelepipedo modernista.
Lo spazio che non c'era è stato recuperato a spese della distruzione di un terreno biologicamente vivo.
Ovviamente mi rifiuto di credere che i proprietari di quell'albergo rischiassero l'indigenza e il morir di fame per l'albergo Santa Chiara come nelle condizioni precedenti.
Ora ci sarà meno capacità fotosintetica, più carico antropico, più produzione di CO2, meno verde in città, effetto isola di calore aumentato. Tutte "crescite" di cui c'era straordinariamente bisogno.
Crescita da... ingordigia.
"La logica economica vi direbbe di investire sul fattore limitante. La vecchia politica economica di costruire più pescherecci ora è antieconomica, quindi dobbiamo investire in capitale naturale [la ricostituzione della fauna marina / stock ittici, NdUUiC], il nuovo fattore limitante."
Economia per un mondo pieno
Herman Daly
http://ugobardi.blogspot.it/2015/08/economia-per-un-mondo-pieno.html
Si può anche concepire una realtà nella quale alcune cose le usi e altre le metti da parte per godertele con amore e cura, oppure le metti proprio da parte e le dimentichi (anche per il loro bene). In questa similitudine, immagina le aree da antropizzare come le "cose da usare" nel quotidiano, le aree "monumentali" [1] come le cose da tenere in maggiore considerazione e da godere come se fossero "gli abiti della domenica", le aree naturali [2] come le cose da mettere da parte e dimenticarsi [3]. Ogni territorio amministrato come si deve, a mio avviso, dovrebbe tenere conto d'un approccio di questo genere.
RispondiElimina[1] da capire anche bene e con larga condivisione di intenti cosa è da considerarsi "monumentale" e cosa no, anche tenendo ben presente fin dove ci si può spingere nel sostenere i costi di mantenimento, che obbligheranno a restringere il raggio della conservazione.
[2] che nella nostra condizione territoriale non si può fare a meno di considerare prioritario ampliare, al costo d'una riduzione dell'antropizzazione
[3] anche perché costituiscono un "serbatoio di sicurezza" del quale oggi stupidamente crediamo di poter fare a meno
In effetti non se po' guarda'. Buttate subito giù quel vecchio hotel che rovina l'estetica futurista di quello splendido cubo dal design minimalista.. ;)
RispondiEliminaC'e' una pagina di FB dove il sarcasmo su questa devastazione ha trovato un canale in cui sfogarsi.
EliminaIn una delle foto hanno preso piazza San Marco e sostituito il PalazzoDucale con un robo modernista.
Oh, molto piu' efficiente, piu' capiente, persino in classe A++. Una operazione... di ecologia del fare. :)
L'alternativa è tra continuare a importare in modo del tutto intenzionale e pianificato (come si sta sciaguratamente facendo) milioni di persone ogni pochissimi anni, oppure lasciare che le spinte etologiche facciano il loro corso (ovvero che la popolazione presente in Italia possa decrescere spontaneamente come stava timidamente iniziando a fare [1] e come avrebbe continuato a fare a velocità crescente quando noi figli dell'incosciente baby boom degli anni '50-'60-'70 saremmo giunti alla fine del nostro ciclo vitale, mediamente tra venti o trent'anni).
RispondiElimina[1] anche, se non in massima parte, in conseguenza dei mutamenti comportamentali determinati dallo stress del sovraffollamento, sono convinto
Aggiungo che ci sono diversi livelli di "antropizzazione" -- un prato da sfalcio, un castagneto... sono un tipo di antropizzazione ben diverso da quello d'un condominio o d'un'autostrada.
RispondiEliminaMa com'e' stato possibilie?
RispondiEliminaTi avevo gia' risposto sopra.
EliminaL'abergo Santa Chiara andava benissimo come era e non era certo nelle condizioni di dover chiudere per fallimento per assenza di clienti se non avessero costruito quell'orripilante superfetazione modernista accanto.
Immagino che l'unico spaventoso problema del Santa Chiara sara', quasi certamente stato, quello di avere il tutto esaurito per un numero elevato di settimane all'anno.
