lunedì 12 marzo 2018

Il mancato voto e il coso della cosa

Eravamo andati alla Coop per alcune cose che non avevamo trovato alla botteghina. Alla cassa _civa arriva, trafelata, in ritardo con in mano un coso (libro) di una cosa (autrice, qualcosa come Anne Whiley o Britney Dontricord).
Scatta il cazziatone: non è che c'abbiamo bisogno di arricchire degli anglofoni per del ciarpame col quale ci colonizzano. Il coso è rimasto sullo scaffale alla Coop. Sull'acquisto critico sono rimasto ancora molto duro. La colonizzazione non è affatto  solo inculturale ma anche economica, visto che così dai una dozzina di euri a una pseudo intellettuale loro invece di darli ad uno dei nostri. Vista la merda che viene dagli SUA probabilmente anche migliore.
Che la Coop ora sia ammantata da questa abominevole anglofilia fa parte di quella variante liberal chic un po' scem che caratterizza quel postcomunismo area PD. Del resto è il braccio commerciale di un partito che ha scimmiottato perfino nel nome le turpitudini progressiste, ugualiste dei loro cugini statunitensi. Dal livore contro i capitalsti yankee a metterli nella greppia per la mandria che viene a mangiare.

Mio figlio... non ha votato. Si è confidato con me ammettendo un certo disagio per il (non) fatto :- " Non sapevo cosa votare". Da me ha sentito regolarmente opinioni decise se non dure, critiche, motivate, rispetto alla catechesi del pensiero ortodosso e unico somministrato in tutte le salse, dai media a scuola, specie in questa regione di totalitarismo non così soft rossastrognolo. Sua madre penso sia rimasta ai Grünen o alla SPD, l bipede, in effetti, può essere confuso. D'altra parte la sua è una generazione poco politica, preferiscono le storie di Instagram alle notizie del mondo. Non posso notare che c'è anche un qualche cruccio etico  "piuttosto che votare a raglio non voto".

Gli ho detto che sebbene ci siano altre forme di azione politiche importanti, probabilmente più importanti, come la destinazione del reddito, anche il voto lo è. E' importante decidere alcune grandi line secondo le quali (non) si vuole diventi il paese, il mondo in cui egli dovrà vivere, spero, ancora molti decenni.

(via veganzetta)

41 commenti:

  1. Belin! Ma dovevi regalarglielo quel libro!

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    1. Non regalo della robaccia alle persone alle quali tengo.

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  2. Se un uomo mi rimprovera per l'acquisto di un libro lascio lui sullo scaffale della coop :))
    E per iniciso, l'acquisto di un libro, seppur "sbagliato", è il male minore per cui mi si possa fare un cazziatone

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    1. tra i partner direi che dovrebbe valere il non fare atti che irritano il partner in presenza di questo/a.
      Quando è da sola può comprare tutto quello che vuole.
      Anche questo però, come tutto, ha limiti e conseguenze.

      Quando ero con l'autossicodipendente A-Woman, al tempo del petrolio a 140euri al barile, non c'aveva i denari per andare via un paio di giorni perché si sfondava le finanze per andare in giro nella sua autina evitando accuratamente di usare i mezzi pubblici.
      Insomma, difficile che certe scelte siano completamente scevre di effetti sugli altri, partner compresi.

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  3. “Anne Whiley”, “Britney Dontricord” ?

    ...

    Uomo !
    Sei un fassista !

    :O

    ===

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    1. C'è una parte notevole della non-sinistra (a volte indicata come destra) che è filo statunitense, anglofila.

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    2. I Modena City Ramblers.
      A parte che il folk rock mi fa cacare, direi che il nome pure.

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    3. Il costume da Il Popolo d'Italia del 10 luglio 1938
      Già.
      Direi che non c'è nulla da inventare o da scoprire nel 2018: esterofilia italiana da sempre eccessiva.

