sabato 20 giugno 2020

A due terzi - 3

(A due terzi - 2)

Ecco, infine, la parte più selvaggia del giro (avrebbe dovuto essere un anello ma poi, come scrissi, ho avuto problemi al ginocchio e, stringendo i denti, sono riuscito ad arrivare al primo centro abitato raggiunto da carrozzabile).
Una natura esuberante, rigogliosa, esplosiva (specie ora, con le piogge dell'ultimo mese, dopo quattro di siccità). In alcuni punti sembrava di essere persi in qualche landa di un paese disabitato, solo boschi e monti a perdita d'occhio. Come potete vedere, la selva si è letteralmente mangiata dei borghetti, specie quelli non raggiunti da strada nei quali, gli edifici non più manutenuti, si stanno ammalorando o sono già dei ruderi (paradossalmente in uno di questi - c'era un cartello di legno che riportava Falabuia - c'era un orto ben tenuto con delle giovani piante di pomidoro!). L'Appennino (e altre zone montane spopolatesi, come il Friuli montano, la Val Grande, etc.) si sta ricostituendo come la più straordinaria riserva di flora, fauna e biodiversità in Italia (compresa la quarantina di zecche che ho caricato a bordo). Certo, lo spopolamento e il deserto umano lasciano un po' di malinconia. Eppure quei segni votivi, lungo mulattiere selciate, sono segno dell'asprezza della vita a quei tempi, la durezza del vivere non lasciava spazio alla malinconia e ogni santo e Madonna aiutava.

Attraversare delle parti di selva "integra" nella quale gli alberi morti stanno dove stanno ancora, dopo lustri, a tutto beneficio dei picchi, funghi e fauna xilofaga, è emozionante come emozionante perdere la traccia sempre più flebile del sentiero. Inghiottitoi, pezzi di sentiero su cenge, pozze per cinghiali, pezzi di sentiero inghiottiti da frana, zona proprio abbandonata, con bosco misto di conifere (pino nero, abete bianco e rosso, qualche pino douglas) e latifoglie (farnia, castagni, frassini, noccioli) lussureggiante, nel quale gli alberi, né tagliati né asportati, marciscono in piedi o sul terreno, per la gioia di picchi e funghi. L'attacco di zecche che ho subito è stato il costo da pagare.

9 commenti:

  1. ma come mai tutte queste zecche? Ho sempre girato per i boschi fino a quanto l'abile cervello burocratico thajatano invento' il patentino comunale e relativa tassa per poter frequentare i boschi. Ma che cazzo ne so io a quale comune appartiene questo bosco?
    Pero' il maestro si becco' la contravvenzione e cosi' abbandonammo i boschi, ma in tanti anni in tutto avro' acchiappato una o due zecche tra abruzzo e lazio

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    1. Da queste parti, in Trentino in alcune zone della Lombardia vige l'obbligo di munirsi di permesso di raccolta per funghi, mirtilli e altri prodotti simili.
      Se non raccogli per portare a casa, non paghi.
      Costì si paga anche per semplici passeggiate senza raccolta!?

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  2. Quando io mi imbatto in edifici rurali abbandonati inizio a fantasticare - a sognare di ristrutturarli e viverci mille vite che non avrò ovviamente mai.
    Immagino la esistenza di chi viveva sotto quei tetti pittoreschi e ora sovente pericolanti.

    I toponimi poi mi fanno impazzire - cerco sempre di spiegare il significato dei più strani.
    Forse tra un paio d'anni mi cimenterò nell'AppenninoBikeTrail, un tour in bici di oltre 1500 Km lungo l'intero Appennino.

    Problemi di zecche così estremi da me non ce ne sono. Non che le zecche non ci siano - solo non sono così numerose.

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    1. Proprio così, immaginare l'esistenza di chi viveva in quei luoghi. Vedevo l'insegna "ALIMENTARI", pittura nera su sfondo bianco, sull'arco in macigno/pietra serena a pieno sesto dell'ingresso e immaginavo i contenitori di vetro con la pasta dentro, o lo zucchero, i salumi appesi, la carta cerata, la bilancia ad ago...
      È un mondo che se ne va.
      Io le attiro come il miele l'orso: _zzz che, come me, era a braghe corte, ne ha prese un quarto, _ratari è invece venuto con braghe lunghe e ghette, zero, nessuna.

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  3. Metti sempre delle foto piccine, peccato perchè sono belle! Non ho mai preso una zecca ne sarei terrorizzata.

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    1. Le ho ridotte, in larghezza, a
      o - 770 pixel quelle in paesaggio
      o - a 550 pixel quelle in ritratto.
      Troppo?
      Cerco di evitare consumo eccessivo di banda.
      Da qualche parte lessi che un messaggio di posta eletteonica richiede alcune decine di grammi di biossido di carbonio e via più ogni tot kB.

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    2. Quando mi sono fermato alla fontana ho visto tutti quei puntini brunibsulle gambe, alcune girate. Oh che Odino vi intenerisce! Ho iniziato il lavoro di rimozione, ma era già troppo tardi dimostrarono i ponfi a fragola di questa settimane.
      A differenza delle zanzare, inizi a sentire il prurito una dozzina di ore dopo, così 'ste zeccacce hanno il tempo di incastrarsi e di irrobustirsi.
      Dopo un po' rimane il fastidio e il pericolo ma non ti impressiona più così tanto.

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  4. Le zecche le ho ospitate brevemente sulla mia epidermide solo un paio di volte ed entrambe in Appennino (lungo l'anello dei Sibillini e sui monti del Lazio). Le ho rimosse in tempo prima di avere reazioni sgradevoli.
    Dalle mie parti invece (Prealpi Comasche) si può incorrere frequentemente in una fastidiosa reazione allergica, prurito intenso e rossore, che, bastardamente, compare 24-48 ore dopo essersi sdraiati sui prati. La causa mi resta misteriosa.

    Lorenz

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    1. A causa del legamento posteriore sx del ginocchio sx infiammato, io ho iniziato a dezecchizzarmi subito, appena fermatomi alla fontana (ultima foto).
      Nonostante solo alcune di esse avessero appena iniziato a succhiarmi il sangue da poche manciate di minuti, non è stato sufficiente per salvarmi dai molto fastidiosi ponfi emersi il giorno dopo, persistenti, pruriginosi, con crosticine, pus e altro.
      Per quanto sia intervenuto presto (un terzo di esse se ne stavano ancora girando, non avevano ancora infilato il rostro) è stato comunque troppo tardi.

      So per certo che molte persone (a volte pure io) accusano prurito dopo essersi sdraiati su certi prati. Non escludo qualche forma allergica oppure presenza di erbe con capacità urticanti.

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