martedì 2 luglio 2024

Un po'

Caro diario
Sono in un periodo di fiacca o  più precisamente, di disinteresse nei tuoi confronti.
Un po' i carichi di lavoro, un po' la vita quieta, senza grandi emozioni.
Il tango è ripreso bene: le lezioni  impegnative, portano discreti risultati.
Voglio tanto bene a Rosa Canina, siamo felici. Ma... saranno due mesi che non si tromba più, come se fossimo diventati cari amici: fortunatamente ci abbracciamo, carezziamo tanto, pure tanti sono i baci teneri e le risate.
Osservo i vari teatrini, le ipocrisie ovunque, società, lavoro, potere, politica, cultura: la mia reazione è di disinteressarmi via via più: veramente, non mi interessano queste farse.
I carichi di lavoro sono eccessivi: scelte che permisero di essere veloci, nel passato, ora diventano problemi sempre più gravi, resi peggio dal fatto che alcuni creatori di trucchi e furberie ora sono in pensione. Il solito "fretta e bene non vanno insieme": noi del privato siamo sotto la pioggia di fuoco della concorrenza mondiale, non puoi fermarti perché perdi il treno, molte persone non pensano neppure a fare le cose bene perché significa tempi impossibile se non portandoti a casa del lavoro, c9me ho fatto l'ultimo mese, sacrifici, ore senza conto.
Anche la stanchezza toglie energie, non ultimo distrae anche da questo diario.

43 commenti:

  1. Sembri preso nel mezzo tra il traguardo personale della mezza età (forse anche un poco oltre) e le meraviglie della modernità. Già, perché rovinare, rovinarsi la vita è una meraviglia, secondo gli imbonitori che ci vendono il "progresso". Pare che invecchiare stia diventando un reato.

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    1. Messer Pigiatasti
      Ritengo che il "travaglio" del lavoro, anche quello contemporaneo, che non è più fisico ma relazionale, mentale, sia parte del sacri-ficio del vivere.
      Invecchiare comporta forse qualche scampolo di saggezza, ma non si corre più come una volta, i tempi di recupero si allungano.
      Una volta i vecchi crepavano presto, ora abbiamo più anni e parte di questi sono di lavoro e della fatica che esso porta seco. Forse meglio così?

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  2. Non sono i ritmi, Coso, è il costo di un'ora lavorata.
    Molti anni fa avrei dovuto andare a dirigere una filiale in Bulgaria e l'unica ragione per mettere in piedi tutta la baracca era che lo stipendio medio bulgaro dell'epoca era circa 200 euro.

    Il "lavoro", quando si postula la "globalizzazione", cioè la rimozione di qualsiasi barriera, limite, vincolo, tra sistemi che si trovano ad un potenziale differente, si sposta nei luoghi dove l'ora lavorata costa meno oppure, per dire la stessa cosa in un altro modo, dove la vita umana vale meno.

    In questo momento ci sono signori pakistani che stanno fondendo metalli o operando macchinari in ciabatte dentro delle botteghe col pavimento in terra battuta. Attorno ci sono i ragazzini di bottega che fanno i lavori ripetitivi e le pulizie. Ogni tanto qualcuno perde una mano o un occhio, pazienza. Poi a cinquant'anni sono vecchi e a sessanta muoiono, come mio nonno e questo rende conto, tornando ai commenti precedenti, del sistema pensionistico pensato per i tempi di mio nonno, quando il Pakistan eravamo noi.

    La bottega pakistana non compete sulla qualità del lavoro e nemmeno sulla quantità del lavoro, i pezzi meccanici hanno tolleranze ridicole e tutto si muove coi ritmi rurali. Invece compete sul fatto che si possono buttare persone dentro il forno e nessuno dice beh. Con lo stipendio di Coso si paga una intera fabbrica pakistana.

    "Osservo i vari teatrini, le ipocrisie ovunque, società, lavoro, potere, politica, cultura: la mia reazione è di disinteressarmi via via più: veramente, non mi interessano queste farse."

    Leggevo degli esami di maturità. Somma ironia. Cito il Corriere.

    "«C’è un infantilismo generalizzato che colpisce genitori e figli» - spiega il professor Carlo Braga, per anni preside del Salvemini di Casalecchio e ora impegnato negli esami al Minghetti come presidente di commissione. «Mai, ai miei tempi, ci saremmo sognati di sostenere la maturità in compagnia di mamma e papà – continua – anzi l’avremmo vista come una diminuzione della nostra autonomia. È il modello educativo in uso ora che porta i genitori a essere molto presenti, partecipi in tempo reale delle valutazioni scolastiche che in caso siano negative fanno scattare la chiamata istantanea all’insegnante. Diciamo che in parte i ragazzi vogliono questa presenza dei genitori perché ci sono abituati, e in parte i ragazzi subiscono questa presenza. Sicuramente non è un meccanismo che porta ad una serena maturazione degli studenti. Ed è un fenomeno che ha una connotazione anche “classista” se vogliamo: non ho visto molti genitori ad assistere agli esami negli istituti tecnici o nei professionali a dire il vero»."

