Sì, il cuore di questa vacanza è stato Ginostra. Una settimana in cui c'è stato un viaggio a ritroso nel tempo, un contatto con un eden mediterraneo soave lì dove c'è un po' d'acqua, tra le casine bianche e blu che anche quei colori diventano estremi, con un sole così e con le pietre nere intorno, i muri a secco che sono piccole architetture di fatiche secolari, filosofia e bellezza rese estreme da calli, sudore e ossa stanche, angoli di umanità tra i quali la terra è florida di ficus, limoni, olivi, capperi, cisti, fichi, ginestre, rosmarini, bouganville, glicini,
Qualche passo, nel silenzio, e la soavità del lavoro umano diventa ferocia, durezza, lotta per la vita.
Le andesiti nere dalle forme talvolta bizzarre sono cappelle votive arrivate dal cielo o dalla pancia, omaggiano
Iddu, l'Essere supremo della profondità della Terra, degli estremi, degli inferi, di sole spaccapietre e anime, di spine di cactus e piante grasse, sale, perfino le rocce silicee sono taglienti, abradono e consumano tutto, tagliano mani e dita. Penso alle foreste di agavi e fichi d'india, alla Sciara del Fuoco, un ruolo realmente infernale, inquietante e atterrente, in cui puoi capire come i greci abbiamo trovato i loro dei infernali, ipogei, vulcanici. E udire il respiro di
Esso, quando si manifesta nelle esplosioni, a chilometri di distanza, atterrisce e prostra.
In quell'angolo di Stromboli, senza alcun veicolo a motore, neppure trenta residenti durante la "brutta" stagione , nessun veicolo a motore visto che i vicoli e le scalinate non lo consentono, senza illuminazione pubblica, in cui basta un po' di maestrale per rendere arduo l'attracco (abbiamo lasciato l'isola un giorno prima, sabato il mare grosso, oltre forza sette, avrebbe interrotto gli unici collegamenti con l'esterno, quelli via mare) si è lontani da molte cose.
Alcuni semi-residenti la chiamano la prigione dorata, un posto di bellezza eccessiva che è lontano da tutto (mi ricorda un isoletta a sud di Creta, _dos, un altro relitto fragile di paradiso subdesertico, in cui andai nei primi anni 2000): da ottobre ad aprile sono molte le settimane in cui semplicemente sei lì, anima e corpo, senza alcuna possibilità di andare e tornare.
Sei lontano da tutto e a contatto con una umanità comunità isolana assai differenziata: pochi residenti e alcuni amanti alloctoni, di un amore pazzo e senza limite, che hanno deciso di andare a vivere l'eden infernale. Abbiamo conosciuto due famiglie di isolani, cordiali, con la saggezza di secoli, nell'anima: sia _mlero che io li abbiamo preferiti alla fauna di amanti di Ginostra forestieri. Forse per il loro contegno, il loro silenzio, come il mare blu e a perdita d'occhio, Un po' montanari e molto isolani, contadini, pescatori, ostetriche, cuoche e fabbri, muratori, oranti, falegnami, marinai, tutta l'arte artigiana nelle loro mani. Ecco, io amo le persone silenziose, di poche parole e così li ho amati un po' quegli isolani. Pensavamo - lo sentivano le nostre anime - che a differenze di alcuni semi residenti, che almeno per un mese o due fuggono, quegli isolani non hanno altri luoghi, sono lì. parte della loro isola, la loro isola, i sacrifici, è una dedizione, un'appartenenza totale, incondizionata, scelta.
E' tutto così precario. Molto. La tua casina bianca può venire sbriciolata da massi lapilli grandi come auto che arrivano da chilometri, dalle bocche di
Iddu. La terra così fertile ha un suo prezzo.
Il furbofono mi si è scaricato durante il viaggio di andata (
*) e poi là - pensavo fosse guasto - non sono più riuscito a caricarlo, erano le prese della corrente elettriche precarie o il caldo o
Iddu che non ha voluto che portassi via la Bellezza, niente foto mie a questo giro.
E' stato un nostro viaggiare nell'eden. Questo amore con La Longobarda, che ci siamo trovati in due nelle fatica, nelle peripezie, schiantati dall'inferno termico o a fluttuare come meduse rosa nell'acquario blu infinito.