Mi ricordo la sua 128 blu scura e i sedili rossi. Ero piccolo e lo zio mi faceva sedere tra le sue gambe e tenere il grande, enorme volante. Io ero felice.
Osservavo i bei cipressi, piegati dalla bora, era tagliente e freddo oggi. Una parte del cimitero vecchio, alle pendici del monte Subasio, ancora con la terra, i cipressi, le tombe con le lapidi, l'erba tra di esse.
Finalmente è tornata la terra e la sua bara è scesa per un paio di metri, in basso, nel profondo. E' molto toccante, rispetto alle tumulazioni condominiali in alto che io non sopporto, non riesco a concepire se non come una delle ennesime alienazioni dei formicai umani di massa. Nel basso c'è un distacco, una separazione toccanti, commoventi. Trovo questo esercizio spirituale ciò che è proprio perché forte, brusco, sparisce, va, non ci sarà più perché nella terra.
Ho preso un pugno di terra e l'ho lanciato sulla sua bara, una piccola parte, una sepoltura simbolica. Quadrato, tenace, poche parole, misurate. Duro, spesso, nei confronti della zia. Non so se un dire un uomo degli altri tempi o semplicemente il risultato della tempratura che lo stare in coppia per cinquant'anni ha prodotto.
Eppure, quel suo tornare terra nella terra, oltre al commuovermi, mi ha dato un'inesprimibile sensazione di profonda liberazione, quasi un tornare a fluttuare nei cicli. Quei cipressi furono Chiara, Antonietta, Carlo, Francesco che furono e ora sono cipressi e rosai.
Sei terra e terra sei tornato, Carmelo.
Questo post mi ricorda il cimitero in provincia di Udine dove riposano i miei nonni materni..i cipressi, le siepi,il silenzio, interrotto solo dal verso dei cuculi. Da piccola la nonna portava spesso lì me e mio fratello, "curava" la tomba del nonno. Io e lui ce ne andavamo in giro per le file di tombe e il nostro gioco preferito era accendere i lumini spenti con una scatola di fiammiferi "prelevata" di nascosto della borsa della nonna. A volte prendevamo dei fiori per metterli sulle tombe di chi non li aveva. Alla morte non ci pensvamo proprio....sembrava una cosa molto lontana. Oggi, vedendo andare via pian piano i parenti più anziani, ci penso spesso. È il corso della vita.
RispondiEliminaMi é piaciuto questo tuo ricordo dello zio, Uomo.
Io sento che in quei piccoli campisanti c'e' il compiersi di un ciclo.
EliminaTrovo un senso di risurrezione, reale, non metafisica, nel tornare humus, poi piante e fiori. Certamente un aspetto fondamentale per religioni animiste. ma io voglio solo imanere alla piu' concreta realta'.
Ci sarebbe il discorso dell'impatto ecologico devastante di come (non) gestiamo i cadaveri rendendoli problemi di smaltimento, carichi di sostanze tossiche. Gaia affronto' la questione. Dovrei cercare un suo articolo...
Era proprio bello quella parte piccola, di cimitero, cosi' umana, terricola, floreale, arborea.