    Torno a dire, mentre da noi i ragazzi fanno gli esami coi genitori, i ragazzi pakistani sono li in ciabatte e a mani nude a rimestare nell'acciaio fuso. Poi gli stessi ragazzi vivono nella convinzione "di sinistra".


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    1. Sebbene, come macchine termodinamiche, ciascuno di noi tenda ad ottenere il massimo col minimo impeegno, se non vogliamo ridurci all'infimo livello di macchine (o nell'accezione marxistica di tubi digerenti, per dirla alla mia padre) abbiamo il DOVERE di lavorare per mantenerci e per contribuire alla comunità in cui viviamo.
      Il Puer aeternus, l'infantilismo bamboccione che piace tanto ai demagoghi sinistri, agli ideologi del profresso regressivo dei solo diritti (mi scappa la cacca, non ho gli sfinteri di un adulto, la faccio in autobus e se tu protesti sei un brutto fasciofasista) è diventato da disvalore, da problema, nel mondo al contrario, un vessillo, un obiettivo ideologico per quella serie, come dite voi, di bamboccioni incapaci e infantili che ai sinistri vertici piace tanto manipolare.

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    2. Il dovere di fare cosa?

      Quando mi serve il tuo aiuto per spostare un sassone te lo faccio sapere.

      Che tu ti ammazzi di "lavoro" per "mantenerti" implica tutta una serie di variabili il cui numero e relazioni sono oltre la mia capacità di indagine ma certo non sono nel mio interesse ne causati da me.

      Il punto è quello che ho scritto altrove. Una volta che il vaso con dentro Coso italiano viene messo in comunicazione col vaso con dentro l'equivalente pakistano, ubi minor Coso cessat. Non è questione di "dovere" nel senso dell'imperativo morale, è questione di "dovere" nel senso che il pakistano è disposto a vivere con un centesimo di quello che serve a Coso.

      Il "bamboccione" equivale alla espressione "mama boy" con cui all'estero descrivono gli Italiani per l'abitudine a vivere coi genitori fino a tarda età. In questo caso è impropria, perché il fatto di "lavorare" e/o di avere un alloggio personale non esclude affatto l'infantilismo. Paradossalmente anche una scimmia addestrata può "lavorare" e vivere nella sua gabbia, non significa che la scimmia sia consapevole e/o capace di partecipare alla vita pubblica.

      Torniamo al concetto di "libertà" che è sotteso alla idea di "uomo/donna" o di "persona" o di "cittadino". Se la "libertà" sia farsi le seghe quando si ha voglia o se sia la facoltà di decidere e di assumere la responsabilità delle decisioni.

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    3. La prima forma di partecipazione alla vita pubblica è il "guadagnarsi il pane". Uscire di casa facendosi mantenere è solo spostare il proprio puer aeternus, il posto fisico in cui si manifesta.
      Siamo pieni di parassiti che partecipano al gioco pubblico del voler determinare la vita dei parassitati.

      Respons-abilità.
      Se non sei abile (nelle risposte ai problemi, nell'arte), non sei libero, non sei adulto. Fine della vita pubblica ancora prima di iniziare.

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    4. Basta cambiar poco il problema o i problemi e, ciaoni, la scimmia addestrata si inceppa.

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    5. Assolutamente no.
      Storicamente la "vita pubblica" era propria di quelli che non lavoravano, cioè di gente che viveva con la rendita delle proprie terre sulle quali lavorava la servitù.
      Tutti i filosofi antichi non lavoravano e anzi, disprezzavano chi si dedicava, per necessità o interesse, ad attività manuali.
      All'epoca l'artista era una figura minore, come oggi un idraulico o un elettricista, proprio perché per dipingere o scolpire bisognava faticare e sporcarsi.
      Figurarsi un falegname, vedi il Figlio di Dio che non a caso non ha come padre putativo un senatore romano o un rabbino.
      Fa abbastanza ridere, è un po' come una delle ragioni logiche per cui Dio non esiste, che gli "ideologi rivoluzionari" che idealizzano, appunto, il "lavoro", sono tutti non-lavoratori. Per dire, uno a caso, Fidel Castro era figlio di un latifondista che lo manda all'università. Ancora oggi, lo scopo dei personaggi del giro del Centro Sociale è fare i soldi e comprare una tenuta agricola cosi da diventare aristocratico e non lavorare.

      Ho scritto altrove.
      Il nocciolo della questione è che non c'è una relazione diretta tra un'ora del tuo tempo e un etto di formaggio. Quindi quando scrivi "lavoro" stai usando una espressione convenzionale di cui però non conosciamo il significato.

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  3. ... per un pò l'ho fatto anch'io di "portarmi a casa il lavoro", poi ho smesso e ora mi porto a casa i pensieri di ciò che lascio incompiuto...

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    1. Per il mio senso di dovere preferisco finire delle cose e passare il resto del fine settimana sereno che rimanere col cruccio del lavoro incompiuto.
      Solo che il finire delle cose si è mangiato buona parte degli ultimi fine settimana.