E' stato posisbile perche' si e' distrutto un piccolo giardino residuale e un pezzettino secolare di paesaggio e "fatto crescere" il coso per l'ingordigia di proprietari/azionisti e altri pochissimi interessati all'operazione. Classica operazione di distruzione di un bene comune e di trasferimento di utili e lucro nelle mani di pochi devastatori.
Venezia vive cosi' come e'.
E' la mistica del fare: le persone vivrebbero meglio se facessero meno (problemi, disastri e scempi).
> Gli immigrati non li collocano certo nel cubo a Venezia
RispondiEliminaSi tratta di migranti ricchi a tempo.
Il Club di Roma & MIT (v. qui) e altre scuole / laboratori (come si traduce in italiano think tank?) ci hanno allertato da tempo sul fatto che l'esplosione demografica (nuovi ricchi e benestanti compresi) avrebbe portato all'usura, al collasso monumenti, parchi naturali, citta' d'arte, etc. .
La crescita della domanda qui e' diventata crescita dell'artificiale, orribile e morto proprio a scapito.... di un parco, di una zona biotica, di un angolo di bellezza, etc.
> Riguardo al prato, al castegneto, eccetera, sono tutte cose prodotte dall'uomo, quindi già antropizzate.
Ora, m chiedo se sia una fregnaccia provocatoria oppure che senso ha questa frase?
Ci sono livelli biologici assai diversi tra un giardino, con albero, forse vite americana e un parallelepipedo con struttura in CA che, non solo distrugge la zona biotica/fotosintetica ma su di essa pone una struttura che aumenta ulteriormente il carico antropico.
Poi, Lorenzo, poi anche scrivere che un ailanto che cresce ai margini di un parcheggio di un centro del consumismo commerciale e' una pascolo contornato dfa beti e faggi in appennino sono ... parimenti umani.
Il fatto che il Grande Programma prevede la crescita senza fine del tumore, senza fine e senza confini non significa che oltre all'alienazione della periferia costipata padana, ad esempio, si deva procedere all'alienazione, al degrado e alla crescita della merda anche a Venezia.
Lorenzo,
RispondiEliminaSei tu che non VUOI arrivarci.
Nel caso specifico non c'era nessun pezzo vecchio da sostituire.
Non c'era da approntare una fogna, o da mettere la banda larga.
Nessuna opera indispensabile.
E' stato un Ampliamento, capisci? Solo un fottutissimo ampliamento.
E comunque certi architetti andrebbero buttati giú dai loro stessi edifici.
Sul punto (b) sono d'accordo. Aggiungo che ad ogni aumento della possibilità di carico inevitabilmente (e stupidamente) segue un identico aumento del carico fino a nuova saturazione. Vediamo questo insano principio all'opera in ogni campo, quasi che il concetto di "margine" (magari pure "di sicurezza") sia diventato qualcosa di cui vergognarsi. Quando poi la saturazione viene raggiunta per perseguire obiettivi idioti si aggiunge idiozia all'idiozia.
EliminaP.S. Al momento in cui scrivo, il sorgente html di questa pagina conta la bellezza di 3768 righe di codice, ed annovera una quantità smodata di collegamenti a file da caricare "in parallelo" (a spanne, ne ho contati più di 75). Ora, guardate i contenuti di questa pagina e ditemi se non siamo di fronte a uno sperpero di banda da fuori di testa: gli stessi contenuti potrebbero stare in un file di poche centinaia di righe e i file "paralleli" essere ridotti a una risibile porzione di quelli attuali senza modificare d'un pelo la sostanza.
