C'era il tintinnio dei campanacci della capre, di tanto in tanto, a interrompere il silenzio. Anche qualche cippettio. Poi solo il suono dei nostri passi sulla dolomia. Quei brevi stimoli uditivi erano la colonna sonora del documentario che stavamo vivendo. Penso che non ci sia nulla che riesca a rendere l'immersione nella natura (lo indico con effetto documentario) quanto il silenzio interrotto da qualche cinguettio.
Anche i monumentali lecci e sughere ci salutavano con i loro tronchi e rami enormi, erano loro gli Ent di centinaia di stagioni.
Fino alla gloria di turchesi, azzurri acquamarina, blu e i piccoli confetti biancorosa a solleticare la pianta dei pedi.
Non capisco perché dicono mare, colori caraibici, quando dovrebbe essere mare, colori sardainici.
Quanta forza in quell'albero nella roccia!
RispondiEliminaLa notai anch'io tanto da immortalarla.
EliminaChe bel posto!
RispondiEliminaEh!
EliminaRispetto a luglio, quando era affollato (nei termini relativi alla Sardegna) a ottobre, deserto, era di una bellezza sconcertante.
Il vs. commento, Jaja, era finito nello spam. Bizze dell'algoritmo di Google-blogger.