martedì 8 ottobre 2024

Dalla portafinestra

Giunge il rumore del mare agitato, posso vedere i cavalloni che si frangono sulla spiaggia, un po' più in là. Eppure...
Eppure son così tellurico o, se preferite, così  poco talassico che... questo mare di cittadina costiera adriatica, non mi fa né caldo né freddo. La dimensione naturale, qui, in città, del mare, è al limite dell'inesistente. Anche questo albergo condominio con certe pretese, di un certo livello, mi pare solo un albergo con pretese anonimo di citta. È tutto ordinato, lindo, pulito. E anonimo, cittadino.
Son qui per lavoro e so che ci son persone che pagano per essere qui per diporto, nelle loro vacanze. Mondo vario.

domenica 6 ottobre 2024

Milleseicentoventi

Siamo qui in montagna, al paesino di mamma. Qualche lavoro da fare per la casa (consegna legna poi saltata per il guasto al trattore del segaro, un po' di riordino e pulizie dopo il lavoro dell'imbianchino). Ci siamo presi tempo, ieri, per una passeggiata (niente in quota, vista la neve caduta poche ore prima).
Al principio dell'autunno cambia la luce, temperature più basse (e gradevoli, per me), la piogge di stagione hanno reso allegri ruscelli e torrenti. Per quanto poco turistico, ora, c'è molto più silenzio: anche buona parte degli oriundi, di coloro che, originari di qui, lavorano "giù" durante la settimana e tornano qui nel loro ex prime case, ora seconde, non c'è. Camminare ora è un passeggiare nel silenzio e nello spazio/vuoto/deserto. Con qualche timore di Rosa Canina per gli orsi. Come osservava Rigoni Stern, poca fauna selvatica, rispetto alle colline e montagne di casa, in Appenino. Siamo riusciti a notare un bel paio di poiane, direi, quasi nulla più.

Per la prima volta, dopo decenni, ci siamo presi il tempo per visitare un borghetto del vicino paese sudtirolese. Tante volte passati, mai saliti per quella erta stradina, al cui innesto colla strada comunale c'è un antico crocefisso, un ciliegio e un pino silvestre.

Così siamo saliti a piedi. Dopo la fontana col vascone monolitico in granito, in tonalite, colla sua musica di gocce, acque, piccolo getto, che risuonava per tutta la piazzetta tutto lo slargo, ancora più in su.

Una vecchia casa la seconda foto, ormai disabitata, con il vecchio forno a gobba a sporgere, riportava un 1620, su una parte dell'intonaco. Quanti Paar di segale saranno passati per quel forno, per quante generazioni? Alla base, l'ingresso, minuscolo per la stalla, una vecchia madia, dei cesti di vimini, tutto impolverato, un po' scalcinato. Saranno, immagino, sotto la terra, coi fiori sopra, qualche minuto a piedi, più sotto, nella chiesa madre, tornati terra.
Ci chiedavamo, Rosa Canina ed io, quante e quali fossero le differenze nel vivere, lì, nel 1320, nel 1620, nel 1720. Direi poche, molto poche. Legati ai ritmi della terra, delle stagioni, ai cicli delle bestie, mucche, maiali, ai materiali del luogo, alle fatiche, anno dopo anno, generazione dopo generazione. Ecco, forse alcuni alimenti come i fagioli o le patate, ecco, quelli furono una novità abbastanza recente. A naso, direi, qualche novità/innovazione significativa solo a partire dalla seconda metà del XIX secolo.

Le stesse generazioni di "barbari" germanici, nordici che, per secoli, usarono distinguersi dalle murature latine per le loro costruzioni a tronchi "intrallacciati" o sovrapposti agli angoli: ancora c'erano quei tronchi, ancora ci sono, dopo secoli che sostituirono i romanci / ladini, i Wal(t)schen / Welschen  (Walhaz ancora più indietro) come indicati in alto tedesco o, spesso, preso residenza in territori alti, troppo aspri, grami per i ladini.

