C'era, a monte dell'abside, un ruscello carico che accompagnava, col suono musica dell'acqua, il silenzio e la brezza. Santi, pellegrini, viandanti, possono avere un ristoro, dalla pace, armonia, serenità, affacciati sul corpo del tempo, un corpo di secoli, sulla potenza della natura in primavera.
Ieri pomeriggio.
Sono felice nel costatare che tu e la tua metà, abbiate ripreso a trascorrere momenti sereni, in luoghi paradisiaci. Serena settimana.
RispondiEliminaCipriano? Ci devo essere stato...
RispondiEliminaPure un polittico tardogotico stupendo, all'interno. Lo si intravede, a destra, nella 3a foto (dall'alto).
EliminaEh, bella anche per il contesto.
RispondiEliminaSe fosse in mezzo al caos di una citta', perderebbe gran parte del suo fascino.
Si si peccato che la costruzione di chiese e monasteri, col terreno accluso, dovessero essere finanziati da qualcuno. Anche le chiese non sono "popolari" ma sono nello stesso insieme dei palazzi nobiliari e/o dei palazzi dei banchieri e dei mercanti.
RispondiEliminaDiciamo che i riccastri del tempo imponevano tasse, gabelle, prestazioni di lavoro gratuite ai plebei.
RispondiEliminaCon tali risorse hanno costruito ciò che ora è bello.
I riccastri attuali cosa lasciano? Nulla.
UUiC
No. I riccastri del tempo erano tutti proprietari terrieri o meglio, in origine ricevevano le terre dal Re con un titolo nobiliare che li legava nel rapporto di vassallaggio.
RispondiEliminaI proprietari terrieri trattenevano per se i raccolti e le bestie allevate dando ai contadini e altri loro dipendenti una quota parte, più o meno sul limite della sopravvivenza.
Quello che si vede nei film cioè l'esattore che chiede le monete ai contadini, è ovviamente impossibile perché i contadini non ricevevano salario in monete e non pagavano niente in monete, se non eccezionalmente.
Invece i contadini conferivano il raccolto e gli veniva consentito di trattenerne una parte.
Per tutto il resto, facciamo il caso di legno per fabbricare arnesi, dovevano chiedere il permesso, perché l'albero era del nobile.
Quelli che facevano differenza erano gli artigiani e i mercanti. Questi ovviamente compravano e vendevano quindi avevano sia monete che titoli di credito, cioè le proto-banconote.
Gli artigiani e i mercanti pagavano le tasse ma di solito non le pagavano al nobile locale quanto alla città, che poi poteva essere retta da un comitato (v. Repubblica Veneta) o da un Duca o, dopo il Cinquecento, da un governatore francese, spagnolo.
A Milano le grandi opere pubbliche, tanto ospedali che cattedrali, furono finanziate dall'aristocrazia cittadina che poteva essere aristocratica, quindi con rendita terriera oppure "borghese", quindi manifatturiera e mercantile.
Comunque per dire che la "bellezza" della pieve deriva dalla "ricchezza" dei finanziatori, non certo dalla innata eleganza degli straccioni del contado.
RispondiEliminaNon ho scritto che le tasse erano pagate in fiorini o con un bonifico, Nessuno!
RispondiEliminaLe gabelle erano del tipo: il pontatile consiste in dieci libbre di farina di segale per cadauno passaggio.
Se sei della corporazioni dei beccai la tua corvè consiste nel macellarmi tre giovenche o manzi per anno.
La decima parte della tua produzione di piselli deve esserci conferita, etc. .
Con queste risorse, oltre che impegnarsi nelle arti belliche costruivano gli edifici (di pregio storico) che rimasero.
Ora, da Zuckerberg oppure dai Ferrero, Lucchini, etc. cosa rimane?
UUiC
Cosa rimane di cosa?
RispondiEliminaVuoi forse paragonare le risorse materiali di cui tu disponi con le risorse materiali di cui disponeva l'imperatore nell'anno 1225?