mercoledì 28 gennaio 2009

Il consumo di suolo




Domenico Finiguerra, Sindaco di Cassinetta di Lugagnano
(www.stopalconsumoditerritorio.it)


IL CONSUMO DI SUOLO, UN FENOMENO GRAVE.

Con questa relazione cercherò di approcciare i temi generali connessi all'argomento proposto nel titolo, legandoli all'urbanizzazione, al bilancio comunale e alla democrazia partendo da un’esperienza particolare. Quella di un piccolo comune della Provincia di Milano, che per la sua collocazione geografica, è un ottimo punto di osservazione e di analisi delle dinamiche urbanistiche e politiche in atto in un’area fortemente antropizzata come la pianura lombarda.
La città di Milano e la sua provincia - la grande metropoli che fu il motore del grande sviluppo economico ed industriale del sistema Italia - da diversi decenni mostra (anche se la classe politica dirigente cerca in tutti i modi di nasconderlo) una profonda crisi di identità.
L’euforia tragicomica con cui si è cercato ed ottenuto Expo 2015 è indicatore di tale smarrimento profondo. La “capitale del nord” non è in grado (da se) di trovare nuove strade, nuovi modelli, nuovi orizzonti, nuovi sogni.
Così, si è affidata all’evento salvifico, concesso dall’esterno. Alla grande kermesse.
All’evento mondiale che tutto farà, tranne che rilanciare Milano ed invertire il suo lento e triste declino. Un declino economico, morale e ambientale.
Ma l’Expo una funzione comunque la svolgerà. Si assisterà ad una grande accelerazione del fenomeno più preoccupante e pericoloso per la provincia di Milano: il consumo del suolo, la speculazione edilizia, le grandi opere inutili e costose.
Ai danni dell’agricoltura, dell’ambiente e del futuro delle comunità.
Piani di lottizzazione, capannoni, autostrade e autogrill, grattacieli e case di lusso.
Milano sarà di nuovo da “bere”. Poi, finita la “festa”, tutta la provincia si sarà avvicinata ulteriormente all’azzeramento della propria capacità di “darsi da mangiare”.
In alcune aree del milanese si è già abbondantemente superato il limite di urbanizzazione oltre il quale il sistema ecologico non è più in grado di autoriprodursi.
Ma, nonostante i dati allarmanti (della stessa provincia di Milano, elaborati e allegati al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale), il consumo di suolo non è considerato una pratica pericolosa. Anzi, è proprio chi vi si oppone ad essere visto e stigmatizzato come “nemico del bene”, eversivo.
Quando in una città si sente parlare di nuovi Piani di Governo del Territorio si pensa subito ed esclusivamente all’individuazione di nuove aree da edificare. La tematica urbanistica, non viene quasi mai approcciata realmente con l’intento di gestire o governare il territorio e le dinamiche che coinvolgono la sua comunità.
L’obiettivo, spesso non dichiarato, è quasi sempre quello di effettuare una mera pianificazione edificatoria. La maggior parte dei comuni pensa di fare Piani di Governo.
In realtà fa solo dei Piani di Fabbricazione, come negli anni ‘60 e ‘70.
La Confederazione Italiana Agricoltori di Milano ha recentemente denunciato il rischio connesso al progressivo depauperamento dell’attività agricola dovuto all’eccessivo consumo di suolo. Attività agricola che è ulteriormente messa in pericolo dal profilarsi all’orizzonte di numerosi grandi opere destinate a compromettere in maniera irreversibile l’ultimo pezzo di territorio che possiede ancora una eccellente vocazione agricola.
Si consideri anche, che già oggi, come ha dimostrato la Coldiretti l’Italia non è autosufficiente quanto a risorse agricole e alimentari.
In Lombardia, alcune novelle legislative aprono a scenari davvero catastrofici. La Legge Obiettivo Regionale sulle infrastrutture (tra l’altro recentemente impugnata “addirittura” dal Governo Berlusconi) presenta aspetti inquietanti: l’art. 10 recita che per tutte le infrastrutture autostradali, ed innanzitutto per le tre grandi opere (Pedemontana, Brebemi e Tangenziali Esterne Milanesi), le concessioni “ possono riguardare anche interventi di carattere insediativo e territoriale, rivolti principalmente agli utenti delle infrastrutture medesime ovvero a servizio delle funzioni e delle attività presenti sul territorio”.
In pratica, il concessionario per ottenere maggiori introiti potrà sfruttare economicamente le aree attigue ed esterne ai tracciati per ammortizzare più facilmente gli investimenti e attraendo capitali privati. Viene in sostanza capovolto per legge un principio importantissimo, non più infrastrutture al servizio di un territorio e delle sue comunità, bensì il territorio al servizio delle infrastrutture.