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  4. > UCoso che va a fare la spesa alla Coop

    Io sono contento che tra GAS e botteghina ho ridotto gli acquisti alla Coop del 90%.
    Da queste parti c'è una sorta di quasi monopolio.
    _civa suggerisce di andare alla Conad, un altro piccolo supermercato in quel paese.

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  5. Ehehe. Lorenzo, in effetti ci sono cose strane in 'to mondo.

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  6. Giusto! Ognuno dovrebbe leggere libri, ascoltare musica, ammirare quadri prodotti solamente da autori del proprio paesello, anzi dai propri vicini, possibilmente del proprio condominio!!!

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  7. Basta leggere libri di Noam Chomsky. Solo Mauro Corona. E' questa la vera apertura mentale del 21mo secolo!

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  8. E smettiamola di di arricchire degli argentini per del ciarpame chiamato tango col quale ci colonizzano. A ballare sole le danze folk della propria valle!

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    1. Il tango è una delle cose fantastiche (e quindi non può venire da RU, da SIA etc. .
      E' bello anche per questo!

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    2. Stasera accendi la radio e seleziona 10 stazion musicali i a caso.
      Tu devi spiegarmi perché ci sono 170 paesi, milioni di brani musicali e trasmettono solo 100 pezzi dei quali 95 in inglese.
      Quale sarebbe 'sta apertura?!?!
      Grazie per la risposta.

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    3. Non rispondo, segnalo: https://www.youtube.com/watch?v=ngiTjrRT8OA.

      Questo mi è stato proposto, da un gruppetto di studenti della mia scuola, come "una figata". Fate voi.

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    4. Ti ringrazio per l'offerta, Lorenzo, ma so benissimo dell'esistenza di quei buchi neri (o pozzi neri?) che sono le città anche di piccole dimensioni, figurarsi Milano. Anche per questo evito con cura certosina di mettere piede in qualsiasi città. Piuttosto, se gradisci, potremmo incontrarci una volta in una bettola vecchio stile che ho presente in Gambarana... sembra incredibile, ma in certe riserve indiane (r)esistono ancora posti come quelli. Nell'indifferenza generale (ed è un bene, se no non esisterebbero già più).

      Comunque sia, anche per me che ho un'apertura estrema nel valutare la musica, quella che ho segnalato è anche musicalmente una porcheria.

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    5. Fermo restando che esistono musiche dallo spessore più vario e che sono anche il contesto e la finalità a plasmare la valutazione del peso delle opere musicali, fermo restando anche che (mi ripeto) sono più che disposto ad affrontare l'ascolto d'ogni brano musicale con spirito investigativo e grande rispetto, ribadisco che la roba che ho segnalato mi rende impossibile catalogarla in altro modo che come una sonora cagata. Per comprenderne lo squallore non c'è bisogno di confrontarla con chissà quale capolavoro della nostra cultura, perché al suo confronto anche una porcheriola da quattro soldi come questa si colloca venti piani più in alto.

      Circa l'uso dei calcolatori per fare musica... sono strumenti e, come tali, si possono usare per gli scopi e con i risultati più diversi, nel bene e nel male. Oggi ci viene propinato più che altro il risultato di chi li usa in modo deleterio, come già visto, il che non esclude che esista chi li impiega con sapienza dando vita a realizzazioni di tutto rispetto.
      Tra l'altro, i calcolatori si usano anche per registrare i grandi classici, compresi quelli più antichi.

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    6. Probabilmente conosci molto bene i calcolatori da altri punti di vista, ma sei piuttosto "digiuno" di quelle che sono le miriadi di loro possibili applicazioni nel mondo delle dodici note (più tutti i suoni intermedi). In campo musicale hanno impieghi che vanno ben oltre quello che indichi. Da ogni punto di vista sono strumenti, esattamente come un organo barocco o una zampogna.