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  4. Capisco ogni stralcio di quello che hai scritto.
    Le difficoltà, la tenerezza, i problemi, la burocrazia, le corse continue, il bisogno di distacco pure dal diario.
    Un abbraccio.

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  5. Treviso, gli schiavi del radicchio: braccianti prigionieri e senza paga.

    Il titolo dell'articolo dimostra la fasullaggine della propaganda e quindi della percezione delle cose.

    Gli schiavi erano persone costrette a forza in catene, deportate dalle proprie case verso terre lontane e considerate come bestie da soma, oggetti animati e non persone.

    Questi sono persone che pagano di tasca propria per venire in Italia dove sperano di sistemarsi in condizioni migliori che a casa propria. Non sono costretti a forza, sono truffati.

    La truffa per altro è a monte, perché da che mondo è mondo gli immigrati vanno ad occupare i posti più bassi della "piramide sociale", ad abitare nei ghetti, a fare i lavori più duri e malpagati.
    Noi cosa ci immaginiamo, che un immigrato indiano sia un fisico nucleare e che vada a lavorare in qualche laboratorio di ricerca?
    Che sia un operaio specializzato che vada ad accudire macchinari per lavorazioni di precisione?

    I nostri avi che andavano nelle Americhe o in Australia finivano nelle miniere, nei cantieri, nelle fonderie. Gli immigrati messicani negli USA, ci sono millemila film e telefilm, fanno esattamente come gli immigrati indiani in Italia, raccolgono la verdura nei campi. Intere famiglie, vecchi e bambini inclusi e vivono da nomadi, andando dove c'è da lavorare.

    I Messicani non sono costretti a forza, non hanno le catene ai piedi, lavorano nei campi negli USA perché per quanto sia una vita dura e un lavoro mal pagato, è meglio di come vivrebbero in Messico. Probabilmente anche loro pagano qualcuno che gli consenta l'ingresso e la permanenza in una condizione illegale o semi-legale.

    Ora, tra Messico e USA c'è un confine virtuale nel deserto.
    L'India invece è dall'altra parte del mondo rispetto all'Italia. Se gli immigrati indiani vengono qui è perché c'è tutta una organizzazione massonica che si incarica di istigare, gestire, favorire e promuovere l'immigrazione su scala planetaria.

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    1. Il punto della faccenda è che nessun immigrato viene respinto. Quindi, male che vada, anche nella peggiore delle ipotesi, l'immigrato entra in Italia e diventa "cittadino italiano" di fatto. Se ha una unghia incarnita va all'ospedale e lo curano. Se si sdraia in mezzo alla strada lo portano in un centro di accoglienza dove gli danno una branda e tre pasti al giorno gratis, magari anche uno stipendiuccio per le sigarette e altri vizi.

      E' tutto qui. Verranno sempre, gli immigrati, perché entrare in Italia equivale a sistemarsi. Qualcuno ci rimane, prima, dopo, durante ma è un rischio accettabile per loro.

      Più noi ci commuoviamo e gli garantiamo i "diritti", più gli diamo incentivo a venire.

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    2. Caro Anonimo,
      tutto bello e giusto quello che scrivi (da anni, almeno cinque), ma che cosa possiamo ormai fare? Lo dici tu stesso che il potere, quello vero, ha mezzi potentissimi per fregarci, renderci schiavi. Insomma, mi piacerebbe sentire qualche proposta. Trovo anche un po' strano che continui a insultare chi frequenta questo blog, tutti cretini, a cominciare da chi ti ospita che nonostante tutto apprezza i tuoi commenti, perciò li pubblica (e ammetto che anch'io ti leggo sempre con interesse, sai così tante cose).

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    3. La proposta può essere solo una.
      Auto-educarsi, educare i figli, i nipoti.

      Perché nessuno ti rende schiavo se tu non glielo permetti.

      Gli schiavi contemporanei non sono tenuti in catene con le armi, sono automi privi di consapevolezza, condizionati a rispondere ai comandi con azioni predeterminate.

      Per la maggior parte sono automi che dalla nascita non hanno mai conosciuto altro e che sono anche diseducati ad aborrire qualsiasi deviazione rispetto alle idee e ai comportamenti predeterminati, che ci si aspetta. Poi certo, una quota è minorata, un po' come i bambini che per qualsiasi ragione crescono senza contatti umani, i famosi "ragazzi scimmia", che non diventano "lord" come Tarzan, rimangono ritardati.

      Quelli che tu chiami "insulti" sono una osservazione della realtà e lo scrivo a Coso perché nutro la tenue speranza che lui e pochi altri conservino un minimo di capacità di pensiero autonomo.

      Quelli per cui non c'è speranza, di cui abbiamo chiari esempi a destra nel blogroll, per me sono un fenomeno naturale come il grasso sul colletto della camicia. Non è una cosa che va esibita o peggio assunta a regola, è una cosa da rimuovere col detersivo.