Sì, lo so che questo tipo di pagine sono "assemblate" in modo dinamico. Ciò non toglie che il programma che le assembla può essere di un tipo che genera pagine "snelle" (e dunque rapide a caricarsi e che impiegano poca banda) o pagine "elefantieche" (per caricare le quali, con tutta la zavorra, se non hai una connessione veloce ti viene il latte alle ginocchia). Ora, dieci anni fa i programmi di gestione dei blog assemblavano pagine che erano parecchio più leggere, tant'è che "navigavo" tranquillamente con una connessione 56k. Nel giro di tre/quattro anni, la connessione 56k si è fatta inconcepibile, nel senso che ce l'avevo ancora ma ero continuamente "piantato". Sono dunque passato a una di quelle "chiavette USB" per la connettività mobile. I primi tempi era una scheggia, ora comincia ad "arrancare" pure lei. Eppure, nel frattempo, i blog restano blog, e i servizi offerti pure, MA il carico di banda lievita, e lievita, e lievita, e sentiamo dire che "c'è bisogno di investimenti". Oh, già! Invece, come in così tanti altri ambiti, quello che serve sono degli standard seri che impongano di tenersi al di sotto dei limiti, possibilmente prescritti con intelligenza e non con lo scopo di "fare mercato".
EliminaOra mi dirai che sono fuori dalla realtà. Guarda che lo so. La realtà è ben peggiore.
Ha ragione Lorenzo, che ha il brutto vizio di essere logico cosa che alla maggior parte di voi sembra mancare.
RispondiEliminaProbabilmente ho scritto cose incomprensibili, perché questa volta ho parlato di pere e mi si è risposto in merito ai cristalli di quarzo.
RispondiElimina@ lorenzo
RispondiEliminaquindi un sindaco che impronta la sua politica sul concetto #no al consumo di territorio# tu lo giudichi un idiota?
per me è invece una idiozia pensare che una città per vivere ha bisogno di cemento.
Sulla banda larga posso aver detto una cazzata, visto che non so neanche cos'è e l'avevo usata come esempio •pensavo fosse una cosa utile, mi dite di no e va bene• ma il concetto rimane quello.
Infatti anche per il cosiddetto "sviluppo" sarebbe cosa buona e giusta definire degli standard e dei limiti e imporre di attenersi. Se a un certo punto quegli standard e quei limiti diventano troppo "stretti" significa che da qualche parte, a monte, è stato fatto un errore e che quell'errore bisogna correggere, magari limitando proprio quel "qualcosa" a monte (e qui chi mi conosce sa bene a cosa faccio riferimento).
EliminaLeggo un sacco di assurdità
EliminaAllora, Lorenzo, quell'albergo, in quello che tu consideri un edificio "decadente", è un albergo in stato "funzionale" molto buono.
Il "decadente" è una speculazione dialettica puerile.
Del resto Venezia è una città delle più visitate al mondo proprio perché è "decadente"/"decrepita"/"vecchia"/"inefficiente" / altre possibili critiche. Nessuno si sposta da Dubai, dal Brasile, dal Davos o da Bergen per venire a visitare il novotel di Crema o di Forlì, per quanto essi siano efficienti, moderni, etc.
Venezia vive e lo fa piuttosto bene. Nel senso che lascio a te l'onere di dimostrare che la qualità della vita a Venezia o le difficoltà o i problemi della città siano peggio di quelli di Marsiglia, di Brighton, di Malaga o di Vienna o Bucarest.
> Il "consumo" del territorio non presuppone la demolizione degli edifici esistenti per sostituirli con altri oppure con un parco
> presuppone solo di costruire altri edifici, di aggiungerli all'esistente.
Infatti. E' ciò che è stato fatto qui. Aggiunta di roba all'esistente distruggendo, consumando territorio (biotico/con capacità fotosintetica, se rimaniamo sul piano ecologico, poi ci sarebbe paesaggio, decoro urbano, etc.).
> Tutto il resto degli edifici, dovendo rispondere alle esigenze delle persone che ci abitano, DEVE essere demolito e ricostruito.
Cosa mi tocca leggere.
Io conosco molti edifici antichi o vecchi di pregio o anche solo in parte di pregio che sono stati restaurati e recuperati e offrono una qualità di vita e di viverci dentro molto alta.
Certamente molto più alta dei robi modulari-funzionali modernisti e quel ciarpame orribile più o meno efficiente che sempre ciarpame è.
