
La democrazia è una pia illusione. Non si fa agorà con "gente" (termine prediletto da Berlusconi, visto che nel suo modello sociale c'è una base di consumatori rincitrulliti, mansueta e consumista che ne sostiene il sistema, un gregge belante che sostiene il giogo sul quale sono assisi pochi oligarchi tronfi ed obesi) che non vuole partecipare, che non è fiera del proprio essere, di gente volgare che non ha altro scopo che quello di scimmiottare degli idioti la cui unica caratteristica è quella di avere molti zeri sul conto o più potere da gestire.
Ora c'è la questione delle rivolte in Birmania.
Su queste liberazioni "democratiche" anacronistiche inizio ad essere molto scettico se non addirittura contrario. Cosa significa liberarsi da una dittatura? Significa che milioni di birmani passeranno dalla dittatura militare al giogo di oligarchie plutocratiche, da contadini poveri e degni ad essere sottoproletari alienati e miserrimi, un numero, una formica, una cavalletta in baraccopoli di allucinanti metastasi urbane, a cucire palloni per 70cent di € al giorno, sradicati dai villaggi e dalla Terra.
E' un discorso lungo. Non citerò Terzani (e le conclusioni a cui era giunto in "Un altro giro di giostra" quando scriveva dell'impatto della cultura industrializzata e "progredita" sui popoli himalajani) ma le parole di Massimo Fini che aprono gli occhi su questa grande e deleterio mito che è la democrazia, almeno nel totem surrogato surrettizio in cui consiste ora.