Secoli di vite e tradizioni che sono state annichilite dalla esponenziale accelerazione tecnica, (dis)etica, dalla cetrifuga liquefacente che ci stravolge nelle sue spire sempre più vorticose. Mia nonna veniva qui, a piedi, ore di cammino, a fare la Hebame, la comare, a far partorire le "todes'ce" come avvenne per secoli, anche nel 1620.

La stagione è già avanti, è freddino e la casa non è stata abitata e scaldata dal fuoco, scrivo vicino alla cucina economica accesa. Tra poche ore si ritorna alle colline dell'Appennino.

Ecco la neve, lassù.

A destra della gobba del forno, nella facciata con rughe e bitorzoli, il segno del tempo, 1620.

Il fienile, è quello delle genti nordiche, a tronchi sovrapposti, qui con giunti "a culla".

domenica 29 settembre 2024

Rinuncia

  • Questa rinuncia mi ha portato, veramente, tanta ricchezza.
    Tamara Lunger

Rinuncia: uno dei tabù della contemporaneità (liquida).
E' uno strumento che annienta interi paradigmi.
A soli settanta metri dalla vetta, dalla storia, ti salva la vita. E ti consegna, comunque, alla storia.
E' un paradosso colla potenza del paradosso. E' ciò che scassa tutte le aspettative, le pretese, i piani dell'esterno rendendolo impotente.

Mi capita, sempre più frequentemente, di rinunciare ora. In primis allo spostarmi residuo per diporto. E' liberatorio. Da disadattati sociali e liberatorio. Sei ricco, potente, in serenità, dopo, via dalle bolge, dall'iperturismo, ipertuttoilresto.

mercoledì 25 settembre 2024

Antipolitica delle decisioni assurde - 14: sponde libere


Ritorno su questa colonna che è impolverata da tempo.
In questa regione molta pioggia, in alcune zone a intensità alluvionale, la terza volta in sedici mesi. 
Non solo non è cambiato nulla ma consumo e cementificazione di territorio hanno orgoglionamente proseguito la loro crescita tumorale. Ma questo è solo UN problema che contribuisce al disastro.
Dunque alle scuole elementari ti insegnano che gli alberi hanno ANCHE la formidabile capacità di stabilizzare i versanti col loro intreccio radicale. Direi semplice, al limite dell'ovvietà.
Da qualche lustro vige una qualche norma / regolamento attuativo per cui i proprietari frontisti sono tenuti a mantenere sgombra da alberi la parte di loro proprietà confinante colla strada. Il timore, forse paura o terrore, vista la complessiva irrazionalità, è che in caso di neve possano cadere rami che ostruiscano, forse in parte, la strada.
E' un fatto che da decenni le nevicate sono sparite. Sottolineo, da quasi montanaro, che in caso di nevicate abbondanti, in auto si gira con catene, con un badile, una sega, guanti da lavoro, etc. non si usano mocassini da salotto o ballerine o decolté tacco dieci ma scarpon(cin)i. I rami si spostano, etc. se non ci sono le condizioni stai a casa, ti muovi coi mezzi pubblici, etc. (considera che se vuoi girare coi tacchi o in giacca e cravatta una casa in collina/montagna non è una scelta intelligente). Il cretinismo da artificializzati urbani cresce pur'esso: fa parte delle gravi regressioni collettive, il risultato di agio che, da decenni aguzza la scemenza.
Aggiungiamo pure le cause (para)dolose delle quali scrissi in Legge Arborea.
Aggiungiamo pure insofferenza, astio per gli alberi, pur'essi in crescita.
Rimane la realtà che queste sponde rasate e tenute ad erba, spogliate degli alberi brutti cattivi cacca diavolo, con la realtà sempre più frequente di piogge intense e prolungate, si squagliano come gelato al sole.
Quanto nevica? Un cazz.
Quanto diluvia? Sempre di più.
Qui sopra uno dei milion mila casi: sono state sufficienti due piccole robinie pseudo acacia a trattenere ciò che pochi decimetri accanto è franato.
Tanto elementare quanto negato.
Sponde libere. Sì, di franare.
Mah.

