giovedì 21 febbraio 2019

Patrick Majda

Ieri è stata una giornata nella quale mi sono trovato al cospetto della morte, a meditare su di essa.
Avevo avuto eco di qualcosa in milonga, giovedì scorso, poi notizia di Patrick Majda da alcuni ex colleghi in comune, una persona cara, solare, garbata, con un bel sorriso e che ha un interesse sincero per altre persone, sempre qualche parola cara. Bazzicava l'ambiente del basket, quello del tango, indirettamente quello della salsa.
C'è una rete solidale che sta lavorando per raccogliere i fondi per una cura in estremis negli SUA.
Nel caso vogliate partecipare, a questa pagina è specificato l'IBAN  (IT05I0301503200000002905809) e donate con un bonifico bancario, lasciate perdere quello in linea (il versamento via gofundme ha dei prezzi esorbitanti, una vergogna etica, dal 10% in su, se non ci si accorge, pongono come costo, il 15%).

Sta morendo il papà di Rosa Canina. Una figlia qui, un altro in Tunisia, il terzo è vicino, fortunatamente. Diventa difficile anche essere vicini alle persone che hanno finito il loro cammino. Una volta le persone erano appesantite con più lavoro e più fisico (si lavorava quasi sempre, non c'erano vacanze, fine settimana, etc.) ma le persone, senza sostegni medicali, se ne andavano velocemente e a casa. Ora, paradossalmente, abbiamo qualche tempo in più, ma siamo lontani, e i progressi nella medicina, sostengono i moribondi per molto tempo negli ospedali. Così le persone care si trovano per giorni, o settimane, o anche mesi a dover affrontare la presenza di queste persone non più autonome, in stati tra la vita e la morte e lontani da esse. Non so se sia progresso in meglio, questo.

Il Memento mori! dei cattolici, se vissuto a livello concettuale, mentale, è poco efficace. Osservavo la mia malinconia. La morte è un problema per chi resta. Essa ci ricorda della nostra transitorietà, del numero di respiri e di battiti di cuore che, uno dopo l'altro, diminuiscono verso lo zero.
Ecco, essere emotivamente al cospetto morte è un grande esercizio spirituale.
Non so se Patrick riuscirà a guarire dal suo male. Terzani osservava che abbiamo i tumori perché dobbiamo morire, tendiamo a pensare che moriamo per causa di essi, perché è difficile da accettare il dobbiamo morire.
Io voglio augurargli serenità e che il suo cammino sia senza (troppo) travaglio.


5 commenti:

  1. Terzani osservava che abiamo i tumori perché dobbiamo morire, tendiamo a pensare che moriamo per causa di essi, perché è difficile da accettare il dobbiamo morire.

    Classico ragionamento tanatologico. Ingannevole : abbiamo forse bisogno della malattia per accettare la Morte ?
    Io non credo.
    C'è, sotteso, un fatalismo verso le patologie che è disarmante : al contrario, credo si possa combattere le malattie senza cedere all'illusione dell'Eternità.

    ===

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    1. > che abiamo i tumori...
      Ohssignur!
      Ho corretto il refuso che ho visto solo ora.

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    2. Ritengo che Terzani sia andato al cuore filosofico, spirituale del problema.
      Egli scrisse un libro sul suo peregrinare nelle medicine del mondo, da quella tecnoteista degli SUA fino a quelle orientali.
      Fece un viaggio di meditazione sul mistero della morte - vita.
      Nel caso di Patrick la virulenza della forma cancerosa non lascia molte speranze: come vedi, si tenta il tutto possibile.
      Io riflettevo su cosa augurare a Patrick: alla fine ho pesanto che l'unica cosa di augurargli, sulla quale pregare è che egli viva tutto questo con serenità, a prescindere dall'esito.
      Angelo Bona ricordava in "Il mio pisello è più verde del tuo" che nella sua esperienza clinica ha osservato una sofferenza estrema in chi stava trapassando e che si opponeva in tutti i modi alla morte.

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  2. Allora, nell'articolo di Fabrizio Rondolino, all'invero un po' waltidsneyano, c'è una breve conclusione che si discorda dalle tendenze mutlietnicizzanti, geoglobalingegneristiche, sostituzioniste e razziste anti del CdS: l'ordine sociale.
    L'etologia nei cani NON è quella dei lupi e quest'ultima è diametralmente opposta alle cazzate per cretini del politicamente corretto martellate da mane a sera dal quotidiano mondialista.
    Insomma, hanno preso un gioco tra due lupio artificializzati e lo hanno reso etologia.
    Un po' come vedere un italiano e un tunisino che prendono una limonata insieme in disco a Montecarlo e dedurre che varie decine di milioni di maghrebini sono gioiosi fratelli portatori di pace, pensioni, mestieri che non vogliamo fare e tutta questa sbrodolata infinita di pisquanate.

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  3. "Ieri sera [gio vedì 16 maggio 2019, NdUUiC] purtroppo il sorriso di Patrick si è spento ma il suo ricordo resterà per sempre vivo nel mio e spero anche nel cuore di tutti voi che ci avete sostenuto in questa maledetta battaglia. Grazie ancora una volta."

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