sabato 20 luglio 2024

Smielatura

Lunedì abbiamo smielato le nostre tre famiglie di api. Due di esse, giovani, acquistate ad aprile hanno lavorato prevalentemente per la "casa", melari semivuoti, hanno lavorato principalmente a cera, per estrudere le celle dei fogli cerei e per il nido.
Una discreta quantità di lavoro. Non amando il dolce non ho fatto ciò che mi capitava di fare, da piccolo, quando Norino, il falegname che abitava nella frazioncina della nonna, mi offriva la cera della disopercolatura con il poco di miele che essa porta seco, me la ciucciavo, la masticavo, piccola gioia.
Rosa Canina, giovedì, ha isolato le tre regine per il "blocco di covata", la tecnica biologica contro la varroa. Invece della scatolina che reclude la regina (pesante, visto che almeno due dozzine di giorni non può deporre) ecco la "separazione di covata", in ciascuna arnia, un telaio del nido, tenuto separato (due con copritelai Zeuss, uno con un lo escludi regina verticale), con la regina che continua a deporre in un telaio: molto più leggero per la regina, ovviamente costa un 10% di nido (un telaio su dieci, arnie standard). Al termine del periodo di esclusione (21 - 25 dì, un ciclo completo deposizione → ape giovane) i telaio viene eliminato e con essa la varroa deposta in quelle celle: la varroa foretica (portata a dorso dalle altri api) viene abbattuta efficacemente con l'acido ossalico.

P.S.
Un altro caso in cui ciò che cura, ciò che sana, è la esclusione, esattamente il contrario di quanto imposto ora dalla ortodossia del pensiero unico cretinamente corretto.

Aree di un telaietto di un melario con miele di essenze diverse: quello più chiaro (in alto) a prevalenza di acacia e tiglio, quello più scuro a prevalenza di castagno


Rosa Canina sta rimettendo in sede i melari con i loro telaietti svuotati, e deponendo, accanto alle arnie, cera e attrezzatura con resti di miele: la capacità delle api di ripulire tutto (il miele ritorna ad essere loro riserva alimentate) è straordinaria.

7 commenti:

  1. Bello!
    Non che abbia capito niente della procedura tecnica, però bello! ;-)

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  2. Potrebbe apparire più complicato di quant'è.

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  3. Queste sono procedure che mi affascinano molto e spero almeno una volta nella vita di potervi partecipare.

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  4. L'apicoltore non è amico della api cosi come il porcaio non è amico del maiale. L'apicoltore sottrae alle api il miele che hanno fabbricato sacrificando generazioni di operaie e il porcaio scanna il maiale e lo macella. In entrambi i casi si tratta di un meccanismo di predazione rallentato e ottimizzato nell'interesse del predatore.

    Sono cose antiche, niente di difficile dal punto di vista concettuale.

    Epperò, questa mollezza disneyana arriva a dei livelli paradossali quando lo "animalista" non fa una piega all'idea delle persone sbranate dall'orso perché sono "danni collaterali" rispetto alla necessità di avere gli orsi che vanno in giro in una specie di parodia della "natura". Per secoli e millenni gli avi hanno faticato per eliminare tutti gli orsi proprio perché sbranavano api, maiali e persone. Oggi agli impiegati si fa il lavaggio del cervello e cosi, in assenza di qualsivoglia necessità primaria, si identificano con lo "animale" invece che con il "teratoma umano".

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    1. Ah, nota: gli avi non allevavano le api perché il miele era "bio" o "natura" o perché fosse salutare. Allevavano le api perché il miele era una delle due sostanze dolci di cui potevano disporre per l'alimentazione, l'altra erano le mele e derivati delle mele, da cui ovvia assonanza tra "miele" e "mela".

      Oggi è uno sfizio, un gioco, dato che si produce per via industriale qualsiasi tipo di dolcificante.

