La sovrordinazione non e' un gioco di parole ma un atto eversivo dalle conseguenze drammatiche: ha tra i primi effetti quello d'intensificare e allargare giorno per giorno la guerra migratoria che gli autoctoni subiscono.
Potremmo ribaltare la frittata con cui il compagno Marco Guttuso, qualche giorno fa, ha operato direttamente a livello esecutivo e considerarne nulla la sentenza (eversiva) in quanto l'Italia non e' un paese sicuro e quindi l'esecutivo ha tutti i crismi per trasferire gli invasori in Albania.
lunedì 4 novembre 2024
Ribaltare la frittata
giovedì 31 ottobre 2024
Il pacchetto di dadi Knorr
Per quanto estremamente moderato, questo esecutivo sta facendo alcune cose decenti, come sottolineare che reificare donne a fattrici e bambini a scatoline di dadi Knorr, è una orribile barbarie da perseguire duramente, anche penalmente.
I diritti non esistono, figuriamoci quello alla "genitorialità", termine che mi fa cagare il cazzo, un tentativo di astrazione mentaloide per ciò che non può essere, che nega la realtà, una madre e un padre, che ti fan con il loro sangue, vita, sacrifici, limiti, sperma e cazzo, fica e ovaie, glorie e miserie umane, lacrime e cuori che battono. A meno di disgrazie.
martedì 29 ottobre 2024
martedì 22 ottobre 2024
Sovrordinazione continua
Dunque la signora Silvia Albano si è adoperata per reprimere la resistenza alla immigrazione di massa. Mentre l'aeroporto regionale scoppia anche per i turisti che a mandrie se ne vanno per diletto in Egitto e Tunisia, insieme con gli invasori che se ne tornano qualche giorno in patria per visite, impegni, etc. , ecco la giudice compagna che, ideologicamente, con cavilli, sassolini e garbugli tecnichesi, col solito giochino del commutare tra legislazione nazionale ed europea a quella che realizza la immigrazione di massa, annulla i trasferimenti in Albania, pannicello caldo, comunque un tentativo di resistenza alla guerra migratoria che manda in brodo di giuggiole gli orgoglioni accoglioni masosadici e impone la im-portazione forzosa.
La signora, insieme a quell'altra compagna del tribunale di Firenze, Luciana Breggia che liberò l'autodichiaratosi "omosessuale" pachistano che in pochi giorni si dette alla stupro di due t*oiette infedeli 14enni, fa gongolare i sinistranti oikofobici, razzisti anti, sessisti anti, insieme alla Apostolico etc. dunque passa all'azione esecutiva, direttamente.
La signora Albano dunque eleva lo scontro continuando la tradizione dell'intervento direttamente, esplicitamente politico. Perché la gestione della sovranità, dei destini culturali, economici, sociali di una comunità e del collasso sociale e della "convivenza" nella giungla del più forte (ciò che i sinistranti dicono di essere fassista e che realizzano giorno dopo giorno) è uno degli atti più squisitamente politici.
La sovranità popolare, non dovrebbe essere sovranita' di una magistratura che ossessivamente proclama una indipendenza che, nei fatti, è un sovraordinarsi eversivo agli altri due poteri, con decisioni politiche e di essi esecuzione.
Il verminaio Palamara, sparito il figuro togato, continua come se nulla fosse successo, nell'azione di eliminazione dei resistenti, ora processo palermitano al pacioccone Salvini.
Una cupola di togati, autoreferenziale, irresponsabile, nel senso letterale del termine, oligarchi che rispondono solo ai loro capricci, vezzi genuinamente antipopolari, antidemocratici, classisti, cupola che continua nell'azione eversiva arrogantesi gli altri due poteri e loro attuatrice.
Una magistratura mariantoniettesca che in salotto, determina la politica con la solita azione continua.
Nel frattempo leggo di una ghenga di giovani risorse nordafricane di 2a generazione che ha pestato degli anziani che avevano tentato di non accondiscendere ad un'estorsione.
Su un treno uno con coltello, scimitarra o machete, uno dei soliti noti meno che ai giudici che non notano e decidono son caxxi vostvi, abbiamo la scovta e l'auto blu, non viaggiamo sui vostvi pulciosi mezzi di tvaspovto di tvogloditi, è stato eliminato dal polferino che ha deciso "Meglio un processo che il mio funerale".
Tale ministro che ha commesso l'errore di dire ciò che il bestiame del fiscoglebainpsaccoglienze, a servizio di queste castalie sadiche bofonchia nel subire la violenza quotidiana in questa giungla criminale da esse apologizzata, implementata, imposta.
Emotivamente comprensibile. Ma un'azione ecologica, giusta, ritornando al contrappasso del Sommo Poeta, sarebbe di portare degli interi bus di queste gioiosi fratelli portatori di nuovi stili di vita e superiori valori e inserirli nei luoghi, nelle vite, di coloro che ne sono i mandanti, ehm, scusate, i difensori dei "diritti". Un po' come fece il questore di Grossetto suscitando la reazione inviperita delle tenute rosse capalbiesi.
