martedì 15 luglio 2025

Si fotta chi segue

 Scritto inizialmente come commento in Apocalittimismo. Ritorno su questa adulazione e frequentazione folli di debito e deficit che impesta le nostre societa' e menti.

Il deficit e la sua sommatoria, il debito, sono fondamentali per ogni demagogia democratica o democrazia demagogica in quanto garantiscono il consenso basato sul consumismo.
Nella variante della pseudo destra sinistra nazionalpopolare cialtrona, del mantenere i servizi tagliando le tasse, nella variante dei sinistra(n)ti coi loro ugualismi che vorrebbero estendere i diritti (ma non i doveri) a milioni di stranieri im/deportati nel minor tempo possibile. Solo dei cretini possono credere a queste nefandezze antipolitiche.
Il risultato è  un collasso prima dei bilanci e poi sistemico: risorse, beni fisici, energia, rifiuti eccedono limiti e capacità (il trucco è di ricorrere alle importazioni di risorse energia e alle esportazioni di rifiuti).
Più  il sistema è drogato e più propone deficit e debito come cure.
Esso si basa sull'economia, massimizzare accumuli, sprechi a breve o brevissimo termine.
Un ottimo metodo per immiserirsi nel minor tempo possibile, devastando ambiente, lingua, cultura, economia ed ecologia reali, identità e sovranità (non puoi essere autonomo e responsabile col cappio al collo la cui estremità è nelle mani del creditore).

Coi limiti della realtà non si potrebbe realizzare la società pseudo signorile di massa e il consumismo  il servizismo, nelle sue molteplici e continuamente innovative forme seduttive.

Forse uno degli indicatori più precisi della patologia assunta a modello è il consumo di suolo: redditi, risorse fondamentali come cibo, acqua, ossigeno, fertilità, e lavoro garantiti anno per anno vengono distrutti per  centri (hub) logistici, villettopoli, moschee, nuovi stadi, banlieue, centri commerciali, parcheggi, capannoni (vuoti), strade e merda simile: la speculazione accumula la serie di piccoli utili futuri nell'arraffamento  immediato creando deficit/debito perenni.

Società autarchiche/adiabatiche/autonome non possono che essere in gran parte “chiuse” rispetto a dipendenze dall’esterno (*).

 Siamo passati dal lasciare la casa (la eco/oiko) meglio di come la si è trovata al "Si fotta chi segue!". La oikofoibia (l'autorazzismo, la xenofilia scemi, i paesi esotici dei Balocchi per ebeti creduloni) i corollari. La caratterizzazione schizofrenica, dipolare, odio per i demoni interiori (le masse di persone seguaci dei vari anti-) è evidente.

43 commenti:

  1. come fanno a pagarsi i caporioni statali quando oggi non posson più stamparsi le monete?
    NOI siam disposti ai 70.000, ma solo al capo maximo e se qualcuno viene beccato cor sorcio in mano o in bocca, come ancora avviene, la tagliamo, la mano e per i nullatenenti abbiamo i campi lavoro

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    1. La stampa delle lirette è il trucco alquanto miope (o scemo) che ignora che coi TIR pieni di rettangoli di carta NON compri certo macchine NC, legna da ardere, petrolio, CPU, macchine TAC, il titanio per le protesi per ginocchia, etc. .
      È un vezzo della sx nazionalpopolare, la sovranità sulla stampa di rettangoli di carta.

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  2. Testo feroce e necessario. Eppure, mi permetto, la denuncia da sola oggi non basta più. Perché il marcio è profondo, sistemico, radicato fin dentro i nostri gesti quotidiani, persino nel modo in cui respiriamo dentro questa bolla tossica che chiamano "società civile". Il debito, come giustamente scrivi, è solo lo strumento: il vero veleno è la cultura della dipendenza, dell'obbedienza mascherata da libertà, della scelta tra schiavitù A o schiavitù B. Tutti vogliono servizi, diritti, sicurezza… ma nessuno vuole pagare il prezzo della responsabilità. Si è perso il senso dell’oikos, della casa comune, e ora si viaggia su una nave che affonda mentre i passeggeri litigano sul colore delle cabine.
    Allora, che fare? Semplice e radicale: disertare. Tagliare i fili, uno a uno. Rifiutare la narrativa della crescita infinita, smettere di mendicare riforme da una classe dirigente che vive nel delirio tecnocratico o nel teatrino ideologico. Costruire altro, altrove. Cominciare da sé, ma non da soli: piccoli nodi di resistenza reale, comunità di senso e non di consumo, azioni concrete, sobrie, durevoli. È l’unico modo per non lasciare ai nostri figli solo rovine e una discarica morale. E quando arriverà il collasso, perché arriverà, energetico, economico, culturale, noi potremo almeno dire che non abbiamo partecipato all’orgia dell’autoannientamento. Non si salva chi segue.
    E allora sì, che si fotta chi segue.

