E' il lavoro ora che mi porta agli eccessi. Esultazioni e preoccupazioni, passione e stress, lavoro che ti mangia l'anima e fulmini a ciel sereno.
Dopo aver affrontato e vinto imprevisti, problemi, difficoltà di ogni tipo nell'estensione del "sistema" esistente (realizzato come prototipo da un brillante collega anch'egli sotto pressione del "fai un bambino in due mesi e mezzo!") dopo aver dato una mano ai colleghi della squadra su problemi comuni che siamo nella stessa barcaprogetto, l'azienda dice che non vado bene, sono troppo lento, la qualità proprio non interessa.
L'altro giorno brancolano, si interrogano su un requisito del sistema da specificare ai clienti. La conosco bene: è il panico da emergenza in un contesto ad alta pressione su scadenze "subito, ora!!". In reparto girano voci, questo? o forse quello? Frenesia ansiosa e ansiogena, inconsulta, "autofertilizzante".
Avevo documentato quel punto che avevo snasato essere importante e fornisco, tre minuti per recuperare il documento e verificare, la specifica richiesta con tanto di riferimento in letteratura tecnica. Parte la telefonata e forniscono la risposta al cliente. Ma è solo un aneddoto dei molti.
Dopo due giorni la comunicazione disciplinare.
A cointegro un amico che utilizza i "nostri" sistemi si lamenta, dice che sono farraginosi, rozzi. Mi conosce e mi punzecchia chiedendomi delle mie battaglie per la qualità che conosce. Non so cosa rispondergli, moralmente non dovrei criticare l'azienda in cui sono, in questo diario almeno c'è la sua anonimità.
E' che sono non so se un asburgico - teutonico, un giapponese, un alieno.
Giornalmente vedo violate, ignorate buone pratiche, tecniche e metodologie insegnate a livello di una scuola professionale, mica ingegneria avanzata, eh!?
Trasecolo in silenzio. Ciò che viene insegnato come fondamenti non vale più.
Sei minuti (!!) per fare un biglietto alla macchinetta in stazione, mi stampa tre biglietti (!?) per andare a Rovereto. Ieri è venuto giù un viadotto sulla Como-Lecco lasciando sotto della gente polpettata. Treno delle 920 soppresso di nuovo l'altro giorno. Eccetera eccetera.
Ho sgobbato duramente con molte ore fuori orario perché quando c'è da rimboccarsi le mani ce le si rimbocca! Il bene dell'azienda è il mio bene.
Poi c'è la parola data al mio capo, prima l'onore come uomo! Mi porto anche lavoro a casa come ho fatto. Si può essere eroici per qualche tempo limitato.
Non voglio che me li contino come straordinari, mi guardano così, di nuovo sono alieno. Ci saranno poi i periodi di calma, scarichi, non sono affatto uno stacanovista perenne.
Ora dovrò difendermi giustificando. Sono meticoloso ma è tempo sottratto ad altro, al lavoro a casa e mi credo ansia, preoccupazioni che ora ero anima e corpo sul finire e finire bene. Sono proprio dei coglioni!
Resisto alla liquefazione, tento di resistere.
Incombe la scadenza coi clienti, c'è già di nuovo frenesia, agitazione, ansia.
E' il lavoro ora che mi porta agli eccessi. Esultazioni e preoccupazioni, passione e stress, lavoro che ti mangia l'anima e fulmini a ciel sereno.
RispondiEliminaIl lavoro rende l'Homo umile, lo ingobbisce per ore al giorno mettendone a prova la resilienza.
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Il lavoro (inteso come lo intendiamo oggidì, che non è per niente il modo migliore di intenderlo) prende l'homo umile, lo sfianca, lo umilia, lo rapina, quindi dopo averlo masticato a dovere lo sputazza ai margini d'una strada (sconnessa e piena di cacche di cane).
EliminaIl lavoro mette alla prova la resilienza, le capacità e logora da sempre e sarà sempre così.
EliminaIo ritengo che il lavoro possa essere anche passione , piacere.