Il fenomeno del consumo del suolo, quindi, in Provincia di Milano, e non solo, è in continua espansione e con la nuova legge regionale urbanistica (L.R. 12/05) che obbliga i comuni a dotarsi di nuovi strumenti di pianificazione entro il 2009, aumenterà ulteriormente.
Consumo di suolo che talvolta diventa spreco: sono centinaia i capannoni vuoti e le case sfitte. Tutto suolo rubato all’agricoltura, senza nessun beneficio, né sull’occupazione né sulla qualità della vita dei cittadini.
Al contrario e paradossalmente, lo spreco di suolo produce effetti benefici sul PIL (un capannone costruito e lasciato vuoto, ha creato comunque “ricchezza”); così come ha anche effetti positivi sul Prodotto Interno Lordo, la spesa che i comuni devono sostenere per presidiare o bonificare aree dimesse e abbandonate ai margini delle autostrade.
Nonostante tutto, una pianificazione urbanistica che mette in discussione questa prassi consolidata, grazie ad un sapiente e scientifico concerto mediatico/politico, è considerata anacronistica e contraria al benessere.
Benessere che ci si ostina a misurare solo con un vecchio indicatore, il PIL appunto, che un autentico democratico come Bob Kennedy, in un celebre discorso di 40 anni fa metteva seriamente in discussione. I democratici di casa nostra, invece, sono troppo abbagliati dal faro dello sviluppo ad ogni costo e, invece di ricercare con coraggio nuove pratiche, preferiscono l’omologazione culturale. Peccato.
Probabilmente per questo motivo, e non per particolari meriti, la decisione di adottare un Piano di Governo del Territorio che non consuma territorio, ribattezzato a “crescita zero” ha suscitato così tanto interesse. Amplificando con eco forse eccessiva una scelta ritenuta semplicemente obbligata e di buon senso. Noi, in fondo, abbiamo solo anticipato una scelta che qualcuno un giorno dovrà fare.
Cassinetta di Lugagnano è un comune di quasi 1800 abitanti, nel Parco Lombardo della Valle del Ticino. Collocato nel mezzo di una mezzaluna fertile. L’area che va da Melegnano a Legnano. Un’area fertile, oggi per l’agricoltura, domani (molto probabilmente) per qualche immobiliarista d’assalto.
Come tutti i comuni della grande metropoli milanese, è sottoposta ad una fortissima pressione immobiliare. Il sud-ovest Milano, con il solo 19% di territorio urbanizzato, è infatti il naturale luogo dove la grande metropoli può sfogare la propria “incontinenza” edilizia, dove realizzare nuovi insediamenti (residenziali e produttivi) e grandi infrastrutture.
Nella Provincia di Milano, che ospita uno dei parchi agricoli più grandi d’Europa (il Parco Agricolo Sud Milano) e una delle sei riserve italiane della Biosfera Unesco (Parco Del Ticino), il mattone “tira” sempre.
Così, nelle aree agricole a sud della Provincia di Milano, spesso si posano gli occhi dei grandi imprenditori immobiliari e degli speculatori. E nelle zone di maggior pregio, l’attenzione è ancora più grande. E’ infatti certamente più attraente un insediamento residenziale nei pressi di una riserva naturale, magari tutelata dall’Unesco, rispetto ad una villetta a schiera nella periferia già urbanizzata di Milano.
Concludendo questa premessa, la situazione è molto preoccupante.
Il territorio è considerato una fonte inesauribile. La sua tutela e salvaguardia è posta in secondo piano rispetto ad altre priorità: lo sviluppo, la crescita, la finanza.
Il Comune, l’attore che dovrebbe ricoprire un ruolo strategico nella partita urbanistica, non è in grado (perché non vuole, perché non può o perché gli viene impedito, forse scientificamente) di esercitare uno dei compiti affidatigli dalla legge. Il Testo Unico degli Enti Locali dice chiaramente che spettano al comune tutte le funzioni amministrative che riguardano l’assetto e l’utilizzo del territorio.
In realtà, per molti motivi, primo tra tutti le difficoltà economiche dei comuni, ma non di meno la comodità rassicurante di seguire l’onda della crescita e dello sviluppo senza misura, i Comuni e i loro sindaci hanno abdicato al ruolo di gestori del territorio, lasciandolo ai privati.
Non sempre per cattiva volontà. Spesso solo per pigrizia, impreparazione o scarsa conoscenza. Così, si assiste ormai da almeno due decenni a politiche urbanistiche pensate e orientate non dal Comune, nell’interesse generale della collettività, bensì dai grandi operatori immobiliari, che perseguono, evidentemente, interessi diversi (anche se voglio far notare come la nostra Costituzione dica all’art. Art. 41. che “L'iniziativa economica privata è libera”, ma “Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”).