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    1. Ignor Andrea, molte osservazioni pertinenti.
      Il problema del "il marcio è profondo, sistemico, radicato fin dentro i nostri gesti quotidiani" è proprio bioevolutivo, è ecologico. La disponibilità di energia ha amplificato il "potenziale dei disastri". Per le cose più stupide o dannose ora è facile fare scempi e disastri, creare deficit e debito.
      La disciplina, la dimensione spirituale sono, come ogni virtù è capacità, per pochi. Ecco quindi l'approccio diffuso distruttivo, ingordo, arraffone.
      Questo succedeva anche una volta col problema delle famiglie prolifichw: il potere sufficiente per essa non bastava più per le n famiglie a seguire.
      Alla fine son tutte forme di entropia, purtroppo.
      Solo natura (in distruzione), la fotosintesi clorofilliana, ha capacità entalpiche, "anti-entropiche".

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    2. Signor Andrea...
      Sempre difficile scrivere da furbofono.

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    3. Grazie per la risposta, davvero. Concordo: il problema ha una radice bioevolutiva e termodinamica, prima ancora che culturale o politica. La disponibilità energetica (soprattutto fossile) ha amplificato le pulsioni peggiori, quelle che in condizioni naturali restavano contenute da limiti fisici o morali. Oggi invece si può devastare molto e subito, senza neppure rendersene conto. È qui che entra in gioco, come dice lei, la disciplina, la spiritualità, la fatica del limite, ma sono qualità per pochi. Eppure sono proprio quei pochi che, nel silenzio, tengono ancora insieme i frammenti del mondo. La fotosintesi come entalpia naturale è immagine perfetta: un sistema che crea ordine dal caos, senza pretese, senza debito. L’esatto contrario della società odierna, che si nutre di promesse a vuoto e rifiuti inceneriti. Siamo figli dell’entropia travestita da progresso. Ma se davvero, come diceva Simone Weil, “la grazia discende solo dove c’è attenzione”, allora forse vale ancora la pena di resistere. Anche nel piccolo. Anche sapendo che la maggioranza, purtroppo, continuerà a dire: che si fotta chi viene dopo.

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    4. Questi commenti sono un delirio psichedelico ma a quanto pare ci dobbiamo abituare.

      Farei presente che l'entropia è il meccanismo fondamentale dell'universo che da la direzione alla famosa "freccia del tempo". Non conosciamo nessun universo senza entropia.

      Il progresso è un concetto che, partendo dal fondamentale di cui sopra, cioè il "panta rei", anche stando immobili siamo comunque soggetti al passare del tempo e quindi alle trasformazioni, aggiunge una particella "pro" che significa avere una meta verso cui orientare il movimento.
      Si definisce "progresso" un percorso di cui è noto a prescindere l'arrivo.

      Qui casca l'asino.
      Ovviamente la "sinistra", da simpatica religione per deficienti qual è, ha il suo scopo, cioè un mondo in cui tutti sono uguali. Non uguali di fronte alla legge, con uguali diritti e doveri, uguali geometricamente, identici. Qui incontriamo due paradossi, il primo è quello di promuovere la "diversità" mentre si vuole ottenere l'identità ergo il massimo conformismo. Il secondo è che si vuole rimuovere la differenza di potenziale in un universo che funziona proprio in base alla differenza di potenziale, ergo lo scopo della "sinistra" è invertire la creazione o il "big bang" e arrivare ad un universo morto. Da cui infine la "sinistra" inevitabilmente è una religione della morte, una religione della fine di tutte le cose.

      Certo, è tutto per finta.
      Alla fine gli idioti vogliono la scodella di pappone garantita, i mai cresciuti vogliono spaccare tutto e gli psicopatici vogliono ori e mignotte a scapito degli altri.

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  3. Ora abbiamo molte società che hanno un rapporto di 80 "dipendenza dall'estero", 20 "gestione interna, autonoma".
    Una società resiliente, forte, stabile, dovrebbe avere un 80% di gestione interna e un 20% di rapporti con l'esterno per sfizi, capricci, beni e servizi voluttuari mancanti.

