venerdì 18 luglio 2025

Delle pippe, della morte, della natura

Dopo essermi spaccato la testa per cinque giorni, e l'anima, così duro questo lavoro, sono tornato da loro. Rosa Canina ed io li seguiamo da qualche tempo, sporadicamente, vorrei di più. Cercavo, stasera, un po' di sollievo, demoralizzato per lo schianto, per complessità e gazzarra, un fottuto, merdoso casino.
Quando parlo di patologie degli artificializzati urbani ho in mente anche la salubrità, la sanità in pensiero, corpo, mente e spirito di coloro che sono nella natura. Vi lascio alle parole di Leonardo, molto semplici e che vanno al senso, adamantino, di vita, morte e natura.
Ecco, dopo fatica, durezza, di lavoro di questi giorni, spappolato, ho trovato conforto in loro, Nina e Leonardo.
Sono stanco.

Quanto tempo è(ra) che non condividevo un video?

29 commenti:

  1. la lotta per la sopravvivenza è sempre esistita, oggi tra l'altro, visto che i caporioni si sono tutti acculturati e hanno messo il divieto di sparare nelle proprietà private ci sono anche gli uccelli a rompere i ciglioni, le tortore te le ritrovi ovunque e mi hanno rovistato nel vaso in cui avevo messo i semi dei pomodori, così ho spostato il vaso più vicino a casa dove ci sono i gatti, però questa volta son intervenute le lumache che di notte mi hanno mangiato tutte le piantine.
    Allora ho spostato il vaso e l"ho messo sul tavolo in giardino dove qualche volta mangiamo all'aperto, così le piantine dei pomodori son cresciute, le ho messe a dimora, ma ancora non mangio un mio pomodoro.
    è la prim volta che mi succede, ma i parassiti son davvero cresciuti in maniera spropositata

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    1. Il "problema" dei parassiti presenta, peraltro, delle ciclicità. Probabilmente un meccanismo per evitare che si sviluppino degli antagonisti che, negli anni senza quei parassiti, no potrebbero campare.
      I caporioni (tipo la Brambilla) sono dei deficienti artificializzati urbani che credono di vivere nel mondo di Walt-Disney.
      Si atteggiano a puri superiori essendo solo dei cretini superiori. Le parole di Leonardo spiegano molto chiaramente qual'è la realtà.

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  2. Coso, io per mangiare vado al supermercato.
    Ho ucciso animali solo per una specie di auto-educazione alla tradizione atavica (incluso la fabbricazione degli strumenti) ma non lo faccio mai perché per fortuna non mi serve. Non coltivo nemmeno i pomodori, li compro. Mio nonno in mezzo alla città aveva orto e galline e c'era anche l'immancabile albero di cachi e un fico, abitudine medievale di quando poteva mancare tutto e ti dovevi arrangiare. Per farti capire il tipo, mio fratello aveva comprato un paperotto che poi era cresciuto rapidamente e diventato impossibile da tenere in casa, l'ha dato a mio nonno pensando che l'avrebbe tenuto in cortile, mio nonno ce l'ha dato la domenica dopo sotto forma di arrosto.

    Però qui parliamo di un'altra cosa secondo me. Oggi vale la regola che le bestie sono persone e gli animali domestici sono figli. Se portata avanti con coerenza questa idea ha delle conseguenze devastanti. Per esempio non solo diventa impossibile allevare pecore perché bisogna che il lupo sia libero di mangiarle ma è anche ovvio che non si possono allevare le pecore perché hanno diritto di vivere libere e di non essere ne tosate ne munte ne macellate.

    Sarebbe interessante immaginare un mondo dove siamo tutti vegetariani e non esista più l'allevamento.

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    1. Vostro nonno mi è simpatico. :) Una persona colla saggezza di coloro che hanno i piedi per terra e la saggezza dello essere nel mondo.
      Sì, la ugualizzazione degli animali agli uomini è un'altra follia delle società corrotte, ribaltate, una delle innumerevoli follie ugualizzatrici. I compagni giudici le impongono quotidianamente, oggi hanno ugualizzato una lesbica con un padre, qualche giorno fa Rami e i carabinieri, settimanalmente invasori e invasi, carnefici e vittime. Siamo pieni di questi invasati decerebrati irresponsabili e delle loro psicopatologie delle ugualizzazioni.
      Nessuno di questi masosadici passerebbe un'ora, da solo, in una camera, in compagnia della cacca che essi impongono, ugualizzata, come cioccolato agli altri.