IL TERRITORIO, RISORSA PER IL FINANZIAMENTO DEL BILANCIO E DEL CONSENSO. UN CIRCOLO VIZIOSO E L’ALTERNATIVA DELLA CRESCITA ZERO.

Oggi i comuni versano in condizioni economiche precarie. Entrate in diminuzione e uscite in aumento, bilanci in forte squilibrio. Per un Sindaco e la sua giunta, è sempre più difficile far quadrare i conti. Soprattutto realizzare quelle opere pubbliche e garantire quei servizi innovativi che spesso sono ritenuti indispensabili a costruire e consolidare il consenso degli elettori.
E se l’attività amministrativa è ispirata da manie di grandezza (molti amministratori vogliono e promettono oltre misura: palazzetti, piscine, centri civici, rotonde inutili, eventi e appuntamenti autoreferenziali), diventa ancora più difficile trovare le risorse necessarie.
Quindi come riuscire a chiudere il bilancio in pareggio, realizzare opere pubbliche (necessarie o meno) e organizzare eventi culturali e servizi alla persona (necessari o meno)? Come finanziarie il bilancio comunale in perenne squilibrio e come costruire o consolidare il proprio consenso?
Grazie al combinato disposto di due fattori:

1) la legge
, che consente di applicare alla parte corrente dei bilanci gli oneri di urbanizzazione e
2) la disponibilità di territorio in una area geografica dove l’edilizia rappresenta sempre un valido investimento, i comuni della Provincia di Milano (ma non solo loro) praticano la monetizzazione del territorio.

Un circolo vizioso che, se non interrotto, porterà al collasso intere zone/regioni urbane. Un meccanismo deleterio, che permette di finanziare i servizi ai cittadini con l’edilizia, che produce nuovi residenti e nuove attività e quindi nuove domande di servizi, e così via, con effetti devastanti. Dando vita a quella che si può definire “città continua”.
Dove esistevano paesi, comuni, identità municipali, oggi troviamo immense periferie urbane, quartieri dormitorio, senza anima. Una conurbazione che è ormai completa a Nord di Milano, sull’asse del Sempione, per buona parte della prima cintura milanese.
Una città continua che le nuove infrastrutture, pensate per segnare il nuovo confine della grande Milano (secondo anello di tangenziali esterne) allargheranno ulteriormente.
Ma chi amministra un comune può fare scelte diverse, può decidere di seguire una strada alternativa?
Si, quella che risiede in una politica urbanistica ispirata al principio del risparmio di suolo e alla cosiddetta crescita zero, se non addirittura alla decrescita (restituendo all’agricoltura e alla produzione locale, territorio oggi cementificato).
Una scelta virtuosa: perché reca beneficio al territorio; perché mette in moto sobrietà e austerità, virtù amministrative che, dati i tempi e le prospettive tracciate anche in questo convegno, è urgente reintrodurre nella pratica politica quotidiana.
Una via comunque irta di ostacoli, che comporta tagli al bilancio e conseguenti difficoltà a mantenere il consenso (che è comunque necessario, se non si vuole vanificare la scelta stessa).
Una scelta che genera anche dubbi, diffidenze e avversità. Spesso alimentate ad arte dai paladini del PIL. Una scelta che comunque ed in definitiva, amministrando e osservando le dinamiche in atto nella provincia di Milano, noi abbiamo ritenuto obbligata.
Per almeno 5 motivi:

perchè interrompe il suddetto circolo vizioso della monetizzazione del territorio;
perché se non si cambia strategia nella politica urbanistica, in meno di 100 anni, quasi tutte le zone della provincia di Milano, saranno completamente urbanizzate e conurbate;
perché occorre evitare, laddove ancora non è avvenuto, il superamento del limite di territorio urbanizzato oltre il quale il sistema ecologico non è più in grado di autoriprodursi;
per senso di responsabilità verso le future generazioni;
per istillare il germe del dubbio negli altri amministratori e cercaredi tracciare e rendere evidente una via alternativa.

L’ESPERIENZA DI CASSINETTA DI LUGAGNANO.URBANISTICA E DEMOCRAZIA.
LA PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI.



La decisione di adottare la “crescita zero” quale faro della politica urbanistica, anche se ampiamente prevista dal programma, è stata confermata anche attraverso assemblee pubbliche aperte a tutta la cittadinanza e in appuntamenti di confronto con tutte le categorie, sociali ed economiche.
Nell’ambito del procedimento partecipato di elaborazione del PGT, il nodo principale che si è chiesto alla cittadinanza di sciogliere è stato sostanzialmente il seguente:
per finanziarie le opere e i servizi necessari alla comunità, la comunità stessa
preferisce:

  1. ricorrere al finanziamento con nuove lottizzazioni e praticando la monetizzazione del territorio,
  2. oppure ricorrere al finanziamento per mezzo di mutui con conseguente ricaduta sulla fiscalità locale?
Il dibattito non ha prodotto nessuna levata di scudi in nome del motto “giù le tasse”, anzi, le considerazioni più ricorrenti sono state: “vogliamo mantenere integro il territorio”, oppure “siamo scappati dall’hinterland milanese e abbiamo scelto Cassinetta di Lugagnano per le sue qualità ambientali e paesaggistiche”.
L’esperienza di coinvolgere i cittadini, e soprattutto i bambini, nella scelta è stata fondamentale e strategica. Spesso i politici e gli amministratori, dopo essere eletti si chiudono nelle loro stanze. Forse per paura di rimettersi in discussione. Sottovalutando i cittadini. Al contrario, i cittadini possono essere di gran conforto nelle decisioni importanti e sanno rafforzare la determinazione e la forza nel portare avanti le scelte compiute.