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  4. Bisogna essere realisti, Coso.
    Senza entrare nei tecnicismi, la "democrazia" crea i suoi mostri.
    E' la conseguenza inevitabile del fatto che la "politica" cerca il consenso e non si cura delle conseguenze perché le sposta più avanti, oltre al fatto che di solito non ha alcuna responsabilità.
    Più la "politica" pretende di rappresentare le masse, più mostri genera e questa è la ironia di tutta la predicazione sull'esatto opposto, cioè che tutto quello che attiene alle masse sia intrinsecamente buono.

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    1. > la "politica" cerca il consenso e non si cura delle conseguenze

      Chiave di volta.

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    2. Anche la economia: ci dà numerosi esempi di dirigenti con scelte sciagurate per massimizzare i profitti a breve, brevissimo termine.
      Mi viene in mente la decisione folle di Telecom di distruggere la telefonia fissa che garantiva milionate di utili ogni anno, una vera e propria gallina delle uova d'oro, annientata a furia di aumenti del canone del 15, 20% anno, anche negli anni dopo il 2009, in deflazione.
      Annientare la gallina delle uova d'oro intelligente, eh!?
      Dirigenti che hanno arraffato milioni per fare disastri.
      Politica, economia, ...

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    3. Sono due cose diverse perché le aziende possono saltare per aria mentre gli Stati al massimo possono essere sottoposti al ricatto dei "creditori", come successe anche a noi al tempo dello "spread" e dei Governi "tecnici". Ricatto che poi alla fine fa leva sulla necessità di pagare gli stipendi ai dipendenti pubblici e, questa fa ridere, ai Deputati, Senatori, Ministri, Magistrati.

      Nota che la "finalità sociale" delle imprese italiane ha sempre impedito la famosa "concorrenza" e invece incentivato monopoli e semi-monopoli, partecipazione statale, nazionalizzazioni. Tutte robe che piacciono tanto a "sinistra" che a "destra".

      Un'altra cosa simpatica, che discende dalla precedente, sono le "privatizzazioni", tipo quelle che sono il vanto del prof. Prodi.

      Comunque, stringi stringi, torno a dire, tutte queste cose non avvengono a dispetto del "popolo", contrariamente alla predicazione risibile e paradossale, avvengono perché assecondano la natura del "popolo". Un popolo di cialtroni e malfattori produce necessariamente una "cosa pubblica" cialtronesca e disonesta.

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  5. Magari è tutto collegato ad un sistema capitalista,dove vige domanda e offerta , debito e consumo,per la cura della cassa non certo della casa.La casa era una natura non certo basata su pilastri di cemento,e quanti pilastri e strutture vuote dove ballano topi ,al massimo ti becchi una risposta del tipo erano finiti i fondi o magari la costruzione è abusiva.La parodia del terremoto del Belice di Troisi...chi ha preso i soldi del Belice San Gennaro?
    Poveri noi ,ci vorrebbero le legge delle abolizioni niente più costruzioni!

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    1. In quanto a disastri, il capitalismo di stato dei comunisti han fatto cose anche peggiori.
      Vogliamo parlare della distruzione del "lago" d'aria e della desertificazione per salinizzazione di quella regione?
      Servono altri esempi? Vogliamo andare in Cina?

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    2. Coso, questo è un errore classico.
      Non devi farti dire cosa dire.

      Il termine "capitalismo" indica semplicemente il fatto che una persona può possedere i "mezzi di produzione" e quindi pagare qualcun altro per adoperarli per produrre dei beni che poi vengono venduti realizzando un margine che serve a pagare la manodopera e il "capitalista".

      Facciamo un esempio, tu possiedi un campo, mi assumi per zapparlo e piantare le zucchine, raccogliere le zucchine e portarle al mercato. Vendi le zucchine, mi paghi la somma pattuita per il mio lavoro e trattieni il resto.

      Anche in società arcaiche dove tutti sono più o meno tutto, cioè non ci sono differenze "di classe", siccome il mondo è bello perché è vario, tu avrai il campo da zappare e io avrò le papere nel recinto. Quindi tu mi pagherai per zappare il campo e io magari ti venderò le uova o la carne delle mie papere.

      Ad un certo punto poi inevitabilmente ci si specializza, perché quando io so fare qualcosa di particolare, conosco una "arte", posso mettere un sovrapprezzo al mio tempo, quindi mettiamo che io conosca un trucco per fare crescere più zucchini nel tuo campo, ti chiederò più soldi di uno zappatore non qualificato. Idem per il calzolaio, il sarto, il fabbro eccetera.