Certamente nella società liquida ci sono anche nel lavoro novita' continue e questo ha, come contraltare, che il nuovismo e il consumismo si applicano pure ai coloro che lavorano.
Sì ...
Eliminal'inganno è che con l'automazione potremmo lavorare tutti e meno;
ed invece, il Sistema installato e operativo non allenta la catena, anzi il contrario !
Bene ...
avanti così.
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Il lavoro, in un sistema in cui gran parte di esso viene "distrutto" per progressiva automazione, e' semprepiu' una metarisorsa. La biologia prevede una competizione e relativa selezione asperrime prorpio in modalita' "intraspecie".
EliminaLa sudddivisione del lavoro. per quanto razionale e logica, non e'nella non-logica della competizione.
E' il motivo per cui i sistemi socialisti, comunisti, le realizzazioni distopiche della visione marxista del mondo, non solo non hanno funzionato ma sono diventati mali molto peggiori di cio' che avrebbero voluto curare.
In questo senso ci sono anche le elite e i loro disegni per sfruttare piu' possibile cio' che, nella piramide sociale, sta sotto di essi.
La competizione feroce dei livelli inferiori a loro, e'un eccellente motore a scoppio sociale da sfruttare.
Per questo le castalie alla Clinton - Soros lavorano con un successo che sembra non avere limiti. Solo che stanno facendo un giochino pericoloso. Prima o poi le masse catechetizzate da decenni di questa incredibile commistione tra cristianesimo, ebraismo e marxismo, si renderanno del disegno di colossale e pervasivo sfruttamento alle quali sono state programmate e saltera' tutto per poi ripartire come prima (non puoi eliminare la competizione dalla biologia, la puoi mediare,a volte). Aggiungo che la competizione la puoi governare solo in comunita' a misura d'uomo.
Fammi capire. Hai ricevuto una lettera di contestazione disciplinare?
RispondiEliminaSì.
Eliminaallora perdonami, ma la descrizione di come ti rapporti in azienda stride assai. uno che si porta il lavoro a casa, che ha un'alta capacità di problem solving, che ha (mi pare) un buon rapporto col capo, che non tira fuori straordinari NON riceve una lettera di contestazione disciplinare perché è pignolo o lento.
EliminaSbagli, Francesco. Lo dico per esperienza diretta. Per esempio, il "capo" vede come il fumo negli occhi le menti creative, perché troppo spesso finiscono per essere "cani sciolti" difficili da controllare. Il "capo" vuole dei sottoposti, non delle menti libere, delle persone acriticamente obbedienti o comunque totalmente controllabili/manipolabili. Diversamente non sarebbe un capo ma un compare, ed il suo capo lo vedrebbe come il fumo negli occhi rimuovendolo dall'incarico o sminuendone il peso per neutralizzarne il potenziale destabilizzante (dal suo punto di vista di "capo"). Il "capo del capo" ha a sua volta un altro capo...
EliminaC'è poi la spinosa questione della concorrenza tra "capi", che rende ciascun "capo" ancor più virulento nella sua (per usare una parola di UUIC) nocenza.
x Francesco:
Elimina> uno che si porta il lavoro a casa
Questa avviene raramente, NON è usuale.
Ci sono volte che sei scarico e c'è poco lavoro, ci sono dei picchi ed emergenze.
> ha un'alta capacità di problem solving
No.
Io ho alte capacità nell'ingegnerizzazione e nella progettazione e realizzazione per estensione, manutenzione, affidabilità, etc. .
Non sono certo brillante nella protipazione creativa e mai lo sono stato.
> buon rapporto col capo
Rapporti dignitosi e rispetto reciproco.
Io non sono molto espansivo, molto fuffi fuffi pucci pucci neppure coi rapporti coi colleghi. Non è che sono orso a casa e cicisbeo al lavoro!
Comunque ritengo che il rapporto sia soddisfacente, considerato che io sono una persona riservata, a volte perfino schiva.
