lunedì 30 gennaio 2017

Qualcosa riparte

_nni e moglie (ma anche altre dell'organizzazione anche se non così esagerate) mi hanno fatto grandi feste quando sono arrivato in milonga, ieri sera. Francamente... non mi aspettavo un benvenuto così caloroso. Come orsone sono rimasto... un po' spiazzato. Sono un po' il loro pupillo, penso. Penso che _nni  si compiaccia di avere "tirato su" un discreto tanghero. Mi sono sdebitato facendole ballare.

E' successa una cosa che mi ha fatto piacere, ieri sera. Ho ballato con una, _ena, dell'organizzazione, che mi faceva proprio sangue. L'avrei chiavata lì, non dico in pista ma in qualche stanza accanto sì. La sua blusa vedo non vedo, poi quel suo abbraccio erotico, sentivo il suo batticuore, camminata superba.
Sì, mi ha molto distratto, Sentivo che la desideravo, mi immaginavo tra le sue gambe, a giocare coi suoi seni floridi (ahah, io sono sempre stato attratto dai sederi delle donne e _mlero aveva un mandolino mucho mucho armonioso ma... i suoi seni da coppe di franciacorta non davano molta soddisfazione nell'impasto del pane).
Le ho lanciato una battuta, volevo il suo numero di telefono. Mi ha risposto civettuola chiedendomi se fossi sicuro che avrebbe voluto essere molestata.
Alla fine l'ho attesa prima di andare a casa ma quello che penso possa essere il suo becco, la stava presidiando.
Beh, qualcosa riparte. Bene!

Poi che dire? Il livello in quel posto è così così. Andando avanti collo studio inizi a percepire che la forbice tende ad allargarsi via via più frequentemente. Questa volta diciamo che ho curato di più la parte sociale, h curato un po' le relazioni, le amicizie nel tango.

domenica 29 gennaio 2017

L'amaro amaro



Nell'approssimarsi a venerdì sapevo che sarebbe stato un fine settimana loffio. Un po' perché non sono ancora in forma. L'influenza, per quanto ci paia banale, fece morti a milionate tra le popolazioni amerinde che non erano abituate e quindi non immuni a questa virulenza. Chissà se maya, incas, poi gli aborigeni ebbero qualche stregone boldrinesco invasato marxistoide, sìglobal, progressista che avrà cantato loro la gioia, la ricchezza e le straordinarie opportunità dei doni europei, cazziandoli duramente ogni volta che tentavano di difendersi.
Questo è finalmente un inverno, con temperature decenti per la stagione, ma arido. Qui in Italia settentrionale è un inverno arido (già nella quinta foto dall'alto qui si vede un principio di incendio boschivo). La mancanza del bianco non mi mette gran voglia di uscire, devo dire. Ho visto alcune foto di paesaggi dell'Appennino centrale e sono fantastici. Mi manca molto la neve e la magia che essa reca seco.
Così me la sono presa con calma. Ho avuto ritmi di lavoro pesanti la settimana scorsa e le prospettive non sono rassicuranti. Allora, tirare i remi in banca, concedersi alle mollezze della vita, ai piaceri della casa, ricarica.
Ho preparato una trippa alla fiorentina divina. L'avevo acquistata, quella grigia di una volta, in quella piccola e rinomata macelleria di montagna che lavora bestie felici semibrade ancora nel modo tradizionale: molto lavoro di lavaggio, poca chimica aggressiva. Costa!? Chi se ne frega, qualità e non quantità! Beh, con un prodotto così è oggettivamente difficile che escano piatti men che buoni.
Ho spento lo stereo e acceso il fuoco, il suo canto, la sua musica, il suo calore.
Sabato mi sono comprato anche una bottiglia di Fernet-Branca. Devo dire che mi sono strarotto le palle di questi amari sempre più dolciastri, omologati, liscio-patinati, gusto marketing tivù non ce la faccio più. Una volta acquistavo un eccellente amaro artigianale prodotto da una gasista. Col tempo poi ho avuto sempre più problemi con quella famiglia cattocomunista fanatica e filoislamica e ho rinunciato a quell'amaro.
Penso che la società stia regredendo (Lorenzo direbbe infantilizzandosi, io aggiungo anche il femminilizzandosi) anche dal punto di vista gustativo.
Gli yogurt devono essere sempre più facciamo l'amore con la plastica cremosa, tolti gli Acidophilus perché fattori di aspro oltreché di salute. Le lenticchie fagiolate, i mammi e le babbe diversamentesessuali che si baloccano l'ego con dei bimbi prodotti e/o acquistati su catalogo, i bambini transgenderizzati, i piccoli centrafricani ugualizzati gusto bellaciao, poi gli amari dolcizzati, gli amari deamarizzati. Insomma, il Fernet Branc è ancora un po' amaro, qualche diversità esiste ancora.

Stasera tornerò nelle braccia del tango. Nella milonga, démodé, un po' anziana organizzata da _nni, il mio (ex) maestro dei monti che ci tiene tanto e mi diceva che ora me la tiro e che non li cago più.
Anche nelle milonghe ci sono differenze. Meglio viverle per apprezzarle.

Il cliente

Stavo pensando ai quattro punti chiave di questa pellicola iraniana (Il venditore, in farsi).

I sospesi
I punti salienti della storia no vengono rappresentati esplicitamente: è omessa la natura de... incidente? violenza? stupro? subita da Rana (la protagonista femminile). L'omissione, i sospesi permeano i dialoghi. Non si può parlare di prostituta o puttana; ma di donna con molteplici frequentazioni. Con i colleghi di teatro non si dice cosa è successo e l'informazioni che arrivano di traverso, col passa parola, creano malintesi, tensioni.
Queste omissioni, il non rappresentato, sono un dispositivo potente verso il metafisico ma anche fonte di problemi; omettere significa anche non risolvere.
Il voler entrare nei sospesi, ridurli, affrontare le questioni che emergono nell'esplorazione di quei territori, lo scandagliare la realtà è la chiave del progresso ellenico prima, europeo poi, quindi - cosa scrivo qui? occidentale? non sarebbe corretto - modernista. E con esso dell'erosione costante del metafisico, della dimensione spirituale delle vita, l'abrutimento (marxista) a masse di elementi economici, di tubi digerenti.

Autocelebrazione
Il mondo del teatro e del cinema ama celebrare se stesso. Sebbene parte del soggetto sia il teatro, questo è funzionale al soggetto, all'alternarsi, a volte difficilmente distinguibile, tra realtà e sua rappresentazione (sebbene in altro contesto, oggetto di una discussione recente).
Ciò non toglie, comunque, che sia una storia anche sul teatro. E' difficile eslcudere che parte dei premi arrivino anche per questo: come siambo bravi, come siamo belli, come siamo intellettuali.