URBANISTICA E BILANCIO COMUNALE

Non avere più la disponibilità di uno stock importante di Euro derivante dagli oneri di urbanizzazione, ha reso e rende tuttora arduo sia realizzare le opere e gli investimenti necessari alla comunità, sia il mantenimento di standard qualitativi e quantitativi nei servizi alla persona.
Il lavoro più importante non è stato quello di definire il Piano di Governo del Territorio. Quest’ultimo, al contrario, è stato forse il passaggio più semplice dal punto di vista amministrativo. La difficoltà maggiore è stata invece far quadrare il bilancio e si è riusciti ad adottare un PGT che risparmia suolo solo perché, in anticipo e poi parallelamente, è stata condotta una rigorosa politica di “emancipazione” del bilancio stesso dagli oneri di urbanizzazione.
Considerato che le spese per servizi sociali, educativi e culturali sono comunque aumentate, si è dovuto ridurre o almeno non aumentare le spese in altri settori dell’amministrazione, considerati non indispensabili, e soprattutto ricercare altre e innovative fonti di finanziamento. Per quello che può valere, io e miei assessori non abbiamo nessuno staff, ne addetto stampa, scriviamo insieme agli uffici gli informatori comunali, ci muoviamo con i nostri mezzi, in treno o in bici. L’auto blu del comune è una Panda Verde. Niente di straordinario, ma non è questa la prassi in giro per la Provincia di Milano.
Sul lato degli investimenti si è proceduto ad un’intensa e faticosa ricerca di contributi (provinciali, regionali e statali) a fondo perduto. Solo la scuola materna, ritenuta indispensabile, è stata costruita accendendo un mutuo, pagato aumentando di un punto l’ICI sulle seconde case, sui capannoni e sulle attività produttive.
Sicuramente, grazie alla politica di rigore finanziario, se non si fosse optato per la crescita zero, sarebbe stato possibile ridurre, e di molto, la pressione fiscale sui cittadini e sulle imprese. Invece l’ICI sulla prima casa è rimasta ferma al 6 ‰, l’addizionale irpef al 2%, mentre l’ICI su seconde case e altri fabbricati aumentata al 7 ‰. Il tutto senza nessun isterismo collettivo dovuto al contagio del virus “notax”.
Quasi tutte le attività culturali sono state a carico di sponsor o altri enti pubblici e privati. Per cercare di pareggiare il bilancio abbiamo praticato anche la “finanza creativa”. Cercando di cogliere tutte le opportunità, anche quelle più strane.
Ad esempio, notata una forte domanda per i matrimoni civili a Cassinetta, proveniente soprattutto da Milano, sindaco e assessori sono a disposizione (anche in orari strani, come a mezzanotte, ma a pagamento maggiorato) per celebrare matrimoni nelle ville settecentesche di Cassinetta.

LE CARATTERISTICHE PRINCIPALI DEL PGT

Il PGT, dimostrato che utilizzando le case vuote e i volumi esistenti, si riuscirebbe comunque a soddisfare una buona domanda di abitazioni (dimostrazione che è soprattutto una risposta a una delle obiezioni mosse, cioè quella di non pensare alle giovani coppie, che altrimenti avrebbero dovuto lasciare Cassinetta di Lugagnano) punta tutto su:

• piani di recupero
• programmazione di piste ciclabili
• valorizzazione del patrimonio artistico e paesaggistico
• tutela del verde e istituzione di corridoi ecologici
• incentivi al recupero di tutti i volumi già esistenti (dal garage al sottotetto, al sottoscala - naturalmente nel rispetto di standard igienici e sanitari)
• fiore all’occhiello: il Piano del Colore, che è in realtà un’enorme e dettagliato Piano di valorizzazione del centro storico.


Il Piano di Governo del Territorio di Cassinetta di Lugagnano in definitiva non è uno strumento per individuare nuove aree edificabili, ma per
puntare alla valorizzazione dei beni comuni, l’ambiente e il paesaggio;
incentivare i privati a recuperare la bellezza del loro patrimonio;
favorire l’agricoltura;
indicare una politica urbanistica diversa, possibile e praticabile.


LA POLITICA

L’opzione stop al consumo di suolo è possibile, ma per realizzarle sono necessarie anche alcune condizioni politiche:

1. solidità della maggioranza di governo, senza possibilità di ripensamenti e senza ambiguità dei programmi: le giunte cadono sull’urbanistica e mai sui servizi sociali (programmi inequivocabili proprio sui temi di politica urbanistica e territoriale);
2. impermeabilità della maggioranza alle pressioni esterne che a volte pongono l’amministratore di fronte a offerte che possono essere difficili da rifiutare: “se mi fai realizzare questo intervento edilizio, ti sistemi il bilancio, fai tante opere pubbliche utili senza sforzo, vieni rieletto facilmente, fai carriera “;
3. condivisione della scelta da parte della comunità e investire nella continua partecipazione della stessa (i bambini, le associazioni, i gruppi informali, i singoli cittadini) ai processi decisionali.


