Passano gli anni, si diventa un po' più consapevoli della vita e della morte. Forse sarà il motivo per cui gli scenari di guerra, Ucraina e Russia, Vicino Oriente, Palestina e Israele, ora in Medio Oriente tra Israele e Iran, senza considerare le mattanze che avvengono tribalmente in Africa, mi lasciano sgomento.
Non riesco a tifare, non riesco a vedere alcun bianco&nero, vorrei il suo conforto, la semplicità che esso erca seco, semplificando e alleggerendo.
Invece ho faglie che mi fendono, simpatie e antipatie assenti o collidenti o collidenti con principi e valori.
La guerra è un ritorno all'ecologia brutale del migliore/peggiore che vince, se ne strabatte di queste congetture. Questo alimenta lo sgomento.
il fatto è che gli usa prima ricoprivano la spesa militare stampando moneta, oggi le monete sono tante ed allora devono costringere tutti gli altri stati a spendere soldi come loro, altrimenti sarebbero svantaggiati, capirai impegnare il 4% per le armi è tanto
RispondiEliminaAltro che sgomento, io mi sento impaurita, forse è la vecchiaia che mi rende più fragile ma sono stata educata in un modo ed ora vorrebbero che mi adattassi a vivere in questo caos. No, grazie. Serena giornata.
RispondiEliminaQuando leggo queste sbrodolate mi viene la nausea. La guerra non capita per accidente, c'è qualcuno che decide di imporsi su qualcun altro con le armi. Incidentalmente, di guerra si tratta quando la gente aggredita si difende, altrimenti capita qualcosa che magari lascia i qui presenti meno impauriti o sgomenti ed introduce il mondo per come lo vedono Orsini o Feltri, cioè un mondo di schiavi e di sorveglianti, tutti felici nel proprio stato senza preoccupazioni.
RispondiEliminaAddiveniamo al famoso articolo della Costituzione, che viene interpretato un po' come quello sul "lavoro", cioè senza considerare le realtà delle cose. La guerra non è un accidente ed è una scelta solo per chi comincia, non è una scelta per chi viene aggredito, a meno di non rinunciare alla difesa e accettare lo stato conseguente, vedi sopra. Allora, seguendo questa logica, si dovrebbe completare l'articolo della Costituzione dicendo che ripudiamo qualsiasi modo di risolvere le controversie che non sia calarsi le braghe e mettersi a novanta. A questo punto chi dovesse essere riottoso, vedi tutta la letteratura sulla "Resistenza", sarebbe giocoforza un criminale. Perché ricorrere alla violenza che produce altra violenza quando si vive felici anche da schiavi? Chi sei, tu, oh Mario, per impedirmi di calare le braghe e mettermi a novanta?
Infine, chiudo con una considerazione che dovrebbe essere a monte di tutto. Non esiste "diritto" se non quello che viene imposto con la forza. Quindi i Magistrati una volta sfilavano con le verghe e le scuri come strumenti del mestiere, strumenti con cui si dava sostanza al "diritto". Questa considerazione contraddice l'articolo della Costituzione nel senso che alla fine le controversie internazionali si risolvono SOLO con la minaccia di guerra quando non con la guerra aperta. Altrimenti non sono controversie, sono contratti in cui entrambe le parti hanno un interesse convergente. Infatti quello che ha chiuso l'epoca delle guerre in Europa è stato il co-interessamento economico, conviene molto di più essere in affari insieme che sbudellarsi a vicenda. Il guaio è che l'universo funziona per la differenza di potenziale quindi è impossibile essere tutti sullo stesso piano/livello. Chi sta sopra si impone a chi sta sotto e chi sta sotto cerca di rivoltare la faccenda. Un impero controlla una colonia, i coloniali pensano che rendendosi indipendenti potranno trattenere le tasse a casa loro, eccoci con la "rivoluzione americana" o la Padania di Bossi e nel secondo caso il freno era il benessere, non la Costituzione.
Aggiungo alcune considerazioni che dovrebbero essere ovvie.
RispondiEliminaIn certi casi la guerra è un modo per farsi una posizione. Un Caio Giulio poteva cercare l'incarico di comandante in guerra e perfino pagare di tasca sua l'impresa perché con quello poteva accumulare fortune e diventare autocrate del suo mondo. Lo stesso ovviamente vale per un proprietario di ferriera che vende ferraglia ai contendenti.
In altri casi la guerra è un modo per controllare le masse popolari o anche masse di scemi. Oltre a tenerle occupate, dal punto di vista "ideologico" non c'è niente di meglio di indicare un "nemico esterno" come responsabile di tutte le disgrazie e di tutti i mali. Col "nemico esterno" non devi rendere conto di nulla, ogni cosa che riesci a fare è una impresa eroica e quelle che non fai non sono colpa tua. Poi in guerra c'è un posto preciso per ogni scemo, gli togli anche il fastidio di avere un minimo di idee o dubbi anche su come allacciarsi le scarpe o cosa mettersi addosso. E' facile vedere la convenienza nel concetto di "guerra permanente", diventa permanente il controllo sulle masse di scemi e permanente l'assenza di responsabilità. Epperò devi avere molti scemi da sprecare. In una condizione come la nostra, di declino demografico, abbiamo scemi ma non tanti da sprecarli. Tanto che li stiamo importando dall'estero.