Femminile (pacificatore) e generi
In una delle ultime conversazioni con _mlero, ella sottolineò il ruolo pacificatore, di mediazione delle donne nei conflitti. Penso che ci sia una base etologica in questa affermazione: mitigare, spegnere per proteggere la prole (comunque se penso alle relazioni tra femmine o alla fomentazione di conflitti esercitati dalle partner di uomini coinvolti in un'impresa, osservo che l'etologia non è così determinata).
Rana, in fine, comprende e perdona. Sebbene sia proprio una delle ultime scene, non è meno importante: la comprensione come viatico del perdono.
Sì, la differenza nei ruoli è soggetto più volte (Emad si lamenta con sua moglie Rana: mi dici di starti vicino la sera, mi dici di starti lontano la mattina) di questa pellicola. In una società non ancora ugualizzata dalla cacca  lgbt eccetera eccetera, nelle quali le differenze di genere sono ancora notevoli, la maggiore diversità si manifesta più frequentemente e con maggiore intensità.

Persia
Mio papà afferma che in quella parte del mondo "mesopotamica" ancora oggi esiste uno jato tra due culture da sempre in conflitto, quella semitica e quella ariana/indoeuropea. Egli sostiene che la confessione sciita dei persiani sia solo una conseguenza di questo, un distinguersi dagli arabi sunniti.
Se dovessi utilizzare le parole di Fabristol, "l’ultimo baluardo indoeuropeo contro la barbarie tribale degli arabi".
Pensare la storia, la geografia: paragonare i persiani al resto del mondo islamico è come paragonare un ndranghetista che fa mangiare vivo da una scrofa un ndranghetista di una famiglia nemica a un pacioso, timorato e "patologicamente" civico e civile contadino dell'Østlandet norvegese o delle Langhe.
Certamente un paese che ha una propria via (la censura su testi e soggetti, a scuola, in teatro esiste, forse un tentativo per non essere frantumati, tritati, omogeneizzati dalla metastasti mondialista, ugualista sempre così cara ai vertici ultracapitalistici, progressisti, para/ultra/post marxisti) ma che è tutt'altro che il merdame inetto, cialtrone, parassitario, arrogante e virulento arabo-islamico.
Ho avuto l'impressione (finzione cinematografica?), nelle molte scene girate a Teheran di una società civile, senza rifiuti per strada, nella quale esiste un rapporto col vicinato, nel quale c'è uno stupirsi, ancora, per la violenza e una richiesta legittima di repressione. Che siano, fortuna loro, un po' più indietro rispetto al nostro progresso buonista verso il peggio, verso la barbarie nostrana in cui l'ideologia ugualista, benaltrista, buonista, perdonista, progressista reprime la repressione del crimine favorendolo oltre ogni misura, apologizzandolo, de-facto, una società storta, corrotta, feroce efferata cogli onesti, colle vittime e complice dei bruti?



martedì 24 gennaio 2017

Rigopiano, la crescita... sì sì.

Domenica ero andato a guardare la carta e, mi sembrava in una posizione infelice. Ma io sono solo un po' alpinista, solo poco montanaro e ... mah, intuisco ma sto zitto.  Poi ho letto di alcune vicissitudini urbanistiche. Oggi di due geologi che spiegano ciò che avevo intuito. Osservo, su Il Giornale, commenti coloriti o, assenza di commenti. B. fece con due condoni a condonare tutto ma il PD fa peggio (andate a leggere la colonna Morassut Masseroli...) anche un betoniere ex pentastellato espulso subito cacciato a pedate da Grillo. - Io sono per il tritolo sugli abusivismi, non per il condono. Sarebbe educativo, nessuno si sognerebbe di costruire alcunché per poi vedersi centinaia o milioni di euro buttati giù con la dinamite i pochi minuti.
Mauro Corona, stamani, a Radio 24 parlava con saggezza di montanaro: costruito nel posto sbagliato.  Come parte di Erto nuova. Semplicemente, non c'è spazio per tutta la Erto nuova in sicurezza, le ultime case sono nel letto della valanga che venne giù e verrà giù. E così sapete quanti altri alberghi ci sono, nei monti italiani?
La crescita.
La crescita è ben evidenziata nell'immagine a corredo.
Cresce il deficit ecologico, cresce il metabolismo economico risorse non rinnovabili  -> rifiuti non biodegradabili, cresce la distruzione dei luoghi naturali, della biosfera, cresce l'inquinamento, cresce il consumo di territorio che è una delle risorse più preziose proprio perché in somma zero con la biocapacità (vedi problemino quiz da 3a elementare qui). Cresce la popolazione, più alberghi, più grandi, anche in posti oggettivamente pericolosi che non bisogna essere grandi alpinisti o geni per capire che non si costruisce lì, al centro di un impluvio. Certo, il conoide garantisce un poco di spazio e in costa, protetta, non ci si sta... Non ci si sta, appunto!
Oltre ai ritorni decrescenti della complessità  e al cialtronismo ebete, inetto indotto dalla struttura (urbana, tecnologica)  questo è un altro patatrac della crescita. Se tu stipi un territorio, specie se con rischio latente certamente non basso (rischio montano, idrogeologico, sismico, valanghivo, etc.) le probabilità che avvengano catastrofi aumenta. Se il Vesuvio fosse nel Sahara, una sua eruzione parossistica passerebbe qualche giorno all'attenzione dei solo appassionati. Già, la costipazione campana...

Da un rifugio piccolo e spartano per montanari, a sicurezza intrinseca, passiva (dimensioni ridotte e salutari limiti impiantistici, strutturali ne limitavano la stagione di utilizzo) ad una struttura sei volte? sette? otto volte? più grande e complessa.

La crescita in sistemi economici maturi è solo crescita dovuta alla popolazione. E' il problema e la crescita demografica in territori sovrappopolati come la scatola di sardina italica è il problema nel problema.
E non fingete di ignorare che la popolazione italiana è in sensibile e dolce decrescita e che questa maledetta, tumorale, nefasta ripresa della crescita demografica è SOLO dovuta a questa merdosa invasione migratoria imposta ai territorio da neosoviet transnazionali e, peggio nel peggio, di comunità patologicamente prolifiche come quella islamica. Già , con quella infame della Aspesi che proponeva di spargere 'sti invasori in Appennino che allahluridomaiale la strafulmini.

I grandi problemi hanno sempre molteplici cause. Quelle che più rifiutate e vi sforzate di ignorare, quelle politicamente più scorrette sono le principali. Andare alla radice dei problemi.



lunedì 23 gennaio 2017

566 colpi di realtà

Questa notizia  rinnova, ancora una volta, il mio dissidio, il mio conflitto interno: ancora insediamenti a Gerusalemme Est. Ma allora gli israeliani i kamikaze, le intifada, i razzi e tutto quello che sarà possibile se li vanno a cercare col lanternino.
Da una parte io nutro un certo disprezzo per le masse e "culture" (quella di un solo libro? di un rozzo pedofilo beduino?) arabe islamiche e non posso non notare civismo, organizzazione, capacità superiori tra gli israeliani (l'ultima cosa che ricordo fu un geniale metodo per la potabilizzazione delle acque reflue di un impresa israeliana che fu donato, se ricordo bene, a un territorio della Giordania che lo snobbò, dovrei cercare in questo diario e in rete). Abbiamo già iniziato a conoscere l'ipocrisia e il viscidume delle serpi islamiche qui in Europa, gli israeliani la conoscono da decenni e non solo reagiscono ma prevengono il problema cercando di far fuori più serpi possibile.
Dall'altra parte mi rendo conto che non posso visceralmente non detestare questa orribile invasione di un popolo delle terre abitate da un altro popolo e il furto, la distruzione, la privazione e quindi l'annullamento degli invasi (è sufficiente, ad esempio, toglier loro l'acqua, oltre alla terra).
Il conflitto israelo-palestinese e le sue brutalità ed efferatezza ci riconducono alla realtà delle legge del più forte. Non è una legge giusta, certamente non rispetto al criterio "siamo tutte pecore uguali dell'unico Pastore" peraltro introdotta dall'ebraismo stesso nella storia religiosa.
E' la brutale legge della storia, del gioco, non di rado a somma zero, tra comunità umane, una delle molte tessere del conflitto tra cultura e natura.
Ancora una volta io rimango allibito, sconcertato, adirato per l'idiozia, per l'oscurantismo e l'arrogante e stupido ignorare storia, scienza e conoscenza che animano qui in Europa, in Italia, il supporto fanatico, suicida alla propria invasione, alla propria sottomissione  prima e distruzione valoriale culturale prima, fisica poi, da parte di settori così ampi della nostra società corrotta.


