sabato 29 settembre 2018

Oktoberfest

L'Oktoberfest , non è proprio il mio genere di evento.
Pensavo peggio, mi aspettavo molti ubriachi, vomito, barcollanti molesti.
Invece c'erano certamente molte persone decisamente abbirrazzate,  se non alticce ma non ubriache. Comunque pacifiche, sorridenti, allegre.
Colleghi bavaresi piu' che cordiali, l'azienda e' stata generosa e ci ha viziati, offrendoci tutto.
A me sembra un euforificio, un allegrificio industrializzato di massa.
Bere, magnare, fare i goliardi, mostrare le zizze nei Dirndl (veramente difficile non essere attirati da alcuni deliziosi, splendidi davanzali fioriti e in genere da quella fine, accennata lascivia), darsi delle gran pacche maschie, urlare brindando con i famosi boccali colmi di birra eccellente, stipati come sardine in scatola.
Un fracasso da sgolarsi e cartavetrarsi l'ugola e farsi venire una capa così.
Non il mio genere, no.
C'è gente che viene da ogni continente per 'sta roba.
Bah.


venerdì 28 settembre 2018

Globalizzaten? Nein danke!

  • Due to acute shortage of staff, our restaurant will be closed next saturday, September 29th, as of 11:00 am.
    Annuncio sul sito del motel da cui scrivo (con personale almeno per metà extracomunitario).

Per la prima volta in quasi trent'anni di lavoro ho fatto una trasferta di lavoro
  • oltre un giorno (tre di lavoro, una, di ritorno, sabato)
  • all'estero.
Scrivo da una gradevole a anonima stanza di un albergo (un motel) della periferia di Monaco di Baviera a un paio di dozzine di chilometri della sede "madre" della societa' per cui lavoro.
Io sono sempre stato germanofilo, ora osservo questa realtà con un po' più di distacco.
I colleghi bavaresi invitano sempre i colleghi italiani anche in occasione di questa... fantomatica Oktoberfest ottenendo, in realtà, poco successo (su una ventina di persone siamo venuti in quattro, come neoassunto non ho potuto declinare l'invito, mi hanno fatto capire).
Quando frequentai la Baviera con la madre di mio figlio, in dieci anni, assiduamente, anche per visite di più giorni, io non andai che una volta a questa "festa industrializzata". Sono talmente privo di aspettative (sminchiato forse sarebbe eccessivo ma rende la direzione da percorrere per trovare il mio  stato d'animo) che rischio che qualcosa di gradevole possa saltare fuori.
Vedevo giapponesi, filippini, statunitensi  e benestanti di ogni parte del globo, bianchi, neri, gialli, girare per la citta', spesso con andature alcoliche incerte, al ritorno, nei lodo Lederhosen e Dirndl... Mah, non c'azzeccano proprio una mazza! Il contrasto estetico, nella gran parte dei casi, è per lo meno stridente, imbarazzante. Come quella negra che serviva, in birreria, non so se grassa o obesa e dirndl-ata, una roba inguardabile.
Sono i mischioni orribili di questa globalizzazione.

Per i bavaresi è rimasta una festa vagamente identitaria. Forse almeno per la parte storica. Del resto tutta la Germania Occidentale è stata culturalmente massacrata e colpevolizzata dai vincitori (lo stato canaglia - gli SUA - in testa e dai vari sinistri progressisti mondialisti), del secondo conflitto mondiale. Vista l'accusa che, sotto sotto, cova sempre (tutt'ora i fondamentallisti della cretinologia progressista globalizzante meticciante senza se e senza ma non perdono occasione per accusare istericamente i magnacrauti di presunti neonazismi per le loro timide reazioni all'innesto di milioni di islamici ostili e quotidianamente violenti, nocenti) capisco che a qualche radice culturale non possono rimanere non ancorati, lo sradicamento completo non è riuscito.
Mercoledì sera, nei pressi di Stachus, una manifestazione pacata dei resistenti di Pegida, con dei sinistranti locali altrettanto pacati che innalzavano dei cartelli arcobaleno con messaggi tipo "München ist Kunst" (Monaco è arte),  dei cretini totali che ignorano che la feccia islamica radicale non ha alcun competitore in fatto di distruzione  sistematica, ideologica, proclamata e feroce della cultura, sia essa musicale, archeo/architettonica, templare o di altro tipo.