      Per dire, proprio ieri studiavo una gavotta di Haendel con un clavicembalo emulato, per poi passare a una fuga per organo di Bach, sempre con strumenti emulati, dalla stessa tastiera -- a suonare ero io, ma il suono proveniva dall'impianto collegato al mio calcolatore dedicato alla musica. Senza quelle apparecchiature, avrei potuto farlo, se non spendendo cifre folli o impietosendo il parroco del paese perché mi lasciasse accedere all'organetto striminzito della "sua" chiesa (favore che avrei poi dovuto restituire in qualche forma).

      In altre occasioni, il calcolatore diventa un'orchestra virtuale che permette di sperimentare in diretta un lavoro di composizione, oppure un potentissimo registratore multitraccia, oppure... Le possibilità sono innumerevoli.

      E' vero che c'è chi impiega i calcolatori come "scorciatoia", ma in quei casi siamo nel campo della musicaccia della quale scrivevamo più sopra.

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    7. > favore che avrei poi dovuto restituire in qualche forma

      Ahaha, Messer Pigiatasti.
      Anche i preti prima danno e poi chiedono. Tutto sommato, penso sia abbastanza fisiologico.

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    8. Lorenzo, sinteticamente: non sai di cosa stai parlando. O, meglio, metti di tutto in un pentolone e rimescoli senza curarti di quale minestra stai cucinando. Se non sei musicista, dai retta a chi lo è.

      In alternativa, fammi un esempio di un programma esistente che componga brani musicali di gusto e indicami un esempio di uno di quei brani (composto interamente da un'intelligenza artificiale) che io possa ascoltare e valutare.

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    9. A proposito della unicità dell'espressione musicale ottenibile usando un calcolatore come strumento, oltre alle variabili che il calcolatore può introdurre in modo più o meno casuale o algoritmico ci sono tutte quelle che derivano dall'intervento manuale del musicista, che agisce in tempo reale comandando secondo il proprio gusto e la propria perizia (o imperizia) il calcolatore stesso.

      Anche nel caso degli strumenti musicali l'utilizzatore finale è in gran parte inconsapevole della perizia costruttiva e delle conoscenze della fisica più o meno empiriche impiegate. Pensa al caso di un pianista -- quanti pianisti conoscono cosa c'è dietro al gioco delle inerzie meccaniche che rendono una tastiera più o meno reattiva ed efficiente, o come la qualità del suono sia influenzata dal punto di contatto (scelto in modo tutt'altro che casuale, in seguito a studi su studi su studi) tra il martelletto e la corda. Poi ci sono tutti gli studi sulla scelta dei collanti usati nel multistrato che costituisce la cassa di risonanza, quelli sull'influsso della rigidità o elasticità del telaio e delle caratteristiche del cavigliere sulla qualità dell'accordatura, quelli sul gioco di riflessioni acustiche tra la tavola armonica e la "lente" costituita dal coperchio, l'angolatura del quale non è certo dettata dal caso o da motivazioni più o meno estetiche... Il pianista usa lo strumento, lato utente, esattamento come usa lo strumento il tastierista che comanda un sintetizzatore software. E, tanto nel caso del pianista quanto in quello del tastierista, credimi, non si tratta semplicemente di "pigiare un tasto". Questo, almeno, se sono dei musicisti fatti e finiti.

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    10. Non voglio contraddire niente di quel che scrivi in merito ai piloti, alla finanza, alla guida autonoma... però sono un musicista e so di poterti dar torto a ragion veduta quando dici cose inesatte in merito all'impiego dei calcolatori in musica. Rinnovo la richiesta di indicarmi una composizione degna d'essere ascoltata che sia stata composta da un sistema automatico. E ribadisco che, al di là della composizione, l'elemento umano/artistico può essere abbondantemente presente anche quando si suona uno strumento elettronico digitale. Non è che ipotizzo o riporto del sentito dire -- so per esperienza pregressa e pratica quotidiana.

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    11. Ottieni la soddisfazione di aver risposto, che pare per te non sia poco. In mancanza di quella avresti potuto lasciar perdere (ma non l'hai fatto).