> perché è pignolo o lento
La nostra struttura è relativamente piatta.
Il mio capo risponde direttamente al DG.
Allora, egli mi ha confidato che io non vado bene prorpio perché non faccio le cose in fretta.
Non so quanto egli stesso sia sotto colpi di martello e quindi li scarichi su di me.
Egli mi ha confidato che nel progetto precedente, in cui ho lavorato in una squadra di quattro persone con una collega che, ho saputo ora, è moglie di uno dei vertici, sono stati scontenti.
Un altro collega tecnico e io segnalammo ripetutamente: volevo pararmi il culo! (scelte economiche di progetto folli con impatti a livello tecnico molto pesanti, non c'ho le scarpe ma voglio i gemelli in platino e diamanti a 8 carati).
Non solo, con quella collega, poi, in maniera goliardica ma senza risparmiare battutacce, sollevai obiezione sul fatto che il prodotto finale, nuovo (MIIIIII, partiamo proprio bene) aveva dei difetti orribili, prodotti che NON avrebbero passato un esame di scuole professionali triennali.
La mia impresisone è che io,oltre che lento per questi frenetici, precoci, sia proprio scomodo, un rompicoglioni che non si adegua.
Anthony Robbins indicava che le squadre vincenti hanno sempre un disadeguante su una squadra di cinque o sei. Solo che bisogna avere una buona attitudine, un po' come col metodo della "confittualità assertiva" o altri.
Ecco, io sono un po' un cane sciolto, per dirla alla MKS.
Sapete cosa diceva A-Woman, stare con me fu bello ma faticoso.
Ci sono ovviamente, anche lotte di potere dal quale io rifuggo in ogni modo (non ho potere ne' mi interessa) e questo mi "aliena".
Mai cercato la carriera, io cerco l'affidabilità, la corretezza, una qualita'decente per i prodotti aziendali, per il bene dell'Azienda che non sia solo fino a dopodomani.
Qualche tempo fa, il mio capo, passò per i corridoi esultando, perché il prodotto cui lavorai con altri due (e per il quale ricevetti altre due contestazioni disciplinari sulla mancanza di rispetto dei tempi, avevo fatto delle stime abbastanza rivelatesi, in seguito abbastanza precise, rigettate perché "eccessive") venne e viene considerato il miglior prodotto aziendale.
Ecco, a pensare a queste cose iniziano anche a girarmi i koglioni.
Le mie stime, rivelatesi abbastanza precise, vennero rigettate.
Ma che cazzo vogliono sapere e fare questi? Hanno formazioni economiche e le calano sui tecnici dall'alto.
Che mi viene da bestemmiare...
mi hai risposto lungamente ma non so, qualcosa non mi torna, al netto della nota stupidità aziendale, soprattutto se non padronale, e mi pare che la tua sia una public company. dico solo che il lavoro non è la birra che bevi al pub con gli amici. il lavoro è talmente che l'ideale sarebbe poterne fare a meno. m siccome hai una certa età e un certo stipendi, ti consiglierei di venire a patti col "sistema", che un altro lavoro così col cazzo che lo trovi. e hai delle responsabilità, non tanto verso te stesso ma verso tuo figio e la banca a cui paghi la rata del mutuo.
EliminaA questo giro, un plauso all'analisi di Lorenzo. Era mia intenzione sottintendere le stesse cose, lui è stato più esplicito. Quella è l'etologia umana così come ricade su un certo angolino del pollaio odierno.
EliminaFrancesco, io mi trovo in una sorta di cruccio filosofico: prendere atto della realta', descritta in modo preciso ed efficace da Lorenzo qui sopra, prendere atto di miei limiti e caratteristiche e capire quanto essere parte del mondo "storto" e quanto impegnarmi, per quanto possibile per me, per migliorarlo.
EliminaConsiderando che non ho certo risorse economiche, capitali o altre forme di reddito per permettermi di non lavorare.