      Storicamente il "capitalismo" è opposto al "socialismo" in cui nessuno è proprietario dei mezzi di produzione perché questi sono "collettivi". La conseguenza è che Coso non si alza la mattina e decide di coltivare zucchine, il campo sarà gestito dal "comitato centrale" insieme a tutti gli altri campi e tutte le altre risorse all'interno di una "economia pianificata".

      Addiveniamo quindi alla realtà delle cose. Le democrazie producono vari mostri e tra questi ci sono le crisi che periodicamente "resettano" il mercato.

      I regimi socialisti/comunisti invece non resettano niente perché funzionano sempre al limite minimo della sopravvivenza, ovvero hanno lo scopo di produrre quanta più miseria possibile. Non c'è debito perché nessuno compra o vende nulla, tutti lavorano solo per rimanere vivi, più o meno.

      In un mondo di idioti è ovvio che si preferisca la sicurezza della scodella di pappone al rischio imprenditoriale. E' quel tipo di "giustizia" per cui nessuno deve avere il campo di zucchine o le papere nel recinto. Nessuno deve avere niente, pensare niente, fare niente. Tutti devono essere macchine biologiche che funzionino al minimo regime possibile.

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    3. Il capitalismo ha una flessibilità che si adatta ad ogni contesto pur di sopravvivere.

      Qui non mi riferivo certo a zucchine e papere..
      Ma facciamolo un esempio un po più concreto no?

      Le relazioni liquide ed instabili educano al consumo, allo scambio veloce, ed oggi tali rapporti sono esempio di massima ed indiscutibile libertà, perché confermano il valore di scambio. Il progresso deregolamentato che giustifica l’utero in affitto come conquista rivoluzionaria, quanto in realtà è l’espressione massima della mercificazione della vita e della negazione all’identità.
      Concentrando l’attenzione e inneggiando solo alle famiglie liquide o non tradizionali, è palese che le famiglie arcobaleno sono la testa d’ariete con cui il capitale attacca ogni spazio sociale ed affettivo liberato dai processi di mercificazione.

      "Tutti devono essere macchine biologiche che funzionino al minimo regime possibile"
      Ben detto nel contesto di cui sopra ho puntualizzato.

      B.

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    4. Il Capitalismo è vecchio quanto le prime civiltà basate sulla agricoltura, che avevano come ricaduta i granai, i canali irrigui, la accumulazione, quindi la specializzazione e, guarda caso, la BORGHESIA, cioè la gente che vive nel "borgo", cioè le case a ridosso della fortezza dell'autocrate.

      La "sinistra", se escludiamo i tribuni della plebe, è un invenzione tarda della modernità. La "liquidità" è una invenzione (probabilmente concepita all'inizio del Novecento) che da noi si diffonde con la "liberazione" degli Anni Settanta.

      Quindi il mio esempio delle zucchine e delle papere è perfettamente adeguato a rendere conto del Capitalismo.

      Spiega anche, per chi riesce a fare le operazioni fondamentali, come non solo il Capitalismo funzioni ma che in sostanza sia la condizione NORMALE dell'essere umano.

      Per una semplice quando ovvia ragione: il frutto delle mie fatiche o del mio ingegno mi appartiene, anche nella forma di quello che ottengo in cambio. Quando non mi appartiene o ottengo il minimo per sopravvivere, sono uno schiavo. In un mondo anti-capitalista tutti sono schiavi tranne i "dirigenti".

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    5. > . La conseguenza è che Cosov
      xhe lavorava nei sovcoz, faceva 'n cazz (ricorda molte persone de-responsabilizzzate che hanno il posto di stipendio/salario nel (para)stato).

      I colcoz, che avevano una parte molto piccola della terra coltivabile fornivano quasi tutto il cibo.
      Una società morta, mortificante di morti viventi, in cui nei "mercati" non c'era nulla.

      Abbiamo sempre questi idioti sinistranti che anelano a creare queste distopie, orgoglionsmente presentate come Nuovo Mondo.
      Sono poi lì stessi al caviale che rifugiano come la peste dai paradisi multiculturali che impongono agli altri. Gli stessi che "l'utero è tuo ma lo affitto io".

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    6. fornivano quasi tutto il cibo, i manufatti, i servizi che... rimanevano in assoluto scarsi e di qualità mediocre
      Paradossalmente è la differenza tra Palestinesi e Israeliani.