Infatti nessuna persona sensate prenderebbe una credenza di pregio del settecento e la scambierebbe con uno scaffale o una cassettiera Ikea "più efficiente".
Lo sviluppo è una questione qualitativa, appunto e non c'entra nulla con la merdosa crescita quantitativa che ancora una volta tutto fa per violare i limiti dell'esistente e degradare il sisttema.
Ecco, buttiamo giù i 3/4 della "fatiscente" edilizia veneziana sostituendola con della roba nuova e vedrai che ottimo risultato sarà. Verranno a vedere lo skyline a quadtati, rettangoli e vetrocemento in Calle dei Fabbri o in Rio terrà Colonne come quello della periferia di Lione o della 50a strada di Chicago.
La decadenza della cultura italiana è, in primis nella distruzione del patrimonio e nell'accettazione acritica di tutto ciò che sia nuovo, moderno, etc. specie se estero.
Abbia bisogno, sorry!
RispondiEliminaComunque in questo post Lorenzo mostra tanto Buon senso. Io ricordo che se Pompei fosse in america accanto ci darebbero Disney world
RispondiEliminaMa quante bisogna leggerne tutti i giorni...quante...
EliminaMa nel computo della densità americana entrano anche i deserti ?? Ma ti sarai chiesto perchè gli abitanti americani si concentrano tutti nei soliti posti o no?
Se poi Pompei fosse in America, e ci fosse a fianco un giacimento di scisto, l'avrebbero già trivellata per estrarre idrocarburi e poi l'avrebbero ricostruita finta, in plastica e vetroresina da un'altra parte. Tanto è lo stesso, e tu saresti contento di andartela a visitare bevendo litri di beveroni gassati e zuccherati, con panino di carne pompata di estrogeni e berrettino colorato.
Figata.
Hehe...ma cazzo, Renzo, proprio l'Oregon sei andato a prendere??
EliminaE' occupato per buona parte da altipiani desertici e catene montuose. Ma non potevi prendere uno stato nella zona delle praterie ?
Non sei nemmeno furbo, non sei...e ci credo che a 50 anni sei così, con quella foto da ripresa al videocitofono e la prateria del midwest alle spalle...
Dai, aspetta che ti apro, così ci fai divertire...
> se Pompei fosse in america accanto ci darebbero Disney world
EliminaEcco, ci mancava pure una Pompei World di plastica.
Questa è proprio una mentalità crescitista e modernista.
Infatti io non guardo affatto alla plastica stelle strisce che noi importiamo acriticamente con giulivo nuovismo esterofilo.
A proposito, quella roba world di plastica di parigi pare sia in crisi nera. Evidentemente la plastica e il finto viene a noja dopo un po'.
Ah, sei sempre tu che suoni ? E che ci dici, stavolta?
Elimina...come...?? Vuoi insegnarci a terrazzare un altopiano desertico fatto di roccia lunare ?
Ma no, no...te l'ho detto anche l'altra volta, non conosci il mestiere del contadino, non sai cosa è una zappa, come si fa una caciotta...
Devi spegnere il PC, devi uscire da casa...lassa stà, dai...
Aspetta, Renzo, adesso chiamo il Dipartimentimento dell'Agricoltura americana e faccio presente il tuo piano: facciamo movimento terra e spostiamo le zolle fertili dell'Oklahoma e del Nebraska sull'altopiano di Oregon e Nevada. Terrazziamo tutto in 6 mesi, non ti agitare.
EliminaAspetta che chiamo, eh, dammi cinque minuti...anzi, forse dieci. Sai, anche laggiù il Ministero è statale, che ce voi fà...
Ma infatti, te l'avevo detto da subito di non prendere l'esempio dell'Oregon. Ci sono 50 Stati, proprio l'Oregon, dovevi prendere?
EliminaPoi si, loro hanno tante risorse. Qualche migliaio di testate nucleari sono una risorsa che non ti dispiacerà.
Intanto al ministero mi hanno risposto. Han detto che ti faranno sapere, Renzo. Chiamano loro, però, non ti disturbare...
Si, certo, le pensioni e le risorse naturali. La densità.