      Sapere le cose.
      Non so niente e non solo per il Dubbio Socratico ma perché proprio non ho nessuna preparazione particolare e nessun talento.

      E' una questione di metodo e faccio un esempio.
      Seguo il canale Youtube di un tizio americano che si è costruito una casetta di legno nel bosco e ci vive con la morosa. Dice che è nel Minnesota. Allora vado su Wikipedia, tutti possono farlo e cerco Minnesota. Vedo che è uno Stato degli USA a confine col Canada, più o meno al centro-est e leggo un po' la storia della colonizzazione che ad un certo punto include l'ennesima "guerra indiana" con massacro dei coloni europei e conseguente taglia sugli scalpi degli indiani, deportazione dei superstiti nelle riserve, eccetera.
      Poi leggo dell'economia attuale dello Stato.
      Nel frattempo mi sono anche fatto una piccola cultura dei due metodi preferiti dagli Americani per costruire casette di legno, partendo dai tronchi oppure usando il loro tradizionale sistema di prefabbricazione delle travi con cui poi si fa un telaio.

      Seguo vari canali Youtube. Un professore di astrofisica che fa divulgazione, un tizio inglese che vende spade antiche e spiega vari tecnicismi medievali, un tizio austriaco che spiega dettagli tecnici sulla Seconda Guerra Mondiale, vari canali sulla faccenda Russo-Ucraina, eccetera. Ogni volta che mi imbatto in una cosa di cui non so nulla, faccio la mia ricerchina su Wikipedia.

      Torno alla domanda iniziale. La proposta è quella di fare cosi, leggere, guardare, ascoltare, ricercare, approfondire, imparare. Oggi come oggi tutti hanno in mano gli strumenti per accedere allo scibile umano, non è come nell'antichità che solo i ricchissimi avevano accesso ai manoscritti.

      Quindi, chi non fa cosi si sottomette volontariamente all'asservimento, si presta ad essere automa e per me si qualifica come non-persona, più bestia che uomo.

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    4. Quello che non puoi chiedermi è di avere "rispetto" per gli automi, proprio perché non è una disgrazia che gli capita loro malgrado, è un vizio, una aberrazione, una perversione.

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    5. Perché, Sergio, ci vuole lo stesso tempo (tutti a dire che non hanno tempo di fare niente) per guardare come si fabbrica un elmo normanno e per guardare con chi si accompagna Fedez in discoteca. Io sono l'unico in metropolitana che non fissa lo schermo dello scemofono, quindi suppongo che tutti gli altri stiano leggendo o guardando di storia, di astrofisica, di costruzioni in legno, di politica, eccetera. O guardano tette e culi?

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    6. "La proposta può essere solo una.
      Auto-educarsi, educare i figli, i nipoti."

      Finalmente una proposta concreta, mi piace. Solo che adesso dovremmo cominciare una discussione su che cosa significhi educazione. André Gorz diceva che anche la più blanda e benevola educazione è violenza (devi imporre certe regole, certo a fin di bene, ma devi imporle). Che esagerazione si dirà. A proposito, tu non hai né figli né nipoti (o forse nipoti sì), chi educhi allora?

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    7. Te la semplifico: educazione significa la massima esposizione possibile alle informazioni e ai metodi per elaborare le informazioni.

      Ecco un altro esempio scemo: negli Anni Settanta gli "idelogi" tipo Tony Negri si travestivano indossando una tuta blu per partecipare agli scioperi in mezzo agli operai e li indottrinavano leggendogli e commentando dei brani del Capitale.

      Questa NON è educazione.

      Sarebbe educazione se gli operai fossero edotti anche di tutte le critiche al marxismo e prima ancora, di tutta la filosofia dei secoli e millenni precedenti (filosofia è un termine generico che include qualsiasi branca del sapere).

      Non si può essere onniscienti ma non serve.

      Sarebbe già un enorme passo avanti avere una infarinatura superficiale di quante più cose possibili. L'infarinatura ti fa venire il dubbio che una certa "verità" potrebbe essere contraddetta da un'altra "verità" e, quando necessario, ti spinge ad approfondire e, tornando al Dubbio Socratico, ti porta a pensare che ogni "verità" vale nel "qui ed ora", in un altro luogo/momento potrebbe essere invalida.

      Che non significa che la "verità" non esista, significa che in ogni momento ci devi pensare e devi fare delle scelte, che a loro volta implicano sempre un prezzo da pagare. Ogni bivio ti porta da qualche parte ma nello stesso tempo ti allontana da un'altra destinazione.

      Riguardo la faccenda della "violenza" è una ovvia scemenza dai tempi del citato Socrate, a cui si fa risalire la famosa "majeutica", cioè l'arte della levatrice.
      Il maestro non impone la "verità" all'allievo, lo porta invece lungo un percorso lungo il quale è lo stesso allievo a riconoscere il vero dal falso, il bene dal male.
      Il nodo fondamentale non è il percorso, è nel fatto che l'allievo e il maestro devono riconoscere reciprocamente il proprio ruolo.
      Esattamente quello che è stato demolito dalla Massoneria Apolide.
      Oggi tutti sono "uguali", come per l'aforisma delle "stelline", uno vale uno.