Super eros



Tutto sommato, rallentare un po', per qualche giorno, fa bene. Oggi ancora a casa, preferisco che passi un giorno da quando mi è passata la sia pur scarsa febbre.
Il tempo porta anche a riflettere. Per me il rapporto con l'eros non è mai stato medio, costante, moderato. Passo da lunghi periodi di cast(r)ità a fasi bulimiche, o tutto o nulla, o banchetti pantagruelici o digiuni. Io temo le vie di mezzo, anche nell'eros. _mlero era appassionata tra le lenzuola. Aveva un bel fisico asciutto, tonicità. Però con lei - e pure io ne sono stato corresponsabile, visto che non l'ho mai coltivata, non l'ho mai alimentata, come feci, ad arte, con A-Woman, mancava la malizia, la volontà di renderlo, l'eros, arte, eccesso. Era un buon sesso normale e semplice. Ci mancava, ad entrambi, una mente sessuale. Per rifrasare Nietzsche, non ci fu mai alcuna tensione verso un... super eros.

Nota:  (coloro che non vogliono vedere scene esplicite di eros non canonico evitino di aprire il collegamento). Ieri osservavo, affascinato, questa fine donna francese  e la sua meravigliosa, decadente, raffinata, delicata sublime arte sessuale, erotica e l'abbandonarsi agli eccessi. Quella miscela esplosiva di avere grazia e compostezza negli eccessi e nel saperli condurre. Di fatto una Regina sui suoi Tilopa, su coloro che la onoravano. L'audacia ha in sé genio, potere e magia, diceva Goethe, a ragione.
L'eros non è diverso da altre dimensioni della dimensione umana: può essere ripetitivo, costante, incostante, ordinario, eccessivo, una passione, arte o mediocrità, superlativo o banale, noioso, un dovere, entusiamante. Non sono certo i luoghi, la meccanica o le pratiche a renderlo forte: mi ricordo di quella volta in un privè una scambista che sbadigliava mentre stava chiavando con due uomini. Solo a volte c'è una mente erotica, un'anima erotica, un'attitudine a L'Art pour l'Art. A volte proprio non c'è.
Forse per questo che io ora amo più il tango che una relazione "normale": col tango posso andare ai limiti, esplorarli, portarli in là, avere la fiamma del superlativo, essere la fiamma del superlativo, volerlo diventarlo e , in parte, farlo.

sabato 21 gennaio 2017

Non è così

  • Se non sai fare bene una cosa piccola e semplice, non potrai fare bene una cosa grande e complicata.

Nonostante l'Echinacea Angustifolia ... mi sono ammalato. Bisogna dire che ero già passato indenne attraverso un paio di ondate di "epidemie"  e anche l'anno scorso non stetti a casa un solo giormo.
Ora però sono molto raffreddato e ho qualche linea di febbre: saltata ciaspolata odierna, tango, pure la frequentazione con UnBipede che teme di pigliarsi qualcosa, visto che a metà settimana vuole partire con mio fratello (quei i due hanno una splendida intesa) per farsi qualche giorno sulla neve (raggiungendo UnaBipede e compagnia bella).
Per la prima volta, quest'anno, ho acceso un po' di riscaldamento per me, sento che il freddo mi dà fastidio.
Ieri ho finito quello che avrei dovuto fare al lavoro e, quasi certamente, lunedì sarò in ufficio.

Noto una certa schizofrenia sopra di me in azienda. Il prodotto consegnato al cliente è, per ampi aspetti, poco più che prototipale . Ho passato due ore al telefono "sul fronte" giovedì e insieme col cliente ci siamo imbattuti in una serie di problemi. Il cliente si è quasi adirato, a momenti. La cosa buffa è che io sono la persona più inadatta del mondo a raccontare fregnacce. Per me, fare alcune parti in quel modo non avrebbe acconsentito ad un esaminando di una scuola professionale triennale di superare l'esame.
Il brillante collega che aveva ideato il sistema aveva realizzato "per ieri" un prototipo che è stato "esteso"/"aumentato" verso un prodotto "industriale". Solo che siamo ai fondamenti dell'economia e dell'ingegneria aziendale: un prototipo NON è un prodotto.
Non puoi fare un bambino in quattro mesi anche se
  • te lo chiede il mercato
  • non ci son risorse
  • l'ha detto il grande capo
  • cosa vuoi che sia
Io per formazione nordica (ritorno sempre a dichiarami idealmente asburgico-tirolese) non concepisco questa incultura che non saprei neppure come definire. Io speriamo che ce la cavo?! Vendi e fotti?! Lasciali sbraitare?!

Stavo osservando i problemi delle forti nevicate in centro Italia. :- Oh, ma non riesco più a uscire di casa.
O cazzo di un coglione, ma non è che in dieci secondi ti sei trovato un muro bianco, non cadono in pochi secondi 215 centimetri di neve!
Dove è la pala? Perché non ce l'hai!? Perché non hai spalato con regolarità col procedere della nevicata?
Perché ...

Dove vivo qui in collina esistono persone che NON hanno un paio di scarpe robuste, di scarponi o scarponcini. Ma non siamo mica a Taormina, eh!? Sono quelli che si lamentano che poi il comune non pulisce, scendendo a piedi in stazione con le scarpine da città. Siamo alla follia. Io ho notato questo orrible pattern non so se di inedia, fancazzismo, cialtroneria, fatalismo, cretinismo qui dove abito, dove la maggioranza dei vicini non muove letteralmente un dito in occasioni simili, ne scrissi qui. Insomma, la_gggente o la dirigenza di un'azienda non cambia granché. Poi succedono brutte cose. Ah ma non non lo sapevamo!
No, non è così.

Penso alla gioia dei soccorritori quando riescono, dopo aver lavorato duramente e in condizioni difficili, a soccorrere, a salvare una persona. Deve essere una cosa bellissima!!
Sregolatezza e genio, infamia e grandezza.

mercoledì 18 gennaio 2017

Plastica con acqua morta e il resto

  • L'educazione è fatta per togliere.
    Paolo Crepet

Con la bolletta del gas mi è arrivato un piccolo foglietto che pubblicizza le virtù dell'acqua del rubinetto. Io sono fortunato per scelta vivo in un paesino e l'acqua che mi arriva in casa è ottima (è medio minerale/dura e ricca di magnesio che fa benissimo). Pensavo all'esiguità dei mezzi per cui la cosa giusta è pubblicizzata in modo così dimesso, specie rispetto alle enormi campagne pubblicitarie a favore della plastica con acqua morta dentro. Il costo delle campagne pubblicitarie sui mezzi di rincoglionimento di massa è chiaro indice degli utili colossali per gli spacciatori di plastica contenente acqua morta.

