Prospettive assai cupe sul lavoro. Arrivato il nuovo direttore tagliateste con lo scopo di aumentare la redditività. L'azienda aumenta piano il fatturato di anno in anno, sta bene è florida, da lavoro ed è in buona saluta. Ma essi vogliono più redditività. Ci sono in atto azioni aziendali per segare un 20% di dipendenti - ho avuto conferma, sono tra questi - per sostituirli con personale con contratti flessibili, forse con prospettive di delocalizzazione a sentire alcune voci. Di fatto hanno scavalcato il mio capo e hanno deciso la segatura dall'altro. La motivazione ufficiale è negligenza, io non sono un pirla e nel mio lavoro sono preciso, accurato e ci sono varie carriole di documenti che dimostrano il mio impegno, io scrivo, curo quotidianamente la massima trasparenza e prendo appunti.
Diciamo che il mio rapporto con 'sta azienda è stato un matrimonio di convenienza non certo d'amore. Ad una simpatia e curiosità iniziale è subentrata nel corso del tempo un disillusione e pure il cinismo dell'osservare che - quasi il grosso delle aziende, del settore e non e questo mondo storto, un feticismo tecnofilo, un po' alcolista, adolescenziale e non di rado grossolano del rincorrere le nuove tecnologie con la speranza di fare meglio il lavoro fatto mediocremente con le tecnologie precedenti usate in fretta e male. Avrei da racontare alcuni episodi che mi hanno lasciato sbalordito ma diventerebbe cosa lunga.
Ho fatto voto di umiltà e di cercare di imparare come scendere dall'olimpo degli ideali del lavoro fatto a regola d'arte (a me mi piace assai l'ingegnerizzazione e il kaizen) a pratiche assai più sbrigative (se non talvolta spesso peggiori pratiche). Ma se non ci si innamora, se sei così a lessarti in un rapporto di reciproca convicenza, le cose peggiorano col tempo. Come in coppia. E il mio difetto è di non aver guardato altrove. Del resto io lavoro per vivere, non vivo per lavorare (com fa appunto 'sto massimo dirigente, poraccio con fine settimana passati con altri dirigenti a sfrombolare le testine, brain storming e altro).
Ci sono stati tempi di fancazzismo (non sono così intellettualmente disonesto per negarlo) ma anche di lavoro matto. Non sono un pirla ed ho una mia etica, contraria alla sfruttamento, anche dell'azienda o dei colleghi con il quale condivido quella barca. Un rapporto economico di dare - avere equilibrato. Non lavoro per amore di 'ste miscion, lavoro a livello sufficiente per portare a casa uno stipendio che mi permetta di vivere nella mia vita sobria, spartana ed edonistica.
Ora mi divertirò a vendere cara la pelle. Il liberismo da strapazzo di questi meneger rampanti, l'ingordigia che coincide con il mandato che essi ricevono, sono faville sulla benzina per il mio gusto per una sana lotta. Proponete l'ingordigia? Accetto la proposta, ricambierò con interessi, cura omeopatica.
Buddisticamente, apprezzerò tutte le novità che deriveranno da questa futura rottura.
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(gianlucachiari)