domenica 6 gennaio 2019

Vecchia tradizione - 2

(Vecchia tradizione)

Il pregio di andare a letto presto a San Silvestro è che ti puoi alzare presto a Capodanno. E così è stato per Rosa Canina e me. Sei ore di ascensione più mezzora in vetta, a vedere quasi tutto il Trentino Alto Adige occidentale e parte di quello orientale, iniziate la mattina presto in una strana giornata, con venti diventati tesi da nord-est da mezzogiorno in poi e, sotto, tutto intorno, in clima mite (fino a 8°) dovuti al favonio.

Aggiornamento delle 19:30: ho aggiunto alcune immagini che erano sfuggite al caricamento.

Là sotto il passo automobilistico in galleria.
Finalmente un piccolo e timido assaggio di inverno, in tutta 'sta mitezza favonica.
In quell'angolo all'ombra avevamo lasciato l'auto a -7°.

Gruppo delle Dolomiti di Brenta a nord

In questo avallamento c'è un minuscolo acquitrino.
Salendo avevamo visto che si apriva uno scorcio sulla valle dell'Adige.
Foschia nella valle laterale (a destra, sullo sfondo nella foto), vera e propria nebbia in quella dell'Adige (a sinistra sullo sfondo).
Lassù un omino di pietre, a segnare la via.
Sui versanti a meridione il peccio sale notevolmente di quota. Qui siamo sui 2100 msldm circa.

Dolomiti a est-sud-est.
Ecco la destinazione , la vetta, un tacco porfirico isolato.

Un vero e proprio meraviglioso giardino botanico d'alta quota, come spesso in questa alta via con:
Ginepro
Mirtillo
(pini) Mughi
Peccio
Rododendro
La cresta innevata sommitale. L'unico punto con un qualche rischio (50-60cm di larghezza e, a tratti, decine di metri di  scoscendimento a destra e a sinistra, ostico per le raffiche violente improvvise).
Siamo stati pigri e non abbiamo calzato i ramponi neppure qui.
La vetta, dalla cresta, con Dolomiti a nord-est.
Gruppo di Brenta, Carè Alto, Presanella, Punta San Matteo (?) e altri Alpi Retiche.
Rosa Canina sta già scendendo.


Qui ho voluto immortalare questo giovane lariceto (piante fino ad una ventina di anni). L'aumento delle temperature medie, pascolo ridotto e rarefazione e diminuzione in modulo degli episodi valanghivi hanno sospinto molto in alto (direi un duecento metri, in questa zona) il limite dei larici, conifere pioniere. Similanun e Ötztaler Alpen a nord.

Rosa Canina sta scendendo su questo terreno ostico: neve ghiacciata con crosta di ghiaccio, dovuta ad un gelicidio di metà dicembre.

La giornata stava volgendo al termine, ancora le Dolomiti a oriente  con un timido principio di enrosadira.


Ancora due immagini degli splendidi giochi di luce sul ghiaccio e neve ghiacciata.
Silenzio, luce, sole.

Giornata ventose e secche: le pigne sui rami dei larici si aprono e i semi vengono dispersi dal vento dal quale vengono depositati in cavità della neve nelle quali si accumulano.

Materiali naturali, la presenza umana è discreta come gli edifici rurali (una malga) e si abbracciano bene con l'ambiente.

Già tramontato il sole qui. La montagna torna velocemente aspra.
Capodanno più desolato che mai: fantastico!

Il vecchio furbofono non è riuscito granché nell'intento di catturare una kitschissima e incredibile sequenza di azzurri e rosa acceso del tramonto di un'altra splendida e terribile giornata di alta pressione.
Sei ore di cammino, stanchezza e felicità.

2 commenti:

  1. Posti meravigliosi e un tramonto da paura.

    Peccato che la neve sia arrivata solo al centro-sud, un'imbiancata anche sulle Alpi ci vorrebbe proprio.

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  2. Come dicevo da te, la stagione siccitosa (quindi orribile per me) è l'inverno.
    Se ricordo bene il.mese più "precipitazionoso" (piovoso) è agosto.
    Favonio e secco.
    A casa mia, qui in collina in Emilia, molto più freddo che tra le montagne retiche.
    Con tale concentrazione di umani la siccità diventa un problema anxhe
    o - per l'approvvigionamento idrico
    o - per gli incendi.
    E' la merdosa alta pressione africana che si allunga dal Marocco su fino alla Scozia impedendo alle perturbazioni atlantiche di portarci le loro precipitazioni.

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