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    8. Tocca fare un altro esempio.
      A proposito di esempi, i film americani di una volta erano tutti basati su storie "archetipe", vedi i millemila casi di "maestro-allievo", che fosse Obiwan Kenobi con Luke Skywalker o l'investigatore anziano che va in giro con la recluta nel triller poliziesco.

      Il punto è che se tu sei il ragazzino italoamericano bullizzato a scuola e vuoi imparare il karate vorrai trovare un vecchio giapponese che fa la manutenzione nel condominio ma che casualmente è anche un grande conoscitore della tradizione di Okinawa. Il vecchio giapponese ti metterà li a dipingere lo steccato e a dare la cera alle automobili, dare la cera, togliere la cera. Tu che sei allievo non capisci la ragione ma ad un certo punto, via majeutica socratica, ti appare la "verità", dare e togliere la cera serve per automatizzare un certo movimento delle braccia.

      A monte però devi riconoscere il vecchio manovale giapponese come il tuo maestro. Sennò penserai di potere inventare il karate di testa tua, perché uno vale uno. Allo stesso modo il vecchio giapponese ti deve prendere come allievo, altrimenti ti dirà di iscriverti nella piattaforma.


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    9. Andiamo sul concreto.
      Mia nipote frequenta un complesso scolastico fatiscente dove ci sono tre scuole superiori.
      Non c'è un bar, non c'è una mensa, niente.
      Quando deve uscire per tornare al pomeriggio semplicemente la sbattono fuori e si deve arrangiare.
      Considerato che abbiamo a che fare con dei minorenni e che si tratta di un quartiere di periferia.

      Nel frattempo non solo spendiamo centinaia di miliardi di "bonus edilizia" per le case private, quando qualsiasi scemo dovrebbe capire che lo Stato per prima cosa dovrebbe pensare agli edifici pubblici ma la "morale" comune è questa:
      alla Gintoneria di Milano.

      Tutto il mondo è paese.
      Proprio questo è il problema, tutto il mondo è lo stesso paese, quindi lo stesso ghetto attorno alle stesse torri d'avorio e la stessa umanità sofferente di scemi e di pazzi.

      Poi torno a dire, tutti quelli che hanno problemi psicologici/psichiatrici sono ignorati apposta fino a che non si arriva alla tragedia e allora giù con gli articolacci di cronaca.

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    10. Sì, importante che Nessuno abbia condiviso la sua proposta che è la prima e fondamentale: conoscenza, cultura, pensiero analitico, sintetico, critico e assertivo.
      In questo mondo del cazzo al contrario sembrano ormai tabù.
      Oggi ho passato parte della giornata a tentare di scovare informazioni sulle origine pagane, precristiane delle divinità (immagino romane) femminili seduto poi incorporate nel sincretismo cattolico nelle Madonne Sedute (in numero ricorrente di sette) comuni a queste parti della Campania, di cui venni a conoscenza durante le mie ricerche sulle danze transe (tamurriate) che si accompagnano ad alcuni riti (Madonna Schiavona di Montevergine - festa della Candelora), Madona delle Galline e altre).
      Io mi rompo i coglioni colle reti sociali e i loro contenuti ma, è noto, Rosa Canina ed io siamo disadattai sociali.

      La violenza: uhssignur, della educazione, ecco la cacca del sessantotto. Si torna alla infantilizzazione che piace tanto ai sinistrati e sinistranti, quella dei soli diritti e zero doverim i figli del dottor Spock e altri disastri contro la vita e il vivere di questa ideologia per ebeti, cretini, e incapaci, mi orati colla spocchia di essere superiori.
      Raccontai di quella danzatrice (tenutaria pure di un milonga) sinistroide che accusava la danza classica di essere nazista!? Ecco, siamo dalla parte di queste povere persone.

      Sergio, io apprezzo il vostro garbo e con esso il vostro senso del dubbio. Di tanto in tanto apparite e lasciate qualcosa di molto interessante. Grazie.

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    11. Scritto di fretta, scusate per i refusi. Spero si capisca (il linguaggio naturale ha una notevole ridondanza che ci permette di correggere refusi, errori e mancanze).

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    12. Gintoneria.
      Mah.
      Mi ricorda un personaggio de La Zanzara, milanese, quello che parla della fresca, ludopata, che si scola bottiglie costose.
      La società liquida non sinistra.
      Spazio dei problemi.

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    13. Sono cose antiche come il mondo. Oggi i vizi sono nella bottega sulla strada, una volta erano nelle ville e nelle corti. Qualcuno una volta ha scritto che tutta quella roba li, il beveraggio costoso, le mignotte, la bamba, sono esibiti perché è la carota messa davanti al muso dell'asino che gira la macina.

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  6. Comprendo il periodo di fiacca e tutto il resto che lo scatena,uomoincammino.