Del resto la dimensione di questa festa è ormai terribilmente industriale: tra festa e indotto, ci raccontava  l'amministratore delegato di questa azienda, girano più di... un miliardo di euro.
Io preferisco la Baviera più intima: fortuna che sono con vecchissimi colleghi-amici (con i quali feci, negli anni passati, giorni di montagna, anche impegnativa) così, ieri sera, ce ne siamo andati a mangiare in provincia dove il paesaggio è di dolci colline, di prati e boschi, spazi, campanili a cipolla e architetture tipiche.

Uscendo dalla città sono rimasto strabilitato: non c'era un rifiuto uno in giro.
Ormai le strade italiche sono diventate una sorta di discarica diffusa lineare. Nei casi meno peggiori, quando i rifiuti sono un po' meno, le frese che tagliano la vegetazione a lato, fanno un orribile tritato di paglia, arbusti e plastica e metallo di lattine.
Ecco, ieri, fuori dalla trattoria a Meiling, (con una cameriera fine e mora in costume tipico talmente bella da sembra austriaca più che bavarese, mi ha destabilizzato non poco la sua presenza) nel parcheggio, non un rifiuto uno: non fazzoletti, no mozziconi, no plasticame, no lattine. Nulla di nulla.
Qui  noto il cuore, ancora vivo e palpitante, dello straordinario civismo tedesco.
Purtroppo, il resto della Germania urbanizzata, artificiale, globalizzata, tende a essere omologata al resto del mediocre, brutto miscuglionato globale. Velate nei loro orribili palandrini o nelle cose fescion assolutamente incongrue e passeggini e passeggini anche qui, l'orrore che avanza. Ci mancano solo i... Minareten.
L'identità, come tutte le cose importanti, richiede impegno, scelte ed è incompatibile con una crescita senza fine basata su un'economia sìglobal fondamentalista .

Insomma, oggi mi... tocca andare a 'sta Oktoberfest.
Stasera mi rifarò andando a una milonga in città. Anche questa la prima volta all'estero.



giovedì 20 settembre 2018

Dieci rintocchi

La casa di Rosa Canina è bella, un'abitazione in un bel palazzo elegante di una signorile via del centro storico, in una delle zone più belle della città. Direi, che nel Monopoly, sarebbero i terreni gialli (as esempio viale Traiano o Piazza Giulio Cesare) o verdi (Largo Augusto, Corso Impero, etc.), tanto per intenderci. Le stanze leggermente sghembe, non rettangolari le trovo stupende, sono bellissime.

Ora sono qui, però, dopo, nel silenzio di questo cantone di questa frazione, con un vicinato che si è ridotto, ultimamente (la vicina tentata suicida, _ama la vicina tanghera che si è trasferita a valle, verso la città, dopo aver avuto il secondo figlio, la coppia di vicini che da alcuni anni si fanno vedere sì e no qualche volta all'anno, il vicino gaio che sta spesso dal moroso in città).
Qui rimane un silenzio meraviglioso. E' decisamente aumentato il silenzio, negli ultimi mesi.
La via anche se non troppo trafficata, comunque animata di autobus, passanti, auto dove abita Rosa Canina, è assai rumorosa, in confronto. Il caldo abnorme di questi giorni con la necessità di dormire a finestre aperte, è stato pesante anche per il rumore.

Così ora ho appena sentito i dieci rintocchi che vengono dalla chiesa. Dalla finestra socchiusa entra un refolo di buona aria fresca, silenzio e il duello, bramito dopo bramito, di due cervi, uno più vicino l'altro remoto, dall'altra parte della valle, forse.
Io sono felice con poco che è tantissimo.



domenica 16 settembre 2018

Sternbergia vuol dire 'Di Montestella'