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  3. Caro Nessuno,
    come al solito ti lavi le mani. Vai al supermercato, compri carne in vaschetta e ti senti fuori dal gioco, come se quella carne fosse comparsa lì per miracolo. Uccidere un animale “per autoeducazione atavica” lo consideri un atto consapevole, ma delegare quotidianamente l’uccisione a un sistema industriale brutale e disumano ti pare irrilevante?
    Questo è il tuo vero paradosso: non hai il coraggio di sporcarti le mani, ma neanche di riflettere sul sangue che hai sulle dita ogni volta che afferri un vassoio di petti di pollo. Perché quella carne non viene da tuo nonno, ma da allevamenti dove gli animali non vedono mai la luce, non camminano mai, non respirano aria pulita, non muoiono dignitosamente. Li mangi perché è comodo. Altro che atavismo, questa è comoda ignoranza travestita da disincanto. E poi... la “tradizione”? A che serve oggi, se non come coperta per non sentirsi idioti a fare qualcosa che in realtà non vuoi più fare?
    Non sei un contadino, non sei un cacciatore, non sei un uomo antico. Sei solo uno che si è costruito una piccola favola personale per non ammettere che vive nel sistema che dice di criticare. E sull'umanizzazione degli animali: che oggi si esageri è vero. Ma tu usi l’eccesso emotivo altrui come scusa per non mettere mai in discussione la tua totale deresponsabilizzazione.
    Gli animali non sono figli, certo. Ma non sono nemmeno strumenti biologici per farti la spesa veloce. Il rispetto non passa per la caricatura ma per una reale presa di coscienza della relazione tra vita, morte e nutrimento. Tu non ce l’hai.
    Infine, il tuo “immaginiamo un mondo senza allevamento” è un bel giochino mentale, ma viziato alla base. Come se solo esistessero due opzioni: o si mangia tutto quello che respira o si vive in una fiaba vegana dove le pecore si tagliano da sole le unghie.
    Falsa dicotomia. Il problema non è la sopravvivenza ma la scala, l’intensità e la disumanità di questo sistema. Che tu sostieni. Tre volte al giorno. Insomma, Nessuno… non sei fuori dal problema. Sei il suo consumatore modello, con qualche frase arcaico-romantica per sentirti meno colpevole.
    Ma la verità è semplice: ti piace la carne, non vuoi sapere come si produce, e quando qualcuno ti mostra lo specchio ti inventi una storia sul nonno e sul papero. Tanto vale dirlo: mi piace mangiare carne e preferisco non pensarci. Sarebbe più onesto. E finalmente... umano.
    Quello che oggi tu, Nessuno, non sei.

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    1. Coso, vedi tu, io mi sarei anche rotto i coglioni.

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    2. Nessuno, sapete ottimamente diffendervi con randellate, colpi di daga e di mazza.

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    3. Dialogo molto aspro.

      Del resto, vi invito a riformulare ciò che può essere un tentativo di insulto come onorificenza.
      Siamo piccoli borghesi, siamo onnivori, eterosessuali, persone ancora sane, normali, spietati, non xenofili, etc. .

      Questo non significa non osservare ciò che questo comporta. Se fossimo nati lepri o nutrie non ci potrebbero accusare di voler mangiare, di tanto in tanto, della carne.

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  4. “mi sono rotto i coglioni”. La frase del piccolo borghese che, davanti alla realtà vera, preferisce girarsi dall’altra parte e fingersi assente.
    Tu che compri carne al supermercato senza nemmeno voler sapere cosa c’è dietro, ti senti fuori dal gioco, innocente, come un bambino che gioca a nascondino con la coscienza.
    Ma non sei innocente, sei complice. Complice di un sistema che allevamenti intensivi li trasforma in inferni di dolore, dove la vita non conta nulla e la morte è solo una routine industriale. Non hai argomenti, non vuoi capire, hai solo paura di guardare in faccia ciò che ti alimenta. Ti “sei rotto i coglioni”? No, ti sei rotto il coraggio. E mentre tu te ne stai lì a tirar tardi a lamentarti o a girarti dall’altra parte, ci sono vite spezzate che non hanno voce, ma che pagano per la tua comodità.
    Non sei un “nessuno”. Sei l’incarnazione del problema che rifiuta di diventare parte della soluzione.
    Sparisci pure. Perché in questa storia, chi non vuole vedere è già perduto.
    E chi chiude gli occhi per paura, merita di restare nell’oscurità.