Giusto
RispondiEliminaC'è solo da sperare che il pesciolino ha fatto la prima segnalazione l'abbia fatto in forma scritta e rispettando tutti i crismi stabiliti dallo scaricabarile burocratico, se no immagina un po' dove andranno a ricadere le colpe altrui (quelle vere, quelle dei pescioloni)?
RispondiElimina> La storia del cavalcavia sulla Valassina è tipo che un addetto aveva notato che stava venendo giù
RispondiEliminaTu parti da lì e invece io guardo prima.
Perché i viadotti o le loro campate vengono giù? Perché sono progettati male, realizzati male e manutenuti peggio.
Perché questa sequenza? Perché non c'è attenzione alla qualità?
Perché tante disfunzioni nei servizi? Costi esorbitanti e malasanità?
Perché le strade sono discariche e i pulitori spargono sporco invece di pulire? Perché la giustizia è una macchina infernale da cui è melgio tenersi lontano?
Eccetera eccetera.
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RispondiEliminaUUIC: "Perché [...] Eccetera eccetera."
RispondiEliminaPerché un pollaio troppo pieno è sempre un pasticcio ingestibile dove regna il conflitto in ogni sua forma. Compresi l'elusione e lo scaricabarile che, in quelle condizioni, diventano tecniche di sopravvivenza che richiamano il ben noto mors tua, vita mea.
Cacciamocelo nella testa: non siamo fatti per vivere in corpi sociali di decine, quando non centinaia di milioni di persone, particolarmente se stipate su un territorio inadeguato al numero. La nostra "dimensione sociale" è quella del gruppo di poche centinaia di persone, con spazi tra gruppo e gruppo bastevoli per rendere le interazioni tra gruppi possibili ma costose in termini di sforzo per implementarle, desiderabili ma non inflazionabili, frutto di una forte volontà costruttiva anziché meccanismo coatto.
I cambiamenti necessari per passare dalla nostra attuale condizione fisiologica (quella dei piccoli numeri) alla nostra attuale situazione contingente richiedono tempi evolutivi che non si misurano certo in poche migliaia d'anni, anche se teste d'uovo elitarie e in mala fede vorrebbero convincerci che per la nostra specie l'evoluzione che conta riguarderebbe aspetti culturali e non "bassamente" materiali.
Lorenzo: "nella vita quotidiana se non ti va di essere "pesce" di un certo acquario, puoi sempre andartene, nessuno ti obbliga"
RispondiEliminaQuesto è semplicemente falso. Fosse vero, tu avresti già da tempo abbandonato quell'area ove vivi e che non perdi occasione per definire (più che opportunamente) un inferno. In realtà, in modo magari non esplicito ma non per questo meno efficace, tu sei costretto a stare dove stai da circostanze che io non posso neppure immaginare ma che certo esistono. Tu pure sei un pesciolino nell'acquario dove l'hanno ficcato, e da lì, per una ragione o per l'altra, non esci.
Cerca di non prendere quest'affermazione come un attacco personale, perché non è quella l'intenzione (anzi...).
E' noto da sempre, in etologia, che la costipazione aumenta la rissosità fino a forme di cannibalismo.
RispondiEliminaNon so quanto questo sia un fattore diretto, in questo caso.
Nell'ultima visita GAS ci spiegaron che le galline arrivano fino a gruppi di 1500 oltre i quali inizia ad esserci forme di stragi interne: oltre a quel numero in essi non si riesce a stabilire una gerarchia e le lotte tra le galline che ambiscono ad essere capi diventano via via più numerose e cruente, fallendo comunque nell'obiettivo di selezionare una gallina capo che sia riconosciuta come tale dalle competitrici.
