Storia di arte, di un mancato amore, di sublimazione nell'arte. Dal virtuosismo tecnico all'afferrare il sospiro, dice il maestro del protagonista a quest'ultimo (il sospiro, il fiato è metafora dello spirito).
Una mamma opprimente che combina borghesemente un matrimonio con una ragazza per bene, una buona partita, in cui non solo l'amore non sboccia ma nel quale la convivenza rende reciprocamente feroci i due, un matrimonio negato per questioni borghesi (tu artista come potrai mantenere mia figlia?) che porta all'amore impossibile, ad una sorta di pentola a pressione romeogiuliettesca senza valvola. Incastrare l'amore nella cella minuscola, asfittica del sostentamento, dei buoni mezzi, delle risorse è come voler scartare un rubino o uno smeraldo in quanto inadatti alla costruzione di un muro o di un cordolo. Eppure quella sublimazione che risultati pazzeschi che ha portato. Possible che l'arte richieda sofferenza per arrivare al suo olimpo? Proiezioni ed idealizzazioni completano tutto. Cosa sarebbe successo tra Iran e Nasser Alì se si fossero fatti delle sane trombate, se avessero convissuto e si fossero svegliati la mattina con l'alito pesante, i calzini puzzolenti a fondo letto e con l'assillo di arrivare presto al lavoro?
Bella pellicola.
film stra d'essai, direi.....
RispondiEliminaMa neanche troppo.
RispondiEliminaSembra interessante, dalla trama. L'arte è quasi sempre sublimazione di qualcosa d'altro, non so dire perchè.
RispondiEliminaUna vita sessuale ricca e completa tende a mettere l'eros al centro della vita, a rendere pacifici (molto) su altre cose che dibventano di importanza inferiore se non trascurabile.
RispondiEliminaQuando devono far lavorare il toro lo castrano in bue. Così funziona pure per l'arte e per altre tensioni.
In "Lezioni di tango" Pablo Veron dice a Sally POtter, sua compagna, passato il primo innamoramento: dobbiamo sublimare (se vogliano danzare bene).