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    1. > La frase del piccolo borghese
      Io sono piccolo borghese e mi considero molto meglio, da molteplici punti di vista, di molti grandi rivoluzionari (per pietà non aggiungo aggettivi, attribuzioni).
      La piccola borghesia fu il cuore, anima e chiave di volta delle società delle nazioni europee e ciò che le contraddistingue dalle società del secondo, terzo e quarto mondo. Ciò che viene odiato da progressisti, terzomondisti, arcobalenghi, comunisti, in quanto realtà differente, migliore e non piegabile alle necrofilie ugualizzatrici.

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    2. Andrea, l'allevamento industriale non è altro che la risposta industriale al problema industriale dell'alimentazione di 8,09 miliardi di onnivori.
      È esattamente il risultato del culto della crescita esponenziale infinita.
      A questa follia corrisponde quella detta dell'uomo pazzo, sindrome che caratterizza coloro che credono di poter essere degli erbivori per poi doversi bombare di vitamine artificiali del gruppo B.

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  5. Ti lascio con i tuoi amici...goditi la vita a spese e con i sacrifici degli altri. Ciao...

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  6. Un video che fa tanto riflettere,quel siamo tutti sulla stessa barca.Lo capiremo mai?
    Lui ha detto delle cose vere,sta nell'orto,nel campo ,ma quanti sempre a sputare sentenze mettendosi su quel piedistallo pur di lavarsi la coscienza.

    Dice bene quando ci mette dinanzi alla natura ,se ti poni dall'esterno puoi dire qualsiasi cosa se sei dentro vedi tutto diversamente.
    Vorrei vedere quanti si fanno punzecchiare da una zanzara senza quel momento fatidico.
    Sfruttamento, allevamenti intensivi e secca tutto a iosa ,questa però è l'uccisione di una natura su cui fare soldi che non bisogna sorvolare o scherzare.
    Ci sarebbe da dire così tanto su questo post.

    B.

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    1. Ciao B,
      ho letto con attenzione le tue parole. E sì, il video lascia un segno, perché dice l’essenziale senza alzare la voce. E forse per questo lo si ascolta davvero. Hai ragione: chi sta dentro alla terra, chi la lavora, chi ci affonda le mani ogni giorno, ha uno sguardo diverso. Non teorico. Non ideologico. Uno sguardo che conosce la fatica, la morte, il silenzio.
      Ma vedi, proprio per questo non possiamo fermarci al “siamo tutti sulla stessa barca”. Perché se la barca affonda, non basta constatarlo. Bisogna scegliere dove si sta, dove si rema, per chi si lotta. E non si tratta di sputare sentenze. Si tratta di assumersi un pezzo di verità, anche quando scotta. Hai citato la zanzara, quel gesto d’istinto che ci rende umani, fallibili. Ma credo, con rispetto, che non si possa mettere sullo stesso piano la zanzara e un vitello chiuso in una gabbia, ingrassato a forza, mai libero, mai visto. Schiacciare una zanzara non è lo stesso che partecipare, anche solo come consumatori, a un sistema che toglie ogni dignità alla vita animale. Il primo è un gesto, il secondo è un intero meccanismo economico e culturale che ci riguarda, che ci definisce. E se non lo guardiamo in faccia, ci trasforma, piano piano, in persone che non vedono più.
      La natura non è tenera. Ma non è neppure ingiusta. Noi lo siamo, quando dimentichiamo che ogni cosa ha un prezzo, e che c’è chi lo paga in silenzio, animali, piante, umani invisibili.
      Non sto sul piedistallo. Sono stanco, ogni tanto mi spappolo come in questi giorni. Ma provo a restare nel corpo, nel tempo, e dentro le cose. Non per giudicare, ma per non restare cieco. Parlarne serve. Farlo senza sconti, anche. Perché se non ci aiutiamo a vedere, finiamo per fare finta di vivere.
      Grazie per le tue parole. Davvero. Anche quando si guarda da angolature diverse, se si guarda davvero, ci si può incontrare.

