(unuomoincammino)
Sono arrivati ieri, alle sette e cinquanta. Nel folklore sono considerati portafortuna, anche solo per il fatto che gli incendi da canne fumarie portavano sovente in disgrazia, in rovina le famiglie colpite e, con esse, talvolta, intere frazioni. Erano proprio neri, con il loro armamentario di aspirapolvere neri, di spazzole nere, di scovolini, scovoli, scovoloni neri, secchi neri, scale nere, guanti neri. Martin, di famiglia sudtirolese, Jon, moldavo.
Finito essi è iniziata per noi: per quanto attenti è inevitabile che del nerofumo sia finito qui e là. Le essenze sono resinose là, sporcano molto di più le canne fumarie e pure le macchine termiche (cucina economica scaldaacqua, stufa a giri di fumo). Proprio una sgobbata pulire tutto!
Dopo un semplice e squisito pranzetto, altre due ore di lavoro, a spaccare legna, mio fratello ed io. La sera eravamo cotti e, anche se contrariati dall'assenza di fiocchi, abbiamo ghirato fino alle sette di stamattina, nove ore filate.
Ecco, allora, la sorpresa! Quattro dita di immacolato candore. Così raro che, anche se mancavano le forme arrotondate degli accumuli maggiori, i ricami bianchi, il silenzio e il contrasto col cielo plumbeo, erano una meraviglia.
Stamattina, abbiamo fatto, Rosa Canina ed io, una breve passeggiata, a sentire la scricchiolare della neve umida sono gli scarponi, a seminare a spaglio, le ghiande di roverella che mi ero portato da giù.
Era così incantato, quel silenzio, quel candore.
Dal nero baubau degli spazzacamini, al bianco, anche sotto gli abeti, pini silvestri e larici, solo, le orme della volpe che ci aveva preceduti.