ALCUNE CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE


Se il territorio e il suolo sono una risorsa finita ed un bene comune da preservare e tutelare, servono leggi che si pongano questo obiettivo. Avanzo alcune proposte forse provocatorie, che si aggiungono a quelle già avanzate negli ultimi anni da illustri urbanisti:

• prevedere il de-federalismo degli oneri: questi potrebbero essere incassati dallo stato e girati ai comuni che praticano una politica di risparmio del territorio;
• tagliare i trasferimenti statali ai comuni chi incassano alte cifre di oneri di urbanizzazione e premiare i comuni che praticano una politica di risparmio del territorio;
eliminare la possibilità di applicare gli oneri di urbanizzazione alla parte corrente dei bilanci comunali;
• in Italia vi sono centinaia se non migliaia di capannoni vuoti. Invece di costruirne sempre di nuovi, sarebbe meglio organizzare un incrocio tra domanda di aree industriali e offerta di aree dimesse (superando l’idea che ogni comune debba avere la sua zona industriale, spesso a ridosso del comune limitrofo);
• ancora più disincentivante allo spreco di suolo sarebbe una norma che preveda l’esproprio non oneroso delle case e dei capannoni rimasti vuoti dopo un certo periodo di tempo. L’esproprio potrebbe essere praticato anche nei confronti delle aziende che chiudono l’attività, lasciando sul territorio macerie, sia materiali che sociali.

Se una importante responsabilità nel saccheggio del territorio risiede nella bramosia di rielezione di molti sindaci e nelle manie di grandezza di amministratori locali e non solo, sarebbe forse utile una eliminare la possibilità di effettuare un secondo mandato, prevedendo un unico mandato, magari di sette anni. Si può benissimo stare “fermi un giro” o tornare a lavorare. E magari beneficiare, da semplici cittadini, delle ricadute positive dell’ottima amministrazione svolta.
Lo stesso principio potrebbe essere applicato anche ai parlamentari, i quali, sapendo di dover tornare alla vita normale, forse si dedicherebbero con maggior attenzione al bene collettivo… Se lo ritroverebbero migliorato anche per loro.
Il controllo, anche della cittadinanza, potrebbe essere un antidoto alle follie di alcuni sindaci che si stanno dando alla pazza gioia credendosi consoli dell’impero se non addirittura imperatori. Forse sarebbe utile introdurre l’obbligatorietà della consultazione per le grandi decisioni su temi non previsti dai programmi amministrativi con cui si è stati eletti.
E’ necessario che i cittadini e la stampa (molto cagnolino da compagnia e poco mastino da guardia) si riabituino a controllare la classe politica e gli amministratori, stigmatizzandone i comportamenti eccessivi. Verificando anche dopo averli votati il loro modo di amministrare.
Sarebbe utile, infine, una scuola di amministrazione che aiuti i decisori pubblici a fare le scelte giuste per la comunità. A trovare la giusta misura nell’utilizzo delle risorse e dei beni comuni, aumentandone la consapevolezza che questa terra non è infinita e non è nostra, ma dei nostri figli e dei figli dei nostri figli, e che dobbiamo muoverci con passo leggero.
Vorrei chiudere con una considerazione politica. Negli ultimi mesi ho avuto molte occasioni di partecipare a convegni e dibattiti analoghi a questi colloqui di Dobbiaco. E via via, un dubbio si è trasformato in certezza. Se io e la mia lista civica non ci fossimo presentati alle elezioni, saremmo rimasti un buon gruppo di pressione esterno, ma nulla di più. Avremmo cercato di spingere l’amministrazione a non consumare troppo territorio, sperando nel buon senso, ma nulla di più. Se non ci fossimo presentati alle elezioni, non avremmo potuto realizzare la nostra piccola esperienza e oggi non sarei qui a parlarvene.

Cosa voglio dire? Se tutti quelli che si ritrovano ad appuntamenti come questo, dove viene di fatto messo in discussione il modello di sviluppo vigente e dominante, non organizzano la loro irruzione pacifica nella politica, dando sostanza e concretezza a quella che Maurizio Pallante nel suo intervento ha chiamato la terza gamba dello sgabello della decrescita, ossia la politica; se cioè, tutte le realtà, i movimenti, le associazioni, gli studiosi, gli amministratori, che contestano la società della crescita, del consumismo, del saccheggio del territorio e dei beni comuni, e che comunque affondano i propri convincimenti e le proprie azioni nella consapevolezza che il pianeta sta diventando invivibile per l’uomo e non solo, e che bisogna invertire la rotta, se tutte questi soggetti non escono dalle sale per convegni e dai dibattiti accademici, per dedicarsi alla costruzione di una vera alternativa politica, non dedicandosi esclusivamente ad un impegno che in ultima analisi consiste nel tentativo di influenzare le scelte della classe dirigente, e passando all’azione concreta, per compiere direttamente le scelte necessarie, se non si compie questo salto di livello verso la politica attiva, saremo destinati ad osservare impotenti l’affondamento del Titanic.

L’affondamento … perché l’urto con l’iceberg è già avvenuto.