EliminaMa il Comunismo ? Ma ti ricordi quella canzone: "avanti o popolo alla riscossaaa...bandiera rossa....bandiera rossa..."
Renzo, secondo me sei sprecato in Italia. Ma che dico in Italia...in Europa! Perchè non fai una start up in Oregon, per terrazzare il deserto?
EliminaMa sai quanti soldi puoi fare ?
Eccerto, perchè questo è un Paese dove non vanno avanti i più meritevoli, i più capaci, i più intelligenti e preparati come te, Renzo...
EliminaE' un Paese per i furbi, i raccomandati, gli ammanicati. Ma se solo venissero valorizzati i veri valori, quelli come te meriterebbero subito di essere ai vertici di tutto...nevvero?
Ehhhh, maledizione...
Beh, dalla foto non trasparirebbe un aspetto nord-europeo, poi magari mi sbaglio, eh. La foto è così piccina...
EliminaNon so, come facciamo a capire che tu sei un settentrionale?
> essere ai vertici di tutto
EliminaQuesta è una nota che attira il mio interesse e la mia critica.
Questo è un mondo in cui i filtri passamerda sono sempre più efficienti. Nei mille fenomeni della crescita c'è anche la crescita dei filtri passamerda e della loro efficienza.
In altre parole, il valore di una persona NON dipende dalla topologia sociale, dalla posizione.
Già Zygmunt Bauman ha osservato il fatto che più persone fanno danni e più hanno potere, fama, denaro, etc.: ad esempio nella grande maggioranza dei casi il reddito delle persone è indice della loro nocività.
ehi ragazzi, non vi accapigliate troppo in discussioni su Venezia: Purtroppo fra non moltissimo verrà sommersa da un riscaldamento globale totalmente fuori controllo. Con tutte le antiche bellezze insieme alle oscenità dei nuovi edifici. http://ugobardi.blogspot.it/2015/08/arriva-il-mostro-del-metano.html
RispondiEliminaAmen
La questione è che il cataclisma è stato proprio creato con mille mila miliardi di azioni di degrado, antiecologiche. Lo scempio di cui si occupa questa pagina è una di queste.
EliminaIn un mondo che necessità di aumentare esponenzialmente la capacità fotosintetica biotica e di diminuire esponenzialmente la pressione antropica si è distrutto per sempre un pezzo di terreno "verde" per metterci su un aborto modernista per "più crescita" di impronta ecologica/homo/ e altri aspetti del teratoma umano.
> tu hai dei riflessi condizionati per cui Venezia = bello e buono, Rozzano = brutto e cattivo,
Elimina> quindi meccanicamente cala un filtro selettivo per cui solo quello che non ti piace è "scempio"
Hai scritto delle stupidaggini.
Prima di tutto perché nella colonna consumo di territorio ho affrontato un tot di pagine sulle devastazioni anche nei centri medio-piccoli, nelle altre grandi e brutte città.
Secondo perché io ho avuto per le mani proprio il caso paradigmatico, scolastico, il caso studio di abominio crescitista-modernista. Se avessi parlato dell'ecomostro capannone vuoto o campo solare a terra fatto a Vattelapescano, non avrebbe sollevato il benché minimo interesse.
L'ecologia è incompatibile con il consumismo.
Anche se ti metti a bere 11 litri di birra al giorno e scarichi la composta fermentata sempre sullo stesso giardinetto lo fai schiattare.
=> l'ecologia è incompatibile col tuo birrismo
Certamente potrei vivere in maniera molto più austera.
Ma anche questo ha una parte di antiecologità.
Più sno le risorse a cui rinuncio, meno inquinanti produco, più risorse rimangono per altri homo, magari per altri loro figli, etc.
> Venezia o Roma come parte integrante della tua "ecologia" ma in realtà sono SCEMPIO esattamente come le città contemporanee.
EliminaLorenzo, perdi punti quando spingi acriticamente i ragionamenti al contorno.
Venezia non è Quarto Uggiaro né una banlieue della Ile de France.