domenica 15 settembre 2024

Fianco a fianco

 (unuomoincammino)
 
Camminare, tra cirmoli, larici, abeti, mughi, in questa giornata grigia, di ghiaccio (sotto zero nella parte alta).
Ero a fianco di coloro che ho a fianco, lavorando. Sempre pensato e vissuto che camminare in montagna leghi molto le persone. Per quanti piccolo, questo giro domenicale, per quanto inesistenti difficoltà e impegno (almeno per noi alpinisti del gruppetto), il legare è avvenuto ancora.
Qualche piccola tensione, per una giovane collega non montagnista (molto prima che essere alpinisti), fine, fine, così fine... che è quasi fragile per animo, svanita, dopo qualche piccola fatica di ieri  qualche punto dolorante nei suoi scarponi. Se l'era presa per le battute, cercavamo di distrarla, farla sorridere su questo battesimo della montagna, le sue "terribili" difficoltà.
Piacevole goliardia, leggera, tra noi maschi.
Senza volerlo sono stato esposto per confronto alla mia sobrietà, a questo meno, questo poco, che mi piace tanto, un po' disadattato perché mancante di tante cose inutili, distraenti.
Ora stiamo tornando, dopo questi cinque giorni insieme, fianco a fianco, al lavoro all'estero, camminando, sotto Re Laurino.

Cinque plastiche

La vicenda di Grillo che rischia di essere defenestrato da coloro che prese a bordo della propria creatura è solo un caso di un motivo (pattern) ricorrente.
Sia per quanto riguarda il noto "La critica è facile e l'arte è difficile" che per quanto riguarda "Quel che è mio è mio, quel che è tuo è mio" che è il nucleo ideologico attivo che alimenta la disonestà intellettuale dei sinistranti.
Non è affatto un caso che quel partito passò da alcune idee interessanti di decrescita (andai a Firenze per la giornata di discussioni - qui era la vigilia) e dall'idea di pragmatismo "né destra né sinistra" (questo dualismo artefatto tiene lontani dalla realtà) ad un'accozzaglia di assurdità ideologiche che raccoglie tutte le strambezze, le patologie delle quali i sinistrati tendono a vantarsi.
Dal piddìmenoelle al piddìalleanzacol, dalla decrescita alla invasione migratoria (la massima negazione possibile della decrescita), dai due mandati a "la poltrona è troppo importante buttiamo fuori chi ci ricorda i due mandati" e una lista lunga così di cazzate, contraddizioni, waltdisneyate.
Il buttar fuori il fondatore nel caso ricordi alcuni principi di casa è proprio applicazione del pensiero di sostituire te, nella tua casa, con alloctoni che sono superiori a te, brutto fasciorazzistadimerda  inferiore (poverini, non si accorgono neppure della rozza, colossale cortocircuitazione logica).
Tutto ciò fa parte di questa demagogia sinistroide, di questo fanatismo coglione e orgoglione, razzista anti, fascista anti, che leggo nei commentari del FQ, a cui è degradato, da tempo, il Movimento Cinque non saprei cosa scrivere qui. Non ultimo alcune istanze ideologiche peggiori che creano, che sono Il Problema di parte del Meridione, riassumibili in pillola nel "Chiagni e fotti".
Ecco, il movimento Cinque Plastiche.

sabato 14 settembre 2024

Catinaccio

(unuomoincammino)
 
Che salto, dall'estate ad un principio di inverno, in pochi giorni, in poche ore!
Abbiamo camminato anche per i grandi squarci inflitti da Vaia. Poi... poi siamo arrivati a prati morbidi, soavi, tutto semplicemente bello, soave, aspro. Mi fermo qui.