Restando in metafora, dobbiamo avere la forza, prima di strappare dalle mani di chi dice che tutto va bene il microfono e dire ai passeggeri ignari che la nave sta affondando; poi prendere il comando della nave stessa e cominciare a costruire un numero di zattere necessario a salvare tutti.
Perché su questa nave non ci siamo solo noi, ma anche i nostri figli e i figli dei nostri figli.

martedì 20 gennaio 2009

Changeling

Domenica sera mi sono visto, al cinema del paesello vicino (fanno una buona programmazione) Changeling.
Eastwood mi garba. Riesce a fare opere che si allontanano dalla paccottiglia sciocca, banale, buonista e moralista corrispondente alla gran parte della cinematografia statunitense. Ti tira giù a cazzotti dalla tua poltrona benpensante e ti trascina nelle asprezze autentiche della vita, nei  luoghi di questa dove non c'è spazio per i compromessi benpensanti, come in Million Dollar Baby.
Una grande pellicola.
Nel secondo tempo mi ero accorto che partecipavo con tale empatia alla resistenza della protagonista (e di un'altra internata a codice 12) ai soprusi del potere corrotto, marcio e malavitoso che... avevo i visceri attorcigliati.
Eastwood ha avuto il dono del realismo, fno in fondo. La scena della condanna capitale per impiccagione dell'orco o l'esitare, appena percepito, di Christine in alcuni istanti di discredito, di comune condanna della psicopatia di Northcott (l'orco) non sono stati omessi e coinvolgono, senza tanti permesso, lo spettatore nei territori dove la logica non ti può assistere ma neppure l'emotività che cozza con essa.

La religione è rappresentata in due forme, negli aspetti etici che sostengono il reverendo Briegleb, che sosterrà la protagonista nelle sue vicissitudini e negli altarini dell'orco e le litanie che questi riceve poco prima di essere impiccato. C'è persino religione, quella della speranza, nella missione materna a vita della ricerca del figlio. Un cenno, appena, alla santificazione della madre che impregna la cultura puritana nordamericana (e non solo) o un amore materno extraordinario? Non so, solo una madre può forse comprenderlo.



venerdì 16 gennaio 2009

Il tumore s'incazza


  • Cari amici, non sono venuto in Kirghisia per mia volontà o per trascorrere le ferie, ma per caso. Improvvisamente ho assistito al miracolo di una società nascente, a misura d'uomo, dove ognuno sembra poter gestire il proprio destino e la serenità permanente non è un'utopia, ma un bene reale e comune.
    Silvano Agosti

    Lettera dalla Kirghisia

Settore auto -46%.
Catastrofe economica.
Che sciocchezza. In realtà il tumore ha smesso di crescere.
Supponiamo una percorrenza media di 12000km all'anno. Un'automobile ben manutenuta, per questo tipo di percorrenze, può arrivare a 17 anni, supponendo 200000km come patrimonio chilometrico disponibile (è una stima severa, si può arrivare bene anche a 250000km ed oltre). Se i consumatori cambiano auto senza nessuna obiettiva necessità ogni 4 anni, stanno sprecando. Sprecano il 75%. Dunque, per tornare a livelli fisiologici, vivere per vivere bene e non per consumare come degli idioti compulsivi, la riduzione fisiologica del comparto auto dovrebbe essere almeno del 75%.
Cala il consumismo, cala il produttismo, cala il consumare vite, risorse ed ambiente. Dovrebbero calare salari e stipendi, ipotizziamo almeno un 50%, le ore lavorate. In un mondo in cui si vive per amare, per evolvere spiritualmente, per godere della Natura, per stare con il figlio, metà del tempo ti è rubato per il produttismoconsumismo forsennato che ti spreme come un limone e trasferisce capitali e benirisorse su e su, verso il vertice della piramide.
Le venti ore alla settimana che si liberebbero, per passeggiare nel bosco, per fare un massaggio all'amat*, per ripararsi le calze, per andare in treno ed in bici, per andare dal contadino ad acquistare uova e cavoli, per leggersi un libro, per prepararti il pane, per curare il proprio corpo e nutrire la mente.

Il tumore si incazza di brutto quando smette di crescere.
Protesta veemente.
Il resto del corpo, drogato, si accorge che qualcosa non va.
Stolti e interessati strillano istericamente, apologizzano che la soluzione sia aumentare di nuovo il tumore e far si che torni a crescere virulento nel minor tempo possibile.

tumore faccia

lunedì 12 gennaio 2009

Bianco blu siberia gioia silenzio

Eravamo in quattro.
Un pastore anarchico, un amico danzatore di afrocubane, un anarchico-comunista-libertario fine suonatore di strumenti etnici (si era portato una cornamusa irlandese, in rifugio erano in visibilio, pure io, quella musica è ipnotica e ti stordisce, ti inebria), UnOrso. Sei ore di alpinismo, a tratti estremo (arrivati alla macchina poco prima delle quattro, alla fine, ci hanno detto eravate voi quelli che la in cima... complimenti ... :O... mancava ci chiedessero l'autografo).

Pensavo a lei, a come sarebbe stato bello essere lì con lei, seduto mentre cacavo dalla finestrella del rifiugio, al primo piano, quasi completamente chiusa dalla neve, sulla parete nord-est, le ho mandato quel pensiero. Eravamo tornati da un breve uscita in notturna, su fino in cresta a tentare di resistere alle raffiche estreme di violenza e di freddo lancinante.
La paura, di perderla c'è.
Fare il vuoto costa sempre molto dolore.
Sofferenze note e la paura delle beatitudini sconosciute.

Bianco, blu, vento violento in cresta, siberia, gioia, silenzio, solo noi.
Sotto, piccini, le formichine scure che sciavano.
Eravano noi i signori delle vette.