    Non comprendo il perché nei blog spesso rivelate aspetti intimi , come
    al mercato in piazza, forse senza nemmeno il consenso della consorte.Magari per voi è naturale un certo aspetto di natura e innaturale confidarsi con chi vi sta accanto.

    Rosa canina sa del suo diario virtuale e del fatto che la menzioni ?perché se va bene a lei oh . Vabbè ugualmente non approvo :)
    Buongiorno

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    1. E' una questione già proposta in passato, la risposta di Coso è che le persone da lui citate non sanno che lui ha un blog.

      A me non sembra rilevante la faccenda del "privato" quanto la scelta degli argomenti. Ovvero perché si sceglie di scrivere una cosa piuttosto di un'altra.

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    2. @
      Anonimo 6 luglio 2024 alle ore 19:31

      Ti faccio una domanda diretta.

      Secondo te perché è naturale rivelare un certo aspetto di natura intima e innaturale confidarsi con chi ti sta accanto?

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    3. La domanda non ha senso nelle parole che la formano.

      Qui stiamo usando degli strumenti elettronici per comunicare per iscritto e non c'è niente di "naturale".

      Risalendo indietro lungo l'evoluzione dei modi e degli strumenti, anche quando gli avi erano seduti attorno al fuoco non c'era niente di "naturale" nell'inventarsi una lingua e con la lingua inventarsi un racconto fantastico sugli dei che creano il mondo.

      Non faccio lo psicologo/psichiatra quindi non ho studiato i quando, i come e i perché del comportamento umano.

      Ultimamente Coso si è molto limitato nel suo raccontare ma in passato si divertiva col feticismo. Come per altre cose, la mia idea è che il suo agire si conformi a quello delle persone che ha attorno o che si mette attorno, quindi le cose che scrive (o che fa, non lo possiamo sapere) per lui sono "normali", dato che sono la regola del suo ambiente.

      Veniamo ad un altro argomento, il "confidarsi".

      La parola implica l'idea che ci sia "fiducia reciproca" tra due o più persone. Se Coso ci racconta i fatti suoi non lo fa perché siamo uniti da un vincolo di "fiducia" ma perché vuole esibire, mostrare e si aspetta di ricevere un certo ritorno.

      Non sappiamo se si "confidi" con chi "gli sta accanto", le due cose si collocano su binari separati e sono del tutto diverse.
      Certo, se Coso mantiene degli spazi personali separati, di cui "chi gli sta accanto" è all'oscuro, evidentemente la "fiducia" non include questi spazi. Mi sembra ovvia la ragione, esiste il caso che "confidare" tutto porti alla luce delle cose che non sarebbero recepite bene dall'interlocutore. Alla fine non c'è niente di male, possiamo vederla come una forma di "educazione", non ti scaccoli e non rutti in faccia ai commensali anche se sono tuoi "confidenti", quando sei da solo rutti e scorreggi liberamente.

      Infine, consideriamo che uomini e donne sono abbastanza diversi. Gli uomini mediamente sono superficiali, fanno la scorreggia quando gli scappa e finisce li. Le donne invece tendono al "retropensiero" tipo "ma cosa voleva dire con la scoreggia"?

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    4. Gli aspetti intimi, rispetto al passato, sono praticamente qualche raro cenno alle nostre faccende d'eros, come la perdita della libido di questi ultimi mesi.
      Questo è il mio diario e quindi, se voglio sentirmi libero di scrivere, è bene che sia il mio diario e non un diario di coppia. Rosa Canina è un nome di pura fantasia, se in realtà fosse Piccola Quercia o AzzurraFiordaliso, Madonna Silente, cambierebbe qualcosa!?
      Anche la letteratura da poracci di questo diario può basarsi su allegorie ed astrazioni: il nome esatto o di fantasia non ha granché importanza, neppure che l'amata sappia che la cito o che scriva qualche cenno di lei, di tanto in tanto.

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    5. Coso, questo NON è il tuo diario.

      Il solito equivoco. Questa è una pagina Web pubblicata all'universo mondo. Il blog è più simile ad un giornale che ad un diario. Certo, senza un "bot" che indicizzi le pagine Web non potremmo sapere che il tuo blog esiste ma non a caso il blog è un servizio di Google e l'azienda te lo regala in cambio del fatto che poi lo usa per indicizzare tutto quello che ci buttiamo dentro e tramite questo, rinchiudere ognuno di noi nella famosa "bolla" (con me non funziona ma con gli altri di solito si, perché non si impegnano).

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    6. @
      Anonimo7 luglio 2024 alle ore 11:09

      La domanda ha il senso di ricondurti nel contesto di riferimento.Non sto andando su concetti astratti e fuori luogo o meglio fuori tema.Presumo che metterti dinanzi ad una domanda diretta ti metta leggermente in difficoltà,dal momento in cui avevi in parte già risposto nella prima parte del precedente commento.

