Repressione
s. f. [dal lat. tardo repressio -onis, der. di reprimĕre «reprimere», part. pass. repressus]. –
o - In psicanalisi, processo volontario di inibizione di pensieri, affetti o comportamenti che sono consciamente ritenuti inopportuni, distinto quindi dalla rimozione, che è inconscia e per lo più provocata dall’angoscia.
Si alza una tipa di origine inglese per
redarguirli. E' disturbata dal baccano che quei ragazzi fanno da vari
minuti nel vestibolo. Poi ancora una volta. Essi la ignorano e
continuano. Da lontano uno mi vede che li guardo, fa un sorriso
sardonico, continua a guardarmi e accende per qualche istante
l'accendino verso di me. Continua il baccano, pogano nel vestibolo, urlano. Molte persone sono infastidite, si
alzano, guardano. Alcuni passeggeri vicini si chiedono il perché di
quelle strane urla, pensano ci sia un ragazzo minorato o con dei
problemi.
Mi alzo, vado verso di loro. Apro la
porta del vestibolo, a muso duro:- Avete rotto il cazzo, se volete
sciamannarvi scendete e fate quel cazzo che volete, non qui sul
treno. Avere capito?
Inizia a girare il testosterone, il
tipo dell'accendino risponde abbastanza aggressivo, alzo ancora il
tono, tenta di spintonarmi, lo prendo per la maglietta.
La cosa si cheta, torno a sedermi. Il
tipo parlotta con gli altri teppistelli/energumenoidi, mi guarda,
rientra nel corridoio, l'attraversa per un terzo, viene verso di me e
grida :- E ora tu mi dai nome e cognome!
Mi rialzo :- Allora tu non hai capito
un cazzo!
Adesso gli faccio capire qualcosa. Vado
verso di lui lo spintono, cerca di reagire, inizio a caricare un
pugno diretto verso il viso. Sono istanti, si son frapposti due
adulti e uno dei suoi amici, tenta di spintonarmi, io ho raggiunto il gruppo, spingo, sto iniziando a caricare il tipo, cerco di
nuovo di colpirlo una seconda con un pugno in viso, voglio fargli più
male possibile, ma ci stanno separando, il pugno diretto si perde in
una selva di braccia.
Il treno è fermo ormai da qualche
minuto.
Il tipo dell'accendino è trattenuto
dai suoi amici, io da un paio di adulti che stanno biasimando
duramente i regaz, ci separano a forza.
Ritorno a sedermi. Le tre donne vicine
dicono che ho fatto bene, sono stanche, non capiscono perché quelli
abbiano continuato a fare i teppistelli. Rispondo che... essi hanno
avuto una prima nozione di limite che deve essere rispettato, non mi
interessa se avrò casini, è opportuno che essi vengano corretti.
I ragazzi vanno a chiamare il capotreno
che viene da me, mi chiede di alzarmi e di seguirlo. Mi chiede se sia
io quello che ha avuto un confronto, un diverbio coi ragazzi.
Rispondo affermativamente, sottolineo che il degrado ultimamente sui
treni è notevole. Alcuni pendolari dicono che alcuni
ragazzi non hanno il biglietto.
Osservo più volte che anche il fatto
che non passi il controllore non aiuta a diminuire il Far West. Ma
anche il personale viaggiante teme violenze, vuole il cheto vivere,
cerca di minimizzare il rischio. Di fatto, ne sbologna la gestione ai
passeggeri lasciati da soli.
Ma io non sono un passeggero. Io sono
UnUomo e certe cose non mi vanno, combattere anche con le punizioni
fisiche, le correzioni fisiche la violenza, l'ecologia della repressione le prevaricazioni,
contrastare questo degrado che cresce, di giorno in giorno.
Il mite controllore, un ragazzo giovane
con una postura leggermente ingobbita in avanti, mesto, si vede che non ne ha proprio voglia di quel casino capitatogli, si stava bene (anonfareuncazz in cabina di testa, visto che non è passato uno straccio di una volta). Mi
suggerisce di farla finita lì e chiede di chiedere loro scusa. Chieder loro scusa!?!? Forse non ha
capito. Maaa, saa... il il ragazzo ha quattordic'anni. Allora gli
spiego, sommariamente cosa è successo. Mi dice che i ragazzi
vogliono chiamare la polizia.
Prego! - rispondo-andiamo pure fino in
fondo.
Si alzano alcuni adulti e redarguiscono
il tipo dell'accendino e gli altri del gruppo ma egli insiste.
Un ragazzo di origine magrebina della
cricca inizia di nuovo “non si mettono le mani addosso”, rispondo
:- Dovete essere educati a convivere civilmente! poi inizia, nel
gruppo, a provocarmi “Vieni a dirmelo qui”, lo guardo, lo dice un
paio di volte, poi smette. Altre persone iniziano a rimproverare i
ragazzi, forse smette anche per questo. La dinamica del branco è
evidente ma è anche una dinamica aleatoria, poco resiliente e questo
si vede.
Mi risiedo. Molte persone dicono che ho
fatto bene. Io percepisco che molti siano intimoriti, ammirano che io
mi sia esposto, mi allertano sulle possibili conseguenze. Avverto che
decine di persone, nonostante il forte ritardo, alla fine di una
giornata di lavoro, nonostante la stanchezza e la voglia di arrivare
a casa, approvano il mio intervento, vedo i loro sguardi che mi
sostengono, sento delle parole qui e là scandalizzate, percepisco
sostegno ed approvazione. Mi fa piacere. Non tutto è morto,
solamente è quasi morto.
Arrivano i carabinieri. Mi chiedono i
documenti, prendono le generalità, mi chiedono cosa è successo,
piego cosa è avvenuto.
Il tipo dell'accendino continua nel suo teatrino dei lesi diritti di teppistaggio. Ora pretende
l'ambulanza. Faccio presente ad uno dei carabinieri che anche ciò è
grave, perché quell'ambulanza potrebbe mancare a chi ne potrebbe
avere veramente bisogno. E' gravemente ferito: solo un po' di rossore dovuto alla concitazione, ihihih, ma il teatro ha le sue esigenze. Uno dei carabinieri bofonchia qualcosa di
proceduralese, insomma, capisco che se il ragazzo vuole
l'ambulanza...
Abbiamo accumulato trenta minuti di
ritardo, arriva il treno successivo, sull'altro binario, da Bologna.
Annunciano ai passeggeri che il treno in arrivo sarebbe partito
prima, c'è il trasferimento generale al binario 1.
Nel frattempo tre donne e un uomo si
offrono come testimoni a mio favore, forniscono le loro generalità
al carabiniere che le sta registrando.Un giovane pendolare magrebino
testimonia a mio favore, smentisce alcune frasi dette da uno dei
ragazzi.
Posso andare? Sì, risponde un
carabiniere.
Mi sposto sull'altro treno, ci sono
molte persone che erano sulla mia carrozza, ancora segni di
approvazione.
Scendo alla stazione di arrivo, sono
40' di ritardo. Tutto il piacere dell'adrenalina.
Mentre salgo a piedi penso ai genitori
del tipo dell'accendino, alle reazioni.
Se fosse una persona intelligente,
apprezzerebbe che c'è stata una persona che ha evidenziato
comportamenti a rischio, mi ringrazierebbe e poi a casa – come
succedeva per i suoi genitori, per i suoi nonni, inostri genitori, i nostri nonni – darebbe una bella
spazzolata supplementare.
Se fosse una persona intelligente...
Già.