Durante una lezione (si trattava di un corso che seguivo che era organizzato e tenuto dall'Università Cattolica, a Milano, direi intorno al 2004) mi colpì, per la prima volta, il rimarcare la netta distinzione tra efficienza ed efficacia.
Il mondo economico prima moderno e poi contemporaneo punta quasi esclusivamente sulla efficienza.
Media, rapporti economici, grafici, dirigenti, strumenti, tutto tende a puntare sulla efficienza massima, che asintoticamente tende orizzontalmente inferiormente ad un massimo (io ritengo che non sia un asintoto orizzontale ma una curva che, olre il massimo, cala ma lasciamo perdere, ora, la legge dei rendimenti descrescenti).
A quel tempo, per spiegare la differenza tra i due termini, il professore usò un'immagine molto chiara: se volete capire al volo la differenza, pensate al personale del pronto soccorso oppure ai Vigili del Fuoco che, per essere massimamente efficaci (intervenire con celerità in eventi non programmabili / imprevisti) sono molto inefficienti, passando gran parte del tempo in attività che esulano gli obiettivi funzionali primari.
L'efficienza, strettamente legata a specializzazione e parcellizzazione dei processi e delle filiere, è solo un criterio secondo cui valutare un sistema.
L'efficienza è un criterio incompatibile con l'efficacia ma anche con altri criteri, in primis quello della resilienza ovvero la capacità di sistemi complessi di mantenere le funzioni primarie in un intervallo accettabile anche in occasioni di accidenti imprevisti.
- Negli anni 2021 e 2022 in seguito agli anni della pandemia prima e della sindemia dopo dei 2019 e del 2020, era frequente avere la risposta "Spiacenti, ma non disponiamo del prodotto xyz in quanto i fornitori sono in grande ritardo con le consegne".
Sistemi industriali (molto) efficienti non riuscivano a reggere e a recuperare le mancate produzione di molti mesi. - Ieri, un commento di Mr KeyMasher riportava l'attenzione sulla banca dei semi.
Qui cambiamo contesto e passiamo a quello dell'agricolutra (a prima parte della filiera del cibo): è noto da molto tempo, a chi bazzica la pianura Padana e le (sempre meno) estese coltivazioni di mais, che quegli ibridi ad alta resa sono sterili, ovvero quei chicchi gialli, piantati in terra, quasi mai portano alla germinazione di una nuova pianta di mais.
Se si spostiamo dal come al perché, si possono pensare a complotti, al catastrofismo, o ad altro.
Io avevo pensato ad un sistema efficiente che vuole ottimizzare la produzione in quintali per ettaro, rinunciando alla germinabilità (resilienza) e delegando la produzione della semenza a fornitori specializzati di sementi.
La fragilità del sistema non è solo nella filiera o nella dislocazione e accesso alle sementi, ma anche nella fase produttiva: gli ibridi sono spesso fragili, richiedono molte risorse (concimazione ed acqua), soffrono condiziobni anche solo subottimali (e.g. piovosità ridotta ancor prima della siccità), si allettano in caso di vento, richiedono uso massiccio di veleni per contrastare gli attacchi parassitari, fungini etc. dovuti anche alla propria fragilità. - Molte aziende hanno ruoli critici / importanti che sono affidati ad una sola persona.
Semplicemente è troppo costoso, a breve termine, gestire una ridondanza nel ruolo.
Questo si sta rivelando una vera e propria spada di Damocle, visto che nei prossimi otto, dieci anni, almeno il 30% di tecnici (fisici, ingegneri, informatici, chimici, etc.) aventi ruoli e importanti e unici, se ne andranno in pensione.
Ecco, in questo caso mi chiedo se sia l'efficienza o l'efficacia ad essere incompatibile con la resilienza.