La prima nevicata, quella di inizio dicembre, ha fatto scempio nei boschi, qui: molti alberi erano ancora con la chioma e ciò li ha appesantiti oltre misura. La selezione naturale lavora, ma non solo. Purtroppo non sono boschi primordiali ma boschi che stanno recuperando terreni e plaghe abbandonate. In quella transizione da coltivato a silvestre lavora il cancro della vitalba: nei boschi integri essa non esiste, esiste nei posti “degradati”. In molte zone vedo che gli alberi soccombono e rimane uno strano misto di mucchi di vitalba e rovi. Chissà cosa succederà in tempi lunghi, quelli che sfuggono alla frenesia, all'impazienza, alla miopia e all'ingordigia di noi umani. Il bosco prevarrà? O prevarrà la vitalba?
Arturo mi segnala "un'altra furbata della cricca di Gentiloni &Co", l'affarismo ecocida e koglione dell'antieconomia verdognolastra, incenerire boschi interi per fare energia per gli “ape”, riscaldamenti a manetta, le fotine mentre ti scaccoli con l'amica da mettere sul faccialibro. Già.
Nell'anello di domenica, la parte al ritorno, un sentiero che viene massacrato da motocross e trial - che Thor li strafulmini con tutti gli islamici – il sentiero era messo assai meglio. Ah, per forza! Ogni cento metri c'erano ammassi di alberi di traverso, abbattuti dal carico niveo. Lento, faticoso e utile (una sorta di cosa a metà tra palestra di yoga lineare e allenamento di incursori, passa sopra, striscia sotto, allungati, ranicchiati, aggrappati, scavalca etc,). Anche piacevole, abbiamo camminato senza la rottura di coglioni delle moto. Quel sentiero è diventato... assai impegnativo. Meglio così, senza altri bipedi umani il contatto intimo con il selvatico è stato ancora più intenso.
Beh, il contatto anche con... le zecche. Io ne ho fatto un carico di quattro, _civa ne ha scoperte due ieri: brutte bestie! Qui dicono che esse sono tornate con la fauna selvatica, gli ungulati: cervi, daini, cinghiali, caprioli. La fauna che sta letteralmente massacrando e facendo chiudere centinaia di piccole aziende agricole di montagna: alla sesta volta che le bestie ti distruggono il raccolto capisci che lavorare duro per perdere soldi non funziona.
Da tempo sostengo che la forma repubblicana comunistoide della caccia, che ha sottratto la fauna da patrimonio dei proprietari dei terreni rendendola proprietà dello stato, ovvero di nessuno ovvero dei cacciatori, sta facendo scempio dei contadini. Uno dei molti fenomeni dell'urbanismo e dell'artificializzazione da esso indotta: le zone rurali come parco divertimenti per sradicati inurbati.
Come in altri paesi d'Europa la fauna deve ritornare di proprietà delle aziende contadine e diventare fonte di reddito: i cacciatori – lunga vita a loro! - devono pagare i proprietari per i capi abbattuti sui loro terreni.
A che punto siamo? Ad una natura che transea da un giardino coltivato, ora nello stato di boschi e campi abbandonati, verso lo stato di foreste? E' di nuovo l'impero romano senescente che si avvia verso il medioevo?
Per il resto, la bellezza della corona candida dello “alto” Appennino, uno scoppiare di fiori, il fatto che stiano recuperando con dovizia e maestria minuscoli borghetti in pietra, legni di castagno e coppi, l'essere lontani dalle masse, nell'incanto della natura che freme per la primavera, scorci inaspettati che si aprivano, una sorta di deflagrazione di bellezza che ti colpisce, alla svolta del sentiero, tutti i sensi.
Poca forma fisica e io e _gorza abbiamo sofferto, in braghe corte e maglietta, una sorta di anticipo di merdoso caldo estivo, gli altri tre sono andati meglio. Io lo odio il caldo. L O O D I O!
Eravamo stati in milonga fino all'una e mezza, la notte, nella città di _civa, ho dormito da lei. Quando ha visto la bella giornata e che me ne andavo, all'ultimo ha deciso di venire, invece di stare a casa. Ha fatto molta fatica per una sorta di giro della zia.
Tutto condivisibile, ma dimentichi un "dettaglio" quando scrivi "recuperando con dovizia e maestria minuscoli borghetti in pietra, legni di castagno e coppi": ognuno di quei borghetti, nel suo stato di abbandono (così come nel suo stato precedente all'abbandono) ha un impatto nullo sul sistema idrico del luogo. Il "recupero" non è un recupero, bensì un ammodernamento, il che include tanti begli scarichi fognari, con buona pace dei rivi appenninici (che, il più delle volte, non portano acqua a sufficienza e finiscono per morire appestati da detti scarichi). Vedo già all'opera questo processo nel parco pseudo-naturale delle Capanne di Marcarolo, per dire. Però, pofforbacco, ora il territorio (ovviamente con opportuni investimenti anche pubblici a favore di qualche Tizio e Caio) è "in via di rivalorizzazione", eh!
RispondiEliminaMesser Pigiatasti, in realtà il problema è il numero di Homo Sapiens spropositatamente insostenibile.
EliminaNegli ambienti rurali gli edifici isolati NON sono collegati ai depuratori (o cosiddetti tali, visto che la depurazione è assai blanda).