Venezia è ambita proprio perché NON è un moderno insieme di cubi e parallelepipedi. Ogni passo nel trasformarla in questa direzione è un azione che ne altera l'essenza.
Poi pure prendere un'opera di gioielleria, sostituire un brillante con una pallina di metallo al nichel saldata sul platino o sull'oro "molto più resistente, non hai problemi che si "disincastoni") e poi guarda cosa succede al tuo gioiello.
Quando hai sostituito tutti i brillanti con efficienti e ben saldate palline di metallo al nichel, prendi e vai a rivenderlo.
Prego.
> L'unico atto "ecologico" sarebbe quello di demolire l'esistente e ripristinare le condizioni pre-urbane.
Tu scrivi questo per sostenere un atto, documentato qui sopra, di costruzione di orribile ciarpame modernista inesistente e di peggioramento delle condizioni (scarse) relative a terreni biotici.
Ti stai arrampicando sui vetri.
> a un punto di vista ecologico Venezia è PEGGIO
EliminaDipende.
Venezia da sola con i suoi abitanti o con decine di milioni di visitatori portatori di denari e di stronzi, di plastica?
I problemi più grandi non sono venezia ma Mestre, Porto Marghera, il carico antropico del Veneto.
Ancora: dimensione e impatto della crescita antropica e del modernismo: la laguna ha vissuto per secoli bene poi sono arrivati, col modernismo, e tot milioni di homo in più, poi i fanghi rossi, poi i canali approfonditi e ampliati per le navi di grande stazza.
Il sistema fognario a Venezia ha funzionato relativamente bene per secoli.
Nota che il depuratore a Quarto Oggiaro è una finzione.
I depuratori depurano molto poco, la maggior parte del carico inquinante rimane, In altre parole la finzione depuratore di Quarto Uggiaro sta scaricando nei corsi d'acqua, quindi nel Po', quindi nell'Adriatico, quindi nella laguna di Venezia, molteplici inquinanti non biodegradabili per formula chimica o per quantità eccessiva.
La maledizione di Quarto Oggiario è proprio che fino ad alcuni decenni fa era campagna e ora è un pezzo di ciarpame modernista, che produce inquinanti e consuma energia, un pezzo del teratoma della conurbazione costipata ambrosiana quindi lombarda quindi italiana quindi.
Q.O. dentro il sistema di svincoli e di roba in mezzo agli svincoli?
Come è stato fatto quel tumore? Come un tumore ovvero con una cellula alla volta moltiplicatesi esponenzialmente, un cubo e un parallelepipedo cementizi, un metro di asfalto catramitico alla volta.
Se l'edificio storico del Santa Chiara ha valore zero, le milioni di case , capannoni e robi hanno valore negativo.
Anche tu vieni da direzioni e nel tuo immaginario modernismo e crescita erano e in parte ancora sono, roba positiva.
Io mi rendo conto che non posso essere così ecologico e antimodernista, io non so se tu ti renda conto della tua apologia di crescita, modernismo.
Qui esce un tuo limite.
EliminaIl bello è apparentemente senza utilità.
Come li considerano, "inutili" per masse di idioti, il vuoto, il selvatico e tutto ciò che non è finalizzato ad una immediata produzione di roba (spesso inutile se non nociva) a uso personale.
Quanto affermo, dell'utilità di ciò che viene considerato inutile, è che l'edificio "valore ZERO" del Santa Chiara, come altri "decrepiti edifici non modernisti" di Venezia, attirano anche troppi turisti.
L'inutile che si rivela fin troppo utile.
Ecco uno dei paradossi che fanno strame della tua logica irrazionale, Lorenzo.
> e il costruttore invece di fare un "cubo" avesse replicato pari pari l'edificio "pittoresco"
No, la comunità veneziana avrebbe dovuto semplicemente impedire qualsiasi costruzione, neppure un "pittoresco" clone kitsch dell'edificio esistente. ovvero semplicemente lasciare un giardino e relativo verde dove era.