Stamattina ho dato una mano a pulire/decespugliare un pezzo del sentiero CAI  xyx alle porte della città. Eravamo in sei Un paesano, io, con la roncola e cinque cittadini con buffi attrezzi tipo forbici da casa, o lame a seghetto dei coltellini tipo quelli svizzeri. Sorridevo.
Che caldata, zio cane boia! Montecaldofanculo altro che Montestella! Il "bosco" non mi piace ora, or, perché è parecchio patito per la siccità: perché in medio Appennino è ormai un mese che non piove una goccia e fa caldo e caldo. Tutto secco e con fessuroni così nelle argille, nelle crete, alcuni alberi in evidente stato di sofferenza. Insomma, ormai non c'è anno che non ci sia un periodo di secco o di siccità. Orribile.
Ho visto, in un punto, ai piedi di un edificio rurale, una fioritura circoscritta di zafferanastro (Sternbergia Lutea): prati aridi e sassosi (a pochi metri da un affioramento cospicuo di selenite ovvero gessi). Poi intere colonizzazioni di rosa canina, biancospino, cornioli, prugnoli, ginestracci, frassini e roverelle (e ahimè, ailanto, quello, in fatto di colonizzazione virulenta è peggio degli islamìci, li ho tagliati - non so con se servirà - tutti) che popolano prati magri e ex calanchi in via di rimboschimento copertura vegetale.
Ecco, oggi ciclamini e quella macchia gialla splendida di zafferanastro.
Niente pranzo al ristorante insieme: sono tornato a casa perché devo finire alcune cose (invasettare i ragù che è buono ma non squisito, troppo magro a questo giro), ho preparato una torta, la _zzzbella, concimato i fiori e altro.
Dovrei andare in milonga ma... un po' il caldo e il fatto che non mi va di cacciarmi in una ressa in un locale al chiuso. Un po' che io sono poco a casa e così mi viene voglia di fare mille cose.
Sono... troppo casalingo. E felice di esserlo. Però devo mantenere un po' di costanza anche nel tango, diamine!


venerdì 14 settembre 2018

Felicità con ombra

Qualche volta ci siamo incontrati per un semplice giro in bici, fino all'imbocco della valle, nel verde. Qualche sera mi sono fermato a casa sua.
Facciamo l'amore. Rosa Canina è multiorgasmica, viene anche tre o quattro volte. Egoisticamente la adoro quando viene, per un momento il mio ego crede di essere l'artefice del suo piacere. Vabbè, fanculo all'ego.
Sono belli anche dei momenti semplici. Non facciamo l'amore, passeggiamo o pedaliamo, qualche bacio, prepariamo un pasto insieme. Cose semplici. Le chiamiamo "decompressione", dai ritmi del lavoro: ci vuole tempo per uscirne e ci serve per tornare a noi due.
In questi giorni di ansia ella ha avuto una capacità di rasserenarmi, con lei dormivo bene, la notte. Al limite ci svegliavamo, facevamo l'amore e poi ci riaddormentavamo. Intrecciati, abbracciati e aggambati per ore.

E' una felicità con un'ombra.
Perché io so che non sono mai riuscito, da A-Woman in poi, a passare il tempo non dico dell'innamoramento ma anche solo dell'attrazione erotica.
E l'illusione di ignorare la libido, di pensare che il trasporto non sia importante, che si possano ignorare le spinte centrifughe, l'attrazione di Diana, sapere sotto sotto che la novità è un incanto velenoso e intrigante che svanisce presto, è lì in agguato, un fantasma o una realtà che mi fanno paura.
Posso anche pensare che non scrivendo nulla di questa storia sul diario, possa cambiare qualcosa, possa rallentare un po' il tempo.


("umbrella", arkadiuszbranicki)

martedì 11 settembre 2018

Integrare i francesi

In Argentina, i migranti italiani, imparavano il castigliano, definivano il tango, si facevano spagnolizzare nomi e cognomi, pur di integrarsi più in fretta e meglio possibile nella città portegna e nel resto dell'Argentina, dell'Uruguay.
I magrebini dei califfati francesi, del Belgistan, etc. alla terza generazione si chiamano Abdul Jussef,  Kadija, Ismail e vedono i tg in arabo, vanno alle moschee salafite, nuocciono il più possibile agli infedeli e alle loro troie, li fanno fuori in grande stragi organizzate.

Così, Macron, il funzionario capo maneggiato dalle varie Open Gangstitution sorosiane,si accorge che essi non si integrano. Beh, non male, meglio tardi che mai. Geniale la soluzione:, basta integrare i francesi nel nuovo Magrebrance. Semplice, no!?

Prego notare il rozzo, sconcertante e orribile paradosso, anche solo nella presentazione dei massmigrazionisti del CdS.
Questi cialtroni, razzisti anti francesi insultano le intelligenze.



lunedì 10 settembre 2018

Attonito - 2

(Attonito - 1)

Le ferie più lunghe hanno coinciso con l'estate con il minor numero di giorni di riposo (se tolgo i sabato e le domenica dei fine settimana sono cinque, in tutto).
Sento un po' il peso del mancato riposo, del tempo dedicato ai lavori di casa, così bella finalmente.