(max81bo)

_tta

Ho chiuso con _tta prima di aprire. Avevamo fatto una passeggiata, il giorno dell'epifania. Le avevo raccontato tutto ciò che mi interessa, della vita e dell'eros in particolare. Prima del letto, perché lo ritengo essere corretti, ecologico. Come al supermercato, l'etichetta completa permette di scegliere meglio. Mi ha raccontato di sé, della sua separazione, di ciò che vuol e ciò che non vuole più. Eros e Chaos atterriscono le persone, si illudono che escluderli, cercare di limitarli, le possa salvare. Ho capito che saremmo stati troppo diversi. Aveva già preso una certa simpatia, mi cercava. Già, lei venuta in mercedes, io con il mio catorcio con dentro il briciolame di legna.
Non ha voluto passare per il letto, prima. Ha fatto bene? Non so, il letto allontana subito o avvicina. Avventure non le interessano.
Io uscivo con lei e pensavo ad UnaDonna, con UnaDonna dentro. Mi sono accorto a pelle che... non è che mi garbasse poi così tanto.
L'ho chiamata, sabato mattina, spiegandole perché non se ne farà nulla. Non sono libero di testa e di cuore, sono estremo e radicale, ciò che cerco io le fa paura. E' stata stupita di questo, in genere, mi ha scritto, le persone spariscono, senza farsi più sentire.
Ma io non sono gli altri: Da buon egoista ancora imperfetto, so che se semino bene raccoglierò bene.
A volte penso che non ne voglia proprio sapere di salamelecchi con femmine, ora. Secondo me, me la sto raccontando su un po'.



La provvista a motore...

sabato 10 gennaio 2009

Come dio comanda

C'è un amore tra un padre ed un figlio eccessivo d'estremi che tolgono la patina di cera, di aggiustature conformanti, tolgono la lacca, lasciano solo un amore selvatico tra un padre ed il suo cucciolo. Una sferzata maschia politicamente scorretta. Mi sono emozionato e inorridito del mio inorridire, scoprendo quanto abbiamo perso, in noi, il valore iniziatico e catartico della rudezza.
Perché un padre, infine, nei modi truci, nelle apologie di superumanità e di violenze che la vorrebbero realizzare, è giusto, solidale, è una guida nelle asprezze della vita, spirito fatto di adolescenza rotta a capocciate, prende a cuore uno sfortunato, a pugni chi lo spregia, prende a pugni pluto che viola l'umanità minore, padre di valori spartani.
Un lupo ed il suo cucciolo. Alla scoperta dei sentimenti del loro ventre tenero, della loro anima, infine, passato di poco il confine con la morte.

Ecco, la follia, la pazzia ed il dolore, solipstico, di Quattro Formaggi, del plagio porno che gli divora la mente, che gli fa divorare Faby, la piccola fiammetta di Cristiano Zena, iniziatrice di questi nel primi passi nel viaggio di eros, il dolore, l'impotenza ferocia per la morte ineluttabile, per quella tempesta, nella notte fradicia e fredda, sfuggono ad una visione, ad ogni semantica laica.
Questa volta Salvatores, con cosceneggiatura dello stesso Ammaniti, mi è piaciuto. Quasi eccessivamente.

Come dio comanda

giovedì 8 gennaio 2009

Riproduciti consuma krepa

E' bene fermarsi e riflettere.
Esiste una guerra giusta?
Esistono attacchi o difese innocenti?
La guerra è santa?
Quali le cause?
Infine, le persone meditino su ciò che insegnano biologia ed etologia, osservato e riprodotto sperimentalmente fino alla noia.

Un qualsiasi animale superiore ha il concetto di spazio vitale (i nazisti lo avevano definito con molta precisione, Lebensraum). Se in uno spazio fisico aumenti il numero di esemplari, essi competerenno per il loro spazio vitale, fino ad arrivare alla selezione naturale per la quale il più forte vince.
Ancora: a parità di risorse, eliminati predatori e  fattori di contenimento della popolazione, ad esempio epidemiologici (da questo punto gli antibiotici sono i migliori e più efficaci ingredienti per un collasso cruento futuro dell'umanità) questa ha aumento (esponenziale) fino al punto di collasso, quello in cui le risorse non sono più sufficienti per garantire la sopravvivenza di quella popolazione. Si arriva al collasso numerico (avviene per morte per inedia, infanticidi, soppressione dei deboli, uccisioni, fino al cannibalismo di specie) od all'estinzione della specie.

Gaza e l'area napoletana sono due chiari esempi, due piccoli anticipi di futura evoluzione del mondo. Una sorta di antipasto di apocalissi. Il tumore che esplode. Una pressione antropica insostenibile (nel senso letterale del termine) che divora risorse e produce rifiuti (in quasi totalità tossici e non biodegradabili). Diossina, liquami di fogna, mancanza di acqua, cibo ed acqua inquinati, distruzione delle falde, nanopolveri, centinaia di migliaia di sostanze tossiche, dipendenza dall'esterno per la sopravvivenza, a partire da quella alimentare, violenza sociale, moti insurrezionali, ulteriore aumento demografico, organizzazioni criminali (camorra ed hamas) che sfruttano la situazione, individuazione di non meglio precisati nemici esterni imputati di ogni male, caccia al diavolo (non importa se siano israeliani da prendere a missilate o i rom da bruciare a Ponticelli) che rubano o uccidono i bambini (non si capisce bene come si possa decidere di fare la guerra tirando missili sul nemico, sull' "impero del male" se nella casa vicino ci sono 6 famiglie con 48 bambini, mah).