      Noto che all'inizio della discussione sembravi sostenere che la musica realizzata elettronicamente è una specie di non-musica. Successivamente, se ho ben inteso, sei passato ad indicare come composizioni di livello quelle generate da programmi per calcolatore. Probabilmente ho capito male qualcosa, perché a me pare una contraddizione, ma non importa.

      Ho ascoltato con attenzione tutti gli esempi che hai indicato e non ho potuto fare a meno di notare che hanno una parvenza artistica solo se eseguiti da musicisti in carne ed ossa. Questo dovrebbe farti intuire che la "vitalità" non è nella composizione, ma nell'interpretazione -- il "fattore umano" che manca alla sorgente viene innestato a valle, ed è noto che un buon interprete può far bene apparire anche una musichetta in sè e per sè squallidina. Il che riporta a quando ti dicevo che, invertendo il processo, uno strumento elettronico è uno strumento come un altro, giacché è l'esecutore a inserire la "variabile umana" che può mancare nella componente "meccanica".

      Insomma, sapevo ovviamente dell'esistenza di questi programmi pseudo-compositori, ma li relego senza esitazioni tra le speculazioni astratte. Non ci trovo altro motivo di interesse che vada oltre quello, pure affascinante, dell'osservare un meccanismo ingegnoso all'opera. In seconda battuta potrei invero ammirare la sapienza di chi ha creato gli algoritmi che azionano la macchina, ma tra ammirare qualche forma di sapienza e goderne i frutti c'è una certa differenza -- anche Schoenberg è stato un musicista di indubbia sapienza, ma lascio ad altri il "piacere" di ascoltare gli insiemi di suoni che ci ha tramandato (mi viene difficile chiamarli "musica").

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    12. A mio avviso mescoli intuizioni pregevoli a una palese mancanza di "pratica sul campo" che ti impedisce di cogliere il punto in cui passi dalla speculazione (impeccabile) alla realtà fattiva. In merito alla quale sai poco o nulla (ovvero, non sei musicista, il che ti porta a pattinare sul ghiaccio sottile delle cose di cui parli per sentito dire o per immaginario personale). Non ci sarebbe niente di male nel fare quel che fai, se non fosse per la sicumera che manifesti.

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    13. > il "senso del ritmo" che nobilita le musiche "etniche/tribali" rispetto alle nostre porcherie fasciste

      C'erano danze regionali che, in intensitò e come dispositivi emotivi, di transe, superano quelle di molte altre culture.
      Nel tentativo di uniformare, di creare una sorta di italiano "standard" il fascismo propugnò il liscio come balli popolari di riferimento. Ma quei balli NON sono affatto i balli tradizionali regionali italiani.

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    14. Quanti spunti interessanti...
      Intanto, come segnalavavo a MArco, ho scovato questi Heilung e la loro musica vichinga, dell'età del ferro, pagana (pre cristiana) a leggere come essi la definiscono.

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    15. C'è da dibattere per un anno di estetica, di arte, qui.
      Attualmente siamo in un'epoca in cui anche musica prodotta una sola volta, da artisti, con strumenti acustici, può venire "catturata" e riprodotta infinite volte.

      La "musica" non è un regno fatato, è uguale a qualsiasi altra cosa della contemporaneità.

      Beh, può anche essere.
      Ciò che varia sempre, invece, nel bene, nel male sono gli esseri umani che l'ascoltano, la danzano, la cantano, la ballano.
      Ogni volta, ogni ascolto è diverso perché quella persona è diversa.
      E' una sorta di principio dell'estetica. Già i latini avevano stabilito l'insindacabilità della percezione quando essa si manifesta in forma prima di gusto quindi di giudizio.
      La musica non è un regno fatato, giusto.
      Come la composizione. Lo sono, invece, l'interpretazione e l'ascolto, la fruizione.
      Una volta incontrai, alla Milonga Solidaria a Livorno, una giovane e bellissima donna che ballava un tango tecnicamente perfetto, senza anima, senza tango.
      Un po' come i cibi industriali, composti alla perfezione perché non interpretati, con gli alti a bassi di questi.
      Alla fine solo dei palati ben educati riescono a distinguere tra il piatto, uniforme, industrializzato, per quanto superficialmente gradevole, da un piatto in cui ci sono grazia, asprezze, imperfezioni e acuti di eccellenza.

