- A Nùoro, come alla Mecca, non si arriva senza una lunga preparazione di spiriti e di cose: se non si è uccelli o cacciatori, non si viene dal mare.
Salvatore Satta
Nove ore di mare servono. Sono indispensabili. Per staccarsi dai ritmi, dalla ressa, per viaggiare verso di Essa e riuscire, come un amante, ad esserne sedotti. Per le cose belle, importanti, un piccolo impegno, è indispensabile.
La prima ancora emotiva è stata il profumo della macchia, non so se pino marittimo o elicriso, o timo o finocchietto o rosmarino o mirto tutto questo che, sospinta da brezza da ponente, ci ha offerto il suo benvenuto, ad Olbia, tra la Tavolara a sinistra e i gabbiani a destra a ghermire cibo dai turisti.
Sì, siamo estranei e siamo arrivati dal mare, come tutti gli invasori e le genti predatrici che dal mare arrivarono nei secoli. Come edonista ho imparato a rifuggire, per quanto possibile, l'arrivo sterilizzato, asettico, istantaneo, in aereo. Anche ieri ho avuto ragione.
La seconda meraviglia è stata il viaggio nella sera morbida, chilometri di selve, cereali, qualche ulivo, vuoto, silenzio (in due ore e rotte di viaggio avremo incrociato non più di una ventina di veicoli!) e un grosso rapace notturno, appollaiato (o agguffato?) in mezzo all'asfalto. Nei piccoli paesini, piccole isole nel mare di vuoto ricolmo di vita, bellezza, oscurità, qualche frizzo e salve da parte di giovinastri sardi :) che osservavano due forestieri, capelli al vento, attraversare le loro ville, seduti all'aperto, nelle piazzette, a vedere la partita di calcio, Italia - Austria. Non ci capacitavamo di questo viaggiare soave, nel buio, per chilometri e chilometri buio B U I O e stelle sopra , a destra, davanti, a sinistra di noi. Ecco, il buio è bellezza somma del quale abbiamo avuto grazia, ieri.
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