Dolce vita milonghera, questa volta con un evento a lato, la presentazione di un libro, di un filosofo, sul tango: un'osservazione interessante è che la cultura "alta", dal punto di vista cognitivo, è essenzialmente visiva e uditiva, il tango, nei suoi aspetti coreutici (esistono anche una letteratura e una musica del tango), colma un buco, quello di una cultura tattile. E' seguito un vivace dibattito, tra i tangheri e l'autore (tanghero). Io ritengo che il tango affascini anche perché autentico e politicamente scorretto: lo si può intellettualizzare e "correggere" (artificializzandolo, in un certo senso, con alcune, secondo me, strampalate teorie che vanno nella direzione , ancora secondo me, innaturale della roba arcobalenica, LGBT e similia) ma le persone, le anime, in esso, ritrovano la consolazione e il piacere archetipici, anche se sono giocati, vissuti per qualche ora. Tra essi un ritrovata distinzione e caratterizzazione tra maschile e femminile, che non è la roba ugualizzata transgenere che si intende apologizzare e con una fusione/mescolone di ruoli e con la loro inversione: certamente ciò ha un funzione e valore didattici, MA, nel contesto specifico dell'apprendimento. Le eccezioni ci sono, nelle "discipline" umane e non è né sarà certo il tango a introdurre una eccezione alla regola delle eccezioni.
Le similitudini col tantra sono sorprendenti: se vuoi trovare l'unione creativa devi avere identità ben determinate, spiccate: nell'unione, quindi, si compie il paradosso; più le identità, i caratteri, le alterità sono nette, più avviene uno scambio funzionale. Coppie di maschi efebici, femminilizzati o di donne virili, maschilizzate, poi libido ed eros vanno a ramengo, non funziona più un cazzo, se non funziona la base si sfascia la coppia. Vanno da consulenti, psico e sesso terapeuti e bisogna tornare a separare, a distinguere, tornare alle persone con una propria identità e alterità, femmine femminili e maschi maschili, con carattere. Come osservava Esther Perel, non c'è nulla di peggio a letto che il politicamente corretto e ciò vale anche in milonga.
Questo è ciò che succede nel tango, con l'evoluzione indotta da Gustavo Naveira, uomini che ascoltano e donne che hanno margini di proposta, non più bamboline che eseguono alla perfezione le istruzioni impartite da un macho: il risultato è che quel tango che poteva essere meccanico, forse anche rozzo, non di rado un tango degli stereotipi macho y lolita ora è diventato più poetico, armonioso, sensuale, emozionante.
Il che è tutt'altra roba dall'apologizzare che alle donne piaccia essere maschili, "guidare" e agli uomini essere femminili, "seguire" (solo una premessa che in processi più gravi, portano al crimine del diritto alla paternità o alla maternità per combinazioni assurde di diversamente sessuali).
Sì, ci sono dei casi, dei lassi di tempo, ciò che fuori a corona di ciò che c'è dentro, sono la parte estrema della gaussiana. Come sempre nelle esperienze umane. La norma ha una propria ecologia, un proprio senso che non ha senso abolire o sovvertire o può averlo per dei problematici.
lunedì 13 marzo 2017
Maschile, femminile e i problematici
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La cosa buffa è che ora dobbiamo spendere del tempo per "deidologizzare" 'sto tango, in un contesto in cui lo si vuole complicare, sofisticare, rendere politicamente corretto, artificiale, ideologico, innaturale.
RispondiEliminaCome diceva un tanghero intervenuto nel dibattito (uso un registro colorito per rendere l'idea in breve) sul Rio de la Plata il tango rispondeva a dei bisogni, non a elucubrazioni mental(oid)i.
#Le similitudini col tantra sono sorprendenti: se vuoi trovare l'unione creativa devi avere identità ben determinate, spiccate: nell'unione, quindi, si compie il paradosso; più le identità, i caratteri, le alterità sono nette, più avviene uno scambio funzionale
RispondiEliminaÈ verissimo, nonché affascinante, se ci penso vibrò.