Beh, siamo sempre alle solite: questa notizia Oxfam (e l'omologa per l'Italia) come mille realtà, come  l'acquisto compulsivo di auto tedesche da parte masse di citrulli involontariamente autodistruttivi o la campagna panmixsta, sostituzionista dimostra come gruppi (molto) ristretti di persone sfruttino l'etologia della specie per turpi obiettivi che degradano il sistema e che le masse, il_bobbbolo li assecondino più che giulivamente.

Il localismo, anche in economia, è un potente strumento di azione politica: anche l'acquisto critico, per un'eco-nomia locale lo è. Torno al solito problema-questione: la decrescita richiede un minimo di intelligenza e di impegno personale. Per questo è un'utopia rispetto al peggio industriale, in grande, globalizzato.
Lorenzo / Andrea segnalarono una ricerca dell'Università della California meridionale (qui articolo di divulgazione, qui ricerca) che dimostra come le credenze del popolo  progressista  ovvero para/diversamente/post comunista/marxista, dal punto di vista neurologico,  sono del tutto equivalenti a ciò che Karl Marx chiamava oppio dei popoli (*). Non per nulla ho, da qualche tempo, una colonna "oppio marxista" in questo diario. Credere in grandi sistemi di assurdità per tranquillizzarsi, per disimpegnarsi, per sentirsi comodamente nel "giusto di massa". Per diventare parte del problema, vettore del problema.

Nel globale i furbi, i criminali, i fanatici invasati, i parassiti più efficaci sguazzano molto meglio; la liquidità accelera l'entropia, l'aumento del disordine sociale, ecologico, economico, la lontananza annacqua i controlli, la lunghezza delle filiere introduce molti più passaggi nei quali incuneare  crimine e inquinamento ideologico.
Paolo Crepet concorda col mio Meno è meglio. Sgarbi osserva gioventù masse senza idee, senza civiltà, senza bellezza, senza armonia, si era dimenticato senza tempra, senza intelligenza. Devo dire che ultimamente ho spesso anche Vittorio come portavoce.

lunedì 16 gennaio 2017

Tempo stretto

Ieri è andata bene in milonga. Sono andato e tornato in treno: si, sono dovuto uscire prima, per l'ultimo treno ma me l'ero già spassata per bene. Una delle cose che amo di più del viaggiare in treno/coi mezzi pubblici è che mi rimane tempo anche per curare rapporti umani, amicizie. scrivere, legge, contattare, salutare, conversare. Come ho fatto ieri ma anche sabato andando a trovare i miei in Lombardia.
Non è escluso che una cosa che mi andava stretta con _mlero e in coppia è che molto tempo viene sottratto per lo stare insieme: è vero che preparare un pasto, ad esempio, e cucinare e goderselo insieme è molto bello. Ma quel tempo diventa, di fatto, esclusivo a due. E questo è solo un caso, non è che ti metti a chiamare un vecchio amico o saluti una tanghera quando sei al cinema insieme oppure a letto insieme. E' lo stare insieme, il fare e lo stare insieme che mi è stretto. Se arriva su la morosa non è che puoi ignorarla per alcune questioni del GAS o che devi pensare a quel posto letto che un cugino ti chiede per un suo nipote o ...
Poi _mlero viaggiava spesso in auto (appassionata di auto, anche se certamente non autossicodipendente come A-Woman, ad esempio o la madre di mio figlio)  e quando veniva su mi proponeva di fare il viaggio insieme e già io recalcitravo, allora andavo fino ad una certa stazione a due terzi del percorso in treno ed ella, la cui strada più breve e più veloce che scollina mi veniva a prendere lì, di certo non mi mettevo a messaggiare o conversare con altri quando salivo sul suo mezzo. Insomma varie cose così.
In questi giorni sto tornando a fare molte cose. Ieri, me ne sono stato due ore accanto al fuoco, mentre fiori snevicchiava, a tratti - troppo brevi purtroppo - era un meraviglioso rovescio nevoso. Ecco, stare per i cazzi miei, in silenzio, al fuoco. In due, non è possibile.
Semplicemente il tempo esclusivo che utilizzavo nella relazione, per quanto cercassi di limitarlo, era comunque tanto, troppo.

domenica 15 gennaio 2017

Franzelin

Ero seduto in treno, in mezzo alla pianura. A ponente un tramonto coi suoi colori tra l'arancione e il fucsia. Avevo di nuovo letto le ultime pagine, con uno strano magone in gola. E' emozioni e meditazione, miele e fiele, morte e vita, tempo, spirito, madre e padre.

Mia madre, l'ho trovata bene, si è ripresa bene dopo essere stata vicina al morire di tumore. Mi raccontava, qualche ora prima, di come la chiamava il nonno (che io non ebbi tempo di conoscere, se ne andato un anno prima): Franzelin. Ero la sua cocca, mi diceva ieri, sorridendo.
Io ho questa memoria ancora viva di tempi così, miele e file, morte e vita, austerità e passioni parossistiche.  Siamo proprio camomillizzati, in confronto ora.
Sul sedile di fronte, altro lato, era seduta una giovane e bella donna spagnola, un gruppo di quattro - sudentesse presumo - universitarie. Chioma corvina, l'avevo vista perché era bella, non solo di viso fine ma anche di età.
Ma io non ero lì. Ero sui monti, indietro nel tempo. Avevo perfino pregato per alcune di quelle anime di vite così tormentate. Ora c'erano i colori del tramonto, quel quasi viola che segna la dimensione del tempo. la fine, una piccola fine, morte del sole, fino all'indomani.
Sollevavo gli occhi dal libro e...  c'era quella giovane donna che mi guardava. Eh, la prima volta non è nulla, ma poi, la terza o la quarta. Perché? Hai la tua strada da fare, io sono più avanti. E poi sono cinico. Cinico e romantico. E' una malattia, penso. Non ti accontenti, vuoi l'innamore, e l'amore, quelli che tolgono il fiato e ti fondono, tu, lei, e il movimento a due che tutto travolge.

Scende qualche fiocco oggi. Mi dà molta gioia. Sì, si torna alla mamma che scalda, che è il fuoco e il sapore di latte, la polenta, carezze e cuore e pancia e sfoghi delle sue tribolazioni nella vita complicata con papà, anch'ella figlia di Dio.

Ora i fiocchi sono grossi.
Quegli occhi neri che mi fissavano.
Le chiedevano della sua passione per le vecchie scatole di latta, di metallo. _mlero rispondeva :- Perché noi femmine siamo delle scatole. Queste scatole che sono un mistero, fuori e ciò che custodiscono.


giovedì 12 gennaio 2017

La spirale

Avevo iniziato a scriverlo come commento intervenendo nella discussione in questa pagina, poi è diventato un po' ingombrante. Mi ha fatto riflettere: i rapporti tra maschile e femminile sono oggettivamente complessi, a volte intricati.

