C'erano tre generazioni attorno al pane, al cibo buono, al fuoco. Così, dopo una dozzina di anni i miei veci son giunti fin a questo cantone di Appennino, da lontano.
Mio papà ha trovato orecchie attente ai suoi racconti alle citazioni della storia. Mia madre ha fatto comunella con Rosa Canina e ha visto ora, la sua casa unita alla mia.
Cari veci, ho pianto un po' quando, dopo ore di letizia, vecchie mie radici, siete saliti in auto. Si son chiuse le porte e siete andati via.
La letizia dell'ultima volta. Mi commuove, porta lacrime. Questa è la vita che si muore e ce ne andiamo.
Eh.
RispondiEliminaDifficile commentare, meglio tacere.
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La vita a un certo punto diventa un congedo
RispondiEliminaCi si inoltra in quell'età nella quale si inizia ad osservare, via via più frequentemente, l'apparire della morte.
EliminaPiù invecchiamo e più restiamo soli. I ricordi ci fanno compagnia e il lessico familiare scompare con le nostre radici. Un caro saluto.
RispondiEliminaTutto vero, ma anche profondamente triste, almeno per come la vivo io.
Elimina> restiamo soli
EliminaE' il destino degli ultimi figli, nelle famiglie numerose: i fratelli più anziani, arrivati prima, muoiono. Così è per la mamma di Rosa Canina e per la mia.
Signor IlVedovo, penso che esista una mestizia, nell'inoltrarsi con l'età, che ha origina nell'essere al cospetto, via via più frequentemente, con il mistero della morte-vita.
EliminaTristezza che ha un senso spirituale rilevante.
Hai dato memoria a qualcosa oltre che a qualcuno , ma la memoria è anche reciprocità.Le lacrime ci comunicano dall'interno.
RispondiEliminaBuongiorno
Non mi è chiara la questione della memoria come reciprocità.
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