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    7. La differenza tra Palestinesi ed Israeliani è che gli Israeliani sono li per espellere tutti i non-ebrei e creare uno stato confessionale ebraico sul modello di certe interpretazioni delle loro scritture. I Palestinesi sono li perché ci nascono e gli viene detto che ci devono rimanere a qualsiasi costo perché fondamentalmente la loro esistenza ha il solo scopo di ostacolare il progetto degli Israeliani.
      Palestinesi ed Israeliani non si odiano nemmeno, si vedono come la negazione uno dell'altro, uno deve cancellare l'esistenza dell'altro per potere esistere.
      La verità fondamentale è che se domani tutta l'area fosse isolata dall'esterno, tanto gli uni che gli altri morirebbero di fame, perché tanto Israele che le aree abitate dai Palestinesi vivono di sussidi stranieri e questi sussidi hanno come condizione che tutto continui cosi, perché un po' fa comodo e un po' diverte.

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  6. er bobbolo sta sempre a lamentasse e chissà che farebbe pe' passà dalla parte giusta, quella degli over, qui, da nojos, in thaja. NOI suggeriamo 1 euro a settimana sul superenalotto

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    1. Il bobbolo si dissangua alla tassa per grulli, per dirla alla Cavour: altro che un euro alla settimana!

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  7. uomo, ma non vedi che tutti i mezzi di comunicaxione ufficiali continuano a dire che qui da nojos gli stipendi sono i più bassi al mondo, ma su quale stipendi fanno i paragoni????
    Qui da nojos un misero consigliere regionale quatambia più di Trump, per non parlare poi di tutti i cnsulenti comunali provinciali regionali statali

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    1. Dciao che qui abbiamo il citerò capitalismo: le autostrade privatizzate ai Benetton alla D'Akema, ora il nuovo verminaio milanese, con le iperspeculazioni, colla distruzione cementizia per tutti, quattrini nelle tasche di pochi.

      Il privilegio non sono gli stipendi, potrei capire, uno vidi si facoafarw ma le prebende a vita vitalizi pensioni esorbitanti per te e il clan, etc. .
      Deve valere il sistema contributivo per tutti.
      Prendi ciò che hai versato.
      Via vitalizi, gran parte delle pensioni reversibili, redditi di fancazzanza, pensioni minime "senza aver versato un euro", etc. .

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    2. Ovviamente il discorso della differenza di stipendio si basa sul confronto tra gente che fa lo stesso mestiere in condizioni assimilabili.
      Quindi si confronta lo stipendio di un ingegnere che lavora per una multinazionale in Italia e in Germania.
      Non si confronta un ingegnere della multinazionale in Italia con un pakistano che fonde l'acciaio in un buco per terra indossando una tunica e le ciabatte.

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  8. Per chi ha risposta al mio commento.

    ANONIMO, davvero, può pensare di discutere seriamente con chi riduce ogni tentativo di analisi a “delirio psichedelico”. È il classico atteggiamento di chi disprezza tutto per non dover rispondere di niente, che osserva il mondo dalla torre dell’ironia corrosiva e si sente salvo solo perché non partecipa. Ma il disincanto sterile non è lucidità: è codardia vestita da intelligenza. Qui non si tratta di negare l’entropia, il “panta rei” o la complessità della realtà. Si tratta di scegliere se agire dentro quei limiti con responsabilità, o continuare a fare lo spiritoso mentre tutto crolla, e poi magari lamentarsi della “scodella di pappone” come se fosse l’unico pasto rimasto. Alla fine, il problema non è la sinistra, la destra, l’universo o la fotosintesi. Il problema sono quelli che, come te, credono di aver capito tutto, ma non fanno nulla.
    Nemmeno tacere.

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    1. Non capisco il concetto di "complessità della realtà". Come se esistesse qualcosa di altro dalla realtà e come se esistesse qualcosa che sia "semplice".

      Cito due esempi. Nel campo dell'astratto non abbiamo idea di come si formi il pensiero e nel campo del tangibile i processi elettro-biochimici che costituiscono la vita li conosciamo solo a grandi linee.

      Vogliamo parlare della doppia natura della luce o che l'universo apparentemente si allunga più velocemente di quanto la luce si sposti pur essendo la massima velocità teorica possibile per enti dotati di massa? In altre parole il concetto della "realtà" è solo un modo convenzionale per dare tutto per scontato e fa comodo per semplificare (ironia involontaria) mentre non conosciamo letteralmente niente di semplice.