      Precisiamo che nemmeno io sono psicologo/psichiatra,mi piace ragionare per poter formulare un pensiero non necessariamente identico al tuo o a quello altrui.Comunque complimenti perché hai davvero buona memoria nel ricordare le "argomentazioni" su cui il nostro uomoincammino si è spesso soffermato citando la consorte a sua insaputa..

      Forse è anche questo un fatto di "educazione e rispetto" che sottovalutiamo ,riallacciandomi allo scambio tra te e Sergio,e non il contrario come cerchi di fare te ,deviando il senso educativo con la giustificazione del tutto è lecito.Sarebbe interessante interpellare Rosa canina e ascoltare anche lei non vi pare?

      Vedi Nessuno se avessimo fatto questa conversazione altrove ,sarebbero già corse in una forma di soccorso non voluto ,alcune donne a etichettarvi come maschilisti e voi a fare altrettanto quali femministe.
      A me tutte queste sciocche diatribe ormai mi fanno solo sorridere, però su alcune dinamiche ci rifletto e leggo di post provocatori in certi blog dove il dialogo viene annullato in cambio dell'audience,che paradossalmente diventa il successo del blog.
      La parte finale con una domanda in chiusura e che fa distinzione tra due modi di pensare,maschile e femminile
      la dice lunga...datti te una risposta a me non arricchisce in niente se non ad avere delle conferme sulla stupidità umana ,tanto femminile quanto maschile.

      @
      unuomoincammino, nulla è nostro uomo ,nulla è vostro ,siamo tutti un po Nessuno!

      Saluti a voi tutti cari Signori

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    7. Diario, blog, giornale: non è un diario in quanto, un diario classico, non prevede commenti dei lettori (la forma di diario pubblicato invece è ricorrente in letteratura, la connotazione è l'assenza di interazione immediatamente. Goethe nel suo viaggio in Italia, si confidò con mecenati e aristocratici che lo ospitarono.
      In un giornale vengono citati, espressamente, nomi e cognome, luoghi, date. Non è neppure 7n giornale.
      Blog è neologismo inglese, mi tengo il nostro "diario".

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    8. è l'assenza di interazione immediata

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    9. Ad oggi qualsiasi scemo pensa di essere un fenomeno.
      Di conseguenza, sono tutti in debito perché non gli riconoscono il genio.

      Lo scrivo in altro modo, "anonimo". Non sai cosa scrivi, componi frasi a casaccio senza senso come un caleidoscopio. Mi puoi mettere in difficoltà come il bidone dell'umido che adesso devo portare via perché puzza.

      ----

      Coso, la differenza tra un diario e un blog come questo è che il diario scritto sulla carta lo devi fisicamente mettere in mano a chiunque lo voglia leggere, viceversa qui appena "clicchi" su "invio" quello che scrivi viene pubblicato verso qualsiasi dispositivo collegato ad Internet. Certo, bisogna farne richiesta ma anche senza, quello che scrivi finisce nel famoso "indice" e viene messo in relazione dallo "algoritmo" a centomilamilioni di altre cose.

      Goethe cazzeggiava con altri cazzeggiatori ma erano fisicamente in un dato luogo e le cose che facevano e dicevano rimanevano confinate nel tempo e nello spazio.
      Io e te non siamo fisicamente "qui" e adesso quando farò "invio" quello che ho scritto finirà nei meandri delle serverfarm di tutto il pianeta dove rimbalzerà in eterno, diluito progressivamente dalla mole incalcolabile di altre scemenze che verranno sovrapposte nel frattempo.

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    10. Comunque, una tua frequentazione, se sufficientemente motivata, potrebbe fare appello agli strumenti tecnici e giuridici per avere un quadro delle tue attività. Questo perché vari fornitori, chiamiamoli cosi, che si frappongono tra te e me, sanno chi sei. Come ho detto, il servizio è "gratis" perché in realtà serve a raccogliere informazioni su di noi.

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    11. @
      Anonimo 8 luglio 2024 alle ore 12:55

      Scrivi pure in altro modo e quello che ti pare ,tranquillo perché con te per farsi capire bisogna parlare necessariamente a tuo modo e con le tue identiche parole.

      "Ad oggi qualsiasi scemo pensa di essere un fenomeno.
      Di conseguenza, sono tutti in debito perché non gli riconoscono il genio"

      Alla prossima ,magari ci si vede di persona così potrai dirmi in faccia ciò che scrivi qui ed io a ripeterti il tuo solito ritornello casomai non ti riconoscerai...ciao

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  7. @ Anonimo delle 11:21

    "Te la semplifico: educazione significa la massima esposizione possibile alle informazioni e ai metodi per elaborare le informazioni."

