Quando è arrivato, col risotto sbobbazzato nonostante il tentativo di posticiparne sempre più la preparazione, l'ho praticamente assalito verbalmente.
Essere uomini significa anche dire cose sensate e rispettare ciò che si è pattuito con il prossimo, con l'interlocutore. L'accompagna sua madre autossicodipendente e arriva con ritardo nel ritardo, se fosse venuto col treno dopo sarebbe arrivato, nel ritardo, dieci minuti prima.
Sotto le sfuriate mi ha detto che sotto la pressione della giornata se l'era presa un po' comoda (già, perché in questa settimana col progetto Buona Scuola è a fare un lavoro assai "interessante, formativo", distribuire volantini in un centro commerciale per una farmacia, ore gettate allo studio di cose importanti, che si i lavori sono di questo rango si potrebbe anche evitare di far soccombere loro lo studio). E poi lo zaino è pesante che mi intenerisce ma è anche un marcantonio più grande e grosso di me, ora.
Tutto non andava, era storto.
Il merito è semplice e sensato. Ma io, sotto la pressione emotiva, ho ciccato completamente le modalità di comunicazione. Il bipede poi mi ha raccontato che si era impegnato per cercare di essere a casa prima. Poi, il bipede, si è fatto silenzioso con gli occhi umidi.
Mi ha detto che ultimamente litiga con UnaBipede, con sua madre, con il suo nuovo marito, ora con me.
Sì, il litigio poi ha portato qualche intimità. Ma era sintomo di limiti suoi e miei. Ieri ci eravamo riappacificati, stamani mi sono scusato. C'è anche che mi manca, che lo vedo sempre meno, non facciamo più un cazzo insieme, sono ridotto ad un papà base appoggio logistico.
Ieri è stata una serata no.
(via yourcoffeeguru)