Tutto ciò è ampiamente previsto da scienza e conoscenza.
Il risultato? Zero.
Sette miliardi di Locusta Insapiens in ulteriore fantastico progressivo sviluppo esponenziale. Tutti fanno conto sull'estero per importare risorse. Evvai a fare figli come conigli, secondo i più rigorosi ed ortodossi precetti religiosi, più consumatori, più soldati, più martiri, più fedeli, più braccia per la patria. In alcuni formicai umani si osserva già cosa succederà.
Però c'è il cattivo ed è colpa degli altri. Sempre.
Al diavolo, alla pietra nera, al caprone, si tirano sempre le pietre. Tutta colpa sua, brutto cattivo. Noi siamo candidi ed immacolati.
Nell'immagine crescita edilizia tumorale a danni di terreni agricoli a Gaza City e inquinamento idrico e ambientale dovuti a reflui di una discarica collassata, il 27 marzo 2007, progettata per 50000 palestinesi e che ne serve 190000. Quattro vittime sepolte vive dall'onda di rifiuti e liquami.


March 27th, 2007.   Four dead, thousands evacuated in Gaza, sewage flood
(via The Associated Press / Dust In My Eyes)

mercoledì 7 gennaio 2009

Demolizione in corso


  • La maggior parte di noi preferisce una sofferenza familiare a una beatitudine sconosciuta. La beatitudine va benissimo se rientra nel nostro schema ordinario di esperienze, altrimenti preferiamo la sofferenza.
    Rigdzin Shikpo
    (lameditazionecomevia.it)

Fare spazio, fare vuoto è sempre faticoso. Di sovente doloroso.
Ieri sono uscito, una passeggiata con _tta. Ho voluto raccontarle cosa voglio nella sessualità, esplorazione di tutti i luoghi sconosciuti, esotici ed avventurosi. Non ho alcuna intenzione di "fregare" nessuna, non mi interessa. Quella è la base di una coppia, deve essere solida e pulita.
Ma non ci sono. Sento che non mi piace. Seduti a bere un bicchiere, mi sono accorto che io le stavo lontano. La testa ed il cuore sono altrove. Paragono continuamente. E penso ad UnaDonna, che mi piaceva.
In effetti, è un gran casino. Era diventata UnaNonStoria, non ci siamo visti quasi niente quest'anno. Quindi, sospetto, che a livello mentale ci sia una costruzione priva di riscontro, una sorta di idea di innamoramento che non corrisponde alla realtà, a dati oggettivi. Nella vita e nella sessualità che ne è mappa fedele, c'era una zona di eccellenza uscendo dalla quale UnaStoria era un campo minato, saltavamo in aria come mortaretti a capodanno. Sono curioso ed esploratore, per natura. Mi sono reso conto che saltare in aria, fa male e demolisce anche i blindati.
Alcuni pensieri di sempre mi frullano per la testa. Sostengono e demoliscono. Il vuoto che avanza.
Ricordati di osare sempre.
Meglio rimorsi che rimpianti.
La maggior parte di noi preferisce una sofferenza familiare a una beatitudine sconosciuta.


sabato 3 gennaio 2009

Mauro Rostagno


  • Osho, a proposito degli intenti rivoluzionari ideali di Mauro Rostagno
    Bene che tu abbia fallito, perché altrimenti ora saresti come coloro che hai combattuto.

Mauro Rostagno è la foresta che cresce. Egli vive in tutti noi, in lotta continua con noi per gli ideali di Società, Liberté, Égalité, Fraternité. Aveva capito, nell'ashram di Osho, che senza una rivoluzione interiore non può esistere alcuna rivoluzione esteriore.

Mauro Rostagno

venerdì 2 gennaio 2009

Tanto ci pensa allah - 2

(Tanto ci pensa allah - 1)

  • Giorno della collera per l'uccisione di uno dei suoi cinque principali leader, il falco Nizar Rayan, morto in un raid aereo insieme alle quattro mogli, a 10 figli
    (Corriere.it)

Cosa si diceva? Reificazione della Donna, figliamento conigliesco, patriarchi padri padroni.
Meno ce n'è di questa diossina, meglio è, uno in meno è ancora troppo poco.
Un parassita tossico e prolifico eliminato.

Nizar Ryan

giovedì 1 gennaio 2009

Merditaglia


  • Ogni popolo ha il govermo che si merita.

Politicanti di merda e sindaci da strapazzo compresi, spesso delinquenti e pluri pregiudicati.
Il tempo in cui Mao li mandava nei campi, a pulire le strade, a nettare i cessi, sei mesi all'anno, come dovere di ogni persona, è passato, purtroppo. In cima alla piramide la selezione di ciò che merditaglia esprime. Ad iniziare da Sgarbi.