Non ho mancato di esprimere la mia contrarietà al pietismo buonista che si solleva in ambienti politicamente corretti da un caso in regione: il solito patriarca islamico che ha ingravidato scelleratamente a ripetizione la sua (intendo sua di proprietà) serva sottomessa schiava oggetto scrofa sfornapargoli per la perpetuazione del patrimonio, in condizioni di migranza (è lavoratore ospite) e di precarietà (edilizia in crisi, cosa che spero si aggravi ulteriormente, considerato lo scempio a botte di 350k Ha di territorio distrutti all'anno).
La coglionaggine fomentata da "allah provvederà" e da altre scemenze del genere (corrispondenti al "dio vede e provvede", produzione de noantri) ha prodotto un altro dei suoi peggi.
Quando affermo che razzisti e antirazzisti sono la stessa cosa, ovevro persone che modificano il loro giudizio in bene o in male considerando la razza o la provenienza di una persona, parlo con fondamento.
Le piccole borghesia di massa (in Italia la pressione più alta, aggressiva è esercitata da quella islamica) è uguale, qui e là: la stessa robaccia consumista, falsipocrita, inquinatrice, nemica di Gaia. Il buonismo / cattivismo moralista che vede il bene-vittime da una parte e il male-carnefici dall'altra è una adulterazione della verità: la realtà non è MAI in bianco e nero ma in toni di grigio. Avevo letto uno studio dell'ISTAT sulla composizione sociale dei migranti e la parte maggioritaria è costituita da borghesia piccola e media. Ovvio: un (sotto)proletario non ha alcun modo di procurarsi le migliaia di euri necessari per un viaggio. Dunque borghesia medio-piccola e non certo miseri poveretti morti di fame come buona parte dei moralisti-buonisti si incrania ad affermare, negando l'evidenza.
Ora, mi ricordo le foto de il manifesto di un black bloc che molotovava un merdonald, - multinazionale pessima come tutte, e fin qui andiamo bene - a Genova, con tanto di Nike ai piedi - e qui perdiamo ogni credibilità, non puoi opporti al consumismo USA&getta, agli yankee, alle multinazionali lucrative e plutocratiche, etc. acquistandone i prodotti, ovviamente.
Ora, guardando le foto della lotta dei palestinesi contro gli isareliani e relativo muro, osservo, ancora, che un di questi lottatori è vestito di tutto punto alla occidental-consumistica, con tanto di Nike ai piedi.
Insomma, il lottatore arabo-islamico-palestinese moralmente superiore si impegna con foga contro l'innesto imperioso di occidente in Palestina e i brutti cattivi che lo realizzano e lo impersonificano.
Ciò conferma una volta di più che non c'è, di fatto, alcuna differenza, anche mettendoci a livello morale - piano che non mi appartiene e che io confuto regolarmente, foss'anche solo per la stupidità indegna - alcuna differenza tra palestinesi e israeliani, tra masse arabe o islamiche e occidentali o non islamiche. Se i rapporti di forza fossero invertiti, i palestinesi infliggerebbero le peggiori angherie agli israeliani, non sarebbero certo una massa di agnellini sacrificali come certuni vorrebbero spacciare.
E' uno scontro di potere, il mio popolo in crescita scellerata contro il tuo, la mia religione contro la tua, la mia volontà di allargarmi a scapito e contro di te.
Non c'è alcuna autoflagellazione da imporsi, penso a certi tipi con pulsioni perverse, masochiste e autolesioniste che non sono finiti in psichiatria solo perché capi di uno stato teocratico - perché loro sono vittime e noi siamo i brutti cattivi consumisti. Sono le lagne che ascolto ricorrentemente tra molti compagni, specie tra i deisti ovvero cattocomunisti, molto catto e, di fatto, poco comunisti, se non a parole (delle parole di Karl Marx non c'è più traccia, delle lotte per ateismo dello stato neppure, tutti presi da zelo religiosista, mah).
Non ho alcun senso di colpa (interessanti sempre le considerazioni di Nietzsche su questa robba che è il senso di colpa ad origine morale) con la mia vita sobria e improntata all'ecologia ed alla spartanità.
Per me quel regaz palestinese è consumista come il corrispondente regaz di Tel Aviv o di Sabbioneta o Houston.
Non c'è alcun motivo per cui si debba accettare, subire, masochisticamente, l'invasione dell'immigrazione islamica che ai nostri peggio aggiunge la violenza religiosa, l'imperialismo demografico, la teocratizzazione della società, i più abominevoli - dal punto di vista etico - usi, credenze e costumi delle masse islamiche. Facciano pure, nei loro luoghi di provenienza, qui di ('sta) gente è già pieno.
Un par di palle ad accoglienza e tolleranza.
Respingimenti e intransigenza.
Alì e le sei vittime della sua scelleratezza, dovrebbero essere espulsi e reimpatriati in Tunisia non appena scaduto il permesso di soggiorno e, fosse per me, anche prima.
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3 ore fa