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    2. Buongiorno Andrea e sai ,sono io a ringraziare te,anche perché le "angolature"non sono così tanto diverse.
      Magari a volte si scrive in un modo talmente comprensibile a noi stessi (me in questo caso) da non pensare che per chi leggerà ,l'interpretazione possa variare:)
      Vediamo ,ci riprovo.
      Il video l'ho trovato abbastanza interessante ,per la pacatezza nello spiegare certi concetti , si esattamente e concordo con te (in una società dove alzare i toni è diventato la norma)ma anche per come è riuscito a sfatare, con esempi reali e concreti,quella certezza assoluta con cui molte persone vegane ricadono ,trovando sempre l'appiglio a favore del proprio senso di superiorità. Motivo tra l'altro dove si dà ampio spazio alla polarizzazione ,e in un senso e nell'altro,così come in tanti altri ambiti ,politica ,religione etc..

      Penso chvoluto intendere esattamente questo con siamo tutti sulla stessa barca,siamo tutti complici di qualcosa .

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  7. Ho riattivato la lista di attesa (moderazione in tempo) dei commenti.
    Peraltro, mi sembra che ci siano alcuni B., Andrea, G. etc. che, probabilmente, sono lo stesso autore.
    Se cosi', questo sarebbe una brutta cosa.

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    1. Uh, se è così, c'è qualcuno che ha un sacco di tempo da perdere!

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    2. ma no, ma come? lo stesso autore?
      uno scrive perfettamente, l'altro sta sempre attento a dove mettere le virgole, il terzo è poco fantasioso boh, troppo sforzo per una sola persona.
      A me comunque piaceva molto Andrea, aveva preso a buon cuore il destino degli under 70.000 illudendomi di aver trovato un erede per la loro guida in futuro ed invece mi ha cancellato tutti i suoi commenti.

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    3. Mi sembra, poi condizionale.
      Solo una mia sensazione ragionata.
      Diciamo che questi scambi di randellate, specie se lunghi e corposi, sono ingombranti e tendono a divergere dal tema, ad andare fuori luogo, quando vanno sul personale.

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  8. Mi è partito un commento ancora in fase di risposta,unuomoincammino,scusate.Mi sembrava opportuno rispondere ad Andrea.
    Non ho idea di questi commenti sempre dello stesso autore ,sono B e non Andrea ,ma non nego di aver commentato anche in anonimo.

    Volevo in modo sintetico dire che quel "siamo tutti sulla stessa barca" io l'ho inteso sia dal video che come mio pensiero ,come un qualcosa dove tutti siamo responsabili a livello di uccisione di animali su ciò che dietro o dentro un piatto ci viene servito.L'esempio della zanzara non era certo per quantificare un gesto in base ad un piccolo o grande animale ,ma un modo per sfatare alcune ipocrisie.Poi su tutto ciò che c'è dietro l'uccisione di animali ,concordo in pieno e alla fine del mio primo commento l'ho ben specificato.
    Volevo ringraziare ancora io una volta Andrea.

    B.

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    1. Walt-Disney ha fatto danni enormi.
      Peraltro questi pseudo puri, sono condotti in giro da una emotività spesso grottescamente stupida.
      Gli erbivorizzandi contribuiscono grandemente
      - alle decine di milioni di carnivori canini e felini presenti in Italia
      - come accoglioni, alla penetrazione di milioni di invasori che incrementano la richiesta di carne e quindi di allevamenti industriali intensivi che la forniscono.

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  9. la bloggoterapia è utile, cerchiamo di mantenerla viva, non affossiamola, è gratuita. io cancello solo commenti in cui gli insulti superano la soglia di "cretino", "stupido", o al massimo "coglioncello"

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    1. Necessario far chetare le acque, talvolta.
      Purtroppo, dato il tempo limitato, non riesco a leggere questi lunghi duelli.

