giovedì 8 settembre 2011
Pareggio di bilancio
Al microfono aperto di Radio Popolare ieri ho sentito gli strali di Ferrero (PRC): riguardavano l'ipotesi del pareggio di bilancio da rendere principio costituzionale; egli accusava il PD di essere favorevole (anche il PD ha qualche eccezione che gli permette di avere qualche posizione politica, qualche eccezione alla propria antipolitica).
E' vero, ci sono un sacco di iniquità (capitalismo e finanza parassitari, speculazione, sfruttamento, evasione, furbismo...) Ma ciò che li frega sempre e li rende orribilmente faziosi è negare la correttezza dei principio.
Il principio che uno stato debba avere i conti in ordine, ovvero pareggio tra entrate ed uscite, è semplice buonsenso. E' questione aritmetica.
Non si può crescere sempre. Ovvio.
Non si può accumulare debito (sempre). Ovvio.
Grida vendetta sia il fatto che la pseudo destra pseudo centrista italiota che di fatto governa il paese dal 1945 abbia permesso che si accumulasse questo delirio di migliaia di decine di centomila milioni di euri.
Grida vendetta pure che sta pseudo sinistra neghi la banalità dell'ovvo, del buon senso.
Stabilito il tanto sano quanto negato principio poi ci sarà la scelta politica di come arrivare ad attuarlo: è su questo che dovrebbe essere fatta politica. Non negando il principio.
Questa robaccia, questa cacca antipolitica, disetica, miope, faziosa è questione di incultura ed è trasversale a tutti questi schieramenti anacronistici posizionati stupidamente su una linea.
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