Dalle nostre parti la tecnica non è rifare bensì aggiungere, col bel risultato che 1. la manutenzione è inesistente perché tutti gli sforzi se ne vanno nell'aggiunta e 2. l'esistente da sottoporre a quella manutenzione che non potrà mai essere posta in essere aumenta e aumenta e aumenta. Risultato: un ammassarsi di roba che ricorda sempre più i paesaggi di Sarajevo dopo i bombardamenti umanitari. Però, tra tutta quella roba in vari stadi di devastazione, c'è sempre un nuovo gioiellino da inaugurare in pompa magna con le autorità in prima fila a gonfiare il petto di fronte alle telecamere e ai flash (dopo, ovviamente, aver fatto scorrere di mano in mano un'adeguata dose di denaro per gestire potere e relazioni per organizzare il prossimo gioiellino e relativa inaugurazione).
RispondiEliminaDietro tutto questo, ancora una volta, il problema n. 0 a fare da motore.
Uomo, leggo solo ora questo post, mi dispiace dei grattacapi che hai sul lavoro.
RispondiEliminaSpesso io mi lamento del mio ma no, non c'è paragone. Un atteggiamento del genere (chiedermi un lavoro fatto a cavolo, per rispettare scadenze assurde) non c'è. Uno dei pochi vantaggi a fare un lavoro come il mio (l'altro è quello di avere persone grosso modo sensate attorno, un buon ambiente).
BuluCosa, anche qui è uguale, basta lavorare nel Pubblico. Li non ci sono problemi di budget o di scadenze, anzi, tanto peggio tanto meglio.
EliminaNota: io non lavoro nel pubblico. Inoltre: non è "tanto peggio, tanto meglio". Se lavoro male mi sbattono fuori!
Io ho scadenze, ma grosso modo le so e mi preparo prima.
Poi non ci credo nemmeno per un attimo che se ritardi una certe consegna chi ti paga è costretto a pagare delle penali ad un committente.
EliminaIo non ho detto che il mio ente deve pagare delle penali per me. Dove lo vedi scritto?
Io ho scadenze che, se non rispetto, significano il mio licenziamento. Vedi bene che devo rispettarle.
Mi sembra che non sia una situazione da "dipendente pubblico".
Quest'altri giro, invece, al contrario del precedente, è uno di quelli in cui LoreCoso merita solo il silenzio che si dedica a coloro che si decide d'ignorare sapendo d'essere di fronte all'espressione d'una loro fissazione. La zia di mia cognata era così. Lei, negli anni '80, sentiva gente che fabbricava metanolo in un'intercapedine tra le pareti di casa sua.
EliminaBulutn, io penso che ci sia un problema se no irrisolvibile, sicuramente con pochi gradi di liberta.
EliminaI vertici - me lo hanno detto - hano mandato di aumentare la redditivita' dell'azienda in un contesto di sensibile impoverimento del mercato. Insomma, fare le nozzo coi fichi.
Uno dei pattern piu' comuni e' quello di imporre dei tagli che dall'altro iniziano a muoversi verso il basso.
In fondo alla piramide nessuno pu' propagare l'azione.
Sebbene io mi renda conto che fare le nozze coi fichi non ha una soluzione, non sono neppure un coglione qualsiasi che si cosparge il capo di cenere per errori e/o condizioni oggettivamente problematiche che NON dipendono in alcun modo da mie responsabilita' o mancate respons-abilita'.
Insomma c'e' una mangiatoia e la lotta di sempre per essere piu' avanti e mangiare piu' degli altri.
Lorenzo, uso le tue parole.
RispondiElimina"L'ipotesi di ricominciare una vita altrove è abbastanza impraticabile.".
> UCoso, rispetto al cavalcavia, tu usi la retorica cattocomunista, che è fallata nelle premesse.
Guarda, se c'e' una cosa che non andava proprio, nei paesi comunisti, era proprio la manutenzione.
Qualsiasi manufatto ha un ciclo di vita e qualsiasi manufatto ha un ciclo di vita piu' breve e "peggiore" se non viene sottoposto alla doverosa buona manutenzione "ordinaria".
Invece siamo in un paese del nuovismo, si fanno le cosa USA&getta senza poterselo permettere, visto che e' una strategia economicamente falllimentare, non solo ecologicamente fallimentare, funzionale al consumismo, non certo a valori e buone pratiche, alla sostenibilita, etc. .