giovedì 21 dicembre 2006

Diciassette di roccia

Ho portato una torta nel gioco dello scambio di regalcianfrusaglie.
Sbaffata e divorata, che si possa campare vendendo la ricetta?
Poi a scrivere, piangendo. E via, Jekyll e Hyde, via col brindisi aziendale. Escape from a party. Via, da orso, non amo particolarmente quelle convivialate di gruppo. Specie quando sei un cakomolle spiaccicato. Dentro.
Tornato a scrivere, l'epilogo. A piangere di nuovo, in silenzio, senza farsi vedere.
Liberatorio.
Sono uscito prima dal lavoro. Compleanno di mio figlio, qualche ora insieme. C'è stata perfino la piccola gioia di essermi accordato colla madre, dopo anni di denunce, avvocati, prevaricazioni malevole.
Stavo meglio. E' liberatorio.
Sono stai  diciassette mesi meravigliosi.
Tremano i muri maestri, quelle pareti stanno crollando, sotto i colpi dei marosi violenti.
Uomo, abbi fiducia.
Sul porfido sono le fondamenta.
Diciassette mesi di roccia.

Vivere

Ci siamo sentiti stamattina. 17' e qualche secondo di telefonata. Prima non ha risposto, nonostante il lungo squillare . Poi ha chiamato lei.
Ha chiuso, non vuole più vedermi.
Percepito il senso di muro, di chiusura, dietro sta vomitando., odore di acido cloridrico, acre di nausea.
La gravità di quella affermazione, l'amputazione, la sconvolge.
Per molti mesi quella domanda, hai paura o provi ribrezzo? Per capire se andare, andare insieme, se era un timore e prendersi la mano e superare insieme cià che atterrisce e attrae. Detto a freddo, a caldo, cole mani sul cibo o colle mani su di noi.
Vieni, vieni, anima mia. Prendi la mano, che andiamo.
Ho paura. Detto cogli occhi: ho paura, uomo. E il gemito del piacere quando idee indicibili le venivano sussurrate colle labbra tipiede, alitate come un bacio.
Ora prova ribbrezzo, un'ossessione, sentirsi troia schifosa. Era una dea, ara Daikini, l'amavo così femmina. E ora ripudia, vomita tutto.
Hai mentito a me o hai mentito a te stessa?
Ecco il valore della cavalcata sul toro selvaggio, gli scotimenti che tirano fuori te, la tua parte autentica.
Dov'è stata la finzione? Dove?
Ma la finzione, il tradimento del sé, lo sviare il più autentico e sincero dialogo intreriore è un suicidio. Un suicidio dell'anima. Vivi male poi.


Entusiasmo ci aveva indicato un rito, il ballo dell'amore in dieci passi. Scrivere dieci motivi che ci hanno fatto impazzire, ci hanno permesso di innamorarci di noi. Proprio scriverlo, con una penna, su un foglio. Io sono arrivato a nove, alcuni sono morti in questi giorni, molti rimangono. Amore per scritturazione neuro linguistica.

Ella non l'ha fatto.
Non è il tempo? o non è mai stato il tempo?
Tornerò alla carica, più avanti. Ci sarà il commiato. Mi viene da piangere ora mentre scrivo. La mia mente è andata là, lei ed io seduti, di fronte, a raccontarci quello che ci siamo dati e ci siamo insegnati. Lacrime sullo zenith di quella fiammella labile.
Sarò estenuante, la assedierò, lo dovremo fare.
Voglio che riesca a capire, a fissare nella sua anima, capire, prima di tutto per lei, per una vita serena, se ha sprecato diciassette mesi di tempo o se ha vissuto.

Vissuto con amore.
Io ho vissuto. Vivo.
Mi sento vivo. Anche in questa passione, ora di sale sul cuore.
Fatti non foste a viver come bruti.



mercoledì 20 dicembre 2006

In punto di morte



  • La cosa più triste sarebbe "arrivare in punto di morte e scoprire di non aver mai vissuto". Il pericolo è scongiurato
    Entusiasmo

Il periclo è scongiurato. Abbiamo vissuto, vissuto fino in fondo.
Al massimo.
E' il vivere estremo che ci ha uccisi.
Perché lei non ti ha seguito, ha fatto fatica, ti ha assecondato.
E piano, vi siete allontanati.

Ora ci sono molte cose che bollono.
Per alcuni versi una marmitta di Pandora.
Rabbia, disillusione, rancore. E, peggio di tutto, la disistima, quella patina grigia che le ha tolto ogni splendore.
La pancia è contorta, quella del 3° chakra.


UnUomo...
Si!?
Hai avuto tanti limiti. Non sei stato un buon capo cordata. Sei solo ora e la vetta è ancora remota.
Hai ancora molto da camminare.
Si, è ora di riprendere.

In cammino

E' arrivato il tempo per rimettersi in cammino, uomo.
La discesa è impegnativa.
L'euforia è passata. Giungono da sud nuvole pesanti, il tempo incombe.
Sei rimasto da solo qui in cima.
Sei stanco, il cuore è affaticato.
Corroso da lacrime di acido lattico, scavato dalle stille del tempo.
Dov'è? Dov'è?
Non c'è, qui.
Lo so, fa male, fa male. Non ti resta che continuare, uomo.
Respira.
Il panorama è ancora sfolgorante.
In cammino, su quella cresta labile.
Confine sottile tra gioia e precipizio.