    Bene, benissimo. Ma lo stesso qualche piccola obiezione. Innanzi tutto un bambino, un ragazzo, un giovane hanno davvero bisogno di un educatore? L'educazione è fondamentale per lo Stato, abbiamo persino un ministero per la pubblica istruzione che è considerata dai giovani un sacrosanto diritto. Io direi che bambini, ragazzi e giovani hanno bisogno piuttosto di una guida che li metta in guardia dai pericoli e apprenda loro qualche rudimento che permetta poi loro di "auto-educarsi" vita natural durante.
    Ma c'è un altro ma secondo me. Siamo attualmente la bellezza di otto miliardi di esseri umani, presto nove. Se tutti si auto-educano come dici tu avremo milioni, forse miliardi di Archimedi Pitagorici che ogni giorno ne inventano una e mettono il mondo a soqquadro. Forse l'IA permetterà di regolare le faccende umane in modo che non ci sia una "rivoluzione permanente" tanto cara ai rossi e ai cinesini col libretto rosso. Una società per funzionare e non disintegrarsi deve avere certe regole, fondarsi su qualche sano principio, diciamo sul diritto naturale ovvero su due o tre comandamenti (dieci sono decisamente troppi, basterebbero non rubare e non dire il falso, magari anche non uccidere che però non dovrebbe essere nemmeno un comandamento, è chiaro che non si deve uccidere se non in caso di estrema necessità). Dici sempre molto bene che c'è un modo giusto e un modo sbagliato di fare le cose. Se ci mettessimo d'accordo almeno su questo principio sarebbe già qualcosa.

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  8. Sergio, non leggi o non capisci.

    Non c'è nessuna "rivoluzione" come conseguenza del fatto che tu sappia perché ci sono le stagioni o il principio di funzionamento di un motore elettrico.

    L'unico effetto che si ottiene esponendo le persone a quante più informazioni possibili e ai metodi per elaborare le informazioni è che le persone sono più capaci di pensare, di decidere, di auto determinarsi.

    Viceversa, maggiore l'ignoranza o la formazione ristretta a certi ambiti specifici, minore la capacità delle persone di resistere alla manipolazione della coscienza, al controllo e all'asservimento.

    Il fatto è che essere ignoranti ed asserviti è rassicurante. Perché il servo non ha responsabilità, si limita ad eseguire direttive di altri.

    Non ho mai detto che non ci sia un modo giusto o sbagliato di fare le cose, casomai ho detto l'esatto contrario, ovvero che la nostra vita DEVE essere fondata sulla "morale", che significa esattamente questo, cioè che c'è un modo giusto e uno sbagliato. Poi, siccome io non sono uno scemo e/o un pazzo e sono vagamente consapevole degli ultimi tremila anni, so anche che ogni teoria vale fino a che non interviene una osservazione che la contraddice.

    Chiudo dicendo che non ho bisogno di mettermi d'accordo con te si qualcosa. Ho bisogno di imparare qualcosa, quindi vedi di scrivere qualcosa che non so.

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    1. La "società" è un concetto complicato il cui esame esula questa discussione.

      Ancora, per venirti incontro te lo semplifico.

      All'inizio c'erano solo dei clan familiari che andavano in giro raccogliendo cose commestibili da terra.

      Poi si inventò agricoltura e allevamento, questo col tempo produsse surplus di risorse e una suddivisione per funzioni, la base di contadini addetti ai campi, un livello superiore di specialisti artigiani come fabbri a carpentieri, un livello ancora superiore di scribi, guerrieri e sacerdoti.

      Io ovviamente non ragiono come il porcaio la cui vita si svolge a contatto col maiale nel porcile.

      Ragiono come qualcuno che vuole occupare il vertice della società, quindi come uno scriba, un guerriero o un sacerdote.

      La mia società ideale sostituisce la manodopera con le macchine e si sforza di portare quanta più gente possibile al vertice, cioè è quanto più possibile orizzontale.

      L'idealizzazione del Proletariato, del Lavoratore, è un concetto veramente inconcepibile e ributtante.

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    2. Da cui, l'idea che i ragazzi vadano alla "scuola professionale" per poi essere inseriti "nel mondo del lavoro". Torniamo alla scimmia addestrata.

      Non è una colpa essere ignoranti quando ti viene imposto, cosi come non è una colpa mancare di un arto per via di un incidente. Tuttavia è sempre una mutilazione.

      Come compito a casa, riflettere su chi e perché vuole rispondere alla domanda delle "aziende" che non trovano "manodopera". O, peggio ancora, agli intellettuali in tuta blu che leggono brani del Capitale agli operai in sciopero.

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    3. Ah, incidentalmente, la DEMOCRAZIA in origine significava proprio questo, cioè sostituire il regime aristocratico, a cui si accede per diritto di nascita insieme al possesso della terra, con la partecipazione collettiva alla vita della comunità, della polis, da cui "politica". Solo che il cittadino della polis deve essere filosofo, deve essere guerriero, deve essere sacerdote e magistrato (in casa sua). Non può esistere DEMOCRAZIA di ignoranti, di "proletari".

      Infatti la "Repubblica Democratica" nel senso comunista è una oligarchia in cui i funzionari del Partito occupano il posto dell'antica aristocrazia e il "popolo", i "lavoratori" sono schiavi.
      Torniamo all'intellettuale in tuta blu con gli operai.
      Quello che vuole l'intellettuale è fabbricare degli schiavi volontari, entusiasti, che lo ringrazino per le catene.

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