martedì 10 giugno 2014

Betulle - 9

(Betulle - 8)

Le previsioni meteo davano lunedì due giugno, la terza giornata, come giornata di pioggia. La sera, al bivacco “sgarrupato” il temporale era stato abbastanza violento e, come ci avevano detto, in un paio di punti, il tetto in lastre di pietra, non manutenuto, lasciava passare l'acqua. Poca roba ma... psicologicamente un tetto che non è impermeabile, è fastidioso.
Sei ad una dozzina buona  di ore di cammino dalla “civiltà”. In effetti avere problemi “lì dentro” non è una cosa semplice da gestire e le storie che i due selvatici di Premosello ci hanno raccontato sugli idioti che affrontano quei luoghi giulivamente del tutto impreparati lo testimoniavano. I due avevano preso l'acqua da bere e per cucinare … dal torrente. Quella valle è proprio incontaminata. Nella ricerca della fonte (malghe ed alpeggi una volta erano sempre nelle vicinanze di sorgenti, ma ora posso dire quasi sempre), dall'alto avevo visto, nelle marmitte in fondo all'orrido qualche nucleo di schiuma da nitriti/nitrati. In passato i due avevano trovato la carogna di un cinghiale nel torrente, più a monte. Evidentemente la quantità del flusso e la capacità di autodepurazione per ossidazione avevano funzionato, i due lo raccontavano sereni e pacifici. Così, ho cercato e trovato una vena d'acqua che sgocciolava dal muschio sulla roccia dove fare scorta.

Devo dire che è stata l'acqua al centro della terza giornata. Prima nei pressi del bivacco, durante e alla fine. Il piacere di lavarsi con l'acqua gelida di torrente in un angolo a pochi metri dall'alpeggio (seconda foto), nel silenzio e nella solitudine quasi assoluta è indescrivibile. Dal bivacco Alpe Gabbio a destinazione, ci sono settecento metri di dislivello su un muro infernale. Versante a nord, bosco fitto e cupo, i versanti a nord, specie se così impervi, hanno sempre un fascino cupo, orrido. Beneficio il fresco, certamente. Ma... quelle coste così erte ci hanno fatto capire perché la Val Grande si è spopolata. Cammina per ore con un carico sulle spalle e comprendi subito. Comprendi anche i resti di funicolari con le quali gli homo hanno cercato di rendersi la vita meno grama.

Innalzatici dagli sprofondamenti inferiori della valle, il panorama si è aperto e... il cielo si è chiuso. Assistevamo ai mille corsi d'acqua, passando sui resti di valanghe spaventose (gli accumuli sono stati elevati in quota, questo inverno autunno). L'ultima ora di salita alla Colma sono state sotto l'acqua. Ero in coda, con l'ultimo, affaticato e stoico. Un passo alla volta, fino in cima. L'acqua è diventata grandine ma eravamo al riparo. Al termine dell'inverno, poca legna e umida, non è stato facile accendere la stufa. Alla sera è tornato un po' di sereno per osservare, dal bordo a sud, buona parte della Valle Grande e la sua meraviglia mozzafiato. Sì, ti mozza il fiato per la durezza e per la bellezza. Direi giornata di bellezza cupa. Molte foto sono riuscite mosse proprio per mancanza di luce e sono state cestinate.

















2 commenti:

  1. Però Uo', è proprio bello 'sto posto, pure il bivacco sgarrupato è bello.
    Ciao barbaro.

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  2. Barbaro.
    Snobbo.

    Io inizio a lovarti parecchio, pupa! :)
    :*

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