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  10. Troppa gente classista per stare con voi.
    Si sente nell’aria: l’odore stantio di chi crede di aver capito tutto, guarda gli altri dall’alto e poi si stupisce se resta solo.
    Parlate di verità, di logica, di superiorità morale, ma non vi accorgete che vi state specchiando solo fra voi, come in un club esclusivo fatto di certezze autoreferenziali.
    Il confronto? Solo se vi si dà ragione. L’umiltà? Optional. L’ascolto? Sostituito dal monologo.
    Per fortuna, non siamo tutti qui per chiedere il permesso. Qualcuno passa, legge, risponde… e non ha bisogno di sentirsi “più sveglio” degli altri per esistere.
    Continuate pure a parlarvi addosso: fuori, il mondo va avanti anche senza il vostro permesso.
    Chissà, un giorno...un vaso che cade dal balcone.

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    1. Classista viene, nell'accezione comune, legato alla discriminazione per censo.
      Ciascuna persona ha il proprio punto di vista e "capisce tutto" da quel punto di vista. Questo si scontra con vari aspetti oggettivi, che sono incompatibili anche con narrazioni e ideologie di moda.
      Il mondo va avanti e, di fronte al baratro, questo progresso non mi pare una cosa intelligente.
      I vasi e le imposte (a Napoli) che cadono sulla testa dei passanti sono il risultato della cialtroneria che, nel mondo al contrario, ugualizzato, viene considerata un valore.

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    2. Unuomoincammino,non mi dire che trovi questo commento di - Anonimo24 luglio 2025 alle ore 07:13 - quale classico che va di randellate ?Per me ha scritto delle cose che anche io condivido pienamente e questo non vuole dire che io sia la stessa persona, solo perché mi rivedo in queste parole.
      Un vizietto un po comune a molti blogger è quello di moderare chi ha una visione differente,non allineata a livello ideologico/politico/religioso/culturale.Moderare il pensiero critico e favorire un apparente anticonformismo che va di menate su una visione totale di ebeti ,attribuendo sempre epiteti ingiuriosi oltre che maleducati a tutti gli utenti che si apprestano a lasciare un commento nel "suo"spazio web.Ma te Uomo da che parte stai?Sappiamo bene che quando entriamo qui non entriamo in uno spazio purista ,e ci sono argomenti insidiosi dove capiamo però che alzare i toni non è che risolva l'ampiezza dei problemi,se non a rivedersi in un amplificazione a suon di menate che non giova a nessuno e di certo aggira al problema come ostacolo per non poter dare sfogo al proprio ego .
      Dico la mia ,fate come credete ma non stupitevi se poi nei blog Ve la cantate e suonate da voi ,a meno che non sia questo l'intento.Saluti.

      B.


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    3. Hai ragione, “classista” nel senso classico è legato al censo. Ma oggi ci sono élite più subdole: quelle che non si misurano col reddito ma col tono della voce, con la sicumera, con l’arte del parlare difficile per dire il già detto.
      Chi si mette sempre dalla parte della “verità oggettiva” lo fa spesso per non sporcarsi con la realtà concreta, quella imperfetta, storta, ma viva.
      Quanto al “vaso che cade”, tranquillo: non era un augurio. Era solo un promemoria. Anche l’aria immobile, quando è troppo piena di parole, diventa pesante. E qualcosa, prima o poi, cade.
      Magari pure certe certezze inchiodate con i chiodi della retorica.

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    4. "classista", dal punto di vista matematico, e' ogni criterio che suddivide un insieme di entita' in insiemi disgiunti.
      Nel linguaggio comune, classista intende la suddivisione in base al censo. Ecco, dovrebbe essere "censista".

      Poi potremmo avere partizioni basate sul titolo di studi (nessun titolo, elementare, diploma, laurea, dottorato).
      Oppure partizioni basate su unqualsiasi criterio discriminante misurabile.
      Etcetera.

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    5. > qui non entriamo in uno spazio purista

      Mah, in realt' direi che e' il contrario.
      Togliere gli ammennicoli della narrazione, del politicamente corretto, gli aggettivi ridondanti o sbagliati, le convenzioni false e comode.
      Questo togliere oltre ad essere faticoso per i purificatorui e fastidioso per i purificandi, e' proprio in direzione di una maggior purezza o - io preferisco - nitore, precisione.

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Rumore, robaccia fuori posto, pettegolame, petulanze, fesserie continuate e ciarpame vario trollico saranno cancellati a seconda di come gira all'orsone.