Avevamo visto un portafogli a terra nei pressi di un'auto e lo abbiamo portato alla signora seduta, tra le candele, i rosai e gli agrumi nel giardino a pochi metri. Ella era stupita del nostro atto e ci ha invitato nella sua magione, la vecchia canonica, ora di sua proprietà, elegantissima e restaurata finemente. Ci ha raccontato di lei. Tutto in quel cantone cantava la bellezza ed ella lo aveva recuperato, salvato.

C'è qualcosa che trascende, un Disegno di asprezza e soavità, di natura e cultura, di fare sacro e bellezza pagana che travalica le mie resistenze agnostiche, alimentano la mia brama di restaurazione.
E tutto questo nel silenzio, lassù, alla pieve del Praecursori Christi, di lande desolate, spopolate, castelli e pievi, del confine tra Esarcato Ravennate e feudi e ducati longobardi.
Questi secoli di bellezza salmodiano parole indicibili, richiamano solitudini ascetiche, mi lasciano attonito.

Attonito - 1

Io amo sempre più questo verde e romito Appennino. Ieri a metà pomeriggio, dopo una giornata di sensi, eros e cibo, siamo usciti per un piccolo giro di cinque ore.

Forre, ponti a gobba d'asino, pievi, rosai, torri, borghetti, campi, querce, pavoni, profumi di fieno, cappelle, bramiti, stradine, silenzio, stelle, selve, torrenti, case canoniche, panorami, vette, nuvole cupe di temporali, lontane, boschi, vigne cariche, ulivi, falchi, civette, cerve, tassi, daini, prati, querce grandi, affreschi, logge rinascimentali, cipressi e castagni millenari, mulini, case deserte, piccole monofore illuminate.

Lungo il torrente anche molti cornioli, carichi di frutti maturi: non granché, francamente.
Eravamo seduti laggiù, su una pietra del greto del torrente, il fruscio dell'acqua placida sulle pareti di macigno, a sinistra e più in avanti, scrosci di un principio di rapide, l'arco del tempo a incombere su di noi. Selve e ponti antichi per superare asprezze feroci, al tempo del disgelo.
Mille toni di verdi e il profumo di fiume, i suoi suoni ci distraevano dal resto.


Crema rossa

Il fine settimana ho dormito alla grande. La presenza di Rosa Canina mi rasserena: riusciamo a dormire abbracciati e aggambati quasi tutta la notte: molto meglio di un qualsiasi ansiolitico!
Sabato ci siamo persi nelle nostre ore di sensi. A tardo pomeriggio siamo usciti e siamo andati a recuperare trenta chili di pomidoro bio che avevo prenotati. Li abbiamo lavorati fin oltre le due della notte.
Erano due anni che non ripetevo questo rito di fine estate.
C'era questa collaborazione silenziosa, di mani che si muovevano, invasettavano, lavavano, tagliavano, mescolavano, spostavano. E che profumo di pomodoro per tutta la casa!!
Solo pomidoro, sale e tutto integrale. Una meraviglia. E quanti assaggi di quella squisita crema rossa!


sabato 8 settembre 2018

Sonni spezzati

Una cosa a cui non sono abituato è stare, senza interruzioni, con persone (colleghi) per quasi dodici ore.
Il nuovo lavoro ha molti aspetti entusiasmanti. Sono giorni che sono diluviato di nuove informazioni e nozioni. Nonostante appunti, trascrizioni, gran parte è lungi dall'essere stata afferrata, mi sfugge. Corsi e corsi e corsi... mi scoppia la testa.
Penso che sia inevitabile ma mi crea tensione e... ansia. Dormo male e poco la notte, mi sveglio sempre in quel maledetto intervallo tra le tre e le cinque.
Aggiungi le numerose trasferte alla sede marchigiana, parto da casa alle sette e rientro alle venti e mezza. Sono dieci, undici o, ieri, quasi dodici ore sempre, senza interruzioni, con colleghi, compresa l' andata e il ritorno.
Ieri sveglio alle tre e mezza ho preso sette gocce di xanax e ho ronfato fino alle sette passate.
Il fatto che non li prendo mai (i farmaci) me li rende fantasticamente efficaci Non ce la facevo più dalla stanchezza dopo giorni e giorni di nottu interrotte dall'ansia.
Ah, che goduria, dopo una buona dormita, mi sento nuovo di ... trinca!
Anche se di giorno è stata una lotta col sonno dovuta alla stanchezza accumulatasi.
Saltato, per orari di rientro martedì e stanchezza ieri sera, il tango. Uff.
Dormivo come un sasso, messo la sveglia che devo andare a prendere il bipede che ha lavorato come barman ad una festa di diciottesimo.
Sonni spezzati. Ancora.