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  9. Giusto! Ognuno dovrebbe leggere libri, ascoltare musica, ammirare quadri prodotti solamente da autori australiani, statunitensi, inglesi, anzi solo dall'estero, possibilmente solo da NYC!!!

    Basta leggere libri di Giovanni Testori. Solo Frank O' Nrgy. E' questa la vera apertura mentale del 21mo secolo!

    Basta prendere l'ironia, inverirla e leggete il grottesco della realtà, quella quotidiana, che ha impregnato la vita delle persone al punto da renderle inconsapevoli di quanto avviene.
    Già, cosa di meglio di un impero soft di sudditi, di cavie e schiavi contenti di esserlo?

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    1. _zzz., noto qualche picca nell'ironia.
      Sorrido.
      Perché è talmente entrato nelle vostre menti che in un supermercato (dei compagni tra l'altro quelli che sporchi capitalisti imperialisti yankee) che sia ovvio consumare del ciarpame diciamo anglofono, che fate ironia sul fatto che uno (io) alzi la mano e dica no.
      Finché non mi dimostrate perché dovrebbe essere meglio preferire della paccottiglia "anglofona" io riderò delle vostre reazioni.

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  10. Come sai sono abbastanza allineato con te sul cosiddetto acquisto critico, e in generale sul protezionismo dei prodotti locali per ottimizzare trasporti e logistica e mantenere competenze e conoscenze vitali localmente nei territori.
    Sulla cultura faccio un discorso diverso, l'acquisto critico significa acquistarla, analizzarla, criticarla da ovunque provenga. Si chiama apertura mentale. La nostra cultura non è migliore a priori, come quella dei SUA non è peggiore a priori.
    Dire che dai SUA viene solo merda, e che i nostri intellettuali sono probabilmente migliori non ha senso, e' solo pregiudizio ed espressione di una pericolosa chiusura mentale, di un progressivo chiudersi ed auto-convincersi dei propri schemi mentali aprioristici.
    Gli SUA storicamente per dimensioni, egemonia linguistica, militare producono una quantità enorme di materiale culturale, spesso propaganda e spazzatura, altre volte eccellente. Questo come qualsiasi altra cultura, soltanto che i SUA hanno numeri più grandi!
    Per essere critici dobbiamo leggere e giudicare i materiali di tutte le culture, non pre-giudicarle a priori.
    Questo tuo pensiero è lo stesso che ha portato i nazisti a bruciare i libri "contrari allo spirito tedesco".

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    1. Supposto cle le culture siano tutte di egual valore (il che è ovviamente falso, non c'è nulla di uguale tantomeno le (in)culture) gli anglofoni sono diciamo 1/20 dell'umanità. Anche da questo punto di vista ugualista non c'è A L C U N A giustificazione al fatto che la greppia Coop sia ingombrata al 50 o al 75% da ciarpame "anglofono" quando dovrebbe esserlo per il 5%.
      Perché non si trova "roba" cambogiana, russa, portoghese, cinese, egiziana, ungherese, malgascia, persiana, etc. ?
      Secondo, l'apertura non ha connotazione aprioristicamente positiva. A proposito di pregiudizi. Uno che si apre alla cacca, a in morbo, a un inquinamento è un cretino. Cosa dicono quando ci sono roghi "industriali"? aprite le finestre do casa? aprite i vostri polmoni e respirate [i fumi] a pieni polmoni?
      Non c'è alcuno straccio di motivo per riempire la Coop e di ciarpame e anglofono.
      Tantomeno di acquistarlo.
      E' il risiltato dell'omologazione.
      Anche assumendo l'ugualismo della roba, meglio dare 20 euri a Mario Rossi che a John Smith.
      Perché dovresti trasferire 20 euro in RU o negli SUA? Mario Rossi poi avrà bisogno del gommista qui, John Smith no.
      La distruzione delle culture avviene anche con l'omologazione culturale. Non è più necessario mettere all'indice ed eliminare i libri come facevano i comunisti, semplicemente imponi i tuoi, mandi in miseria gli intellettusli. Più efficace eliminare i pensatori (con midi soft smart cool ...) che il pensato prodotto.
      A proposito di "eliminazione" di libri e di distruzione delle culture.
      poi i nazibrutticattivi...
      Già.

