domenica 10 gennaio 2016

Eco-nomia della felicità

Avevano previsto tempo uggioso e piovoso ieri (previsioni ciccate). Beh, se in inverno camminare o ciaspolare nella neve o nel freddo secco ha senso, farlo in un autunno piovoso no. Prima sono uscito a vuotare organico e cenere, c'era un vento caldo inquietante.
Deciso: tango, tango e tango! Ma lo sapete che sono montagne russe, ancora? Mercoledì serata pessima, che a ballare per ore sale sovraffollate letteralmente sigillate, senza aria è garanzia di (far) stare male. Venerdì, dalle streghe,sono arrivato troppo stanco e ancora, chiudi e la fiamma della candela consuma e poi si spegne.  _zzz era deluso, demoralizzato, giovedì pensava di chiudere col tango mi ha confessato ieri, stupito di gioia ed entusiasmo ritrovati.
A me viene da sorridere. In alcune religioni si rappresenta lo spirito con la fiamma o con l'alito. Ecco, togli l'aria e tutto diventa opaco, si spegne, perde spirito, energia. Poi il tango è così, sere stellari e altre che non vanno. Ed è bene che sia così, senza stalle non ci sono stelle - che a me_mi piaccono le stalle, sono un luogo del cuore e mi dà fastidio ma se scrivo stradadiscaricalaterale e stelle non riesco a farmi capire.
Ieri, da Flora, la serata ha avuto ali.
Flora è straordinaria. Le ho detto che cerco di sostenere come posso la sua impresa artistica. Una persona si lamentava dei tredici euri. Io le ho risposto che per me sono pochi perché questa è una economia della felicità, dell'arte (relazionale). Allora queste persone che fanno ecologia - se anche solo una persona ieri è venuta a ballare alla Milonga Sì invece di gettarsi nel volgare e scemo consumismo, in un qualche negozio spellatonti o, peggio, in quache non luogo outlet, o allo stadio o in moschea o in chiesa, allora, Flora, ha migliorato la casa, l'ambiente.
Ieri le dicevo :- Ne hai combinata un'altra delle tue. Proprio così. Io la trovo una filiera corta della felicità.
Le cose possano essere belle, sane, ecologiche, migliorative, le cose buone vanno sempre bene insieme, non ci può essere un volgare o un insalubre, un brutto in questa combinazione. Ecco, Flora è architetta di questa opera e non è impresa facile; ella riesce a scovare TJ e artisti e danzatori che creano questo unicum . Molti di voi conoscono come è difficile tenere in vita questo genere di luoghi, come la loro vita sembri precaria, destinata ai capricci della sorte ciò che in realtà è sempre il manifestarsi di Chaos che sapevate di chi era padre che poi da lì nasce tutto.
E allora ieri,di nuovo, nella sede storica, la mia milonga del cuore, dell'anima, sentivamo, nel piccolo androne, il pronao di questa ecclesia dell'arte, del piacere,della gioia, il bandoneon e i giri di piano e uno scorcio, dal varco, lì dentro questa magia caravaggesca di luce e oscurità, di parquet di velluto nero e di luci, di abbracci di cuori e anime e sorrisi, di arte che si faceva relazione, gioia, piacere, affetto poi. Uno scorcio sul giardino arioso di frutti e serpenti, di rose canine e violette, e pesche profumate da mordere, di sorrisi e abbandono, di melograni succosi dolci e aspri. Ecco, manca forse un brolo, dove queste donne bellissime, possano togliersi le scarpette di vetro e poi camminare sull'erba fine e verde, le goccie di rugiada a battezzarne i piedi che tutta questa felicità hanno sorretto.


5 commenti:

  1. la creatività s'antitola* Flora insomma ;)

    * in romano significa "si chiama" :))

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    1. Flora è l'architetta di questo unicum magico.
      Da sola, senza i compartecipi, danzatori e muzicalizador, non potrebbe avvenire.
      Non potrebbe avvenire neppure senza Flora, visto che altri luoghi non hanno quell'incanto, quella composizione unica e irripetibile.

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    1. Parola anticamente diffusa in tutta l’Italia settentr. e anche in Toscana, che significava orto, frutteto per lo più cinto da muro o siepe: brolo, al modo lombardo, è orto dov’è verdura (Buti); oggi limitata ai dial. della zona padano-veneta (cfr. ven. brolo, frutteto accosto alla casa). Si conserva inoltre in varî toponimi.
      (Treccani.it)

      La Milonga Sì tiene in un teatro che era, in origine, un oratorio, una cappella penso del seicento o del settecento, osservando le tracce di un affresco ormai troppo scuro per essere esaminato.
      Nel retro c'è un cortile, come in molte degli edifici storici delle città italiane.
      Ecco, lì dietro, lì dentro, ci potrebbe essere un bel prato, tenuto bene, di erba fine e verde, ancora con le gocce d'acqua e qualche bel bosso in disposizione geometrica.
      Un brolo (che io conoscevo anche nell'accezione di giardino, forse mi sbagliavo).

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  3. Non avevo avuto tempo di sottolineare che nella foto di Diego Billi appare, a destra, in piedi, Flora. Si ripropone l'usanza pittorica del passato di avere il committente tra le persone ritratte nella scena. Questo è un dettaglio che mi piace un sacco.
    Beh, non Flora non è la committente, ma la responsabile. :)

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