Io amo sempre più questo verde e romito Appennino. Ieri a metà pomeriggio, dopo una giornata di sensi, eros e cibo, siamo usciti per un piccolo giro di cinque ore.
Forre, ponti a gobba d'asino, pievi, rosai, torri, borghetti, campi, querce, pavoni, profumi di fieno, cappelle, bramiti, stradine, silenzio, stelle, selve, torrenti, case canoniche, panorami, vette, nuvole cupe di temporali, lontane, boschi, vigne cariche, ulivi, falchi, civette, cerve, tassi, daini, prati, querce grandi, affreschi, logge rinascimentali, cipressi e castagni millenari, mulini, case deserte, piccole monofore illuminate.
Lungo il torrente anche molti cornioli, carichi di frutti maturi: non granché, francamente.
Eravamo seduti laggiù, su una pietra del greto del torrente, il fruscio dell'acqua placida sulle pareti di macigno, a sinistra e più in avanti, scrosci di un principio di rapide, l'arco del tempo a incombere su di noi. Selve e ponti antichi per superare asprezze feroci, al tempo del disgelo.
Mille toni di verdi e il profumo di fiume, i suoi suoni ci distraevano dal resto.
lunedì 10 settembre 2018
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Rumore, robaccia fuori posto, pettegolame, petulanze, fesserie continuate e ciarpame vario trollico saranno cancellati a seconda di come gira all'orsone.