Tempo fa mi ero visto un video porno amatoriale (qui, Rebecca, io vi ho avvisati) girato in Cechia. La giovane donna coinvolta nel provino ha evidente ritrosia iniziale, tende a schivare una conversazione condotta su alcune tematiche sessuali. L'attore/produttore/regista/montatore maschile francofono non desiste e... riesce a portare la donna al sesso, anche molto forte.
Rebecca infine - cosa scrivo qui? -

  • recita come se fosse decisamente soddisfatta dell'esperienza
  • è decisamente soddisfatta dell'esperienza.

Ora, oggettivamente, non c'è alcun modo di sapere se si tratti di ottima recitazione, di finzione o se sia un ripresa di un sentimento autentico, genuino, sincero.
Io osservo che nei più disparati ambiti (che nulla hanno a che fare con l'eros) accade che persone riottose scoprano poi entusiasmo, piacere, soddisfazione, autostima, etc. nell'aver compiuto imprese/atti/lavori etc. nelle quali sono state coinvolte, alle quali sono state convinte. Nel caso delle donne, ritengo ci sia spesso una presa di distanza da quanto vissuto e, paradossalmente, questo avviene anche nel caso di esperienze positive o addirittura entusiasmanti.
Ciò avviene anche nel sesso. Anche durante le riprese di una pellicola (vedi discussione originaria, appunto). A me è capitato più volte, sia nell'eros che in altri ambiti (ad esempio in alpinismo,

Ho raccontato ad AWKid della nostra impresa. Sono entusiasta di quello che abbiamo fatto. Ti bacio amore.

) che donne coinvolte in una qualche impresa, peraltro riuscita molto bene, con propria soddisfazione, etc. , poi, anche dopo molto tempo, abbiano ripensamenti, pentimenti o addirittura il sorgere di preoccupazioni postume (si noti la contraddizione), timori o pensieri ancora peggiori. Di recente ho ascoltato da un amico che una sua amica che aveva partecipato ad una vacanza in un paese esotico, andata benissimo, poi arrivata a casa, un paio di settimane dopo si era imparanoiata (quasi patologicamente) su mille non problemi, su mille non accaduti (se mi fossi presa questo? se ci avessero rapinati? se durante il trekking ci fossimo persi? etc.) .

Il pensiero femminile è spiraliforme, per natura, quindi rientrante. Nel bene e nel male.
Ciò comporta un problema oggettivo anche nei rapporti tra maschi e femmine. Su questo si montano polemiche, speculazioni, moralismi. Negli SUA si è arrivati, di recente, a proporre che prima di arrivare al sesso (anche molto forte) tra universitari nelle loro feste piuttosto alcoliche che ha condotto a innumerevoli accuse e processi di stupro, si sottoscriva esplicitamente di essere d'accordo.
Per quanto apparentemente grottesco (pure l'idea di un contratto, qui, dalla puntata 4 a ritroso, propugnata nel neotantra dagli Zadra, apparve e appare grottesca, scandalosa a molti) l'idea del contratto è piuttosto sensata (*).
Non va bene? Appare stramba? assurda? L'unica possibilità razionale è di arrivare a proposte migliori. La demolizione, da sola, solo quella, non conduce a nulla.


mercoledì 11 gennaio 2017

Tango di vetta, di tetta

Lunedì a lezione, mi sono estraniato, per qualche secondo: osservavo, con meraviglia e stupore, i due maestri all'opera, l'insegnamento di quest'arte relazionale. Pensavo all'immagine della pagina dell'altro giorno, donne (e uomini) che divengono strumenti per la danza. Piccoli movimenti della spalla, una variazione della distribuzione del peso sul piede, il movimento del piede, la variazione dell'asse di alcuni gradi in avanti...
Il tango è fatto di impercettibili perfezioni, nella sua semplicità complicata. Come puoi osservare strabiliato le mani di un pianista che frullano con esile perfezione e determinatezza su una tastiera, puoi notare impercettibili movimenti nella perfezione del movimento di due corpi abbracciati che rendono apparentemente semplici e fluidi, banali dei movimenti estremamente difficili, innaturali. Cosa diceva Fernando Sanchez? "Molti movimenti del tango sono innaturali. Solo il lavoro li rende movimenti naturali."

Ieri sera, dopo la palestra, sono tornato da Flora. Ed è stata gioia e letizia: ora gli "sprazzi di tango" si fanno meno radi. Due anime si abbandonano alla fantasia sulle ali della potenza, della ricchezza della tecnica, allora è una sinfonia di gioia.
Ieri, dopo scintille, gioia e brio (è un piacere sontuoso, inebriante, penso indicibile, fondamentalmente, se non per analogia, va a quei momenti di entusiasmo in una delle tue passioni) alla fine ho invitato una "un po' più principiante", era una tanghera pugliese di origine. Nella sua arte ancora acerba, la giovane donna aveva il proprio asse proteso verso il mio più di quanto avrebbe dovuto. Così sentivo il suo seno ricco, sodo, premere conto il mio busto e danzare tra me e lei, a sua volta. Ad ogni ocho, quelle poppe gommose si rotolavano su di me.
_mlero mi ha segnalato, l'altro giorno, questa pagina. Osservavo questo tango di tette su di me e mi chiedevo il perché dell'assenza di una qualche reazione erotica. sessuale. Bauman cita la "tentazione della tentazione" di Emmanuel Lévinas, è l'unico passaggio che sento, che mi è entrato, che è mio.
Ho ripreso un po' un buon impegno sia in studio che in pratica e il tango è tornato velocemente ricco, vivace, colorato. Mi ha dato molta gioia, questo; mi mancava.

_lcino, mi attuale partner di studi, non potrà proseguire con gli sudi, le hanno spostato impegni di lavoro al lunedì che mal si conciliano con luogo e orari di lezione. Con lei ho studiato meglio che con altre: ha una passione viva, autentica e apprendimento veloce. In assenza di interesse erotico, sessuale. Mi dispiace che questo sodalizio cessi. Ora dovrò andare a caccia di una nuova partner di studio. Uff.

martedì 10 gennaio 2017

Diversamente bella

Gli antirazzisti sono i più incredibili, fenomenali razzisti. Dal punto di vista della mente diremmo che è uno dei molti casi di Negative Target Fixation, come si dice in PNL e dintorni. Ma non vorrei andare in alto ma restare per terra, nella realtà. Questi razzisti all'incontrario, autorazzisti, razzisti positivisti, antirazzisti, etc. inoltre lo sono in modo subdolo, ammantato di questa glassa "politicamente corretta" che è una semplice adulterazione della realtà.
Per vie traverse sono capitato in questa pagina e sono venuto a conoscenza del fatto. Mi chiedo come sia possibile sovvertire la realtà, il buon senso e sostenerlo, apologizzarlo con una hybris così moralisticheggiante da risultare grottesca, rozza, stupida. Se ci fossero i NAS della bellezza, avrebbero già arrestato i giudici e pure Giovanni Drogo per falso ideologico, apologia del più squallido razzismo (positivista).
Questa elezione lo dimostra perché elegge a vincitrice una persona per la sua "razza" e non per la sua bellezza,  visto che Sephora Ikalaba è oggettivamente un cesso piuttosto brutta.
La questione è quindi "Perché ai razzisti positivisti piace Sephora Ikalaba?".

