Sabato sono tornato, passati venti mesi, in una milonga privata al chiuso. Dopo lungo tempo ho rivisto alcuni soliti volti noti, ho tagliato con il coltello la solita aria marcioviziata (poi, fortunatamente, hanno arieggiato con aperture rimaste tali!), osservato la fauna milonghera, i suoi usi, riti, abitudini. per molte persone la milonga è anche o forse principamente un "salotto" in cui stare in compagnia con frequenza regolare, il tango una cosa non così importante.
Ho ritrovato una ballerina romagnola che fu e ancora è una poetessa del corpo, una celebrante del due corpi in un'armonia in movimento. Ecco, due tande con lei hanno annullato tutta l'esilio di mesi, hanno riportato alla fantasmagoria dei passi argentini.
Questo amore per il tango è più maturo, ora. Mi sono seduto, per qualche tempo, pure a guardare.
Usciti dalla milonga, c'è stata la strada lunga, mi sono addormentato per un po' mentre gli altri quattro conversavano. Nel buio, le strade deserte, il suono del motore, assaporavo ogni secondo che passava verso il tornare riabbracciato a Rosa Canina. La voluttà e la creatività, il ludio prima, poi la letizia nell'attesa della mia amata.
Sono bigamo.
Le serate hanno alti e bassi, alcune sono straordinarie. Qui sotto Fausto Carpino e Stephahie Fesneau in forma smagliante. Mi piace quando il piacere, la gioia trabocca anche in professionisti che dovrebbero essere alla nausea da saturazione. Anche questo è il tango, poterti stupire dopo anni, per la milamiliardesima improvvisazione sequenza casuale riuscita strepitosamente.
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