      Non posso verificare ma leggevo un articolo secondo il quale la popolazione di api "domestiche" a livello globale non diminuisce anzi aumenta, anche perché sono usate per forzare l'impollinazione dei frutteti, spostando le arnie. Piuttosto pare che siano in crisi le api selvatiche. Vicino casa mia infatti hanno piantato dei fiori e messo delle casine per favorire la nidificazione delle "osmie", cioè le api solitarie.

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    2. Rosa Canina predispone anche delle "casette" per le api osmie.
      Parlerei di simbiosi: da qualche lustro? decennio? con l'arrivo della varroa, la maggior parte delle famiglie di api che NON vengono trattate contro quel parassita vengono decimate. Anche adottando le opportune misure, gli apicoltori professionisti arrivano a perdere ca. il 10% delle famiglie. Da questo punto di vista preferisco il concetto di simbiosi o, di una mano che lava l'altra. Il maiale, prima di essere trasformato in cotechini, pancette, prosciutti, etc. . gode di una vita assai agiata, molto più comoda e priva di rischi di quella del cinghiale. Ovviamente questo ha, come tutto, un costo. Considerazioni, qui, che non entrano nel merito (importante) di come sia l'allevamento e le condizioni di vita di quegli animali.

      I dolcificanti industriali sono, spesso, insalubri. Quando scoppiò la moda dell'aspartame e dell'acesulfame, poi scoprirono che uno dei due contribuiva notevolmente all'insorgenza dell'epilessia (se ricordo bene).
      Il saccarosio è deprivato di tutti gli oligoelementi e vitamine presenti nella melassa dalla quale esso viene raffinato: solo dolce, crea notevoli problemi (il diabete come malattia diffusa è causato dall'eccessivo consumo di zuccheri (raffinati)).
      Io non amo granché il dolce, quindi mangio anche poco miele.
      Diciamo che è una possibile variazione.

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    3. La simbiosi richiede che ci sia un dare-avere che beneficia entrambi gli organismi. La "varroa" è stata introdotta in Europa dai soliti scemi che importano animali esotici e magari tentano di ibridare varietà diverse per cercare di aumentare la resistenza e/o la resa in certe condizioni.
      Secondo me i primi apicoltori avranno approfittato di varietà di api particolarmente mansuete perché abituate ad un ambiente ospitale. Poi col tempo avranno cercato di rendere queste api più produttive, resistenti al freddo e quindi le avranno incrociate con altre varietà, ottenendo api più difficili da gestire. Il caso di scuola sono le famose "api africane" diffuse nelle Americhe.

      Che la vita del maiale sia comoda è relativo. Non fatica a cercare il mangiare ma deve stare nel porcile coperto di merda e non può scegliere niente, ne cosa, ne quando.

      Per esempio, le mucche hanno una zampa (non so se di dice zoccolo) che è fatta per calpestare terreni molli. Quando viene tenuta su superfici dure, per esempio un fondo di cemento, si deterioria e spesso si formano degli ascessi, favoriti anche, come dicevo, dal calpestare continuamente uno strato di feci. La mucca pesa tantissimo, pensa che divertimento poggiare la zampa con tutto quel peso e dentro c'è un ascesso.

      La necessità di trovare qualche scusa o pretesto per il "mors tua, vita mea" mi sembra un po' triste e infine umiliante. Ammazziamo il porco e ci facciamo la colla, i pennelli, le salsicce, perché ci conviene. Punto. Io non allevo e non macello maiali perché vado al supermercato.

      La produzione industriale consente di controllare la composizione. Non solo di mantenere una "qualità media" ma di evitare che dentro ci vadano cose insalubri. Il caso classico è il latte di mucca che per essere commercializzato viene almeno pastorizzato per abbattere la carica batterica. Le api che fanno il miele sulla cima della montagna sono una cosa, le api che fanno il miele a Cernobyl una cosa diversa. Noi importiamo tutto dall'estero, chi mi dice su quali fiori si sono posate le api?

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