Perché è nigeriana?
Perché è scura di pelle?
Perché è una esperta di filologia romanza?
Ma che "razza" di canoni estetici sono!?!? Non è un concorso di esoticità o sapienza letteraria o di africanità (non ci sarebbe nulla di male in Africa, anzi, come resistenza a questo orribile globalismo che vuole omologare, ugualizzare, distruggere diversità e sostituire in Finlandia la bellezza finnica con quella yoruba e il viceversa con le donne africane cretine che tentano di sbiancarsi, in un pappone sìglobal disgustoso e indistinguibile).
No, Sephora Ikalaba è stata eletta reginetta a Helsinki perché è nigeriana e nera nonostante la sua bruttezza (al limite del fantozziano) sia diversamente bella.
Appunto, con una scelta massimamente razzista. Siamo ancora alle lenticchie fagiolate per legge.

Faccio fatica a pensare che si possa scrivere una quantità così elevata di assurdità, corbellerie, di ciarpame politicamente corretto in una pagina e farlo in modo così razzista.
Osservo la foto e rido di un commento salace letto altrove  (perché i giudici erano froci diversamente sessuali). Ma non c'è proprio nulla da ridere.


lunedì 9 gennaio 2017

Chiudo gli occhi, fai tu!

Ieri sono andato a trovare _aceri. Raccontavo poi a _mela, in milonga a Reggio Emilia, che è(ra) un bell'uomo, abbronzato, sportivo, alto, colto, brillante, fine. Ho notato dei miglioramenti, ieri è salito dalla carrozzina al letto da solo. Eppure quella quasi emiparesi richiederà molto tempo, molto lavoro di mesi di riabilitazione. Salvato dalla morte per i capelli, non si capacitano di come ce l'abbia fatta e di come ne sia uscito "non così male". Si è rallegrato di vedermi, io con lui; abbiamo passato quasi un'ora e mezza di tempo assieme, poi sono uscito dall'ospedale (rinomato) e sono andato al tango. Già, il tango. Fu ciò che ci fece conoscere. Chissà se _aceri tornerà ancora nelle braccia del tango. E' un  confine impercettibile, labile, quello tra vita e morte, quello tra fortuna e sfortuna ed egli lo ha attraversato e poi è tornato indietro.

Ora che ho chiuso con _mlero, sono tornato con intensità al tango. Riesco a trovare, sulle sue note, sulla sua arte, quel femminile che abbraccio e con il quale faccio gli amori tre minuti.

Mi ero perso, nella più orribile delle più orribili periferie moderniste, plasticate, cappannonizzate, strutture morte tra infrastrutture per la liquefazione. Questo contrasto assurdo tra la pomposa, sconcertante, retorica di una toponomastica da ultra soviet emiliani sì global (viale Carl Marx, viale dei Trattati di Roma, via Hiroshima, via Guernica...) e il consumismo più becero importato dagli SUA, dalla Germania, queste insegne al neon per ristoranti massdistributori di cibo industrial-modaiolo con nomi in inglese.
Ho vagato in mezzo a parallelepipedi betonici, plexiglass, asfalti sconnessi, rifiuti, sale e catrame, cassonetti satolli di rifiuti eccessivi, incontenibili sparsi ai loro piedi e oltre viva il vento, incroci di un'edificazione così selvaggia, tumorale, che non c'erano neppure i nomi delle vie, spesso. E' sempre stato così e continua ad esserlo: il moralismo e questo emilian comunista è tra i più falsi, è il miglior humus per la dissociazione dalla realtà, per l'ipocrisia e per ottenere il massimo di ciò che si combatte a parole, editti, proclami, liturgie, per lo squallore per masse sempre più grandi di tubi digerenti ugualizzati.

Lì, in mezzo a quella sterminata diarrea liquida, la milonga. Una delle più note in Italia: che contrasto destabilizzante! Anche dentro, il nucleo pulsante dentro il cuboide betonico, è il parallelepipedo che stabilisce la sua dittatura geometrica modernista. Non mi piacciono proprio le milonghe cuboidi in questi parallepipedi; la milonga è il regno delle curve della femminilità più sexy, dell'abbraccio, del giro, degli ochos, l'arte relazionale in cui il curvilineo, morbido, tiepido, profumato, a occhi chiusi si abbandona alla guida "maschia", in questo gioco antico, primordiale, alla linea del camminare che ti trafigge le emozioni, con la camminata retta e poi tutto si mischia, curve e segmenti.
Chiudo gli occhi, fai tu!
Anche io ho attraversato, ieri, il confine tra la distopia, tra lo squallore pessimo e la necrofilia modernista liquida, neosovieticonsumista e la meraviglia, il tornare, per qualche minuto, a una donna, un uomo che si incontrano, abbracciano, sono uno e scappano via, in un incanto, sulle note della musica, in ciò che è archetipico e che non è più.


Il regalo della Befana

Non mi pareva vero. Sentivo il freddo sulla pelle del viso, proprio come quando ero bambino e poi qualche puntura di spillo sui polpastrelli. Dopo alcuni anni, finalmente, una giornata d'inverno (l'anno scorso a febbraio, ci fu solo un'eccezione, ma dovetti salire in quota).
Il gruppo, venerdì, è stato nutrito, ben in diciassette hanno voluto essere accompagnati in una facile uscita in un angolo remoto, selvaggio dell'Appennino. Anche un sacco di... belle e carine befane tanghere e non solo che alcuni amici e amiche hanno coinvolto nell'uscita. Non ho foto perché sono stato molto impegnato a rispondere a domande e altro, a raccomandare questo e quello. Mi hanno chiesto perché non prenda il patentino guide della regione.
Quattro persone NON hanno completato il giro per il freddo, hanno tagliato con una scorciatoia e ci hanno aspettato in un bar caldo nel primo centro abitato a valle. Ho visto molta plastica (pile e altro) e poca o nulla lana. Scelta perdente, la lana scalda molto di più e meglio della plastica.
Insomma, Uomo di qui, Uomo di là, Uomo quello cos'è... e così, niente foto.

Per qualche ora, per quanto involontariamente, ho vissuto il ruolo di guida, di capo. Beh, solletica molto l'ego. Non ho potuto non osservare che questo ruolo (per quanto così minimamente esercitato) comporta un certo fascino sulle femmine. Quando sono arrivato al punto di ritrovo del gruppo, beh, sono stato parecchio al centro dell'attenzione. Anche una certa amica di _ara, la mia ex compagna di studi, una giovane donna lombarda che cercava di farsi notare.

