Eravamo seduti, su quelle sedie di plastica, su tavoli di plastica, all'aperto, sotto un tendone di plastica, in quella trattoria lungo la strada, dove i centauri e i camionisti si fermano per un pasto. Lo schermo a settecento pollici irradiava rumori e immagini di motori, quando siamo andati lo odiavo, mi aveva fatto 'na capa così. Le mani sapienti, in cucina, preparavano cibo fine e squisito che era un diamante in mezzo a tutta quella roba non so se dire banale, ordinaria, o mediocre.
La mia vita è cambiata, diceva _aceri. Ti ascoltavo, amico mio. Eri un bell'uomo, di successo, cultura, arte, sport e poi il destino è stato inclemente con te. Ti rimane il braccio sinistro a penzoloni, morto e tutto ciò ti ha cambiato la vita. Era il nostro corso primi passi e là, sette anni fa, ci incontrammo.
Cosa posso dirti, amico mio? Non ho parole, solo silenzi impotenti, posso solo venirti a trovare, ogni tanto e passare qualche ora con te. Sei rimasto un anfitrione brillante in un corpo martirtizzato che non ballera, forse più, il nostro amato tango.
Stasera, nella mia solitudine creativa, che mi tiene vivo, vivace, famelico di vita, ecco, sono tornato a casa, un riposo ché non so per quale ragione era stato così faticoso oggi, non avevo energia. Un sonno di pietra e poi di nuovo sul motore rombante. Verso quella milonga, di Giuseppina, a trovare me stesso, il tango, qualche ballerina con cui creare le nostre estetiche inutili, armonia, intesa, e poi ci ridiamo sopra che ormai sembriamo due che ballano il tango davvero.
Le finestre sono aperte ora, è fresco, i lampi di temporali a nord-est, silenzio. Amo questa valle quando torna nella sua dimensione primigenia, senza il rumore delle auto. C'è silenzio e il meditare su questa vita, amica e nemica, soave e asperrima.
Sesso & Voltaren
45 minuti fa
Lorenzo
RispondiEliminaIl mio mondo è anche edonistico, non solo edonistico.
Nel senso che ci sono il dovere, l'obbligo di guadagnarsi di che vivere, il mandato spirituale di lasciare un mondo anche solo un poco migliorato di quanto si è trovato, di quanto io trovai e trovo.
Alla fine di questo, ricorrentemente, c'è il sabato del villaggio e il dì di festa, la domenica, con il riposo, il cibo buono e speciale, i balli, le preghiere, i pellegrinaggi (per me lo sono il camminare nella natura).
Vorrei che tu avessi una visione meno cupa del mondo. Ma c'è e io la osservo, ad esempio, quando riporti con dovizia e belle immagini, i tuoi giri tra i monti.
Quelli sono un piacere, per te, che condividi, direi.
> più vuoi godere, non ti basta mai,
RispondiEliminaSacrisante parole.
Qui ho sempre sostenuto che un edobista intelligente, se vuole apprezzare al massimo i piaceri della vita e continuare a farlo, DEVE darsi l'autodisciplina "del contrasto" e RINUNCIARE SISTEMATICAMENTE ad essi.
Traduzione: due fette di pane raffermo e una crosta di formaggio diventano una squisitezza quando non hai mangiato da un giorno o più.
Figurati dei piatti squisiti.
Sacrosante parole.
RispondiEliminaLa tastiera virtuale del furbofono...
Ora che hanno tolto il distorsore meglio ma comunque scarsa.
Scusate ma sto poltrendo un poco a letto, non ho voglia di smanettare dal PC.
Anzi ora mi alzo che tra meno di due ore si parte per torrenti lassù nei boschi.
Buona domenica.
> L'edonismo è il soddisfacimento immediato, non-mediato, delle voglie/pulsioni, come fanno gli infanti.
RispondiElimina[...]
> diventare pura dualità "voglia-godimento", con un cortocircuito sensoriale
Lorenzo, a volte è necessario tornare a remare e a condurre la barca, solo il faro della teoria non porta da nessuna parte.
Prova a fare questo esperimento.
Io non so quale sia uno dei tuoi piatti preferiti: supponiamo un buon ossobuco cucinato come Dio comanda, con eccellenti gremolada e risotto alla milanese.
Ora applica al limite, all'eccesso, il soddisfacimento immediato, continuo, ripetuto, eccessivo, mangia 'sto piatto per dieci giorni, appena hai un minimo segno di interesse per il cibo (non dico appettito, molto meno).
Più volte al giorno, solo il tuo piatto preferito, sempre, comunque, tanto.
Tra undici giorni ti prometto che ti inviterò a casa mia e te lo preparerò che me la cavo bene.
Cosa ne dici?
UCoso osserva la realtà e pensa: per tornare a goderti il cibo devi sospenderne l'assunzione, digiunare, per un certo tempo, e più l'appetito al quale arriverai sarà robusto e più sarà buono, squisito, godevole, il prossimo pasto.
RispondiEliminaSarà incongruente, sarà paradossale ma funziona proprio così.