      L'entropia è un modo con cui descriviamo i fenomeni che osserviamo, quindi non ha un connotato più negativo di una qualsiasi altra descrizione di un altro fenomeno.

      L'aggettivazione serve alle menti deboli per mettersi in una posizione "superiore" e mettere l'altro da se in una posizione "inferiore". Tipo il celeberrimo "giustizia sociale" oppure il triste "società civile".

      L'ironia è nell'occhietto storto del lettore. Citerò un luogo comune, "chi mi conosce lo sa", non faccio nessun uso di ironia. Se dico/scrivo una cosa è semplicemente quello che ho detto/scritto.

      Quelli come me fanno l'unica cosa che conta, scelgono per se stessi e rispondono delle proprie scelte. Ovviamente con la maggiore coerenza possibile.

      Certo quelli come me non "scendono in manifestazione", non suonano i bonghi fuori tempo coi capelli rasta al parco Sempione, non fanno finta di gradire le musiche balcaniche al Primo Maggio, non ripetono frasi fatte a macchinetta di cui ignorano il significato e che sono ridicole quando tolte dal contesto del circolino.

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    2. Andrea, ricordo un paio di cosette che pseudo destri e sinistri trascurano sempre:
      1 - scala
      2 - limiti fisici
      I secondi, come noto, sono ostili all'etolofia/biologia, pure.

      Nessuno: l'entropia si può favorire o contrastare.
      Ho i giardini nei pressi del lavoro che tra rom e maranza sono diventati una discarica.
      Io raccatto rifiuti ogni giorno, la mattina è peggio, i nuovi italiani si sono divertiti.
      Particolare: poiché questo infastidisce anche loro, i rifiuti li gettano alle spalle delle panchine sulle quali fancazzrggiano. Capito!?

      Nessuno di questa entropia ne faccio pure a meno.

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    3. Nessuno: l'entropia si può favorire o contrastare.

      Mi viene da sorridere su tutte queste frasi che usano una parola che ha un preciso significato in termodinamica (vedi: https://www.treccani.it/vocabolario/entropia/) ma sono evidentemente frasi "suggestive" che usano entropia come sinonimo di "disordine", "elemento o condizione poco desiderabile".

      Sono andata a cercare "entropia" sul Treccani perché ne conoscevo solamente il significato scientifico ma non eventuali altri significati in senso figurato. Ho trovato che non si sono altri significati che ignoravo.

      Quindi: per favore smettete di citare l'entropia a vanvera!
      Non c'è modo di obbligare le persone ad attenersi a ciò, tanto è d'uso infarcire i discorsi di termini scientifici usati "ad effetto" per avvallare l'una o l'altra opinione, ma senza aderenza o affinità col significato scientifico. Ma mi dà fastidio! Se io citassi a sproposito qualche concetto di economia o psicologia o altro verrei sbugiardata pubblicamente e dileggiata, mentre quando uno degli "scienziati" si permetter di osservare che i termini scientifici sono usati a sproposito e senza un vero nesso logico con la loro definizione allora è spocchioso o superbo...

      Quindi per favore, persino chatGPT lo sa:

      L'entropia non si può nè favorire nè contrastare, semmai cresce o diminuisce, perché di solito l'entropia è un numero (o semmai una funzione). Non si può "contrastare un numero" :D :D :D

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    4. Appunto.
      Però "Io", manchi il problema fondamentale che non è nemmeno usare termini a sproposito è la "aggettivazione" con cui si vuole sollecitare una risposta EMOTIVA ad un dato impulso.

      Perché si cerca la risposta emotiva? Perché in questo modo si possono gestire gli argomenti e le persone in maniera irrazionale o in parole povere senza dovere spiegare e motivare.

      Posso dire e fare letteralmente qualsiasi cosa perché mi porto fuori dal contesto in cui le mie idee e azioni possono essere valutate, mi metto invece in un contesto dove le mie idee e azioni sono "sentite". Se sono "simpatico", quindi genero "emozioni positive" o "empatia", raggiungo lo stesso scopo che cercano tutti i venditori coi clienti. Ci sono cose che si vendono da sole, quelle che hanno bisogno del venditore fondamentalmente sono un inganno. Per ingannare il cliente lo devi portare a vedere l'acquisto non attraverso un giudizio razionale ma con un rapporto emotivo. Cosa che per altro vedi bene in tutte le pubblicità, che non ti raccontano le proprietà della tale merce, te la propongono come qualcosa che ti farà stare bene, che ti farà felice, non importa come e perché.