Arrivati alla sera verso casa, il termometro, nel centro del paese precedente, segnava -8. A casa, su da me, saranno stati -9. A, che goduria!!!
Quando sono entrato in casa, anche col naso sono tornato dalla nonna. Il giorno precedente avevo preparato una marmitta di ragù come dio comanda, forse il migliore di mai, e, per scaldarmi, visto che sono stato senza riscaldamento anche in questi giorni, mi ero acceso, a pranzo un bel fuoco allegro. Allora, entrando, mi sono quasi emozionato, per sentire quel profumo di fuoco di legna (mia nonna usava la cucina economica (*) tutti i giorni, a parte qualche giorno più caldo in luglio, forse) misto a profumi di cucina sapida, di umidi squisiti o di polenta o di bolliti o di patate o del suo ragù.
Ecco, entrare dai -9 ai miei 10 o 11 gradi in casa è stato comunque entrare nel tepore. Aperto l'uscio sono tornato alla legna e alla cucina dell'infanzia in quel paesino felice del Trentino. Quando c'era ancora l'inverno, proprio come quel regalo che mi aveva portato la Befana: un po' di freddo!


giovedì 5 gennaio 2017

Propaganda, catechesi, bufale, giurie e discernimento - 1

Purtroppo la pagina originale è andata persa.
Ripristino questa pagina recuperata dalla copia presente in Google (ridenominata con suffisso " - 1").

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Di recente si è osservato che i media organizzati - ai vertici - presentano una realtà e la relativa informazione alquanto "scollata" da quanto viene percepito popolarmente - il resto della piramide (vedere, ad esempio qui osservazioni sulla catechesi razzista positivista somministrata da uno dei media ai vertici).
Il problema della propaganda è connaturato alla gestione del potere.
La proposta-reazione di Grillo sulle giurie popolari contro la propaganda dei media mi sembra un tentativo cretino di voler fornire una risposta meccanicistica, premasticata, deresponsabilizzante ad un problema vero, reale.
Osservo però una storia delle cretinate: la proposta di Grillo è una risposta, ovvero segue temporalmente, logicamente, l'azione cretina ovvero una serie di tentativi, di proposte (*) di normare, di "rendere politicamente corrette" le parole di piazza imputabile a coloro che adorano l'idea della normazione totale (per masse di idioti) ovvero quell'area ideologica che ruota intorno ai post-comunisti riformisti (**) al marxismo-illuminismo ugualista. C'è un'azione ed una reazione e io ritengo che l'azione sia sempre eticamente più rilevante, nel problema, della re-azione.

Ancora una volta io ho cercato, in rete, una qualche immagine della mattanza alla discoteca Reina di Istambul, del 31 dicembre 2016, dovuta ad uno "dono, ricchezza, opportunità, gioioso fratello" che la propaganda martellante, asfissiante, calata dai media ai vertici, impone ideologicamente e quindi fisicamente alle gens europee, nel processo di grande sostituzione, di frantumazione e sfascio delle loro società.
Dove la trovo? Su un sito neofascista che, ovviamente, porta acqua al proprio mulino identitario, di forte resistenza a questa omologazione europicida, ugualista, al neo stalinismo al caviale di industrializzazione sociale. Nella propaganda/catechesi e nelle programmazione delle masse, le omissioni sono ancora più potenti delle mezze verità, del falso.


Il discernimento non è un diritto, non si può fornire con un processo industriale o di diritto industrializzato alle masse. Cultura, pensiero critico, osservazione dalla realtà, responsabilizzazione personale, molteplicità delle informazioni, scienza e conoscenza, impegno personale: questi sono gli ingredienti coi quali le persone possono, a volte, discriminare tra rumore e informazione, tra propaganda e verità. Questa è l'unica soluzione e neppure sicura. Il resto è cacca e creare soluzioni di cacca per risolvere la cacca o problemi gravi non è intelligente.

Qui sotto una foto probabilmente relativa alla mattanza alla discoteca Reina. Non è così? Importa poco. L'odore di sangue, i corpi freddi e rigidi, il sangue raggrumato, il pallore cadaverico, il dolore folle di parenti e amici delle vittime, le grida "allahu akbar" che risuonano con gli spari o scoppi della varie mattanze portate dai "doni, profughi, gioiosi fratelli" sono una realtà e quella una mappa che la rappresenta, la ricorda.

Ma arriviamo a ciò che è, oggettivamente, semplice e brutale nella propria efficacia.
Chiedetevi perché foto, video e informazioni "emotive" truculenti analoghe siano sempre PRESENTI sui media di massa organizzati / istituzionali / in grande quando si tratta di propaganda a favore delle migrazioni di massa, contro Assad, a favore dell'accoglienza coercitiva, etc. e siano sempre ASSENTI, accuratamente omesse quando si tratta di riportare i risultati della grande sostituzione, della guerra civile portata nei territori europei, della siriniazzazione, delle barbarie e delle orribili regressioni al peggio sociale che lo tsunami migratorio e l'islamizzazione comportano.



Pagina rimossa per errore

Porca galera, invece che rimuovere il commento posizionato male, ho rimosso "Propaganda, catechesi, bufale, giurie e discernimento". 
Ora lo ripristinerò dalla copia cache nota a Google.

Propaganda, catechesi, bufale, giurie e discernimento - 2

(Propaganda, catechesi, bufale, giurie e discernimento)

(Propaganda, catechesi, bufale, giurie e discernimento)

Appena finito la mia manciata di righe ieri sulla propaganda dei media "istituzionali", sul loro piano di disinformazione di massa, apro stamattina il Corriere e... zacchete! (ovviamente non è una foto come questa visto che ci sono bambini più uguali degli altri).
Sono riusciti a creare la dittatura perfetta, quella che avviene col consenso e l'approvazione delle vittime. Come affermava Göbbels, martellare le masse col falso finché viene creduto vero.
Continuate pure a credere a quanto vi somministrano i "veri" media. Eventualmente anche ad avvocare la "regolamentazione" di tutto il resto. Prego.

mercoledì 4 gennaio 2017

Passo dopo passo - 2

(Passo dopo passo - 1)

Ecco alcune foto (*) della nostra uscita, con ferrata, alla Pietra di Bismantova.

Appennino tosco-emiliano, versante emiliano verso est-sud-est (Cimone).

La Pietra con un orribile "bagaglio" ai suoi piedi (datemi un po' di tritolo, per favore!)




Strato nerastro di inquinamento in Val Padana e piccolo focolaio di incendio
(terreno in medio appennino decisamente arido)

Bel passaggio, in parete, con piccoli tetto e campanile.

_zzz e _zzzino

UnBipede all'inizio della salita principale.


Zampe di UnOrsone mentre, arragnato alla parete, scatta la foto a _zzz e _zzzino sotto.

Cimone e Libro Aperto, a est-sud-est, dalla parete.

Gli altri tre un po' più sotto.

