lunedì 11 aprile 2016

Il paradosso del benvivere

Come scrivevo da John Barish, sabato ho avuto un "buco di tempo" prima di incontrare _dralia e sono passato in libreria, ho preso un saggio di Slavoj Zizek (l'ortografia non è corretta ma ignoro lo sloveno) e il successo di Paolo Giordano, La solitudine dei numeri primi che sono mesi e mesi, forse due anni che lo volevo leggere, non sapendo null'altro che il titolo. Io non sapevo nulla  di quel libro, non ho letto neppure in copertina, io so che mi chiamava da molto tempo.
_lcino che ieri ha camminato con noi e stasera sostituirà _polfi a lezione di tango, mi diceva che lo ha letto in una notte, che è un libro di un dolore estremo che poi ha pianto che non finiva più.
Le prime settanta pagine che mi hanno divorato, mi hanno riportato brutalmente alla questione del male, della sofferenza, del dolore, la parte oscura del dipolo bene-male. Siamo sguarniti, io lo sono, in una vita in cui le grandi  sofferenze sono lontane di anni. Ritengo che il ben-vivere ci rende fragili, sensibili al male e insensibili al ben-essere.



10 commenti:

  1. Il malessere tempra? Mmm... dipende. Tempra chi è forte (quel che non t'uccide ti rafforza, quel che non strozza ingrassa, e così via -- la fantasia popolare s'è sbizzarrita, sul tema). Devasta gli altri fino anche alle estreme conseguenze. Il fatto che in ambienti "disagevoli" si incontri più gente forte è probabilmente dovuto al fatto che gli altri, quelli che non ce la fanno, 1. spariscono dalla circolazione o 2. vanno (letteralmente) fuori di testa. In malo modo.

    Esempio del tipo 1: il mio amico che si è impiccato pochi giorni fa.
    Esempio del tipo 2: lo sbarellamento omicida di Kabobo (un caso tra i tanti, solo che questo ha colpito dalle nostre parti).

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    1. Sì, M5S, il meccanismo è proprio quello; si chiama selezione naturale.
      Seleziona gruppi di forti ovvero resistenti e da noi è spento dal fine della seconda guerra mondiale.
      È (anche) per quello che siamo destinati a soccombere ai barbari.

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  2. Del libro di Paolo Giordano mi era piaciuto solo ... il titolo!

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  3. Per quale motivo si èucciso il tuo amico, mister?
    Era depresso?

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    1. In questi casi è sempre difficile (impossibile?) capire le ragioni profonde. I familiari sostengono che fossero le preoccupazioni legate alla continua perdita degli impieghi precari che riusciva a ottenere, ma personalmente ci credo poco - era un tipo troppo "tosto". La tempra non gli è bastata, porca miseria!

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    2. La tempra, la tostatura di alcune persone sono, a volte, solo una apparenza. Sotto la scorza si scoprono fragilità insospettabili perfino alla persona stessa.

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  4. Évun libro difficile, struggente a momenti, molto duro. Di tutto mi e` rimasta l`immagine dei due ragazzi che entrano alla festa mano nella mano. Non so, l`ho trovata molto bella. La solitudine oer un attimo condivisa.

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    1. Troppo lavoro e impegni lune e marte, non sono andato avanti colla lettura..

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  5. io lo lessi molto molto tempo fa, lo scelsi solo perché i protagonisti avevano il nome mio e del mio fidanzato.
    lo amai alla follia, fu un pazzesco congiungermi alla totalità delle cose.... se lo leggessi oggi, con quasi una decina d'anni più sul groppone, farebbe meno colpo forse, ma non mi importa particolarmente di provare

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    1. Anche il tuo fu un criterio "istintivo".
      Dunque tu incontrasti quel libro al tuo momento giusto.
      Cambia tutto, come mi era successo di recente per l'interpretazione di Trenzas di Caló di Nella Hurtado e Carlos Espinoza.
      L'opera giusta al momento giusto.

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