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    2. In rete si trova ancora un siro di KosaKomunista ancora con l'indice. Nel 2918!!!
      'sti coglioni avevano cassato anche Slavoj Zizek perché non sufficientemente ortodosso.
      i nazibrutticattivi.
      i fantasmu...

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  11. "Secondo, l'apertura non ha connotazione aprioristicamente positiva. A proposito di pregiudizi. Uno che si apre alla cacca, a in morbo, a un inquinamento è un cretino. Cosa dicono quando ci sono roghi "industriali"? aprite le finestre do casa? aprite i vostri polmoni e respirate [i fumi] a pieni polmoni?"

    Questo paragone non ha proprio senso. Nell'incontro con un morbo, con un'esalazione tossica non abbiamo difese, ne filtri e quindi dobbiamo difenderci chiudendoci e isolandoci.
    Nell'incontro con un'altra cultura siamo pieni di difese e filtri, la nostra intelligenza in primis. Essere aperti verso le culture altre è positivo perché aumenta le nostre conoscenze e apre la mente. E' positivo perché per criticare con efficacia una cultura che manda messaggi negativi prima la devi conoscere, non dire brutta, cacca, diavolo per partito preso.
    Capisco la tua riflessione "La distruzione delle culture avviene anche con l'omologazione culturale.", è evidente che la cultura US invade da sempre il mondo, ed è un mezzo per la loro invasione globale. Chiudersi però non è la giusta reazione!

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    1. > Nell'incontro con un'altra cultura siamo pieni di difese e filtri

      Direi proprio di no.
      Ti ricordi la pubblicità subliminale, inserita nelle pellicole tra i fotogrammi?

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  12. Non sto affermando che le culture siano tutte uguali, ma ritengo profondamente sbagliato e pericoloso chiudersi a priori verso una cultura specifica e non acquistare un libro di Pinco Pallo solo perché viene dagli US. La scelta di un prodotto culturale deve essere basata in primis sul suo valore, non dalla sua provenienza. Altrimenti si diventa dei tifosi, non dei fruitori critici.

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    1. > il libro no e Blade Runner si
      Blade Runner ha superato la selezione del tempo. Il tempo è un selettore abbastanza severo.

      Ci sono mille mila libercoli tipo Harmony o roba del genere di autrici e autori anglofoni.
      Bisogna selezionare, discriminare, discernere.

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    2. > Secondo, sugli scaffali della Coop non trovi Mein Kampf

      La Reductio ad Hitlerum è nota come strumento retorico di persone che non hanno più alcuna argomentazione. Il corrispondente laico "il baffetto brutto cattivo malvagio pazzo cacca diavolo senza se e senza ma" del "tutti i salmi finiscono in gloria".
      Mi verrebbe voglia di leggerlo, ad avere tempo. Per capire.

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    3. > solo perché viene dagli US.

      La scelta di quali libri o pseudo tali da mettere sugli scaffali della Coop non è affatto casuale.
      Il fatto che i libri di autori anglofoni siano la maggioranza alla Coop nonostante gli anglofoni siano un 5% dell'umanità è un fatto che non mi hai ancora spiegato.

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  13. Non è un negozio qualsiasi.
    Nel bene e nel male è caratterizzato ideologicamente.
    UCosino ha la sua vita. Per lui desidero e gli auguro salute, responsabilità e autonomia; questo sarebbe già straordinario.

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