Balcone sull'Appennino emiliano. Il Ventasso a destra.


martedì 3 gennaio 2017

st_zo, autistico, egoista

Al ritorno _mlero era silenziosa e mesta. Con qualche difficoltà logistica eravamo arrivati a casa con _zzz e la sua amicompagna. Era balenata l'idea che le lasciassimo da sole andandoci a prendere qualcosa noi due. Ma la stanchezza per la camminata di ore sulle spiaggia, per l'emotività della rottura era notevole: avevo chiuso gli occhi per qualche istante anche sulla strada di ritorno, nonostante lo sballottamento per curve e dossi ed ero imbambolato, anche lì, seduto sul divano vicino alla stufa.
_zzz mi fa: :- Dai che andiamo a prenderci qualcosa [sottinteso: le lasciamo sole]!
L'ho guardato "perso" e gli ho risposto in modo apatico (_zzz dice come se fossi isolato in una bolla, quasi autistico) "No, ora no, non ho voglia, sono stanco". Dopo qualche minuto _mlero si è vestita ed è uscita.
L'indomani, ieri mattina, _zzz e più energicamente_ura, con la sua schiettezza, mi hanno dato dello [stronzo] egoista.
Guarda, tu non sei stato in alcun modo empatico, avresti dovuto telare e lasciare _mlero in casa sua, con la sua necessità di solitudine.
Ho riflettuto su quella spazzolata, su quella reprimenda. _ura, buddista, mi ha fatto notare la mia mancanza di empatia e come essa sia importante per le relazioni umane e anche personalmente, per evolvere.
_mlero, garbata e sempre (troppo) disponibile, era rimasta nel suo silenzio (quanto può far male quel silenzio di grande dignità) non aveva espresso alcuna necessità di stare sola e io non lo avevo capito da solo, Non sempre bisogna dire, alcune persone, in alcuni stati/momenti potrebbero essere anche solo incapaci di esprimerlo.
Con la mia rottura a Capodanno avevo reso le cose complicate, avevo distribuito tensione. Poi ero rimasto, come un orso, nella casa della "lasciata", obbligandola di fatto ad uscire, per stare da sola / senza di me.
Ieri mattina ho anticipato la partenza, anche per le difficoltà logistiche alle quali accennavo, e appena possibile ho tagliato la corda. _zzz e _ura mi hanno raggiunto più tardi, per il viaggio di ritorno insieme.
E' bene essere grati agli Amici anche per la loro critica robusta, affilata, pesante.

lunedì 2 gennaio 2017

Fuga dai doveri

Ho da attendere un'ora e mezza per il primo treno utile. In questa deserta stazioncina della Maremma sento i rumori del paese là dietro, quelli dell'Aurelia più lontana. Prima i gabbiani. Ecco, per me terragno non c'è suono più marino del canto dei gabbiani.
Giornata mesta oggi. Sta arrivando il dolore anche per me. Non posso ignorare che c'è qualcosa su cui meditare, questo paradosso della stima massima e della passione, del trasporto assenti. Vorrei scrivere la volontà di recalcitrare, un sottile ma non meno efficace antagonismo relazionale. Ma non è ragionato, per posa. Io le voglio veramente bene, mi fa male l'idea di non poterla più fare felice con la mia cucina o darle una mano per qualche incombenza ancora più adatta per gli uomini, scoprire qualche remoto angolo di questa bella Terra Madre insieme. La lascio sola colla sua solitudine per la fuga nella mia. Ma quando mi voleva baciare con trasporto, che ci isolassimo per un po' di intimità per farmi l'amore, io mi sentivo di tradirla per assenza. Sempre invidiato coloro che riescono a fare sesso senza tante menate. Coloro che ci precedettero si limitavano al vero :- "Ti voglio bene." Non era imbevuti di questo ideale per romantici con energie e tempo da perdere che è l'innamoramento.
Ti voglio bene! e il lato pelvico di questo volersi bene che erano i doveri coniugali.
Non sento più i gabbiani. Forse il pensiero dell'umanità reale delle relazioni ha allontanato Jonathan Livingston e i suoi accoliti.
Stai fuggendo dai doveri, dalla realtà relazionale, Uomo.
E' rimasto il rumore del traffico, la campanella che squilla per il regionale per Roma in arrivo.
Sono tornato solo.

domenica 1 gennaio 2017

Manca reciprocità

Neppure un sì o un no?
Ne parleremo.

_zzz era tornato indietro per andare a prendere la sua amica, ci saremmo rivisti da lì a poco. Era già un'ora che stavamo camminando sulla spiaggia deserta. Oggi proprio nessuno, blu, il sole, l'aria fredda pungente all'inizio, solo noi tre, ora solo noi due; era giunto il momento.

Non sono innamorato. Tu metti molto in questa storia, io non ci sono. Non posso dare granché, non voglio farti perdere del tempo.

Non ci sono state molte parole. La gente della sua terra è sobria anche nell'uso delle parole, io pure.
In effetti... non c'è reciprocità. _mlero veva tentato di dire qualcosa, poi aveva espresso la diagnosi. Non ha fatto discorsi, tentativi di convincimento, domande o altro. Ero stato recalcitrante, in parte assente, io penso che i fatti parlino più di mille parole. In pochi minuti dai suoi assalti per dare baci - mi guardava cogli occhi interrogativi  perché non mi lasciavo andare - al camminare più lontani, in silenzio.

Allora staremo il 6 e il 7 insieme, tu ed io? Quando mi fece quella domanda e io pensai che se fosse nevicato avrei preferito andare a ciaspolare, mi dissi anche che ero del tutto inadeguato in questa relazione. Essere sincero e il rispetto, questo nome può MAI mancare.

L'ha presa male.
Fa male. Anch'io ho con-passione, vorrei vederla felice e vivace come prima. Ma ogni settimana in più sarebbe stato ampliare il fossato, il malinteso.  Vedo i miei che sono anni che vivono questo malinteso, questa non reciprocità. Ogni mese che passa e tutto diventa più complicato, intricato, peggio. Ma cosa vuol dire sono innamorato? Aver voglia di stare con l'altro. La sua risposta era ineccepibile, sintetica, pratica. Allora io non sono innamorato, non così innamorato,

Dignitosa e silenziosa, sento che le fa male. Ora siamo più in là nella vita e ogni fine ha meno inizi che la seguono, i segni sull'anima rimangono sensibili.
Io stesso non posso non pensare a questa stima sempre più grande, ad una donna così discreta, vivace e concreta e rispettosa che non ce ne saranno più così discrete.
Ma non c'era in me passione, trasporto.
Non può avere un amico quando vuole un compagno, sostegno, amante, consigliere.

Ti scrivo la lista dei miei oggetti da te.
Vorresti sdrammatizzare, indicare prospettive diverse. Ma non è possibile.

Passo dopo passo - 1

Questa pagina l'avevo scritta ieri verso le 11. Poi non ho avuto il tempo di pubblicarla.
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Se ne va questa settimana passata con UnBipede. Siamo stati molto bene, insieme. Gli ultimi due giorni passati con _zzz e _zzzino, quattro maschi, un po' selvatici, è stata una gran bella esperienza.
Ieri ce ne siamo andati alla Pietra di Bismantova. La prima volta che una ferrata non mi ha annoiato. Devo dire che scattare foto in parete, con l'aria gelida che trafiggeva di spilli i polpastrelli che uscivano dai guanti "tre quarti" tecnici, in qualche modo arragnato agli appoggi, con 'na settantina di metri strapiombanti, sotto le mie zampe, è stato emozionante. Quel posto, quel tacco tra la terra e il cielo non può lasciarti indifferente, fosse solo per il paesaggio sul due terzi dell'intero Appennino emiliano.

Un po' sono tornato al mio avatar che, passati molti anni, mi piace ancora tanto.

Auguri di finire bene e di eccellenze, eccessi, di conoscenza e superamento dei propri limiti, di miglioramento personale, di radicalità per l'anno che arriva a tutti noi.
Ecco l'oltre, terre così vicine e inesplorate. Passo dopo passo.