Recupero e restauro dell'esistente o abbattimento e rinaturalizzazione, ovvero decrescita dell'edificato e dell'impronta ecologica e della capacità di generare impronta ecologica.
A volte ti trovo orribilmente sovietico, nelle tue posizioni. Il fatto che tu sia così antikomunista potrebbe essere un segno che su molte cose competete sullo stesso spazio ideologico, concettuale, ideologico.
A ri daje...
EliminaL'abergo Santa Chiara funzionava quasi certamente anche troppo bene.
Non c'era alcuna necessita' di aumentarne la cubatura che non sia quella di fare piu' sghei per prorpietari, costruttore, a danno di tutto il resto.
Peraltro le architetture veneziane erano assai funzionali e l'abbondanza di vuoto era proprio per tenere gli edifici leggeri considerata la cedevolezza dei terreni (fondi lagunari) sui quali si appoggiavano.
I veneziani, nei secoli, avevano trovato un modus vivendi, un certo equilibrio tra citta' - laguna - mare.
Ovviamente con ordini di grandezza due o tre volte minori rispetto all'attuale. Se non sei o sette ordini di grndezza, se consideriamo la massa antropica che potenzialmente puo' o potrebbe gravitare sulla citta'.
Si' una volta i palazzi erano moderni ai tempi nei quali vennero realizzati. Con tutt'altro tipo di architettura e di materiali e tecniche costruttive.
Io non voglio vedere architetture modulari, lineari, parallelepipediche, lecourbusiane, vetrocemento e vetroponti (vedere la porcata di calatrava) e altro schifo razionalista, internazionalista a Venezia.
Venezia deve rimanere quello che e'.
Uno non prende uno stradivari e inizia a trapanarlo o a metterci sopra con del bostik un amplificatore eletronico di plastica.
Anche se questo ha molta piu' potenza.
Che si fotta la potenza, io non voglio la quantita', io voglio la qualita' del suono dello stradivari, i profili dei palazzi secolari di una citta'
Tanto male non devono essere fatti.
Osserva invece lo stato pietoso in cui versano le strade e altre innfrastrutture in CA: dopo alcuni decenni tutti i ferri a vista, ossidati, consumati marci.
Visto i piloni della E45 dalle parti di Vedeggheto, se nel giro di un dieci/quindici anni uno o piu' piloni non verranno giu' sara' un miracolo.
E quasi tutte le opere in CA sono cosi', anche sull'A1 e in altri contesti.
I ponti dei romani e dei veneziani sui loro canali sono durati millenni e secoli, quelli nostri decenni.
E' risaputo che il cemento armato è un materiale "a scadenza". Lessi da qualche parte che se ne stima la durata media in sicurezza per un lasso compreso tra i cinquanta e i settant'anni.
EliminaTempo addietro, accompagnando una visita d'istruzione, ebbi modo di conversare con un anziano che era stato un addetto alla fabbricazione semi-manuale del cemento in una vallata a qualche decina di km dalle mie zone. Mi raccontò del procedimento di frantumazione della pietra calcarea con maglio idraulico (nel senso proprio di azionato dall'acqua), quindi della cottura in fornace e della vagliatura del materiale di risulta. Mi spiegò che i vecchi muri in cemento e pietra calcarea della zona sono tutt'ora in piedi perché la tecnica d'impiego del cemento "antico" era totalmente diversa da quella attuale: il cemento di qualità non si mescolava con sabbia o ghiaia qualsiasi, ma con il "setacciato grossolano" estratto dopo la cottura, in fase di vagliatura; inoltre, anche se "a crudo", anche i blocchi di pietra da costruzione erano dello stesso materiale. In pratica, sabbia/ghiaia, pietra e cemento diventavano come una specie di tutt'uno, laddove oggi il cemento è tra i grani di sabbia e ghiaia (non ne fa parte) che restano solo parzialmente coesi.
Non so quanto ci fosse di vero o non vero in quanto mi venne raccontato, perché le mie conoscenze in materia sono pressoché nulle e quel signore era davvero molto, molto vecchio e magari un po' "svanito" (sicuramente molto chiacchierone), però apparentemente la storia è credibile.