      Poi Coso argomenta su parametri quantitativi, che per forza sono legati alla ragione, non al "sentimento". E' come se non si rendesse conto che sta cercando di comunicare con gente sotto l'effetto di droga che percepisce un mondo del tutto diverso e lo elabora in modi inconcepibili e incomunicabili, al netto della ripetizione delle frasi fatte.

      Tornando ad "entropia", a parte che il 99% della gente non conosce la parola, il restante 1% la usa come sinonimo di confusione e decadimento e quando Coso dice che si può diminuire o aumentare ovviamente associa la diminuzione alle "forze del bene" e l'aumento alle "forze del male", cioè ne fa una questione morale, tipo "ordine" contro "caos", tipo gli Elfi contro le creature di Mordor. Che non è lontano dal vero solo che lui pretende di ammansirle e portale dalla sua parte, le creature.

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    5. Grazie, signora Io! per ripasso e precisazioni.
      Um paio di giorni fa ero andato a rileggermi la definizione di entropia. Non mi ricordo più 'na fava di Fisica 2. ((8/
      Ho usato l'estensione del termine a caos, a miscuglione.
      Peraltro, la citata Treccani riporta
      " l’entropia è anche considerata una misura del disordine e dell’indifferenziazione ".
      Indifferenziazione o "ugualizzazione" che inquinamento le menti dei progressisti dall'illuminismo in poi.
      Ovviamente si tratta di contrastare il dominio, non il condominio.
      Contrastare la Indifferenziazione cialtrona, rozza, d'importazione.

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    6. Ora mi verrebbe però da obiettare contro l'uso inappropriato dei termini matematici... :D
      Dominio e codominio sono "di una funzione"

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  9. Commento di risposta Anonimo 18/7 alle ore 22:44

    Grazie per la lezione cosmologica, anche se non richiesta. Il tuo ragionamento gira su sé stesso come un giroscopio narcisista: dici che la realtà è già complessa, quindi chi nomina la “complessità” lo fa per mettersi su un piedistallo. Poi però ti lanci in esempi di elettrodinamica quantistica e dinamiche cosmologiche per... fare esattamente quello che critichi: mostrare che tu “sai”. E ovviamente, che gli altri no.
    Parli di coerenza, ma disprezzi chiunque esca di casa con un’idea collettiva. Il tuo “fare per sé” sembra in realtà solo un modo elegante per lavarsene le mani. Nessuno ti chiede di suonare i bonghi al parco, ma nemmeno di disprezzare chi ancora ci prova, magari in modo ingenuo, magari sbagliando ritmo, ma con l’intenzione di esserci. Tu invece scegli il solipsismo come forma di purezza, salvo poi esibirlo come una medaglia. Se non usi ironia, come dici, allora sei solo crudo. Ma crudo non significa profondo, e nemmeno libero.

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    1. Non disprezzo chi esce di casa con la "idea collettiva", che è un paradosso dato che le "idee" per essere condivise devono essere razionali e comunicate tramite convenzioni, il che ne riduce molto il numero.

      Invece affermo che chi esce di casa con la "idea collettiva" è un povero malato che soffre a causa di un misto di difetti congeniti e diseducazione criminale.

      Il malato andrebbe curato e contenuto in modo che non faccia danni a se e agli altri ma il fatto è che questi malati sono stati fabbricati di proposito per decenni e secoli per essere usati come carne da cannone dalla famosa "classe dirigente" che non crede assolutamente nella religione di "idee collettive" che propala.

      Ultima cosa: non lo devo dimostrare, è già stato dimostrato.

      Il fatto che ci sia ancora gente che non lo capisce è la normale conseguenza della malattia mentale, parte innata e parte indotta.

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    2. Signor Andrea, sebbene condivida molte delle osservazioni (spesso comunicate a randellate) di Nessuno, devo dire che, noto in lui una grande amarezza, un'assenza, dopo la critica, un'assenza dell'arte, della proposta.
      La critica feroce, a randellate serve a destare le menti dal sonno della ragione: e poi!?
      La cosa che osservo è che pure io, col passare del tempo, tendo a pensare che senza un trauma, u grande trauma, molto doloroso, sarà sempre peggio. L'agio assopisce menti, corpi, anime.