Signora Albano, da domani, condividerà i suoi uffici con i nuovi colleghi del tribunale islamico As-Syr Ben Aladyn. Abbiamo assecondato i Suoi desideri più alti.
martedì 8 ottobre 2024
Dalla portafinestra
domenica 6 ottobre 2024
Milleseicentoventi
Siamo qui in montagna, al paesino di mamma. Qualche lavoro da fare per la casa (consegna legna poi saltata per il guasto al trattore del segaro, un po' di riordino e pulizie dopo il lavoro dell'imbianchino). Ci siamo presi tempo, ieri, per una passeggiata (niente in quota, vista la neve caduta poche ore prima).
Al principio dell'autunno cambia la luce, temperature più basse (e gradevoli, per me), la piogge di stagione hanno reso allegri ruscelli e torrenti. Per quanto poco turistico, ora, c'è molto più silenzio: anche buona parte degli oriundi, di coloro che, originari di qui, lavorano "giù" durante la settimana e tornano qui nel loro ex prime case, ora seconde, non c'è. Camminare ora è un passeggiare nel silenzio e nello spazio/vuoto/deserto. Con qualche timore di Rosa Canina per gli orsi. Come osservava Rigoni Stern, poca fauna selvatica, rispetto alle colline e montagne di casa, in Appenino. Siamo riusciti a notare un bel paio di poiane, direi, quasi nulla più.
Per la prima volta, dopo decenni, ci siamo presi il tempo per visitare un borghetto del vicino paese sudtirolese. Tante volte passati, mai saliti per quella erta stradina, al cui innesto colla strada comunale c'è un antico crocefisso, un ciliegio e un pino silvestre.
Così siamo saliti a piedi. Dopo la fontana col vascone monolitico in granito, in tonalite, colla sua musica di gocce, acque, piccolo getto, che risuonava per tutta la piazzetta tutto lo slargo, ancora più in su.
Una vecchia casa la seconda foto, ormai disabitata, con il vecchio forno a gobba a sporgere, riportava un 1620, su una parte dell'intonaco. Quanti Paar di segale saranno passati per quel forno, per quante generazioni? Alla base, l'ingresso, minuscolo per la stalla, una vecchia madia, dei cesti di vimini, tutto impolverato, un po' scalcinato. Saranno, immagino, sotto la terra, coi fiori sopra, qualche minuto a piedi, più sotto, nella chiesa madre, tornati terra.
Ci chiedavamo, Rosa Canina ed io, quante e quali fossero le differenze nel vivere, lì, nel 1320, nel 1620, nel 1720. Direi poche, molto poche. Legati ai ritmi della terra, delle stagioni, ai cicli delle bestie, mucche, maiali, ai materiali del luogo, alle fatiche, anno dopo anno, generazione dopo generazione. Ecco, forse alcuni alimenti come i fagioli o le patate, ecco, quelli furono una novità abbastanza recente. A naso, direi, qualche novità/innovazione significativa solo a partire dalla seconda metà del XIX secolo.
Le stesse generazioni di "barbari" germanici, nordici che, per secoli, usarono distinguersi dalle murature latine per le loro costruzioni a tronchi "intrallacciati" o sovrapposti agli angoli: ancora c'erano quei tronchi, ancora ci sono, dopo secoli che sostituirono i romanci / ladini, i Wal(t)schen / Welschen (Walhaz ancora più indietro) come indicati in alto tedesco o, spesso, preso residenza in territori alti, troppo aspri, grami per i ladini.
Secoli di vite e tradizioni che sono state annichilite dalla esponenziale accelerazione tecnica, (dis)etica, dalla cetrifuga liquefacente che ci stravolge nelle sue spire sempre più vorticose. Mia nonna veniva qui, a piedi, ore di cammino, a fare la Hebame, la comare, a far partorire le "todes'ce" come avvenne per secoli, anche nel 1620.
La stagione è già avanti, è freddino e la casa non è stata abitata e scaldata dal fuoco, scrivo vicino alla cucina economica accesa. Tra poche ore si ritorna alle colline dell'Appennino.
Ecco la neve, lassù. |
A destra della gobba del forno, nella facciata con rughe e bitorzoli, il segno del tempo, 1620. |
Il fienile, è quello delle genti nordiche, a tronchi sovrapposti, qui con giunti "a culla". |
domenica 29 settembre 2024
Rinuncia
- Questa rinuncia mi ha portato, veramente, tanta ricchezza.
Tamara Lunger
Rinuncia: uno dei tabù della contemporaneità (liquida).
E' uno strumento che annienta interi paradigmi.
A soli settanta metri dalla vetta, dalla storia, ti salva la vita. E ti consegna, comunque, alla storia.
E' un paradosso colla potenza del paradosso. E' ciò che scassa tutte le aspettative, le pretese, i piani dell'esterno rendendolo impotente.
Mi capita, sempre più frequentemente, di rinunciare ora. In primis allo spostarmi residuo per diporto. E' liberatorio. Da disadattati sociali e liberatorio. Sei ricco, potente, in serenità, dopo, via dalle bolge, dall'iperturismo, ipertuttoilresto.