La regione in cui scrivo aveva redatto un interessante piano delle acque nella quale si raccomandava, per tali edifici, la fertirrigazione con microreticolo superficiale:
o - prima elaborazione nelle vasche Imhoff
o - reflui che escono da questa dispersi in un reticolo di micro canali a perdere.
In questa regione nella quale parte rilevante dei terreni sono (argille azzurrognole orribili del pliocenico) drattamaticamente poveri (di nutrienti) questa sarebbe la quadratura del cerchio:
o - evitare l'eutrofizzazione dovuta allo scarico in corsi d'acqua (naturali o anche fognari con i i cosiddetti depuratori)
o - riportare i nutrienti in loco.
Come molte delle cose intelligenti, semplici e utili, probabile che rimanga lettera morta.
Un cittadino causa problemi simili se non peggiori ma non vengono percepiti.
Sai che io desidero un'Italia con 6M di abitanti nella quale il ridotto carico antropico potrebbe essere eccellentemente biodegradato dall'ambiente (si pensi alla rinaturalizzazione di ampie aree con parte di esse dedicate alla digestione dei reflui fognari (tutta roba che ora finisce in mare).
Il problema è che se vuoi il rustico tra i monti non devi fartici una villa. In quei contesti gli scarichi non servono e dovrebbero essere proibiti -- si facciano delle latrine, piuttosto.
EliminaParlo con cognizione di causa, perché vedo cosa stanno combinando sull'appennino nell'entroterra genovese: in massima parte i "recuperi" sono dovuti a persone piene di soldi che si fanno il "rustico" (= la villetta) per poi passarci qualche fine settimana, oppure da [im]prenditori che, fingendosi altro, aprono agriturismi (= alberghi e ristoranti), sempre per gente che ha da spendere. Tutte queste cosette UCCIDONO quei rigagnoli/ruscelli del posto che in modo altisonante si sentono chiamare (a sproposito) "fiumi" e "torrenti".
Ovviamente, a contorno dei "recuperi" c'è poi tutta la questione della viabilità, ché in quei posticini proprietari e clienti devono poterci andare col SUV o col BMW da commenda - e che diamine, mica vorrai trattarli da pezzenti?
Villette = abomini
EliminaAnche qui il ciarpame non manca.
Specie la roba costruita nei 70 e 80 è obbrobriosa: tapparelle, volumi, struttura in CA, allumini anodizzati, etc. oltre a strade reflui etc. .
La maggior parte dei recuperi sono si "oriundi". Le nuove generazioni sono già di sradicati inurbati senza alcun rapporto emotivo/affettivo con la collina e la montagna.
Un po' come mio figlio: mia madre a furia di negare la casa nel paesello natio hacsradicato emotivamente pure me oltre che il nipote, UnBipedinone, che non ha mai potuto sviluppare un legame.
Forse anche questo ha cdei.pro, meno gente che va in quei luoghi.
L'Appennino è in partic empre più estese desolato, deserto di umani e eicco di florace fauna.
Gli agriturismi, molto turi e poco agri.
EliminaUna delle molte finzioni truffaldine.
In certe regioni c'è l'intenzione di normarli come esercizi turistici "rurali".
Poi bisogna vedere: come controllare? e poi i controlli verranno eseguiti?
Se c'è disonestà diffusa non ci sono normwce controlli che tengano.
A rigore di cronaca abbiamo trovato il corso d'acqua costeggiato per circa 1/4 dell'anello con molta schiuma.
EliminaLa nefandezza divsaponi liquidi e shampoo usati a raglio oltre a fertilizzanti chimici.
Grazie per aver sottolineato il problema.
Lorenzo: "Se qualcuno proponesse di portare le scolaresche sulle mulattiere e i sentieri, di fargli vedere cosa significa tirare su edifici rustici e chilometri di muretti a secco [...]"
RispondiEliminaL'ho fatto più e più volte, proponendo per buona misura anche visite a quei casali della Lomellina che erano tipicamente orientati alla coltivazione del riso, ai pochi antichi mulini dei quali rimangono tracce, e così via. Tutte proposte cadute nel vuoto. Molto meglio visitare, che so, il Vittoriale o i musei di Firenze. Se non altro sono lontani: che visita di istruzione sarebbe se non si percorressero almeno tre o quattrocento chilometri in pulman?
Tutt'altro, però sono in grado di riconoscere le cose caratterizzate da reale valore quando le vedo. Pare che stia diventando (sia diventata?) una qualità residuale.
RispondiEliminaUn esempio. Per la fine maggio la scuola ove lavoro ha organizzato una serie di visite di istruzione al Sacrario della Benedicta, nel parco delle Capanne di Marcarolo, per ricordare un gruppo di guerriglieri che furono fucilati in loco (oggettivamente, una gran brutta storia). Orbene, in un raggio che va da alcune centinaia di metri a una manciata di chilometri, nello stesso parco sono presenti anche opere idrauliche vecchie di circa un secolo ed ora parzialmente degradate ma comunque ancora ben riconoscibili per struttura e funzione (fanno capo a "rami" morti o moribondi dell'acquedotto De Ferrari Galliera). Ebbene, crederai mica che ci si sforzi di farci una capatina, magari con qualche insegnante pratico della materia che possa spiegare l'importanza vitale (in tutti i sensi) di roba del genere? Sottolineo che l'organico della scuola comprende alcuni architetti che senz'altro avrebbero qualcosa di significativo da insegnare ai ragazzi.
P.S. Ho ovviamente compreso il tono del tuo solo apparente insulto.