Così guardavo questi magiari, ritrovarsi in un non luogo (una “piazza”, una zona larga in un – probabilmente – centro commerciale) e ricreare questa fantasmagoria.
A me non entusiasmano le illegal (incontri di tango in luoghi insoliti, non in milonga) perché la milonga non solo è un luogo strumentalmente predisposto, un luogo simbolico ovvero tempio in cui si svolge questa liturgia coreutica, ma è anche un organismo sociale, un superindividuo (credo di aver trovato questo termine negli studi sul tantra) ovvero una sovramente, una sovraanima nella quale emozioni e la potenza moltiplicativa del coreus, del gruppo armonico, sono una dimensione, una realtà moltiplicativa.
Ho visto e mi sono commosso: era l'evocazione dell'incanto, ormai incastonato nel nucleo più profondo della mia anima. Mentre scrivevo e leggevo, 'ho messo in sottofondo, prima la Cumparsita, il tango (uruguaiano) suonato dal vivo, il pezzo più famoso e poi quel vals che adoro (dovrei cercare, ora non ho tempo) . Non penso che sia un caso, sul Danubio, tra Vienna e Budapest, il valzer è nelle anime, come le acque placide del grande fiume della civile Mitteleuropa.
Osservavo, in questo documentario inconsapevole, la curiosità dei profani, la fascinazione che subivano, l'avvicinarsi curioso. Poi i sorrisi di alcune coppie, anche principianti, al termine del vals (anche il piacere dell'esibire questa cultura del corpo, lo spirito elitario della piccola comunità di adepti, altro ancora, quasi sicuramente), il manifestarsi esteriore del ballo emotivo interiore, della meditazione alla gioia.
Ecco, questa è una testimonianza, inconsapevole, appunto, di questo mosaico estetico che è il tango, una miscela di spezie, colori ed emozioni che affascina, che rapisce.
Ascoltavo, in sottofondo, la musica e meditavo, mi immergevo pavlovianamente nella gioia.
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