martedì 13 novembre 2012

La dinamica dei gerani rossi

Qualche minuto fa è morta _ice, mia zia ovvero sorella maggiore di mia madre. Stavo tornando dal pranzo quando mia madre mi ha informato. Ecco, qualche minuto per andare ai ricordi miei e di questa mia zia alla quale ho voluto bene.

Ero piccolo e in quel paesino dei monti succedeva spesso che mi avventurassi sempre un po' oltre, da questo pomaro (*) al prossimo muro a secco, da quello fino a passare il boschetto di abeti. E così arrivavo a casa di _ice e del mio cugino preferito, in quella frazione "lontana".
C'era ancora traccia - non solo estetica - di una vita rurale e contadina. Mia zia era là che cucinava, o sistemava l'orto o si occupava delle galline. Era una presenza.
Penso a come erano il modello e la dinamica delle relazioni. Le visite a sorpresa e il piacere di un saluto inatteso, le case presenziate, sempre un fuoco acceso e la vita dentro, suggellata da un filo di fumo di legna e profumo di abete e larice dai comignoli, una marea di gerani rossi tutti intorno (_ice prese ripetutamente dei premi "Balcone fiorito" concorso indetto annualmente dal comune).
Ora è cambiato radicalmente: anche con gli amici e le persone più vicine devi pianificare le visite, spesso un paio di settimane non sono sufficienti. Dove ho lasciato la mia agenda? Non ti posso rispondere ora.
Ecco, quel gusto e il piacere di quei piccoli viaggi, di incontri imprevisti, il panino riscaldato nella cucina economica, buono di burro e marmellata, un piatto di polenta con i funghi - a disnar (**) fermati qui pop (***) ! - o un pezzo di torta de fregolotti. Erano gli squisiti  complementi gastronomici di relazioni tanto solide quanto improvvisate.
Buon riposo zia.

(*) pomaro: albero di mele
(**)  a disnar: a pasto
(***)  pop: bambino
finestra vecchio muro in pietra con gerani rossi

10 commenti:

  1. I tempi moderni sono imperfetti. Battute dispari di un compositore sordo che non ha e non conosce Metriche. Difficile dire cose sensate. Buon viaggio a chi va.
    FG

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  2. x Femmina Gaudente:
    Anche i tempi passati lo furono. E penso anche i futuri.
    In fin dei conti l'imperfezione è un segno di vita e vitalità. A meno che non sia stridore, bruttezza, artificiosità, sofisticazione ed ismi vari connaturati al modernismo.

    x ilblogdiautumnfair:
    Grazie

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  3. questo tuo ricordo è molto commovente, come solo i ricordi lo sanno essere, soprattutto se collegate a scene così calde e serene, semplici e perfette.

    Spesso penso anche io a queste telefonate che arriveranno un giorno, avendo degli zii molto anziani. Vorrei andare a trovarli ma da sola non ha senso e nella mia famiglia non ho molto aiuto. Sono tutti presi da altro e fare visita a qualcuno sembra diventato un affare di stato... che peccato!!

    Condoglianze ...

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  4. Penso che gli affetti siano spesso legati al nido, al focolare e a cose semplici, il piacere del cibo, dell'accoglienza. Il nutrimento ha un valore non solo biologico ma proprio simbolico.
    Poi gli zii... ecco, gli zii sono come i genitori ma in più possono essere anche amici e bonari.

    Non sentirti sforzata di andare a trovarli.Se capiterà (e se lo desideri capiterà!) sarà una sorpresa piacevole.

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  5. che bel post ...
    vorrei anch'io dei ricordi così..

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  6. x almamla:
    E' triste il tuo commento.

    x Francesco:
    Grazie.

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  7. A volte non servono grandi e ricercate parole per ricordare delle persone.
    Tu ne hai usata una molto bella nella sua semplicità: era una "presenza", hai scritto.
    Sì, erano tempi in cui le case non erano dormitori, ma facevano un tutt'uno con le persone che le abitavano.
    Come a casa mia, mia mamma in cucina e mio padre nell'orto.

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  8. Benvenuta Silvia.
    Stavo per risponderti "non è solo la presenza".
    In realtà la presenza in casa era anche una serie di suoi aspetti correlati, quasi ne sono l'essenza.
    Perché essere presenti in casa significava anche economia domestica e tutto quello che ne consegue.
    Proprio la "regola della casa" per campare bene o meglio possibile con il (poco) che si aveva. Ecco allora che si sviluppavano cura, ospitalità, làarte di essere vicini a coloro che ti venivano a trovare con il cibo buono e saporito, e anche la conoscenza di come produrlo, come tuo babbo o mia zia appunto, che passavano tempo nell'orto, che aveva un profumo di orto che ancora riesco ad annusare di tanto in tanto quando capito in uno di essi.
    Eh, che meraviglia! :)

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