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RispondiEliminaQuando i nostri antenati facevano quello che facevano le condizioni erano radicalmente diverse. Il particolare che più si fa notare è che vivevano in meno di dieci milioni su un territorio che offriva ancora un sacco di possibilità. Vivevano inoltre in piccole comunità omogenee al loro interno e ben distinte le une dalle altre.
RispondiEliminaParticolare non secondario: le energie dell'intero corpo sociale venivano spese a beneficio d'una risibile minoranza. Quella che oggi consideriamo monumentalità è solo il segno tangibile della sofferenza della collettività d'un tempo a vantaggio dello sfarzo d'un gruppetto di tagliagole d'alto bordo. Il resto, quello che era "vita ordinaria" (generalmente, vita di merda per colpa esclusiva dei suddetti tagliagole), è andato distrutto, generando l'illusione che "i tempi andati" fossero un tutt'uno con quei monumenti e solo con essi.
In realtà, ritengo che non ci sia nulla di monumentale in un'opera come il castello sforzesco di Milano (per fare un esempio), solo l'oscena testimonianza degli effetti dell'etologia tipica della nostra specie quando i corpi sociali si organizzano. La grandezza dei monumenti di allora, come quelli di oggi (gli edifici "di pregio", le grandi opere e altro, fino alla sonda mandata in culo ai lupi per scattare quattro foto a una cometa o l'acceleratore di particelle di xyz km di diametro), rappresenta in modo direttamente proporzionale il livello di vergogna che dovrebbero provare le dirigenze che ne hanno imposto la realizzazione alla faccia di chi è stato costretto a rovinarsi la vita giorno per giorno per realizzarle.
Lo so che è un modo di vedere le cose un po' fuori dalle righe, ma così è come la penso. Volare basso e tenere i piedi per terra dovrebbero essere imperativi un po' più diffusi di quel che in effetti sono.
Devo ammettere che non ho aperto la pagina collegata.
RispondiEliminaSul perché siamo portati a pensare che una piazza antica sia un "capolavoro irripetibile" potrei fare delle ipotesi, ma sarebbero pura illazione.
Non posso che osservare la straordinaria bellezza e funzionalità delle piazze dei centri storici italiani, una bellezza unica e irripetibile che nessuno potrà mai delocalizzare.
RispondiEliminaOra semplicemente, nelle periferie moderniste non si fanno piazze perché esse sottraggono metri quadrati alla speculazione.
Per crescita e speculazione quel vuoto, e la funzione per la polis che esse assolvono, è non solo inutile ma dannosa rispetto agli scopi prefissi.
Piazze e parchi assenti sono infatti connotazioni frequenti della peggiore antiurbanistica. L'ingordigia privata ha tentato di creare quegli orribili luoghi fintoplasticati come gli outlet farsa, di sostituire alla piazza le gallerie commerciali nei tempi del consumismo di massa finto-democratico, sì global.
Le piazze sono irripetibili perché non ci sono più le condizioni, l'ambiente favorevoli alle piazze.
> Invece no
RispondiEliminaSe c'è la volontà, si possono creare piazze ed è stato fatto anche in tempi moderni (nella galleria che hai citato,immagine 9 (RC), immagine 26 (BG) ma poi citare belle piazze moderne in altre città, come LI, BS, etc.).
Ma la questione è che siamo involuti, ovvero la massa ora vuole andare al Merdonald in auto e comprare spazzatura con dentro cibo spazzatura, poi arrivare nell'autorimessa sotto casa, salire in ascensore 4 piani e infilarsi a mangiarlo davanti ad uno schermo piatto gigante da cui assumono spazzatura mentale che rinforza la dipendenza dalle altre.
La relazione tra autossidipendenza, antiurbanistica, abbruttimento e abrutimento generali sono fortissime. Il risultato è anche l'antiurbanistica in cui le piazze non esistono più, sostituite da centinaia di migliaia di ettari di territorio dsitrutto per sempre per iperdiffusori (ipermercati, centricommerciali) di spazzatura.