Mi è sempre caro il Sud Tirolo/Alto Adige e così non ho esitato granché a vedere 'sta pellicola. La storia è ambientata in inverno, stagione a me cara, un motivo in più!
La protagonista, quel pezzettino di bel carbone (partenopeo, Cristiana Dell'Anna, anche se in alcuni passaggi l'attrice è stata brava, ho percepito un accenno di cadenza triveneta), oltre ad essere carin caruccia, per me, è alta in termini etici. Interessante il contrasto tra un comportamento considerato moralmente disdicevole (la prostituzione) e il fatto che essa sia una strada per liberarsi da una condizione degradante. Anche la presa di coscienza e la metamorfosi della protagonista, da "sguattera alberghiera" sotto a tutti, da umiliare a eroina sentimentale ed erotica da bramare e insultare (Chi disprezza compra!) sopra a tutti, è interessante, in questa storia. Certo che le donne quando prendono coscienza del proprio potere (anche sessuale) diventano delle potenze!
Aloi descrive, non senza qualche giudizio, la durezza dei rapporti che vigono, nelle comunità di montagna, tra nativi e forestieri (commento interessante qui), tra chiusura che protegge e attrazione per l'esotico (come scrissi altre volte, mia madre e mia nonna, ostetriche, osservarono, in quei piccoli paesi delle Alpi Retiche del vicino Trentino, passato dall'Austria-Ungheria all'Italia dopo la Grande Guerra, i risultati "nove mesi dopo" delle stragi di cuori e non solo da parte di quegli splendidi Carabinieri mori con gli occhi di carbone accesso sulle donne occhi e capelli chiari del posto),lo sbroccare del rosso sudtirolese Claudio per la "brutta anatroccola nera" Michela.
A me è piaciuto anche il rapporto tra il contadino "ex" di Michela e il figlio, un padre che sta vicino al figlio e lo coinvolge nei alcuni lavori dell'adultità contadina: insegnamento (passaggio di conoscenze) e affetto nei modi tra maschi.
Nel finale un paio di barocchismi metafisici/simbolici che non ho capito (chiudere non è facile, non solo nel tango).