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  10. @UnUomo.InCammino
    Molto più vicino alla terra il tuo intervento. Hai ragione: limiti e scala sono le due coordinate dimenticate da quasi tutti. Senza questi riferimenti si scivola nell’ideologia o nella mitologia del progresso infinito. E sì, anche l’entropia si può contrastare, non nei grandi numeri forse, ma nel gesto. Raccogliere rifiuti è uno di quei gesti che non salva il mondo, ma salva un metro quadro di dignità, ogni giorno. E questo vale più di mille tweet.
    Triste (ma illuminante) l’aneddoto delle panchine: anche chi contribuisce al degrado non lo sopporta. Lo nasconde. Siamo arrivati a infastidirci della nostra stessa incuria, ma senza mai prendercene la responsabilità. Questa schizofrenia è forse il segno più chiaro del collasso, più ancora dei rifiuti stessi.

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    1. Insisto, il progresso è il movimento verso una destinazione nota a priori. Non esiste "progresso" di cui non si sa la destinazione, perché se cosi fosse non sarebbe misurabile, non si potrebbe dire se ci si sta avvicinando o allontanando.

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    2. Questi stronzi (scusate, stronzi, per paragonare questi subumani a voi) quando cazzeggiano su quella panchina, non vogliono vedere il delirio di rifiuti che essi spargono. Così li gettano alle spalle.
      Per me è proprio il segno di una mentalità abominevole.
      Questo stronzi scappano dai loro paesi di merda per venire dove si vive meglio e ripetono modi 3vusi che rendono merda ciò da cui sono scappati.
      Per me sono proprio scemi, questi.

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    3. Ideologia della crescita esponenziale infinita (in un pianeta finito): una delle puttanate che inquina moltitudini di scatole craniche.

      Non sfuggiamo, come scimmie nudo, a ciò che in ecologia è noto con principio di massima potenza.

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  11. Risposta a Io.

    Visto che, anche solo di riflesso, hai toccato ciò che ho scritto, mi sento obbligato a risponderti. Capisco il fastidio che può suscitare un termine tecnico usato in contesti non scientifici, ma forse sarebbe più utile domandarsi perché certe parole escano dai laboratori e finiscano nei giardini, nei blog, nei discorsi civili. Quando parliamo di "entropia", anche fuori dalla fisica, intendiamo spesso una condizione percepita di degrado, di abbandono, di caos crescente. E questo, nel nostro vivere quotidiano, lo tocchiamo eccome. Non credo sia lesa maestà. La lingua evolve così: metafore, trasposizioni, analogie. Se no dovremmo dire a chi "si sente svuotato" che non è una bottiglia. E invece capiamo tutti, benissimo, cosa intende. Non è pretesa di scientificità, è tentativo di descrivere un'esperienza umana concreta. Se raccatto rifiuti ogni mattina nei giardini della mia città, se vedo il disordine moltiplicarsi a una velocità superiore a quella del gesto riparatore, userò pure la parola che meglio comunica il senso di quella deriva. E se quella parola è “entropia”, pazienza se non passa il vaglio dell'Accademia dei Lincei.
    Se vogliamo giocare alla coerenza assoluta, allora nemmeno “realtà” andrebbe usata a cuor leggero: è una costruzione teorica ben più scivolosa. Ma il linguaggio non è un bisturi, è un ponte, e quando funziona, anche zoppicando, serve a capirsi. Forse meglio lasciarlo zoppicare che troncarlo con le cesoie del purismo.


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    1. Non c'è niente di scivoloso, quando si vuole comunicare la prima cosa che si fa è stabilire delle convenzioni. Quindi io dico "realtà" e quando lo faccio do una definizione che l'interlocutore può accettare ed usare cosi come la trova oppure la può modificare oppure la può rifiutare. Due persone "normali" con un grado di istruzione che dovrebbe essere "medio" sanno che una certa affermazione è "vera" fino a che funziona, cioè non viene contraddetta. Quindi dire "realtà" va bene, previo accordo, sapendo che in ogni momento si può dire "da adesso useremo realtà con questo significato". Di solito capita che è necessaria una generalizzazione e il concetto precedente diventa un caso particolare. Oppure diventa una cavolata fondata su premesse sbagliate.

      Qui il problema è che c'è gente che spara cose a caso e poi si nasconde dietro/dentro l'emotività, probabilmente senza nemmeno accorgersene perché è un automatismo a cui sono condizionati.

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Rumore, robaccia fuori posto, pettegolame, petulanze, fesserie continuate e ciarpame vario trollico saranno cancellati a seconda di come gira all'orsone.